Eretico di SienaTe la do io la Russia (ed anche il 4%) - Eretico di Siena

Te la do io la Russia (ed anche il 4%)

- 20/07/13

Questi 10 giorni di assenza ereticale sono andati come dovevano andare, a Sienina: la Maginot del 4% è andata a farsi benedire (ci torneremo, ma una domanda sorge spontanea: perché quelli che per anni sono stati a difesa del 51% della Fondazione perinde ac cadaver, sono quasi tutti gli stessi che hanno voluto affrancarsi dal 4%?); un collega (in pensione) ha preso per il naso il Sindaco Rodolfo Valentini (e molto bene ha fatto il Sindaco a buttare acqua sul fuoco, visto che, lancia in resta, c’erano quelli del Partito dell’Amore senesota pronti a gettare benzina sul fuoco sull’evento, agitando lo spettro del solito “clima velenoso” e baggianate simili); poi, a sciupare il compleanno di Mussàri Giuseppe (oggi chi glieli avrà fatti gli auguri, fra i servi che, ogni anno il 20 luglio, si prodigavano in tal senso?), arriva la nuova inchiesta per – secondo la Procura – avere evaso qualche milioncino di euro: tegola che riguarda anche altri 10 montepaschini di peso, compreso fra gli altri il professor Fabrizi.
Questa mi sembra la sintesi dei giorni di eretical assenza. Se mi è sfuggito qualcosa di importante, i lettori me lo faranno notare, come sempre.

Quanto alla Russia, ci sono talmente tante cose da dire, che confesso di non sapere da dove iniziare. Visto che la scuolina è chiusa, diciamo che quest’estate il mercoledì raccoglieremo riflessioni ereticali sulla Russia putiniana (visto il blogger Navalny?).
Certo è che, in attesa dei mercoledì putiniani, una cosa va subito detta, prima di analizzare i meccanismi del potere dell’ex spia sovietica e le sue ripercussioni sulla magmatica società russa: i turisti-visitatori non sono ben accetti.
In nessun luogo ove l’eretico si sia mai trovato da visitatore, tale e tanto è stato (con, ovviamente, le dovute eccezioni) il disprezzo verso lo straniero.
Già il cirillico, in quanto tale, è una straordinaria barriera cultural-linguistica (nella Metro, staliniana, di Mosca, NON c’è mezza parola in inglese; a San Pietroburgo, almeno, sì…), accompagnato dalla prevista inabilità generalizzata allo spoken english.
Il fatto è che il moscovita o il pietroburghese medio danno l’impressione – se va bene – di sopportarti: provate ad entrare in un supermercato, per credere (a proposito: in tutte le casse si vendono le sigarette, a prezzo molto più basso che da noi, e nei locali pubblici gli spazi per il fumo ci sono, eccome). I custodi di musei o siti di rilevanza culturale sono spesso inflessibili, e dotati di una rudezza di modi che sfocia spesso nella arroganza, rectius tracotanza.
Che dire dei controlli agli aeroporti? La sicurezza avanti a tutto, ma che un volo composto in larga parte di italiani attempati venga perquisito come se fosse, invece del San Pietroburgo-Verona, il San Pietroburgo-Grozny, onestamente ce ne passa…
Per l’ottuso burocrate con la forma mentis ferma alla III Internazionale, il pensionato con lo zainetto colmo di balalaike o di matrioske (spesso made in China, sic) è equiparabile al baldo giovane con barba caucasica da guerrigliero binladeniano, evidentemente.
Il povero eretico, fatti 46 minuti di bolscevica fila per entrare nel cupissimo mausoleo di Lenin sulla Piazza rossa, per essersi attardato mezzo secondo in più del consentito a scrutare la mummia con il pizzo, è stato redarguito a marziali gesti nonché a mali parole (ovviamente mai sapremo con esattezza quali) da un militare di picchetto. Ma si può (e soprattutto: si deve)?
Dalle dispute teoriche fra ortodossia ed eterodossia marxista-leninista, si è passati al derby Coca cola-Pepsi. Prima a Leningrado Vladimir Ulianovich arringava la folla bolscevica, oggi c’è l’empolese Luciano Spalletti che fa la formazione dello Zenit degli oligarchi di Gazprom.   Ed intanto, Vladimir Putin gode. Cercheremo di capire come…

Ps Il nipote del Premio Frajese Gianni Letta, cooptato da Giorgio Napolitano alla Presidenza del Consiglio, ha ieri solennemente detto, nell’aula senatoriale, durante lo scottante caso Ablyazov:
“Non scambiate la mia educazione per debolezza, non mi sottovalutate”.
Vladimir Putin, una cosa così non l’avrebbe mai detta. Non ne avrebbe avuto alcun bisogno.

1 Commento su "Te la do io la Russia (ed anche il 4%)"

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