Eretico di SienaLa domenica del villaggio: i sauditi, Lolini, Tivoli - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: i sauditi, Lolini, Tivoli

Appuntamento ghiotto, anche in questa prima domenica estiva, per la rubrica culturale del blog: partiamo con la geopolitica, perché ciò che sta accadendo in Arabia saudita è davvero degno della massima attenzione; poi si prosegue con un breve ricordo della figura di Attilio Lolini, poeta senese: più conosciuto fuori Siena che in città; infine, qualche riflessione sulla trasferta in terra di Tivoli effettuata in settimana, in particolare sulla celebre Villa di Adriano.

Buona lettura a tutti, dunque!

ARABIA SAUDITA: UN TRENTENNE AL POTERE

Refrattario – come risaputo – alle donne ed ai loro diritti, il petro-Stato saudita, nei giorni scorsi, ha messo in atto una clamorosa novità: il monarca reggente, l’ottuagenario e malato Salman, ha di fatto esautorato il principe designato (Bin Nayef, 57enne), e ha designato a succedergli il figlio (classe 1985!), Mohammed Bin Salman. Rompendo in modo eclatante una tradizione di “potere orizzontale” prettamente saudita, in favore di una classica designazione verticale padre-figlio (prediletto). L’Arabia saudita – l’abbiamo già scritto più volte – è in questo 2017 al bivio: con il prezzo del greggio stabilmente dimezzato rispetto ai tempi d’oro, c’è un Welfare da ripensare in toto; il giovane Principe designato ha così lanciato Vision 2030, grande piano per modernizzare l’economia locale, diversificandone i settori trainanti, nonché garantendo aperture – peraltro caute assai – alle donne. Trump, a quanto pare, è con lui (anche se Bin Nayef era l’uomo di fiducia della CIA).

Per rassicurare coloro che nutrivano legittimi dubbi sulla sua troppo giovane età, però, il Principe – da Ministro della Difesa – ha voluto giocare la carta della guerra, in questo caso contro l’etnia houthi nello Yemen, etnia sciita appoggiata ovviamente dall’Iran (guerra che doveva essere vinta in quattro e quattro otto, ed invece langue assai).

Come i generali argentini con le Malvinas, e come in tanti altri casi, anche il futuro monarca saudita ha dunque scoperto l’arte della guerra (combattuta da altri) per legittimare se stesso: niente di nuovo sotto il sole. Neanche sotto quello saudita…

LA MORTE DI UN POETA: ATTILIO LOLINI

La poesia contemporanea – il tema l’abbiamo già affrontato un’altra domenica – non mi attira troppo: sarà che uno magari è abituato troppo bene, con le lecturae Dantis e giù di lì; sarà per mero, e dunque colpevole, misoneismo (lo stesso mi accade nel campo musicale); di certo, qualche piccola, e gustosissima, perla, c’è anche oggi, nel grande mare dei cialtroni che poeti credono di essere, senza averne alcun titolo.

Attilio Lolini, per esempio, era uno di questi poeti autentici, perle rare nel tristo panorama odierno; classe 1939, se n’è andato nella solitudine della sua casa di San Rocco a Pilli. Come ricordato da Paolo Di Stefano sul Corriere della sera di venerdì, Lolini era molto amico dello scrittore Sebastiano Vassalli, il quale, nel 1987, così lo presentava: “48 anni, molti estimatori tanto illustri quanto inutili (da Pasolini a Fortini) che non hanno mai fatto veramente qualcosa per lui, un sincero ed antico orrore per ogni tipo di trama, traffico, congiura, raccomandazioni e simili, Lolini è a tutt’oggi pressoché inedito…”.

Einaudi, in seguito, rimediò, con “Notizie della necropoli” (2005), antologia della vita; e non di rado, il domenicale del Sole 24 ore gli dedicava spazio (ma oggi, purtroppo, nessuno lo ha ricordato sul suddetto domenicale: speriamo in domenica prossima).

Siena non l’ha amato; di certo, non l’ha mai premiato (un vanto da esibire?), perché Attilio Lolini non è mai stato un corifeo delle “sorti magnifiche e progressive” del Sistema Siena; anzi, la sua città era stata da lui stesso definita, in tempi non sospetti, “città della muffa”: poteva forse essere premiato, dopo cotal affronto?

Era esperto di musica, di opera in particolare; era stato un corsivista corrosivo, nel Nuovo corriere senese degli Ottanta, ma soprattutto aveva collaborato con Il manifesto e l’Unità (che era giornale autorevole, a differenza di oggi, illo tempore); ed era stato anche brillante traduttore, da Zola alle Ecclesiaste (alla faccia dell’eclettismo, verrebbe da dire).

Lo scrivente ne ha lontanissimi ricordi, fanciulleschi, nelle case avite: la sua faccia un po’ butterata, i capelli rossicci, nell’ingenuità del decenne, me lo facevano apparire un Biscardi senese: certo più simpatico di quello più noto (sic).

Molti hanno detto e scritto che è morto in solitudine, un po’ come l’amico Vassalli; ma poteva forse essere altrimenti, nell’Italia e nella Siena odierna? Questa Italia, questa Siena, non sono certo posti per romanzieri, figuriamoci per poeti; figuriamoci per poeti amaramente disillusi.

Salutiamo il poeta Attilio Lolini, come ogni poeta va salutato: con i suoi versi. Amari, autodissacratori, per questo tipicamente suoi.

Cuscino

La testa nel cuscino poso

sono stremato dal riposo

Semi dormiente

nella vita

non ho fatto niente

da un passo ad un altro

né stupido né scaltro

a tentoni nell’aldilà

entrerà una nullità.

 

VILLA ADRIANA: UN GRANDE AVVENIRE DIETRO LE SPALLE

Arrivo a Villa Adriana in una mattinata di sole intenso, battente come in questa estate sa essere: ma constato con piacere che questo straordinario museo a cielo aperto, è aggredibilissimo anche in giornate come queste.  La prossimità dell’Aniene – che aveva reso Tivoli una delle patrie delle cartiere d’Italia -, fa infatti sì che la zona sia piena di fontanine con acqua potabile; certo che l’Imperatore Adriano – del quale nel 2017 ricorrono i 1900 anni dall’insediamento, come già scritto in altra domenica – aveva saputo scegliere al meglio, il luogo per quello che diventò il buen retiro degli ultimi anni della sua intensa vita, ripresa in modo magistrale dalla Yourcenar.

C’è quel che resta delle biblioteche volute dall’Imperatore (l’otium, dunque, che tanto andrebbe rilanciato!); c’è la sala dei filosofi, con divisione fra grecità e romanità; ci sono echi dell’ars topiarum, cioè del giardinaggio ornamentale, che aveva soppiantato, nell’alta società romana del tempo, il sobrio e pragmatico hortus, propugnato dal catoniano mos maiorum.    Poi c’è il lusso, sfacciato, del Canopo, con le sue pulsioni orientaleggianti, con una statua financo dedicata al coccodrillo e gli immaginabili giochi d’acqua.

E poteva infine mancare un mausoleo – riscoperto una quindicina di anni or sono -, dedicato al principale amante di Adriano, quell’Antinoo conosciuto allorquando aveva solo 13 anni in Bitinia? Ciò che oggi è pura e semplice pedofilia, allora era sentimento più che accettato nella high society in via di ellenizzazione: veritas filia temporis, va detto una volta di più…

Sono ruderi, certo: ma che ruderi! Una volta tanto, ben offerti: oltre alle suddette fontanine, oltre alle panchine all’ombra di olivi da Salento profondo, ecco i pannelli esplicativi in quattro lingue (Italiano, Inglese, Francese, Tedesco); e proprio accanto allo scrivente, in quel momento leggente, ecco palesarsi una attempata coppia di tedeschi, a chiedere lumi sull’uscita dal complesso (il rischio di perdersi c’è, per quanto sia dolce, il naufragare in cotanto mare). Ed arriva a ronzare per la testolina questo pensiero: loro, i tedeschi, hanno oggi il Potere (economico, finanziario, dunque politico), ma per vedere le vestigia di un passato irripetibile (pur avendo tanto di bello anche loro, e se magari a Teutoburgo avessero perso…), devono prendere le loro Bmw ed approdare qui; noi, visto il poco che siamo e che saremo, siamo costretti a vivere nel passato e DEL passato. Siamo, oggi più che mai, nani sulle spalle di giganti come Adriano.

Quantomeno, non stupriamolo ogni giorno, questo patrimonio; anche chi non lo sa apprezzare, lo rispetti per interesse, per calcolo, per tornaconto diretto o indiretto: se non cultori, almeno calcolatori…

Ps 1 Ci ha lasciato anche il giurista Stefano Rodotà: persona onesta (per questo combattuta all’interno del fu Pds), cultore della Costituzione, divenuto popolare soprattutto come Garante della privacy a cavallo dei due millenni. Ha assistito al suicidio della privacy: causato da successori non all’altezza, e – ancor di più – dalla pulsione demenziale ed autodistruttiva da social.

Ps 2 Si scriveva dell’Arabia saudita: in cui lo studio di Charles Darwin, e delle sue note teorie, è vietato, all’interno delle scuole; indovinate un pochino in quale altro luogo del mondo si sta arrivando allo stesso divieto?

12 Commenti su La domenica del villaggio: i sauditi, Lolini, Tivoli

  1. sandro scrive:

    grazie, Prof., di aver raccolto quelle briciole disperse, un invito a ricordare Attilio

  2. Paolo Panzieri scrive:

    Personalmente odio profondamente la legislazione sulla Privacy perché non tutela un bel niente, fa solo carta e rappresenta soltanto un ulteriore inutile laccio e quindi perdita di tempo e soldi per imprese e professionisti.
    E ciò fin dai suoi albori e dunque, piaccia o no, di Rodotà, che quando ne era il garante, il primo, ho maledetto ripetutamente.
    Per il resto nulla da eccepire, uomo onesto e certamente integro, probabilmente non adatto all’incarico di cui sopra perché assai lontano dalla realtà di tutti i giorni.

  3. Silvia Tozzi scrive:

    Attilio Lolini: “Deve esserci/ una porta/da qualche parte/per uscire da questa/dannata città”….Scottato dalla vita, da anni evitava la città nel suo rifugio di San Rocco a Pilli. Ma prima condivideva la passione per la poesia con gli amici di “Salvo Imprevisti” a Firenze, e negli anni Ottanta ha ideato a Siena con Carlo Fini i deliziosi “Taccuini di Barbablù”, per ospitarvi i testi di scrittori amati.

  4. Ascanio scrive:

    Sacrosanto ciò che scrive l’Eretico: Siena non è città da poeti, o comunque non lo è più. A noi piace il fantino che abbozza due parole al microfono, o l’ex che biascica il piatto di pici, si fa squillare il cellulare e ci aggiorna sulle monte. Quest’anno tra paura attentati e piano industriale del Monte, vedrai che tensione, che paura..ci sarà Morosita alla tratta, il bombolone ci tocca o no?

  5. VEDO NERO scrive:

    “Siena città della muffa”? Mai definizione fu così azzeccata. Purtroppo. Anche Lolini si aggiunge alla lunga lista dei dimenticati dai designatori del Mangia. Parlando fuori seminato, con i ballottaggi di ieri, fiasco del PD ovunque, potrebbe cambiare qualcosa anche a Siena alle prossime elezioni. Cambiare si puo’, cambiare si deve. Via al faccione carnevalesco del Valentini, via, via.

    • anonimo scrive:

      Caro Vedo Nero
      Condivido anch’io si sente odore di stantio e quindi è tempo di aprire per cambiare aria. La sinistra in genere si è autosconfitta, sa parlare solo di accoglienza, ius soli, immigrazione, tutte cose che al popolo non interessano, anzi lo fanno inbufalire. E questo è il risultato, la sinistra è stata annientata. Ottimo lavoro.
      Ora avanti con il reddito di cittadinanza, con regole restrittive. Avere la cittadinanza da almeno venti anni, disponibilita a fare lavori che uno può fare. Riassetto del territorio, compreso piccole dighe per quando non piove. Togliere quanta più gente possibile che vive di politica. La sicurezza viene di conserva.

  6. anonimo scrive:

    Caro professore
    Vista la calura di ritorno da lugano,mi sono insediato sulle colline di Massa Maritmica. Voglio rispondere circa il prezzo del petrolio.
    Il francese, durante la solita partita a scacchi, mi ha detto. Oramai l’energia ha preso la via dell’oriente e le quotazioni di Londra e New Yiork, non rappresentantano più nulla. Oramai l’energia viene scambiata con i produttori di beni reali, vedi Cina, India,
    con valuta prestabilita fra le nazioni in gioco, quindi niente dollaro o Euro. I produttori legati al carro occidentale sono costretti ad accumulare solo debiti.
    Ecco professore dipanando questa matassa, si capiscono molte cose. Le inutili sanzioni alla Russia, quelle pessime contro l’Iran. Insomma L’Europa si sta dando la zappa sui piedi……

    • A.B. scrive:

      Caro Eretico, non puoi non invitare l’anonimo elsano-ticinese nella prossima edizione del “martedì”. Anzi, forse sarebbe meglio un servizio da Lugano, magari approfittando delle vacanze estive, intervistando tutti gli amici dell’internazionale scacchistica. Con uno scoop del genere altro che Mangia d’oro!

      • nonimo scrive:

        Caro AB
        Ti ringrazio per l’attenzione, ma non ho bisogno di pubblicità. Quando ritorno nella mia terra ed ora riesco ogni quindici giorni vengo per riposare. E prendo magione una volta qua una la. Cosi sento anche gli umori delle persone.
        Scrivo su questo blog perché vi sono persone molto educate e mi pare anche di livello elevato. Riguardo al professore è un bravissimo moderatore si meriterebbe la rai. Comunque spero che entri in politica per la sua onesta intellettuale.

  7. Bruto scrive:

    Caro Eretico, leggo solo saltuariamente il tuo blog, ed oggi l’ho fatto perché amici (credo comuni) mi hanno detto che c’era un ricordo del mio amico Attilio. Complimenti, sapere passare dallo scrivere di Arabia saudita ad Attilio non è facile per niente. E cazzo, come sai scrivere!

  8. Fede Lenzi scrive:

    In effetti bello il ricordo del Poeta, davvero. Bravo Raf. Anche io me lo ricordo Lolini, credo di averlo incrociato più e più volte nell’orbita di Lettere, e la poesia che hai messo è stupenda, come l’altra più in basso nei commenti. Si fa male oggi con la poesia. Paolo Nori diversi anni fa faceva uno sketch ispirato a un autore russo, diceva: io sono un poeta (e cadeva stecchito al suolo). Oggi spesso basta dirlo, ripeterlo fino alla noia, e vale per tutte le arti, prima o poi la gente se ne convince. Fortunatamente la poesia resta una cosa per pochi, per pochissimi direi, e oso sperare che questo aspetto ne regoli il senso.

  9. Hannibal scrive:

    Pezzo magistrale, Eretico. Il ricordo di Attilio Lolini è stato il migliore di gran lunga fra tutti quelli letti sulla stampa, e quello che hai riportato di Vassalli su di lui è straordinariamente vero e soprattutto pertinente. Mai premiato Lolini, mai premiato l’Eretico…

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