Eretico di SienaLa domenica del villaggio: un film, un libro e Santa Croce (più 4 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: un film, un libro e Santa Croce (più 4 Ps)

- 22/10/17

Dopo una settimana di pausa per l’analisi del libro su Rossi, torniamo finalmente alla rubrica culturale della domenica: con un film da recensire ( “La battaglia dei sessi”  ), un meritorio libro di cui scrivere, ed il dramma di Santa Croce da analizzare.

Buona lettura a tutti, dunque!

“LA BATTAGLIA DEI SESSI”: QUANDO LO SPORT ANTICIPA LA POLITICA

Un’America in cui il sessismo bypassa ogni politicamente corretto, non pensabile oggi (nonostante Trump, il che è tutto dire): questi sono gli States in cui furoreggia la straordinaria tennista Billy Jean King, che si batte per l’emancipazione femminile attraverso una lotta, tutt’altro che scontata, contro le gabbie salariali maschi-femmine nello sport. Siamo nel 1972-73: l’America di Nixon, del Vietnam in uscita, di Kissinger al culmine dell’ascesa.

Nel film “La battaglia dei sessi” dei registi Valerie Faris e Jonathan Daython (e nella storia dello sport), ecco che a Bobby Riggs – eccentrico ex campione cinquantenne, che si autodefinisce “maiale machista” – viene in mente un’idea a suo modo eccezionale, per fare soldi (il personaggio è un giocatore incallito): sfidare la migliore tennista al mondo.

Gli va bene, molto bene, con Margaret Court, l’australiana che aveva appena spodestato la King dal trono della numero uno; gli va, invece, malissimo – il 20 settembre 1973, all’Astrodrome di Houston – con la King (interpretata da un’ispiratissima Emma Stone), che lo demolisce senza alcuna pietà.

Oggi BJK ha 74 anni: può guardarsi indietro, e dire – prima di tutto a se stessa – di essere stata una grandissima tennista; una grande politica (senza tessere), capace di anticipare la lotta contro il gender-gap nel mondo dello sport; ed anche, infine, una donna libera (battendosi, da lesbica, anche per i diritti della comunità gay).

Il film, in qualche passaggio, lambisce certo l’agiografia, e chi non è simpatetica con BJK (tipo la Court), è bollata subito come antipatica ed ipocrita: ma ai due registi questo manicheismo lo perdoniamo, stante la statura del personaggio…

 

“PER ALTRE VITE”: UN ROMANZO DA LEGGERE

Spaccio di droga, violenze domestiche (su figlia e compagna di un assistito), eutanasia: queste sono alcune delle tematiche che un assistente sociale deve affrontare, quasi ogni giorno; uno penserebbe ad un romanzo violentissimo, al limite dello splatter; invece è un romanzo – quello di Paolo Pajer – scritto in modo asciutto ed essenziale quanto allo stile, e capace di notevole introspezione psicologica. Questo è “Per altre vite” (edizioni Il ciliegio, pagg. 288, euro 17).

L’autore è un assistente sociale, classe 1969, al suo primo romanzo (aveva scritto prima racconti); Paolo Pajer viene dai luoghi in cui molti si chiamano Gruber (cognome ricorrente anche nel libro), e riversa sulla vicenda la sua esperienza diretta di assistente sociale (ma all’incontro alla Becarelli – ove l’ho volentieri introdotto -, ha tenuto a dire che il suo personaggio, Marco Andrade, non è autobiografico); Andrade è un uomo solitario, che vive solo con il suo gatto, più abile ad affrontare il disagio esistenziale altrui, che non il proprio. Anche davanti all’amore, in un primo momento fugge, scappa, contro quella che pare essere la sua stessa volontà interiore: un inetto sveviano post litteram, potremmo chiosare con l’inevitabile forzatura del caso.

Alcuni passaggi laterali, poi, sono davvero azzeccati: per esempio quello in cui l’autore descrive una sua collega, che non sa fare altro che discettare dei suoi tre figli, anche quando il tutto è manifestamente ultroneo. “Totalizzazione mammica”, la definisce Pajer (p. 42), con un’espressione che mi riservo di riutilizzare, tanto è felice: quando i figli nascevano “come conigli” ( copyright di De Gregori), si era ad un eccesso; come oggi fronteggiamo invece l’eccesso opposto, visto che ogni creatura che viene al mondo viene sbandierata e platealizzata manco fosse la prima (o l’ultima), ed ogni figlio è visto come un progresso dell’autoreferenziale narcisismo familiare. Dal “tengo famiglia”, al “tengo bella famiglia”…

IL CANTUCCIO DEL PROF

Ottobre, a scuola, è per me il mese – fra le altre cose – dei foscoliani Sepolcri: insieme ad altre ragioni, lo faccio anche nell’illusione (foscoliana?) che se qualche studente per i Morti andrà in qualche cimitero, potrà essere forse più sensibilizzato, comunque più pronto. La “celeste corrispondenza d’amorosi sensi”: poesia allo stato puro, e ad un tempo metafisica dell’esistenza.

Puntuale, alla fine di ottobre, in settimana prossima si spiegherà dunque il capolavoro foscoliano: ma dopo ciò che è accaduto, giovedì scorso, nel “tempio delle itale glorie”, non potrà purtroppo essere come gli anni pregressi.

Perché adesso non solo dei grandi italiani del passato lì sepolti – dal 1871, Foscolo stesso -, bisognerà parlare: ma anche dello sfortunatissimo Daniel Testor Schnell, catalano di 52 anni, massacrato da una pietra di oltre dieci chili, una sorta di capitello come tanti, venuto giù perché – non potendo per ora altro dire – si era stancato di stare in alto, 25 metri circa rispetto al pavimento.

Magari – citando Tomaso Montanari, as usual – si potrà anche ricordare che, nel gennaio del 2012, era venuto giù un gran blocco dalla Colonna della Dovizia (Piazza della Repubblica, non nella anonima periferia); oppure che, nel maggio 2016, si era sic et simpliciter afflosciato su se stesso un pezzo non piccolo di Lungarno. Due potenziali stragi, evitate solo perché in quel momento non si trovava lì nessuno: al posto sbagliato, nel momento sbagliato.

Ai ragazzi, che dire? Solo questo: che magari meno grandi eventi, e molta più manutenzione nel quotidiano (che non porta consenso), sarebbe la via da percorrere.

In ogni caso, lo ribadisco: non sarà più la stessa cosa, spiegare i Sepolcri; l’urgenza della drammatica attualità, si sommerà alla Grande poesia. Non doveva accadere, invece è successo…

Ps 1 Nei giorni scorsi, è mancato lo storico Rosario Villari, 92enne; dal 1976 al 1979 era stato parlamentare del Pci, quando la cultura, in Parlamento, era un valore aggiunto, non un disvalore. Storico eclettico, specializzato nel XVII secolo e autore di libri definitivi sulla “dissimulazione onesta”, resta ancorato – nella memoria collettiva – ai manuali scolastici che portano il suo cognome. Non pochi se lo ricorderanno: e a non pochi farebbe bene andare a riprenderseli in mano, per dirla proprio tutta…

Ps 2 Dopodomani è il centenario di Caporetto: molte le pubblicazioni monografiche sul tema (tra le quali “Caporetto. Storia e memoria di una disfatta”, per Il mulino, del senese Nicola Labanca); ci piace segnalare l’iniziativa di Repubblica, che con Paolo Rumiz, il 24, distribuirà un Dvd, con Caporetto vista dall’altra parte, cioè con gli occhi di Erwin Rommel, allora tenente al comando del battaglione dei fucilieri di montagna del Wurttenberg. Autore di gesta leggendarie in quel di Caporetto, ben prima di essere chiamato “la volpe del deserto”.

Ps 3 Si è parlato di eutanasia, e Piazzapulita se ne è occupata giovedì sera da par suo; segnaliamo volentieri un libro appena uscito: “Credere, disobbedire, combattere. Come liberarci dalle proibizioni per migliorare le nostre vite”, dell’attivista radicale Marco Cappato (per Rizzoli).

Ps 4 Martedì sera, a “Il martedì dell’eretico” (Siena tv, ore 20): una riflessione sulla Mostra di Ambrogio Lorenzetti (ieri recensita sulla Stampa, oggi, con due pagine intere, sul Corriere della sera); poi abusi edilizi a Casole d’Elsa, nonché l’inchiesta Time out, dopo la richiesta di patteggiamento di Minucci Ferdinando: parleremo delle buste consegnate – secondo le risultanze dell’inchiesta – a Bisi Stefano. Roba stimolante assai. Si finisce con la rubrica “Facce da schiaffi”: a chi toccherà, a questo giro?

7 Commenti su La domenica del villaggio: un film, un libro e Santa Croce (più 4 Ps)

  1. manunta scrive:

    Sicche’ i’ catalano deve esse contento ,gl’ e’ toccato l arto onore di fassi stiaccia’ da un capitello ,nel tempio del genio italico, sempre meglio che mori’ sotto una guglia di quel troiaiume di gaudi’. o per le manganellate della guardia civil.
    La famiglia deve essere grata e onorata.
    La sindrome di stendhal , gl’ avrebbe fatto meno danno ,ma tant e’.
    Il nome poi ,mi pare poco catalano ,sicche’ i su’ nonno potrebbe anche essere stato uno di quelli che mino’ i ponti nel 44,e allora tratterebbesi nientedimeno che di contrappasso dantesco, ai piedi dell arca .

    Poi fo’ le veci del noto storico valdarbiese ,o Raffa ,come, un tenente a comanda’ un battaglione? Te il militare un l hai fatto ,devi esse stato obbiettore, pe’ i battaglione ci vole un oberst o un major, il tenente Rommel comandava due compagnie di schutzen nel 1917,non il battaglione intero.
    Consiglio librario dall altra ,parte , Fritz Weber ,”tappe della disfatta”
    oppure ,data la citazione ,”fanteria all attacco” di Erwin Rommel.

    ps. 47 battaglione fanteria salento ,brigata ferrara ,fu’ uno dei pochi a ritirarsi ordinatamente ,e a cercare di tenere i ponti sul tagliamento , io l ho fatto li’ il car , come da tradizione reclutava ancora fiorentini e senesi ,come nel 1915/1918
    pps.saluti al Bellandi di valdimontone .anche lui nel 47. 1981/2
    Raffa ma s’e’ stato obbiettore davvero? no, dimmi di no .
    ppps. robe serie, dio bonissimo(bono una sega) , comincio a senti chicchi di grandine , se la mette seria con l olive s ha ner culo come a caporetto.
    speriamo bene . temporali in giro .

    • Eretico scrive:

      Caro Manunta,
      non rispondo a domande personali, di solito, sul blog, ma per te farò un’eccezione, che è davvero tale: ebbene, il militare in effetti NON l’ho fatto (nonostante un “abile” alla prima visita), ma non in quanto obiettore, bensì in quanto giovane (allora) padre; sfruttando una legge craxiana, dunque, evitai il tutto (senza alcuna “pinta”, eh, sia chiaro): W Crassi…

      L’eretico

      • lo dico? Sì lo dico scrive:

        altro che una risata vi seppellirà. nel tuo caso una trombata ti ha salvato …..dal militare…beato a te io trombavo ma il militare l’ho fatto eccome

  2. Massimi scrive:

    Manifestamente ultroneo. Già sono anzianotto, ma questi termini sono un pochino difficili…. Non credo di averlo mai trovato nei migliaia si libri

  3. gigi scrive:

    Io questo sinceramente non lo sopporto mica tanto….

  4. Caramellato del Buti II scrive:

    Visto il film, davvero bello, e concordo con l’Eretico. Vorrei aggiungere che gli anni Settanta hanno avuto tanti difetti (la violenza idiota di molti), ma oltre ai progressi civili in tema di diritti, avevano un qualcosa che oggi, cari giovanotti di oggi, ve la sognata: la musica! Anche il più mediocre 45 giri di discomusic di allora, dal punto di vista musicale vale il triplo di un rapper o, peggio ancora, di un brano tecno di oggi…

  5. Senesediritorno scrive:

    FACCE…. off topic…
    Certo non possiamo chiedere loro di “FACCE RIDE’..”, non so se possano essere annoverate tra le FACCE DA SCHIAFFI…certo è che alla vigilia del ritorno in borsa di Banca Mps questa notizia aggiunge ulteriore sale a ferite non rimarginabili
    Le FACCE sono quelle degli ex amministratori del Monte, PROFUMO e VIOLA, che il Tribunale di Milano ha deliberato di indagare anche per OSTACOLO ALLA VIGILANZA…

    http://www.lastampa.it/2017/10/24/economia/mps-profumo-e-viola-indagati-anche-per-ostacolo-alla-vigilanza-UIjUbmc23gPwxj8F53WQXK/pagina.html

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