Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Kohl, i populismi, il sonno - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Kohl, i populismi, il sonno

Come di consueto nella nostra rubrica cultural-domenicale, tre argomenti principali: la scomparsa di Helmut Kohl, il Cancelliere che volle la riunificazione delle due Germanie; poi una riflessione – stimolata da un articolo da leggere – sulle problematiche legate al sonno nel XXI secolo; infine, una sintesi ragionata della lectio magistralis tenuta in settimana da Marcello Veneziani, lezione concernente i populismi.

Buona lettura a tutti, dunque!

KOHL, UNO STATISTA

Comunque la si pensi, lo scomparso Helmut Kohl è stato quel che si definisce un autentico statista: con i suoi errori e le sue magagne (la storiaccia dei fondi neri, per la quale fu emarginato all’interno della stessa CDU, a fine carriera: in Italia, sarebbe stata una medaglia in più da apporre sul petto…), appartiene a quella categoria di politici di professione che – pur tutt’altro che alieni rispetto al pragmatismo di Potere -, sapeva pensare oltre, ben oltre lo spazio di un tweet (solo perché non si poteva twittare?).

Cancelliere dal 1982 al 1998, ha spinto sin da subito sulla riappacificazione con la nemica storica dell’Otto-Novecento, la Francia (la sua immagine, mano nella mano, a Verdun – anno Domini 1984 – è di quelle che restano davvero nella memoria); come noto a (quasi) tutti, è stato poi l’artefice principe della riunificazione tedesca: ex post, ci ha fatto apparire normali, quasi prevedibili e scontati, eventi di enorme portata storica. Coma capita, per l’appunto, agli statisti.

La riunificazione della Germania (1990) non fu facile per vari motivi, e soprattutto fu largamente impopolare, in origine: da Ovest, soprattutto, perché per armonizzare l’Est con i livelli produttivi dell’Ovest, quest’ultimo fu sottoposto ad una pressione fiscale abnorme, da autentiche lacrime e sangue; ma anche da Est – cosa poco ricordata -, non pochissimi erano coloro che preferivano il comunque rassicurante Welfare targato DDR, pur con la Stasi, al salto nel vuoto della riunificazione.   Per non parlare degli altri Stati europei: l’Inghilterra, diffidente all’ennesima potenza, insieme alla Francia stessa (e nel suo cantuccino italiano, spunta dalla memoria il sulfureo Andreotti: “Amiamo così tanto la Germania, da preferirne due”). La copertura politica internazionale, per il suo capolavoro politico-storico, gliela diede Bush senior da Washington, certo, ed anche il tramontante Gorbaciov, per quello che poteva in quei mesi, in cui nella morente URSS l’astro nascente era ormai Eltsin; in ogni caso, il 3 ottobre 1990, l’unificazione arrivò, fu cosa fatta.

Kohl voleva una Germania europea, invece che una Europa tedesca: le cose, poi, non sono andate esattamente così, va riconosciuto; ma questa è una storia che riguarda molto più da vicino la sua ex pupilla Angela Merkel, che il buon Helmut…

I POPULISMI: ISTRUZIONI PER L’USO

Lectio magistralis di Marcello Veneziani, giovedì scorso, nel Palazzo della Prefettura: tema, il – anzi, i – populismi, nella politica italiana ed europea. Questo 2017 arrivato ormai a metà del guado, era iniziato con lo spettro dei cosiddetti populismi alle porte, dopo l’uno-due Brexit (just one year ago) e Trump, a novembre 2016. Sembrava una deriva inarrestabile, ed invece si è arrestata quasi subito: con il voto olandese, con quello soprattutto francese, con la scomparsa dell’Ukip di Farage nel Regno unito, per non parlare delle difficoltà di Trump negli States (l’impeachment, a questo punto, rientra nel novero delle cose politicamente possibili).

Ciò premesso, ci permettiamo di riprendere giusto un paio di considerazioni fra le tante proposte dal politologo di area destrorsa (le stesse che abbiamo evidenziato nel nostro intervento, peraltro): non votiamo come Veneziani, né tutto ciò che ha detto ci ha convinto (lectio magistralis, ma anche opinabilis, no?); ma la brillantezza dell’eloquio e la profondità del pensiero, quelli non si discutono.

Partiamo da qui: nella stampa politicamente corretta (Repubblica su tutti), si scrive ogni giorno che il populismo fa presa sulle paure dei cittadini, parla dunque più alla pancia che alla testa (con un po’ di ragione, certo); al contempo, però, per combattere il suddetto populismo, il politicamente corretto ricorre a sua volta cotidie alla paura, da istillare ogni giorno nei suoi lettori. I barbari populisti sono alle porte, attenti. Curioso, e non troppo coerente, non vi pare?

E chi sarebbe, per Veneziani, il populista principe della scena politica italiana? Berlusconi, Grillo, Salvini, in modo più soft Renzi stesso? Tutti questi un po’ sì, certo; ma, primissimus inter pares, Papa Francesco, definito addirittura Pontefice “para-peronista”…una provocazione, ma una provocazione che fa riflettere. E d’altro canto, il Peronismo non è stato un esempio eclatante di Populismo? E Peron in persona, non era forse il simbolo dell’Argentina post 1945?

UN POPOLO DI INSONNI…

La tecnologia ci ha dotato, e ci doterà nel futuro, di tutti i confort e gli accessori possibili ed immaginabili, per dormire quantitativamente di più e qualitativamente meglio: eppure, aumenta in modo costante e lineare il numero degli insonni, in Italia come nel resto del mondo occidentale (in Italia, il 30% degli abitanti ha problemi di tal genere). Parte da questo paradosso lo stimolante pezzo di Giuliano Aluffi ( su Robinson, cioè il domenicale di Repubblica, dell’11 giugno, pagina 7).

Il sonno (nel senso precipuo del riuscire a dormire) pare diventato una sorta di nuovo status symbol, da esibire in società e sul luogo di lavoro. Insieme ai gadgets più disparati (tra i quali, il letto che si alza o si abbassa, per aiutare chi eccede nel russare…), non poteva mancare il libro che fa tendenza: scritto dalla giornalista di grido Arianna Huffington, eccovi servito “The sleep revolution”, che codifica appunto il fatto che il dormire tanto, e bene, è oggi uno status symbol da esibire a destra e manca, a cena come sui social.

Siamo dunque davanti ad un tipico circolo vizioso (per alcuni, sarà di certo virtuoso, sic) del turbocapitalismo oggi imperante: si crea ex novo un problema, un bisogno indotto, causato in larga parte dagli eccessi imposti proprio dallo stress da consumer society (a quanto se ne sa, l’insonnia è maggiore oggi, che fra i fanti-contadini nelle trincee della Grande guerra, in mezzo al fango ed ai pidocchi); dopodiché, la medesima consumer society, ovviamente 2.0, escogita il rimedio per aggredire il problema di cui sopra (nel 2020, il business legato al sonno potrebbe toccare gli ottanta miliardi di dollari annui). Così è il mercato, se vi pare: non ci resta che dormirci sopra.

Se il sonno della ragione genera mostri – come ben sappiamo -, anche chi usa la ragione, ma non dorme, ha i suoi problemi…

Ps 1  La stimolantissima lectio magistralis di Marcello Veneziani sul Populismo, è stata organizzata dal circolo culturale gestito da Lorenzo Rosso (Fratelli d’Italia, politicamente parlando); come già scritto in settimana scorsa, insieme allo scrivente ed a Veneziani, c’erano Maurizio Boldrini e Roberto Barzanti.

Al netto di tutto il resto (che, appunto, resta), possibile che ci sia più apertura a destra (verso persone orientate a sinistra), che a sinistra (verso persone orientate a destra)? Meditate, gente, meditate…

Ps 2 Dalla Nazione odierna: alla studentessa disabile fuori sede Clementina, residente in Via Malta, è stata di nuovo sottratta la carrozzina. La madre l’ha ritrovata, fortunatamente, poco dopo: non rubata, dunque, ma “solo” spostata, da qualche buontempone. Chapeau agli autori della coraggiosa bravata: la prossima volta, la carrozzella, bruciatela; altrimenti il lavoro resta a metà…

13 Commenti su La domenica del villaggio: Kohl, i populismi, il sonno

  1. anonimo scrive:

    Caro Professore
    Viene chiamato popupismo il malcontento popolare, non è affatto scomparso, ed è in piedi ogni giorno più forte. Se qualche marchingegno elettorale riesce momentaneamente a masherarlo, riesce solo a peggiorare la questione. È un fiume enorme che diventa carsico e pertantanto molto pericoloso, per esempio in Francia.
    Prendiamo in Italia si discute slla cittadinanza agli stranieri, cosa voluta da un élite, ed avversata dal popolo. Bene professore intanto si deve passare l’estate e poi l’autunno e con l’autunno anche i fiumi vanno in piena e quelli carsici usciranno con tutta la loro violenza.

  2. Ascanio scrive:

    Ancora una volta un appuntamento di enorme interesse, grazie Eretico!
    Su Kohl, ho letto che una sua frase cult era questa: “Discorsi brevi, salsicce lunghe”. Amante della buona tavola, non certo vegetariana, e capace di essere sinteticamente efficace con le parole (e con i fatti). Uno statista, come dice l’Eretico: fate i paragoni con qualcun altro del panorama politico italiano e senesota…

  3. A.B. scrive:

    D’accordo con l’eretico: il politically correct stile Repubblica è solo l’altra faccia della stessa medaglia, una variante radical chic. Ci deve essere peró un antidoto al populismo dilagante, aggravato dai nuovi mezzi di comunicazione di massa e dal flusso continuo di informazioni (vere, verosimili e false) che viaggiano in rete. L’antidoto è la politica seria, fatta di progetti e proposte realizzabili e da persone che almeno ogni tanto dimostrino di avere come fine l’interesse comune ed il rispetto di quei principi di civiltà e progresso che sono stati la forza del mondo occidentale negli ultimi tre secoli. Vedere le meschinità e la grettezza che caratterizzano l’attività politica dei nostri giorni, praticate da tutte le “forze” politiche senza eccezioni, alimenta peró la sfiducia ed il senso di nausea di tutti noi. È tutto uno schifo. Cavolo, sono diventato populista anche io!

    • anonimo scrive:

      Caro AB
      Finalmente una critica al radicall chic. La destra o la sinistra radicale sono figlie del mondialismo Troskista. Scacciato dal prete ortodosso Stalin dalla Russia, ha attecchito in occidente, specie nel movimento neocon americano. Questo sistema ha portato guerre e distruzione ovunque, ha devastato sistemi ecnonomici sostenibili, anche se arretrati. Ha cercato di distruggere religioni millenarie, per sostituire il Dio Finanza. Ecco che il popolo si ribella. Quindi caro AB il populismo si vince solo rispettando il popolo. Non introducendo elementi estranei alla propia tradizione in maniera violenta. Ed in particolare rispettando la fila di attesa. Ma veniamo ai perdenti. È la sinistra che ha abbracciato i valori universali dell’uomo. Al popolo di certi valori non interessa nulla. Il popolo vuole la sua casa per mangiare e dormire, vuole vicino quelli che conosce, tiene di conto di chi può essergli utile, e se avanza qualcosa a chi ha bisogno. E possibilmemte vorrebbe vedere la sua donazione a chi va. Come era tanti anni fa nelle parrocchie. Caro AB questo e il popolo. E sono anch’io così. E cosi mi comporto non do niente a nessuna associazione, che mandano chissa dove i miei denari. Se do qualche cosa lo do a chi fa del bene a km. Zero.

  4. Pietro il Totto scrive:

    Da segnalare una notevole somiglianza tra il buon Cancelliere e il notissimo tartuchino Cavalier Adù Muzzi.

    • Eretico scrive:

      Caro Pietro, chapeau: in effetti la somiglianza Kohl-Muzzi c’è tutta!! E non ci avevo mai pensato…

      Grazie ad Ascanio per i complimenti, e segnaliamo un A.B. in versione soft ed autoironica, che ci piace assai (allora, siamo politically correct anche noi?).

      L’eretico

  5. VEDO NERO scrive:

    Per dormire guardare qualche puntata dei vari programmi serali che ci propina la televisione nazionale e privata. A cominciare dalle commedie, seguito 10 o puntata 8000 di un lontano successo di ascolto, o la famigerata ‘Porta a Porta’ del decrepito Vespa. Osservazione fuori argomento: ha scoperto che il palazzo mostro che da oltre 10 anni campeggia a Ficareto, comune di Monteriggioni, con la sua orrenda gru è frutto della passata gestione Valentini. Certo non gli manca la coerenza di incapacità al nostro (poco) amato Sindaco, omini degli orti non pensate solo all’emergenza siccità e donnine della cooppe soprassedete agli sconti spesa, ma meditate su chi votare alle prossime elezioni. Attaccate la spina al vostro cervellino!

  6. Francesco Aldo Tucci scrive:

    Segnalo le due giornate sul tema “Populismo” organizzate dalla Fondazione i Cinquecento. Su youtube sono disponibili i video delle due giornate di riflessioni: https://www.youtube.com/channel/UCbP5QgWWINWTBE3gCNLPyMg

  7. Simone Poli scrive:

    Caro Raffaele
    convegno pensante e godibilmente dialettico, concordo.

    Discussione approfondita e senza sconti, a tratti durissima nella sostanza.

    Barzanti ha opportunamente ricordato che se ci può essere carisma senza populismo non c’è populismo senza carisma, e questo per chi confida nel ruolo delle istituzioni fa la differenza.
    Intendiamoci , le persone sono importanti ma non devono diventare indispensabili.

    E comunque discussione lontanissima dalla polemica sterile.

    Abbiamo ascoltato analisi e argomenti ma soprattutto abbiamo assistito all’assenza di interruzioni. Come dire che la realtà è meglio della televisione.

    Si distruggeva il politicamente corretto (quindi un urlo non da poco) ma lo si faceva con stile dando una lezione istituzionale e quindi poco populista.

    Si dichiarava che il populismo è soltanto un punto di partenza, un segnale del malessere, una spia della crisi che investe i corpi intermedi, ma lo si faceva con freddezza, senza entusiasmi per l’avvenuto tradimento delle èlite.

    Sono le sorprese dello stile… quando cioè hai i registri vari della comunicazione e li puoi giocare su tutte le tonalità (proprio come ha fatto A.B. nel suo commento).

    Un grazie alla destra dunque, che ha voluto e saputo organizzare un simile confronto.

    Cosa mi rimane ?

    La forza d’urto contro il politicamente corretto Veneziani l’ha spesa sostanzialmente su due punti focali : a) il privato onnivoro che si è mangiato la politica ;  b) l’incapacità del presente di progettare alcunché (in senso collettivo).

    Se avessero dato la possibilità di fare almeno una domanda avrei chiesto qualcosa di più specifico sulle èlite , e non solo nel senso di Lasch come ribellione dalle responsabilità del potere, no, avrei chiesto proprio del piacere, mi chiedo infatti: ma come fanno a nascondersi come topi nella fogna ?

    Voglio dire va bene rinunciare alla funzione emancipativa delle èlite perché sono finiti i tempi della fiducia e del progresso (vedi Furio Diaz “Dal movimento dei lumi al movimento dei popoli – ) , ma vivere totalmente nell’oscurità inguattando le ricchezze in conti anonimi tenuti da stati canaglia è deprimente.

    Esibite la vostra ricchezza, rivendicatela, ve la siete meritata.
    Siete o non siete orgogliosi della vostra attività ?
    Sarete mica èlite criminali ?

    Se le èlite avessero il senso della giustizia vieterebbero dappertutto la copertura dei patrimoni. Niente maschere, signori.

    C’è una ricchezza ? Ci dev ‘essere un nome, un proprietario riconoscibile e conosciuto.
    Molto semplice e niente affatto populista.

    Però mi ha colpito la stizza di Barzanti verso la “politica delle parole”.
    Tema dei temi : che spiega l’insicurezza (come dimostrerò da padre…della patria).

    Ed è per questo che oggi mi concedo un neologismo : dichiarotite.
    La malattia di chi parla senza ascoltare.
    In casi più gravi : di chi addirittura parla per non ascoltare.

    Smanetti sullo smartphone mentre c’è chi chiede acqua e cibo ?
    Sei affetto da dichiarotite.
    Addirittura ti fai un selfie con la povertà e la disperazione sullo sfondo ?
    Sei affetto da una forma acuta di dichiarotite.
    Classi dirigenti senza sguardo lungo che non sia la semplice accumulazione privata, sintomo cronico di dichiarotite.
    Peccato che l’unica cosa non dichiarata sia la ricchezza.
    Quella è schermata.

    C’è stato un periodo storico, ne parlavamo a margine del convegno, in cui l’èlite si identificava con l’emancipazione generale, con l’uscita dall’oscurità.
    Ora sono oscurati i patrimoni.

    La dichiarotite è come quei padri che non riescono ad addormentare i figli.

    Se tu ti avvicini e la tua vibrazione è “non vorrei essere da nessun’altra parte, starò qui con te fino a quando non ti sarai assopito” il cucciolo fonde in un attimo.
    Stecchito.
    I bambini hanno questa sensibilità pazzesca,prima si accontentano di sentire che ci sei, poi preferiscono le favole.
    E allora chiunque legga loro delle favole mentre ascolta in sincrono il loro stupore, li avrà con sé , anche dopo.

    Se diversamente ti avvicini e la tua vibrazione è “ ora ti cullo un pò ma vorrei essere da un’ altra parte, quanto rompi quando piangi, mi hai stufato” il cucciolo ti fonde giustamente le sinapsi perché non lo hai mai ascoltato, non lo prendi inconsiderazione.

    Sente che non ci sei.
    Che non ci sei mai stato.
    Che non ci vorresti essere.

    Il popolo si sente abbandonato, tuttavia il lamento non gli conferisce la Ragione.
    Il problema è tutto qui : crescere.

    • semplici8 scrive:

      Gentile sig. Poli,
      Che sia per una migliore predisposizione da parte mia causa distensiva giornata di mare o per una Sua particolare attenzione verso i lettori meno eruditi, fatto sta che stavolta il suo pensiero mi è chiarissimo. E lo condivido totalmente.
      Con una piccola aggiunta riguardo la ricchezza: in passato le elites ne usavano una parte, anche consistente, per creare bellezza attraverso il mecenatismo e l’attenzione verso architettura, arte, letteratura. Probabilmente tutto ciò dovuto alla ricerca della soddisfazione dei propri ego, alla pulsione verso l’essere ricordati, ma tant’è. Sono innumerevoli i capolavori che ci sono stati lasciati. Oggi accumulano per accumulare, e spesso non hanno neanche il tempo materiale per godersela, la ricchezza, prese come sono ad ammucciare (direbbe Camilleri) e nascondere. E questo, secondo me, e’ uno degli aspetti più tristi dei tempi che viviamo.

  8. VEDO NERO scrive:

    Fuori seminato: sono andato a vedere l’elenco dei premiati del mangia e riconoscimenti varii e pensando alla prossima premazione per la Frataglioni ho pensato ad alcune molte altre persone, senesi e non, che hanno onorato e lodato nelle loro opere la città di Siena. A botto ho pensato (a parte i volutamente dimenticati Eretico e bloggers vari) al compianto ‘Presidente della Robur’ De Luca, l’erudito Duccio Balestracci ed anche all’attore Carlo verdone che ha spesso nominato, in senso positivo, la nostra Città e sovente ricordato le sue radici senesi. Sono stati premiati sconosciuti giardinieri della Regina di Inghilterra allora potremmo premiare l’illustratore Alvalenti che almeno è più conosciuto in Italia; insomma ci sarebbero molti altri invece di una persona che ha fatto il suo lavoro al Comune e da quanto dice Sunto nemmeno tanto bene. E poi se volessimo fare una cosa completa potremmo revocarne uno a quel losco figuro che ha tiranneggiato la Mensana per anni con i soldi del Monte (Mussari ne sa qualcosa).

    • Eretico scrive:

      Carissimo Vedo nero,
      ovviamente “losco figuro” è scritto in modo affettuoso verso il losco figuro, immaginiamo…
      In giornata, pezzo pepatissimo sul nostro ex Magnifico Rettore…

      L’eretico

    • Barbicone scrive:

      Come avevo già scritto comndivido in pieno il concetto espresso sulla Fratiglioni e su tutti quelli che sono stati premiati solo per aver svolto bene (?) il loro lavoro. Sono soltanto premi dati a chi ha fatto parte del sistema e continua a spalleggiare gli zombi che dopo aver permesso il sacco di Siena ora cercano di sopravvivere con piccole mance e gretti ricatti.

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