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L’eretico on the road (II): Ischia (e 3 Ps senesoti)

- 03/08/16

Seconda puntata per la rubrica estiva del blog: dopo esserci occupati del monumentale concerto del Boss al Circo Massimo, oggi scriviamo di una settimana ischitana. Un’isola dalle straordinarie bellezze naturalistiche, paradigma di tante realtà del nostro Sud.

Buona lettura, dunque!

 

ISCHIA: TOCCANDO FERRO…

Davvero un paradigma esemplare della più fortunata Italia meridionale, l’isola di Ischia: riprendendo, però al contrario, le riflessioni leopardiane sul rapporto Uomo-Natura (con la Natura indifferente e matrigna, a partire dal vicino “sterminator Vesevo”, fino all’Islanda o all’Asia), potremmo dire che le bellezze naturalistiche dell’isola sono, e restano, tali, NONOSTANTE l’indifferenza – per non dire peggio – della maggior parte degli isolani. Un rapporto in qualche modo rovesciato, dunque, per quella che è la terza più grande isola italiana (pur con i soli 46,3 km quadrati).

Che sia una terra a forte rischio sismico (1883, terremoto devastante con più di 2mila morti, fra cui padre, madre e sorellina di Benedetto Croce), sembra interessi ormai a pochi; che la situazione idrogeologica sia quella che si può immaginare, idem; che si sia in un contesto vulcanico (1.301 d. C., devastante eruzione, che spopolò l’isola per alcuni anni), molti a malapena lo sanno, come magari ignorano che il punto più alto di Ischia è il monte Epomeo (788 metri), che è un vulcano sottomarino; e difatti – un po’ per ignoranza, un po’ per furbizia – assistiamo a colate di cemento abusive (poi condonate, si capisce), nonché a gente che si alza la mattina e si fa la piscinetta termale (che non si nega a nessuno, ci mancherebbe).

Uscendo dall’albergo in cui mi trovavo ( in località Panza di Forio), e prendendo la discesa verso uno dei luoghi più intriganti e panoramici dell’isola, quando il muratore che lavorava in una casetta lì vicino tirava una secchiata d’acqua per la strada, che faceva l’acqua?  Si fermava a galleggiare in due, tre pozze lungo la via, si accucciava lì: tutto asfaltato-cementificato, ergo tutto impermeabilizzato. Canali per farla defluire? Beh, dai: in fin dei conto piove poco, in loco…

Paradigma straordinario di molto Sud, Ischia, dicevamo: impeccabile senso dell’ospitalità (retaggio greco? Probabile, probabilissimo: Pithecusae – latinizzato – era il nome della colonia greca di Ischia); ottima cucina (pesce ovviamente di ogni genere, più il tradizionale coniglio all’ischitana); ma anche un senso di costrizione – antropologica e logistica -, specie adesso in alta stagione, quando ai 64mila ischitani si aggiungono migliaia di turisti: autobus, stracarichi,  che si inerpicano lungo le strade tortuose e strette, soprattutto all’interno, con autisti che guidano con una mano sola quando ce ne vorrebbero tre o quattro; e poi – poteva mancare – un senso di degrado, di incuria: non nel privato, nel pubblico. Con le caratteristiche reti da materasso usate a guisa di cancelli (ce ne sono tantissime), e autentiche no man’s land, paradiso vivente per rettili e sterpaglie di ogni genere e tipo.

Come in molte altre zone del Sud, qualche decennio – o, forse, secolo – di dominazione sveva in più, non avrebbe certo nuociuto: arrivarono gli Aragonesi, invece, ed in qualche chiesa (Casamicciola, sul lungomare, per esempio), si ammirano esempi di Vergini dolorose di andalusa memoria.

Era famosa per il commercio del ferro, l’isola flegrea, oltre che per l’agricoltura rigogliosa; ora l’agricoltura fa parte dell’indotto, e c’è il nuovo (in realtà, per Ischia neanche tanto: il boom inizia negli anni Cinquanta del XX secolo) Dio, che tutto il resto fagocita: il turismo di massa, monocultura che tutto appiattisce. Chissà Pasolini – che Ischia ha conosciuto ed amato – cosa ne scriverebbe, nel 2016.

Come per la vicina zona circumvesuviana, in conclusione, auguriamo un futuro radioso a queste terre, ed ai suoi abitanti tutti: sperando – tra terremoti, eruzioni vulcaniche e generale dissesto idrogeologico – che tutto proceda per il meglio. Tocchiamo appunto – tutti insieme – ferro…

Ps 1 Ieri Consiglio comunale sull’Urbanistica (con Valentini Bruno Sindaco a sdottorare: ogni commento pare superfluo); ovviamente ne riparleremo, e parecchino. Come sottolineato da tutte le opposizioni, è stato svolto un compitino generico, mentre sulle cose concrete davvero (a parte i 130 posti a Porta Romana) si naviga a vista.

Pare che il buon Valentini parta ad horas per Londra; pagheremmo sterline d’oro, per godercelo in azione, con il suo inglese da bagnino in pensione. Tornato, dirà che il Santa Maria della Scala sarà come il British museum entro 120 giorni…

Ps 2 A proposito: indovinate chi ha vinto la Gara d’appalto per la gestione del Santa Maria della Scala? Dunque, vediamo un pochino…aiutatemi, suvvia…

Ps 3 Tonfo clamoroso di Mps, ieri (un sonoro meno 16!); ma il problema è solo in parte questo (certo che è anche questo, sia chiaro): non a caso, leggete oggi i giornaloni che nelle scorse ore plaudivano in modo acritico al Piano di salvataggio (come avevano fatto per Antonveneta). Si stanno già ringambando. E i grandi investitori – se cade il rignanese con il Referendum – i soldi non ce li mettono nemmeno se glieli chiedi a mano aperta.

16 Commenti su L’eretico on the road (II): Ischia (e 3 Ps senesoti)

  1. Otrebla scrive:

    Solo una puntualizzazione puntigliosa e pignola….
    Ischia è l’ottava isola italiana per estensione. Oltre a Sicilia e Sardegna, più grandi di lei ci sono l’Elba, Sant’Antioco, Pantelleria, San Pietro e l’Asinara (wikipedia docet).
    Buone vacanze, comunque.

    • Eretico scrive:

      Rispondo a Otrebla, ed anche a Michael: mea culpa, ovviamente Ischia è la TERZA isola d’Italia, ma solo a livello di numero di abitanti…

      L’eretico

  2. Michael Kohlhaas scrive:

    Sempre stimolanti i diari di viaggio del Prof. Io ho iniziato a scoprire un po’ piu’ a fondo il Sud negli ultimi 5-6 anni: Puglia, Sardegna, Campania, ma soprattutto Sicilia, dove ho già fatto 2 vacanze on the road.
    Regioni splendide, piene di contrasti, dove ti accade di camminare tra cumuli di monnezza (hinterland casertano), centri storici animati (Salerno), abusivismo e decadenza (Palermo), monumenti straordinari (il Barocco di Ortigia, la splendida Otranto, i templi greci di Segesta…), mare cristallino (Is Arutas, Santa Maria di Leuca…).
    Emblematico l’episodio accadde vicino a Pachino. Spiaggia deserta, acqua pulitissima, ma dietro le spalle serre per pomodori abbandonate, quintali di nylon e casette abusive. Torno al parcheggio e se non mi barrico in tempo in auto con la mia ragazza rischio di essere sbranato da un cagnaccio randagio!
    Mi è piaciuto molto il Salento, esempio virtuoso di come il Meridione potrebbe rinascere valorizzando l’arte, le produzioni locali, il cibo e la natura.
    Quanto a Ischia terza più grande isola italiana… l’Elba dove la metti? Rimandato a settembre in geografia, Prof!

  3. margh. scrive:

    Da frequentatrice di Ischia di lungo corso ritengo di poter affermare che il periodo migliore sia Maggio, per quanto riguarda le terme direi il Negombo, per lo shopping suggerirei Forìo (e all’Eretico tirchio suggerisco di non portarci la fidanzata sennò lo fa spendere) , per soggiornare senz’altro Sant’Angelo. Evitare accuratamente i mesi di giugno luglio e agosto, troppo caldo e troppa gente. Pur troppo l’edificazione selvaggia insieme con un terreno di origine vulcanica troppo friabile, ha fatto le sue vittime. Mi viene in mente la frana ai Maronti in tempi non lontanissimi.

  4. Edoardo Fantini scrive:

    Ad Ischia furono confinati nel luglio del 1945, Rachele Moschi Mussolini con i figli Annamaria di 16 anni e Romano di 18, che non sapevamo dove era tenuto il corpo massacrato del babbo. Vi rimasero fino al 1957, privi di lavoro ma aiutati in tutte le loro spese dalla generosità dei locali che non mancò mai. Un altro segno coerente dell’Italia “liberata”: confino per la moglie di un politico trucidato e i loro giovani figli,tutti e tre mandati e tenuti lì in povertà per dodici anni ad espiare non si sa cosa. Anche questo nei libri di storia non si trova.

    • Edoardo Fantini scrive:

      Errata-corrige: Il cognome di Rachele non era Moschi ma Guidi. Ho fatto confusione perché fu Romana Moschi, classe ’29, biscugina di Rachele e tutt’ora vivente a Predappio, che per prima mi racconto di quel confino una ventina di anni fa.

      • Marco Burroni scrive:

        E riecco il Fantini con le sue rivelazioni clamorose, un segreto talmente ben custodito che è scritto perfino su wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Rachele_Guidi
        Più che il terzo segreto di Fatima si tratta quindi del… terzo segreto di Pulcinella.
        Riguardo poi alla “povertà” dell’esilio, in una vecchia intervista sul “Secolo d’Italia” Romano Mussolini afferma che sua madre rifiuta sdegnosamente il sussidio preferendo vivere del suo “«Dopo il processo ce­lebrato per appurare gli arricchimen­ti indebiti del Fascismo […]restituirono a mia madre le sue proprietà (la Rocca delle Caminate, le case ed i terreni di Predappio)”. Come abbia fatto l’orfana di un contadino ad avere tante proprietà fatico a comprenderlo.
        Romano ricorda poi con nostalgia quel periodo. Abitavano in un appartamento nel centro di Forio, con ingresso, cucina, tre camere e… un pianoforte, sul quale il giovane Romano passava ore ed ore ” L’incontro con quel pianoforte fu il primo scalino del mio salire verso la futura vita di pia­nista”.
        Di sera andava al “Bar internazionale” che ” diventa in quegli anni il cenacolo del­la cultura e dell’arte per intellettuali ed artisti italiani e stranieri, che a vo­lerli elencare tutti sarebbe un’ardua impresa. Non possiamo però esimer­ci dal citare alcuni dei più famosi: Edoardo Barger, Gils, Aldo Pagliacci, Guttuso, Truman Capote, Morante, Moravia, Pasolini, Strawinsky, Walton, Gina Lollobrigida, Gherardo Gherar­di, Luchino Visconti”.
        Insomma, come esilio non mi pare malaccio…

        • Edoardo Fantini scrive:

          Guarda, Burroni, che se clicchi la parola “confino” proprio su wikipedia, vi trovi un articolo fatto di molte righe, la maggior parte delle quali trattano di questa restrizione come riservata agli oppositori del fascismo ( comunque non alle loro mogli e figli). Però in nessuna troverai che i “democratici”, quando venne il loro turno, la imposero ai parenti di Mussolini. Se questo non ti dice niente immagino che dipenda dal fatto che per te è irrilevante, e figurati se insisto, tanto chi ci legge saprà trarre le dovute conclusioni anche senza pensarci troppo su. Quanto alle proprietà che furono restituite, per tua stessa ammissione, dopo le indagini sugli illeciti arricchimenti dei fascisti, beh, Burroni è evidente che se furono restituite è perché fu appurato che non erano ascrivibili ad illeciti arricchimenti, tu che dici? Infatti, la Rocca delle Caminate fu donata, in non buone condizioni, al Duce da una colletta di numerosi cittadini romagnoli; villa Carpena, che è quella dove i Mussolini si trasferirono dopo Ischia e dove morì Rachele, era appartenuta al di lei padre che non era un coltivatore ma il proprietario di una trattoria a Forlì; Rachele non ha mai respinto alcun sussidio (perché mai avrebbe dovuto farlo?) e infatti fece domanda di pensione di reversibilità, pensando che al marito ne spettasse una di pensione, dato che aveva servito lo Stato per più di venti anni. Le fu risposto che la stessa non era erogabile in quanto nei confronti del Duce non risultavano versati i necessari contributi previdenziali. E questo per il semplice motivo che Mussolini aveva rinunciato alle indennità sia di capo di governo che di parlamentare: per più di venti anni aveva lavorato gratis. Manteneva la famiglia con i soldi che provenivano dalla vendita del suo giornale, “Il Popolo d’Italia”. Fu per l’interessamento di Andreotti, verso la fine degli anni ’50, che Rachele usufruì di una pensione. I documenti che provano questo sono oggi visibili presso la villa Carpena, divenuta museo privato. Per finire, Burroni, fai una bella lista di intellettuali ed artisti che potette frequentare Romano, concludendo, quindi, che come confino non era poi male. Già Ischia è bella e quella “crema” ci andava facoltativamente, Romano e gli altri no: ci erano obbligati dai “democratici”. Perché?

          • antonio scrive:

            “…e non scordiamoci mai che i treni arrivavano in orario. a noi!” …ma mi faccia il piacere!

          • Marco Burroni scrive:

            Quindi confermi che la famiglia Mussolini era benestante e poteva vivere di rendita, senza bisogno di sussidi.
            In quanto al confino era una semplice misura di sicurezza per il nuovo stato: gran parte dell’apparato dello stato democratico era infatti ereditato da quello fascista, generali, alti funzionari, burocrati, poliziotti erano fascisti solo pochi anni prima, e in un clima come quello del dopoguerra un colpo di stato, utilizzando come uomo-simbolo uno dei figli di Mussolini era un rischio serio, ed era quindi necessario tutelarsi confinandolo in un luogo poco accessibile e ben controllabile.
            Del resto l’esilio è stato il destino di tutti gli ex-regnanti ed ex-dittatori al momento della fine del regime, dai Savoia ai Borboni agli Hoenzollern, da Stroessner a Ben Ali a Idi Amin tutti sono fuggiti dal loro paese o sono stati costretti ad andarsene.
            Nulla di inaudito o scandaloso nel confino quindi, che se non sbaglio fu definito “vacanza a spese dello stato” da un noto ex-primo ministro…

          • Edoardo Fantini scrive:

            Caro Burroni, dopo due interventi cadauno tiriamo le somme. Da principio mi hai contestato perché secondo te avevo scritto dell’esilio dei Mussolini come se fosse un segreto, ma io la parola segreto non l’ho mai usata. Nell’ultimo verghi che io confermo che i Mussolini erano agiati quando invece ho dato prova del contrario. Poi confondi gli esili dorati di alcuni ricchi ex Capi di Stato con il confino al quale furono relegati Rachele e i suoi figli più giovani. La parte bella pero’ ce la dai con la spiegazione di quel confino: la paura di un colpo di Stato fatto con un figlio del Duce, quindi tutti a Ischia. Che dirti? A me hai fatto ridere, gli altri lettori non so.

  5. Geppetto scrive:

    http://www.bastardosenzagloria.com/noteredazionali/siena-santa-maria-della-scala-fondazione-mps-e-appalti-e-le-sorelle-barni/

    “Pinocchio si reca dal suo amico Lucignolo per invitarlo alla colazione che ci sarebbe stata l’indomani ma Lucignolo sta aspettando la mezzanotte per partire. A Pinocchio che gli chiede dove sarebbe andato, Lucignolo risponde che andava ad abitare nel più bel paese del mondo che si chiama il Paese dei balocchi e aggiunge che è “…una vera cuccagna”

    Il Paese dei balocchi è un luogo immaginario descritto da Carlo Collodi nel trentesimo capitolo del romanzo Pinocchio.

    Invece è un luogo vero, esiste. Per i soliti noti si chiama Siena

    • VEDO NERO scrive:

      Si, ma la differenza è che gli asinelli collodiani subiscono una brutta fine, mentre a Siena i peggiori non hanno subito alcuna pena e sono sempre sulla cresta dell’onda.

  6. Groppone da Figulle scrive:

    ps. 2 “gara di gestione del SMS”, ma la domanda è: per fare icché? Io non ho ancora capito cosa intendono farci in quello scatolone vuoto.

  7. cubano di ritorno scrive:

    cara margh. ma a ischia hanno poi portato il famigerato quanto invisible musulmano che ispezionava la pista ed assicurato alla giustizia da prodi contradaioli…?
    Ischia come Guantanamo..? lo tengono prigioniero in acque termali ?
    chissà..
    Il commento del Sig. Groppone descrive bene l’interesse per i musei della nostra città…. visto che è “uno scatolone vuoto”(citazione testuale del sig. Groppone ) forse si potrebbe destinare a prigione dei musulmani assicurati alla giustizia da contradioli …chissà come prigione visto il numero elevato di malfattori finanziari che albergano in questa città….
    Il tema che suscita il maggiore interesse può essere a questo punto : a che posto in classifica è Ischia per abitanti/superfici/numero conigli ischitani/..?

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