Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Mazzini, l'Ocse, Nobel (e 3 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Mazzini, l’Ocse, Nobel (e 3 Ps)

- 08/10/17

Eccoci al consueto appuntamento domenical-culturale, dopo la trasferta in terra di Livorno della scorsa settimana; gli argomenti di oggi: il clamoroso responso dell’Ocse sullo stato dell’Italia; i Nobel: un po’ criptico quello della Letteratura (sul quale per ora ci asteniamo), molto stimolante invece quello della Medicina; infine, per il Cantuccio del prof, un’analisi del Mito mazziniano.

Buona lettura a tutti, dunque!

ITALIA: PAESE DI ASINI E DI SOTTOIMPIEGATI

Diciamocela proprio tutta: è stata una mazzata di quelle che, quando arrivano, fanno male, parecchio male (anche se ovviamente non fanno altro che fotografare l’esistente).

Il Rapporto Ocse “Strategie per le competenze” umilia l’Italia (rectius: l’Italietta) odierna; tra i 25 ed i 34 anni, abbiamo il 10% in meno – rispetto alla media Ocse – di laureati (20 contro 30%); 13 milioni sono gli italiani che hanno un basso o bassissimo livello di competenze a livello di capacità di comprensione di un testo e di Matematica (26esimi su 29!), ed investiamo l’1,2% del Pil in ricerca, circa la metà della media Ocse; infine, per non tediare, il dato forse più significativo: 35% di lavoratori occupati in un settore NON correlato in alcun modo con i propri studi, accademici o meno che siano stati.

Il tutto meriterebbe uno studio, non un breve pezzo della rubrica domenicale; di chi è la colpa? Della scuola e dell’università, che non sanno (e non vogliono) più essere selettive, abdicando in toto al loro compito precipuo, livellandosi inesorabilmente verso il basso, con il baratro che si avvicina sempre più; della politica, che presenta una classe dirigente che è oggettivamente la più ignorante (nel senso etimologico), dall’Unità ad oggi: a partire dal Ministro che dovrebbe rappresentare scuola ed università, sic; infine, da molte (speriamo non la maggioranza) delle famiglie, con genitori che sono capaci solo di criticare l’universo-mondo, senza riuscire a capire dove stia il nocciolo, l’essenza del problema: nell’impegno e nella forza di volontà della loro creatura. Spesso deficitari, per non dire inesistenti.

C’è da essere ottimisti? No, perché a nostro modo di pensare quei 13 milioni di italiani ignoranti sono in crescita, non in caduta libera: ad essere pessimisti, qui si vince facile, date retta…

NOBEL PERLA MEDICINA: I RITMI CIRCADIANI

Il Nobel della Medicina ai tre studiosi americani Young, Rosbach e Hall ha un preciso significato: quello cioè di legittimare in pieno, dal punto di vista scientifico, la complessa teoria dei cosiddetti “cicli circadiani”, fino a metà del Novecento considerati un qualcosa di non scientifico. E lo ammettiamo: anche noi, in pubblico, in qualche occasione qualche battutina gliela abbiamo riservata, ai ritmi circadiani; ma adesso, da buoni positivisti cum grano salis, ci dobbiamo ricredere: ed alla Scienza ci inchiniamo.

Dunque vivere secondo i ritmi circadiani (da circa diem) non è un’ubbia un po’ New age, a metà tra il Dalai Lama e l’ecologismo di Papa Francesco: è una necessità del nostro organismo, che ha un “orologio centrale”, posto nell’ipotalamo, e tanti piccoli “orologi periferici”, presenti a livello cellulare. Quale sia il problema, è peraltro chiaro a tutti: la genetica e l’evoluzione da una parte, l’evoluzione tecnologica dall’altra. Si pensi per esempio all’inquinamento acustico (specie nottetempo), ed a quello luminoso (che tendiamo platealmente ad autoaffliggerci, a differenza del pregresso): problematiche enormi, che nessuno, o quasi, affronta. Ci mancherebbe.

Che dire? Anche questa teoria – ormai appunto scientificamente legittimata dal Nobel – fa vedere quanto il mondo sia classista (gli uomini, ma anche la Natura): chi può vivere in campagna, parte obiettivamente avvantaggiato in modo spudorato, dal punto di vista dei cicli circadiani; e chi può vivere in campagna, di solito, non ha da sobbarcarsi turni di lavoro notturni, che alterano ovviamente il ritmo veglia-sonno (esaltando purtroppo anche il suddetto inquinamento luminoso), divenendo così un autentico paria per il sistema valoriale circadiano.

L’ANGOLO DEL PROF: GIUSEPPE MAZZINI, L’UOMO DEI DOVERI

Spiegando in settimana scorsa la figura di Giuseppe Mazzini, fra i vari spunti uno mi è parso il più degno di essere socializzato: quello relativo alla straordinaria, e divisiva, forza post mortem della sua figura. Che il mito di Garibaldi avesse raggiunto, peraltro già in vita, punte di parossismo quasi cristologico, è cosa ben nota; meno, molto meno, che in parte ciò sia accaduto anche per Mazzini, tra l’altro morto esattamente 10 anni prima dell’Eroe dei due mondi (1872-1882).

Per iniziare, due e non uno solo, furono i funerali: quello pisano (ove era morto), e quello genovese, con una sorta di “funerale diffuso” durante il passaggio della salma fra Pisa e Genova, via Bologna (!); il suo corpo fu imbalsamato, e l’idea di non pochi seguaci del leader dei repubblicani era quello di farne un Lenin ante litteram, esponendolo alla devozione perpetua in presenza del corpo. Poi il tutto prese un’altra strada (anche per problemi tecnici legati all’imbalsamazione stessa), e si procedette alla tumulazione nel grande cimitero monumentale genovese di Staglieno.

Memoria divisiva, la sua, soprattutto all’inizio: repubblicani-mazziniani, contro i monarchici che lo vedevano come il fumo negli occhi, comprensibilmente; ma anche non pochi contrasti con la Sinistra storica (soprattutto dopo che era andata al potere nel 1876, con Agostino Depretis), la quale a Mazzini si rifaceva per molti aspetti, ma che era ormai saldamente inglobata nell’alveo dell’accettazione del contesto monarchico. A partire dalla fine del secolo, si affaccia dunque una visione “conciliatorista”, inclusiva dell'”Educatore genovese” (uno dei tanti epiteti dell’intellettuale ligure): Mazzini viene fatto entrare nel Pantheon nazional-patriottico, accanto ai già presenti Cavour, Vittorio Emanuele II e Garibaldi: entra nei manuali scolastici, si erigono monumenti in molte città (Genova era partita prima, nel 1882), si organizza a livello nazionale la Edizione generale dell’opera omnia mazziniana (primo italiano ad avere questo riconoscimento, dopo Machiavelli e Galilei). Resteranno, ovviamente, gli intransigenti, coloro i quali si indigneranno dell’annacquamento conciliatorista di cui sopra.

Oggi, cosa resta di Giuseppe Mazzini, nell’Italietta odierna? Ben poco, ben poco, per non dire quasi niente; come è inevitabile che sia, trovandoci di fronte ad un uomo che metteva la conoscenza e i doveri – prima ancora dei diritti – al centro dell’azione umana…

Ps 1 Si è aperta la mostra “Carlo Cassola Il racconto del vivere”, in Biblioteca comunale (dal 6 al 28 ottobre); iniziativa lodevole (anche in questa rubrica ci siamo occupati di Cassola, illo tempore). Un’intervista con Luigi Oliveto sulla mostra andrà in onda martedì sera a “Il martedì dell’eretico” (Siena tv, ore 20).

Ps 2 Venerdì mattina alle ore 11, la scuola Cecco Angiolieri (Viale Avignone) propone un incontro davvero importante, con la presentazione del libro di Giovanni Impastato (fratello di Peppino, l’intellettuale ucciso da Cosa nostra nel maggio del 1978) intitolato “Oltre i cento passi” (Piemme editore, con pregevoli vignette di Vauro all’interno). Organizzata dalla docente Maura Di Raimo, del libro parleranno l’autore Giovanni Impastato e lo scrivente. Iniziativa per i ragazzi, ma non solo.

Ps 3 Per concludere sui libri, un’ultima notizia (su cui vi daremo ulteriori ragguagli più avanti); dalla puntata del 24 ottobre de “Il martedì dell’eretico”, per dieci settimane (una per Capitolo), saranno ospitati in trasmissione vari storici locali che leggeranno e sintetizzeranno, a modo loro, un autentico capolavoro della storiografia locale, ma con respiro europeo: “La guerra di Siena (1552-1559)”, scritto da Roberto Cantagalli, a cura dell’Accademia degli Intronati, nel lontano 1962. Da non perdere, lo diciamo subito.

7 Commenti su La domenica del villaggio: Mazzini, l’Ocse, Nobel (e 3 Ps)

  1. Biagio di Montluc scrive:

    Come sempre da leggere tutto d’un fiato questa rubrica! Sul Mazzini mi corre l’obbligo di aggiungere una cosa a ciò che ha scritto l’Eretico sul post mortem, in effetti poco noto: da vivo, Mazzini era considerato dai monarchici, dalla Chiesa e ovviamente dai Borboni e dagli austriaci, un autentico terrorista, una specie di Bin Laden del XIX secolo. Lo dico perché probabilmente anche questa è cosa ormai non più così nota.

  2. Mario scrive:

    Vogliamo dire qualcosa anche sulle dichiarazioni di Piccini e dell’omicidio di David Rossi?!?

  3. Eretico scrive:

    Immaginavo, in effetti, che la cosa interessasse più dei ritmi circadiani…

    Appuntamento a domani, tranquilli: anche a “Il martedì dell’eretico” (Siena tv, ore 20), già registrato: insieme ad una scoppiettante intervista al Magnifico Francesco Frati…

    L’eretico

  4. manunta scrive:

    sul contrappasso.

    citava le polpette il podesta’
    mentre una avvelenata la mangiava
    lui che bene conosce la citta’
    che lupa di sienin rappresentava
    iena lo morse fu’ per fatalita’
    mentre un caffe’ ignaro sorseggiava
    di ville e di festini lui parlava
    mentre la sorte sua lui decretava

  5. alessandro scrive:

    ma nessuno ha sentito il servizio delle Iene/Piccini come una bella sceneggiata, concordata per insinuare/inventare che il povero D R sia stato coinvolto in “festini”?
    e chi andrebbe ad un intervista delle iene non sapendo che in qualche modo ti registrano?

  6. manunta scrive:

    sui ritmi circadiani senesoti

    il ritmo circadiano senesota
    si svolge in un anno,e lo sapete
    per mesi dorme il citto beota
    si sveglia lui solo quando compete
    cavallo in piazza, questa e’ cosa nota
    come i natali segnan le comete
    il tufo in piazza segna il suo risveglio
    pel palio il senesota da’ il suo meglio

    last new: manunta nobel per l antropologia circadiana

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