Eretico di SienaSiena, Totò Riina e il PM Di Matteo - Eretico di Siena

Siena, Totò Riina e il PM Di Matteo

- 22/01/14

Ricordate la grande marcia antimafia di Suvignano dell’8 settembre scorso? Gonfaloni istituzionali al venticello di fine estate, amministratori senesi presentissimi, Rosaria Bindi a fare bella mostra di sé, la Regione stessa immancabile, l’Arci a gonfiare il petto: in quel caso, non ci fu un “sepolcro imbiancato” che non fosse al proprio, ordinato, posto. Partenza alle 9,30 dalla Coop di Monteroni (guarda caso), e tutti a Suvignano, a mostrare al mondo quanto Siena ed il Senese siano antimafiosi (sic).

Oggi che ci sarebbe da indignarsi per un qualcosa di effettivamente cogente ed urgente (le gravissime minacce di Totò Riina al Pm di Palermo Nino Di Matteo, con l’auspicio esplicito di una nuova, clamorosa mattanza stragista sul modello del 1992), tutti zitti, fermi e buoni. Nessuno che apra la bocchina.

Quale sarebbe la differenza, tra il gennaio 2014 e il settembre 2013? Indignarsi, manifestare per Suvignano, era a costo zero, non si rischiava niente, era politicamente corretto ed indolore; indignarsi, manifestare per il rischio cui è sottoposto il Pm Di Matteo, invece, vuol dire sporcarsi le mani: c’è da affrontare, almeno in modo implicito, la vexatissima quaestio del Processo sulla trattativa fra Stato e Mafia (domani altra udienza), con l’imbarazzantissima posizione di Giorgio Napolitano sullo sfondo (ma neanche tanto).

Siena è diventata, grazie all’affaire Mps di cui oggi ricorre il primo anniversario (22 gennaio 2013, improvvise dimissioni abiste di Mussàri Giuseppe, dopo lo scoop del Fatto su Alexandria), il simbolo italiano della città del malaffare finanziario (usiamo solo un aggettivo, che è meglio); così come la martoriata l’Aquila è il simbolo vivente (rectius: morente) della rapacità criminale di un ceto politico-imprenditoriale capace di sghignazzare sulle macerie e sui morti, e che ha fatto della ricostruzione (fallita miseramente) una ignobile pastoia cui abbeverarsi e fare abbeverare i clientes ed i famigli.

Sarebbe dunque bello se proprio da Siena – così reattiva e generosa, quando è a costo zero – arrivasse un segnale di concreta, effettiva, tangibile solidarietà al lavoro della Procura palermitana: una solidarietà preventiva, che – unita a tante altre – potrebbe (il condizionale è d’obbligo) evitare le oscene lacrime di coccodrillo post-stragiste, di cui ben ricordiamo. Il Comune, la Provincia, le associazioni presenti in pompa magna in quel di Suvignano a settembre, hanno alcunché da dire, al proposito?

La città, dunque, ha, per la prima volta dallo scandalo Mps, un treno di autentico impegno civile su cui salire: non facile e farlocco come tutti i precedenti da Suvignano in giù, bensì serio e degno di cotal nome.

Sperando con tutto il cuore di sbagliare, siamo purtroppo convinti che, ancora una volta, questo treno Siena lo perderà…

 

Ps Questo pomeriggio (ore 18), alla libreria Mondadori in Via Montanini, l’eretico e David Busato presentano il libercolo su Ceccuzzi Franco (“Le mani in pasta”). Un’oretta e mezza di chiacchiere spese bene, a faziosissimo parere ereticale.

23 Commenti su Siena, Totò Riina e il PM Di Matteo

  1. anonimo scrive:

    Purtroppo è proprio così. Buttiamoci su Siena Capitale a capofitto, e continuiamo a mettere sotto il tappeto la spazzatura ed il marcio. Tanto a questo punto c’è poco da rovinare ancora…

  2. Bastardo Senza Gloria scrive:

    Non ci contare. Spero di sbagliarmi ma l’impostazione fino ad ora data dal partito democratico sulle questioni da te poste, è sempre stata funambolica e con quelle tipiche piroette in politichese di chi si vuole smarcare da questioni che scottano. Un abbraccio.

  3. foloso scrive:

    Sulla via della redenzione morale e materiale ecco che anche il Comune di Sovicille si costituisce parte civile nel processo per l’Aeroporto di Ampugnano , anche a Sovicile….c’è vita…..un passettino alla volta

  4. anonimo scrive:

    Ottimo artricolo, che fa emergere le contraddizioni della “sinistra alla Cooppe”…

    • kit kat scrive:

      Quella della Cooppe, sarà sempliciotta e forse troppo appiattita, am è la parte sana di una sinistra che dopo la nascita della Fondazione ha ben separato la classe dirigente che halottato a bestia per le nomine e le poltrone comode e la base, che lavora alle Feste di ora non so più come chiamarla, perchè ancora crede in qualcosa. E’ quella sinistra che si deve organizzare per riprendere un discorso etico, prendendo a calci nel deretano chi di loro si è approfittato in questi anni.

  5. Babbo di scrive:

    Scusate intrusione prendendo un argomento non calzante ma di attualita qui a sienina bella…
    Qualche giorno fa sul prestigiosissimo nonche faziosissimo cittadino online spuntava sulla home page un articolo in cui si ricordava quando profumo disse che condizione necessaria per la ripresa della banca fosse avere uno spread sotto 200 punti.. Aveva il prestigiosissimo giornale atteso che lo spread arrivasse a 199 per dare la sua visione delle cose: ecco lo spread scende quindi la banca e’ sana quindi profumo ci stava svendendo per fare qualche favore a qualche suo amico che poteva cosi comprare a gennaio la banca per un tozzo di pane.. Una visione alquanto faziosa e pretenziosa nonche ignorante.. Lo spread sta risalendo e’ ben al di sopra di 200 ma perche il giornale non dice adesso che aveva preso delle conclusioni un po affrettate e forße anche faziose e volutamente complottiste? Quel classico complottismo che a siena tanto piace costruire quando si deve subito ammonire che “lo straniero ci sta derubando” …

    Ps: si dice in ambienti vicini alla banca che ieri il dottorissimo baldassarri fosse dalle parti di porta camollia in tutta tranquillita in un bar a mangiare per pranzo un panino.. Forse nella pausa del suo processo.. Ma perche nessuno gli ha fatto una bella strigliata di voi senesi che vi definite derubati? Tutti bravi a criticare ma poco avvezzi a cantarla quando ci si trova vis a vis…

  6. Stella Soldani scrive:

    Al solito sulla stampa locale nessun accenno all’appuntamento eretico del 22 alla Mondadori. Che dire…. Peccato!

  7. Edoardo Fantini scrive:

    A proposito di storia, mafia e politica, siccome durante il ventennio quella associazione criminale era stata cancellata dalla Sicilia, ma di parenti e amici dei mafiosi nell’isola ce n’erano ancora parecchi, gli Americani nel 1942, per poter iniziare l’invasione d’Italia più tranquillamente possibile, pensarono bene di allearsi a quei delinquenti. Perciò, presero contatti con Lucky Luciano e Frank Costello, che erano detenuti nelle loro galere, affinché questi “sensibilizzassero” i compari siciliani a non remare contro le forze armate Alleate, perché poi sarebbero stati ben ripagati (chi vuole approfondire può leggere “Arrivano i nostri” di Alfio Caruso). Le cose andarono proprio così, i ragazzoni a stelle e strisce calpestarono il suolo italiano senza noie da parte del popolo e ai mafiosi, proprio in quei giorni, furono consegnate tutte le amministrazioni di Sicilia fuorché quella di Siracusa e Caltanisetta. Ciò fu possibile perché era stato stabilito nel cosidetto “lungo armistizio” che era stato firmato a Malta nel settembre del 1943, dal Governo del Re d’Italia e dai rappresentanti di Stati Uniti e Gran Bretagna. Questo armistizio all’articolo 18 riportava: ” Le forze delle Nazioni Unite dovranno occupare (non diceva “liberare”: erano più sinceri di moltissimi italiani n.d.r.) certe zone del territorio italiano…” poi all’art. 20:” Le Nazioni Unite eserciteranno tutti i diritti di Potenza occupante nei territori di cui all’art.18 per la cui amministrazione verrà provveduto mediante la pubblicazione di proclami, ordini e regolamenti. il personale dei servizi amministrativi, giudiziari e pubblici italiani eseguirà le proprie funzioni sotto il controllo del Comandante in capo Alleato…” La mafia ripartì da lì, dai favori che fece e poi ottenne da quegli occupanti ai quali era stato consegnato il diritto di decidere per una terra non loro e per un popolo che non era il proprio. Furono i fascisti a togliere la mafia dall’Italia e furono gli americani a riportarcela. in pochi lo sanno, la scuola non lo insegna

    • Francesco scrive:

      I fascisti non tolsero proprio un bel niente, si vada a leggere “Il prefetto di ferro” di Arrigo Petacco e si accorgerà che la favoletta di Mussolini distruttore della mafia era solo una bella campagna di immagine e che quando c’era da fare sul serio anche il caro duce si tirò indietro per non avere rogne.

      • Wolf scrive:

        No l’hai capito che ‘sto tizio ha una capacità autocritica minore di quella di Mussari e Co.??????

        • Edoardo Fantini scrive:

          Caro Wolf, ma non ce l’hai un nome italiano? Nel frattempo che cerchi una risposta leggi quello che ho scritto a Francesco e perdi la tentazione di giudicarmi che tanto non ci azzecchi.

      • Edoardo Fantini scrive:

        Caro Francesco, questa è la recensione del libro che indichi, ma del quale non riporti completamente il titolo che da solo dice già tutto e che é: ” Il prefetto di ferro, l’uomo di Mussolini che mise in ginocchio la mafia”. “In questo libro Arrigo Petacco ci racconta la verità sulle gesta quasi leggendarie del prefetto Cesare Mori, incorruttibile funzionario “piemontese” inviato dal governo fascista in Sicilia per debellare la mafia. La sua azione energica permise di distruggere quasi interamente la struttura di base della malavita organizzata siciliana e offrì a Mussolini un argomento per la sua propaganda”. Sicuramente il Duce di questo risultato ebbe a vantarsene, probabilmente anche parecchio. Simile occasione è però mancata dal 1945 in poi: non trovi?

        • Francesco scrive:

          Caro Edoardo, quello che citi è un sottotitolo del libro inserito dall’editore (la mia edizione Oscar Mondadori del 1978 recita un più sobrio “Cesare Mori e la Mafia”). La recensione che riporti (in realtà una quarta di copertina) non è completa ed infatti continua così “Ma quando Mori iniziò a diventare troppo famoso e soprattutto a indagare troppo in alto, venne messo da parte, e le tracce del suo lavoro accuratamente eliminate”. In sintesi il libro racconta di come Mori in Sicilia riuscì in tempi relativamente brevi e con azioni energiche, a tratti quasi da Far West, a far diminuire i reati più palesi: abigeati, omicidi, rapine, estorsioni. Nel 1928, Mori riuscì ad incriminare Alfredo Cucco, deputato fascista e referente politico della Mafia. Da allora in avanti la sua azione fu fermata dallo stesso Mussolini che, una volta ottenuta la “pulizia” di facciata a scopo promozionale, non volle andare a colpire a fondo i legami fra mafia, politica e territorio che ancor oggi affliggono la Sicilia e l’intero paese.
          Trovo inoltre che un grande momento di risveglio “antimafia” della società civile ci sia stato a metà anni ’90, dopo le morti di Falcone e Borsellino, che scossero profondamente la coscienza del paese; quel movimento fu spontaneo, a partenza dal basso ed in questo lo trovo “migliore” rispetto alla mera manifestazione di forza che fu necessaria negli anni ’20.

          • Edoardo Fantini scrive:

            Caro Francesco, questo è il primo titolo, ripeto, eloquente circa la volontà del Duce di portare l’ordine in Sicilia:”Il prefetto di ferro. L’uomo di Mussolini che mise in ginocchio la mafia, Milano, A. Mondadori, 1975″. Come Presidente del Consiglio, poi, Mussolini nominava sia i capi dei comuni che quelli delle province e doveva rendere conto del suo operato solo al Re. A cosa gli sarebbero serviti Alfredo Cucco e gli eventuali legami con la mafia ad essere riconfermato Capo del governo, se quella carica era solo il Re che poteva darla e toglierla?

          • Francesco scrive:

            Ok ci rinuncio: il fascismo ha sconfitto la mafia che poi i cattivoni americani hanno fatto risorgere.

  8. Il Fiorentino scrive:

    Nei giorni scorsi pensavo alle lentezze (sic!) dell’inchiesta sul MPS, al Corrierone che quasi santifica Mussari ed ai silenzi di tutti gli inquisiti e mi è tornato in mente il conto Gabbietta e Greganti che niente disse e si prese, se ricordo bene, qualche mese o nemmeno quelli. E mi venivano in mente i silenzi siculi tipo tre scimmiette, niente vidi, niente sentii e niente dissi. La storia si ripete ed escludendo il PM Di Matteo (che poveretto ha le sue grane) il titolo calza a pennello, Siena e Riina.

  9. Pingback: Rassegna Stampa – Il PD a Siena aumenta i parcheggi, ma non riduce i compensi… | IL SANTO NOTIZIE DI SIENA

  10. investor scrive:

    Foloso..a Sovicille oltre a un po’ di vita c’è anche un sindaco impegnato a rifarsi il look, dopo anni di tifo sfegatato per Ceccuzzi, Cenni, Mussari e Mancini, il quadrunvirato del Sistema Siena. E’ stato anche membro della Fondazione ai tempi della Siena da bere e, infine, aspirante aviatore e dunque tessitore di lodi della patacca del Fondo Galaxy rifilata ad Ampugnano. Poi, la metamorfosi, lunedi’, con un lavoro poetico sull’alba del nuovo Pd ha comunicato al mondo di essere a disposizione del partito, pronto a dare il suo contributo.Intanto, a proposito di contributi, ha aumentato di 3 volte quelli che i suoi concittadini dovrebbero pagare al consorzio di bonifica, un carrozzone della politica. Si sa come va il mondo, spolpata la Fondazione non resta che mettere le mani nelle tasche dei cittadini.Il contrario di quello che predica il governo e lo stesso Renzi. Ma lui, Alessandro Masi, primo cittadino di Sovicille è in scadenza di mandato e va dì fretta, e così si lancia, nel suo comunicato di lunedì, nell’Ode a Renzi, abbandonando con affetto il caro Cuperlo, la vecchia guardia del Pd. E, il giorno dopo, comunica che il Comune di Sovicille ci ha ripensato e si costituirà parte civile nel processo di Ampugnano, dove figurano come imputati alcune prime e secondo linee del sistema Siena. E fu così che il sindaco del piccolo paese di Sovicille si meritò il titolo di Alessandro Cuor di Leone. Qualcuno attonito dalla sua rapidissima giravolta, cominciò a preoccuparsi. La preoccupazione si trasformò in timore quando a Sovicille giunse l”eco delle parole di Valentini, sindaco di Siena, deciso ad abbattere l”ospedale per costruirne uno nuovo. Si cominciò a temere che, preso dalla sindrome di allineamento, anche Alessandro Cuor di Leone potesse, da un momento all’altro, annunciare l’abbattimento e la ricostruzione di Ampugnano.

    • foloso scrive:

      Grande Investor,

      condivido tutto …tranne una cosa….”abbattimento e ricostruzione di Ampugnano”….ma ad Ampugnano c’è MAI stato qualcosa????

      ciao e salutami il novello…Cuor di Leone…..ahahahahahah

    • anonimo scrive:

      ma Sovicille cos’è, un calmante per la tosse?

  11. Anonimo scrive:

    A proposito di Riina…
    Magari sarà esagerato, però accettate il paradosso, e dunque: ma quanti pentiti (del Sistema) ci sono a Siena? Quanti dissociati (non a chiacchiere, ma nei fatti) si contano sulle lastre? Bravi a fare distinguo, generiche assunzioni di responsabilità, ma nessuno è ‘uscito dal sistema’, perdendone i privilegi (accumulati indebitamente)o, ancora, restituendo quanto avuto, perchè contigui allo status quo. Nessun fenomeno di ‘pentitismo’ dunque. Tutti a cambiar pelle, sotto lo stesso tetto, però. Perchè troppo comodo godere dei piccoli-grandi privilegi che si hanno, far finta di non vedere e girarsi dall’altra parte….

  12. a proposito di look (rifatti) scrive:

    mi riferiscono che qualche sera fa, in un noto circolo cittadino, un altrettanto celebrato giornalista cittadino spiegava come eperchè Mussari e Vigni fossero i responsabili unici del disastro di mps sparando, come si suol dire, sulla croce rossa. aggiunse il suddetto celebrato d’essere e di scrivere di siena dal 2009: ora mi domando, poichè lo scandalo mps è esploso con le dimissioni di Beppino (2013) dov’era o dove guardava il guardiano della libera informazione???? Forse a correre la mattina con il compianto davide rossi? mi riferiscono anche che accanto a sè aveva un certo brandani pronto anch’esso a sparare a zero sui suoi successori alla direzione del Monte. Chirurgia plastica allo stato puro o semplicemnete facce di bronzo?

Rispondi a anonimo Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.