Eretico di Siena"I panni sporchi della sinistra", da Nord a Sud... - Eretico di Siena

“I panni sporchi della sinistra”, da Nord a Sud…

- 21/02/14

 

La libreria Mondadori è stata teatro di un incontro davvero stimolante, ieri sera: introdotto dall’eretico, l’informatissimo Stefano Santachiata ha presentato il suo “I panni sporchi della sinistra” (Chiarelettere, 2013, scritto con Ferruccio Pinotti). Le premesse per un’ora e mezza di frizzante chiacchierata, c’erano davvero tutte, e ci sembra che siano state ampiamente mantenute: carrellata sul  Presidente Giorgio Napolitano (fascista, poi comunista “migliorista”, disperatamente alla ricerca di legittimazioni d’oltre-Atlantico, inquietante Ministro dell’Interno prodiano, garante aprioristico dello status quo dei potentati italioti), poi Matteo Renzi (anche lui con il suo orticellino “amerikano” da innaffiare ogni giorno), passando per Massimo D’Alema, con le sue amicizie pugliesi in forte odore di mafia (Sacra Corona Unita, la quarta mafia), approdando poi alle cose senesote, come era inevitabile che fosse. Talmente tante cose ci sono nel libro, che ci siamo dimenticati di molto: per esempio – restando alla sua Puglie – di commentare la figura dell’ottimo (per chiacchierare, o per ridacchiare al telefono) Niki Vendola.

Stefano Santachiara (scrittore, giornalista d’inchiesta, collaboratore del Fatto, più tanti progetti per il futuro) è un 39enne – come Renzi, wow! – che viene dalla rossissima Emilia, dal Modenese in particolare: non c’è stato quindi bisogno di sfruculiarlo troppo, per fare emergere il Grande inganno (quello del Buon governo “rosso”) cui anche alle nostre latitudini siamo ormai ben abituati.

 

Un anno or sono, Santachiara mi aveva lungamente intervistato sulle cose senesote (parte dell’intervista è riprodotta nel libro presentato ieri); ma proprio ieri, mentre ci ingozzavamo di suino grigliato – bevendo un buon rosso – in un noto ristorante del centro, il giornalista modenese mi ha detto una cosa (fra le altre, su cui in questa sede si sorvola) davvero ghiotta assai.

Dicembre 2012, inizio della raccolta di materiale per il documentatissimo libro; Santachiara fa una serie di telefonate agli avvocati dei tanti piddini con guai giudiziari. Su Siena, telefona all’avvocato Fabio Pisillo, per la questione di Ampugnano (Galaxopoly); gli chiede ovviamente lumi sulla vicenda, per la quale è avvisato di garanzia Mussàri Giuseppe, Presidente dell’Abi (sic).

Pisillo – a dire del giornalista – gli risponde in poche parole smozzicate, palesando fortissimo imbarazzo, sulla questione. Ciò che lo fa quasi sobbalzare dalla sedia, è sentire il nome della testata per cui Santachiara telefona: “Il Fatto quotidiano”.

Il 22 gennaio 2013, un mesetto dopo, ci sarà lo scoop su Nomura-Alexandria-Mussàri, proprio da parte del Fatto: oltre che principe assoluto del foro, l’avvocato Pisillo è forse anche dotato di doti profetiche?

 

Ps Ci ha lasciato il professor Alessandro Falassi. Ha il merito di avere dato un taglio antropologico al Palio, conferendo quindi dignità universitaria all’unicum antropologico senese. Non è poco, per l’originalità della ricerca e non solo.

Speriamo che la città sappia mettere da parte la sempre tracimante retorica d’occasione, ed organizzi piuttosto qualcosa per ricordare, in concreto e sul serio, gli interessanti spunti proposti dallo studioso.

14 Commenti su “I panni sporchi della sinistra”, da Nord a Sud…

  1. Maurizio Montigiani scrive:

    …il 26 gennaio
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/26/mps-spunta-pista-della-maxi-tangente-per-lacquisizione-di-antonveneta/480659

    il 29 gennaio:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/29/mps-ora-ce-anche-lipotesi-di-truffa-al-setaccio-bonifici-per-17-miliardi/482724/

    poi le monetine, le udienze del primo (inutile) filone… tutte le speranze a questo punto vertono sull’avvio del secondo il 6 marzo prossimo.

  2. anonimo scrive:

    Cose sacrosante, Eretico!
    Però tutte le volte che parli del rapporto fra te ed il cibo, ci zeppi sempre il maiale grigliato ed il buon rosso: guarda che se non stai attento, il Bisi ti sotterra…

  3. Eretico scrive:

    Il suino grigliato è, in effetti, un mio debole.
    Quanto alla salute, cerco di recuperare quando mangio a casa: in quel caso, divento praticamente vegetariano!

    Grazie comunque per l’interesse per la mia integrità fisica (essendo quella psichica ormai irrimediabilmente smarrita…).

    L’eretico

  4. Silvia scrive:

    Raf, mi dici come ha fatto a vederlo sobbalzare se erano al telefono? vabbè che te frequenti gente speciale…

    • Eretico scrive:

      Ritengo sia un modo di dire: è ovvio che, comunicando al telefono, uno non veda sobbalzare chi sta dall’altra parte.
      IL fatto (!) è che il principe del foro era molto, molto preoccupato: ne aveva ben donde…

  5. Franco Nardi scrive:

    I panni sporchi a Siena, città di sinistra per antonomasia, sono ovunque. Chissà cosa ne penserà il signor Ferdinando Minucci già dirigente mensanino!

  6. il grande GM scrive:

    Il team del grande GM è in mano al liquidatore per la ridicola cifra di 5 milioni di euro! Tra tutti i leccaculo, i parassiti e i folosoni che popolano il palazzetto non se ne trovano un migliaio che – grazie alle solide pensioni mps – possono mettere 5000 euro, coprendo il debito e dando magari il via a un azionariato popolare? Una città e una tifoseria degne di tali nomi lo farebbero: ma qui siamo di fronte alla punta di un iceberg sprofondato nel bottino. E intanto il grande GM fa carriera: chissà che tra un paio d’anni non lo facciano presidente dell’abi…

  7. gabelle per lavare i panni sporchi della sinistra scrive:

    Un giovane assessore per ripianare i danni fatti dalla sinistra a Siena si reinventa il dazio di tradizione medievale (avrà preso spunto dalla festa di monteriggioni?): ottima medicina per risollevarsi dalla crisi! Complimenti alla genialità e soprattutto al ragionier Fracchia, che invece di difendere gli interessi di chi lavora in città se ne sta in rigoroso silenzio.
    P.S. non dimentichiamo che il giovane assessore – così come i suoi compagni – parte dello stipendio lo dona al partito: che abbia ragione il comico genovese a volere fare tabula rasa?

  8. ANONIMO scrive:

    Oggi sui giornali locali c’era una bella notizia: la Mensana Basket in liquidazione. Ottima notizia perchè ora a Siena si penserà a cose più serie e più utili che ad una società sportiva che ha succhiato negli anni milioni su milioni di euro dalla Fondazione della Banca. Spero che sia fatta giustizia per tutte le malefatte del suo General Manager. A me degli scudetti vinti non interessa nulla la Città non ne ha mai beneficiato, se quei soldi fossero stati spese per il sociale, la cultura, i nostri monumenti, le strade, l’illuminazione i monumenti e altro allora si che tutti ne avremmo avuto benefici reali. Invece abbiamo finanziato una squadra di atleti al 90% stranieri, tra l’altro, ci fosse stato qualche frutto del nostro vivaio, come nei lontani anni ’70, avremmo avuto una minima giustificazione per un minimo di sponsorizzazione invece…..Molti non saranno d’accordo con quanto detto, ma io preferisco pensare di più ai veri problemi di Siena; è finito il tempo dei gingilli, ci abbiamo già il Palio che già costa il giusto e quindi basta ed avanza.

  9. ANONIMO scrive:

    Ma come anche la Mensana è in crisi e ora che facciamo? E’ la rovina, la vergogna per una città che non puo’ mantenere una squadra di pallacanestro in Serie A. Ed ora tutti gli scudetti conquistati resteranno il ricordo della nostra passata grandezza. Eppure quando le cose andavano bene c’erano tanti nostri amati concittadini, ben vestiti, con un po’ di puzza sotto il naso, sempre in prima fila a tifare i bianco-verdi ed ora dove sono? Non hanno nessuna idea per cercare di salvare la nostra squadra, magari frugandosi in tasca eppure tanti hanno delle ricche pensioni, proporre un azionariato popolare per salvare il salvabile, ritornare a livelli più bassi, ma almeno dignitosi. Invece, solo pianti, lamentele e nulla altro. Tutti bravi quando si vince, troppo facile con Babbo Monte alle spalle, ora si vede veramente chi ama la Mensana!

  10. Maria scrive:

    A proposito di danni della sinistra! Andate a dare un’occhiata al Santo: ha caricato articoli di fuoco tra Barzanti e il tuo babbo per il suo ultimo libro senese. Il politico di professione come poteva digerirlo? Tuo babbo ha scritto chiaramente della responsabilità degli intellettuali: lui non è il loro principe a Siena? Però, ebbe almeno il buon senso di non firmare quell’attacco che ti fece quel giornaletto dei professori (c’era la Piccinni e Boldrini o addirittura il povero Belli), come si chiamava più?
    L’età passa anche per lui. Il tuo babbo non doveva neppure rispondergli. moriva tutto lì. Certo, gli ha risposto mettendolo in croce. O almeno così m’è parso. Provate a leggere. Grazie.

  11. Edoardo Fantini scrive:

    Fra quei “Panni sporchi della sinistra” non si deve dimenticare quello che è passato alla storia come “l’oro di Dongo”, che rappresentò il primo contatto del P.C.I. con i soldi pubblici nel 1945. Il 27 aprile di quell’anno, il provincia di Como, più esattamente a Dongo, le forze partigiane bloccarono la colonna dei gerarchi della Repubblica sociale italiana, arrestando tutti gli uomini e le donne e impossessandosi di tutti i beni che trovarono. La Repubblica sociale, infatti, era uno Stato e in quanto tale riscuoteva le varie tasse e tributi dai cittadini che amministrava. Contenuti in grossi bauli vi erano anche vari gioielli ed altri preziosi, che provenivano da lasciti da privati. I gerarchi furono chiusi in alcune stanze del Comune di Dongo e questi valori furono inventariati da alcuni partigiani, ovviamente colpiti da tanta ricchezza. Molti di loro avrebbero voluto che tutto quel ben di Dio tornasse al legittimo proprietario, che era il popolo italiano, ma gli alti vertici del P.C.I. disposero che fosse prontamente incamerato nelle casse del partito e così fu fatto. Coloro che dissentirono, almeno dieci fra uomini e donne, scandalizzati da tanta ingiustizia, furono eliminati come dei cani e per avere un processo si dovette aspettare fino al 1957. Si tenne presso la Corte di Assise di Padova contro cinquantuno imputati, tutti del P.C.I., quando si dice il caso! Non fu mai raggiunta una sentenza, perché a dibattimento ormai concluso, il giudice Silvio Andrighetti si suicidò (boh…) e tutte le udienze furono annullate da quel gesto. Il processo sarebbe dovuto ricominciare d’accapo, ma il Parlamento italiano varò una provvidenziale amnistia e tutto finì a tarallucci e vino. Per chi vuole approfondire consiglio i libri: “Gianna e Neri: vita e morte di due partigiani comunisti” di Franco Giannantoni e “Dongo, mezzo secolo di menzogne” di Urbano Lazzaro, uno dei testimoni del processo.

  12. Brandano scrive:

    “Tabula rasa” non e’ una opzione ma”Condicio sine qua non”

  13. Anna G scrive:

    Più passano i giorni più apprezzo l’atteggiamento di Grillo davanti a Renzi

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