Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Burt, koala,l'8 settembre (e 4 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Burt, koala,l’8 settembre (e 4 Ps)

Cinema, fauna e Storia (ed anche Musica e Salute, nei Ps) nel menu principale dell’appuntamento cultural domenicale del blog; si parte con un ricordo dedicato al testé scomparso Burt Reynolds, attore di culto degli anni Settanta; poi si prosegue con un piccolo approfondimento su di un animale darwinianamente curioso assai, il koala; si termina, con una riflessione sull’8 settembre – dal cui anniversario siamo freschi reduci, nel silenzio quasi assoluto -, in chiave tanto nazionale, quanto locale.

Buona lettura, domenica essendo, davvero a tutti, dunque!

BURT REYNOLDS: UN ATTORE, UN CORPO

Ci ha lasciati Burt Reynolds: un nome ed un cognome che non dicono niente ai nativi digitali, ma più di qualcosa a chi abbia memoria del cinema anni Settanta (ma anche oltre: “Boogie nights” è del 1997); morto a 82 anni, era divenuto celebre per “Un tranquillo week end di paura” (1972), uno dei capolavori di John Boorman. Il film ribaltava completamente l’idea di una Natura buona ed incontaminata, che non poteva che, di conseguenza, essere abitata da personcine dabbene: Boorman rovesciò questo diffuso stereotipo, mostrando che la beltade del paesaggio poteva coesistere con pervertiti che, per mostrare la loro ospitalità, cercavano di stuprare senza pietà i forestieri della domenica che si trovavano davanti; erano gli stessi anni in cui Scola – con il suo “Brutti, sporchi e cattivi” – rovesciava l’idea, altrettanto radicata a sinistra, che il povero non potesse che essere buono.

Reynolds, da par suo, aveva davvero il phisique du role, per sfondare a Holywood: veniva dal football, e la bellezza vissuta del viso gli arrivava dal padre cherokee. Divenne in breve un sex symbol, con i suoi muscoli ed il suo petto villoso (oggi improponibile, come canone di bellezza condiviso: e qui si entrerebbe in un denso ginepraio estetico…). Le qualità attoriali non erano eccellenti – questo è da dire -, ma si erano comunque affinate cogli anni.

Si spera che alla Mostra veneziana qualcuno si sia ricordato di lui (come meritoriamente ci si è finalmente ricordati di omaggiare uno straordinario attore chiamato Willem Dafoe, protagonista di “At Eternity’s Gate” di J. Schnabel, in cui interpreta un certo Van Gogh): Burt Reynolds non è stato un grande (tantomeno grandissimo) attore, ma è stato un interprete che ha lasciato un segno, concreto e duraturo, nell’immaginario dei cinefili. Tanto basti, ed avanzi…

 

CRETINO COME UN…KOALA!

Altroché galline o altri, l’animale più cretino in assoluto (a parte spesso l’essere umano, sia consentito: e nessuno osi paragonarci agli aborriti antispecisti, eh!) pare essere il mite e simpaticissimo, de visu almeno, koala: il suo cervello pesa circa il 40% in meno di quanto dovrebbe pesare quello di un mammifero dello stesso peso, e non ha quelle striature/increspature che caratterizzano i cervelli più evoluti; si ciba solo di foglie di eucalipto, e dorme fino a 20-22 ore al dì: peccato che se gli si mette davanti una foglia, ma sganciata dal consueto contesto dell’albero, il simpatico cretino non la mangia, perché proprio non la riconosce.

Gli scienziati ipotizzano una sorta di compromesso evolutivo, per il koala (secondo quanto riportato da Giuliano Aluffi sul Venerdì di Repubblica del 31 agosto, pagg. 60-61): cervello più piccolo e meno sviluppato, versus stomaco più lungo e capiente, nonché capace di digerire l’eucalipto, il velenosissimo eucalipto. Darwinianamente, insomma, non sopravvivono le specie più intelligenti: sopravvivono quelle che, in QUEL dato momento, si trovano ad avere le caratteristiche per farlo. E se sono fortunate come il cretino, meglio ancora: sì, perché il leone marsupiale – il suo più feroce cacciatore – si estinse 50mila anni or sono.

Sarebbe comunque bello e divertente che qualche umano fondasse un “koala fan’s club”: l’autoironia – segno di sublime intelligenza -, partendo dal più demente degli animali…

L’8 SETTEMBRE: MORTE O RINASCITA DELLA PATRIA?

Ieri, 8 settembre, è stato il 75esimo anniversario NON dell’Armistizio (che era di 5 giorni prima, firmato a Cassibile), ma della divulgazione coram populo, tramite la radio, dello stesso: prima cosa da notare, il quasi silenzio della grande stampa (ovviamente con le eccezioni, ma i silenzi di più pesano, in questo caso).

Il grande dilemma su cui gli storici e gli editorialisti da tempo discettano è il seguente: se l’8 settembre abbia rappresentato la MORTE della italica Patria (con il suo ben noto “tutti a casa”), o invece sia stata la nascita-rinascita della stessa, con la messa in moto di quel sussulto di dignità nazionale che fu il movimento partigiano (fino ad allora – per chi non lo sapesse -, del tutto inesistente in Italia; e su Siena città, peraltro, incapace di battere un mezzo colpo per ancora più di un mese intero), nonché la determinazione dei militari badogliani. L’esser salomonici non ci appartiene di certo, ma possiamo dire che l’8 settembre 1943 sia stato entrambe le cose, un cattolicissimo (Messori docet) et et che tiene insieme necrosi e palingenesi, dunque.

Il caso senese è, fra i tantissimi, ampiamente significativo: non solo l’Esercito italo-badogliano fu tenuto di fatto all’oscuro di tutto, ma era nei fatti incapace di combattere, di opporsi in qualunque forma e modo ai nazisti, che scesero verso Roma con la stessa facilità – di “gesso” – con la quale, nel lontano 1494, l’esercito di Carlo VIII di Francia era penetrato sull’italico suolo.

La divisione di fanteria Ravenna, reduce dalla Russia e di stanza in Val d’Orcia quel giorno, era poco e malissimo armata, ed immaginate quanto ben motivata, per bocca dello stesso generale che la guidava, Mario Caracciolo di Feroleto; la 3. Panzergrenadierdivision – 24mila uomini – era letteralmente di un altro pianeta militare, ed era rinforzata da due temibili reparti di carri corazzati.

Insomma, nessuna concreta possibilità di guerreggiare ad armi se non pari, neanche dispari di poco: era l’inizio della Guerra civile fra partigiani e fascisti repubblicani, dunque. Nonché anche – e, dobbiamo dire, SOPRATTUTTO – di una Guerra di Liberazione da truppe straniere occupanti, fra truppe straniere: “buoni contro cattivi”, non c’è dubbio alcuno; ma è altresì vero che, quando gli stranieri intervengono spargendo anche di loro sangue il tuo suolo, la Storia (ed anche il Manzoni) ci insegnano che poi, in qualche modo, restano sempre…

Ps 1 Abbiamo scritto due settimane or sono della querelle su Asia Argento, vista soprattutto da un punto di vista prettamente giornalistico: ebbene, c’è bisogno di tornarci, purtroppo. Il Fatto di giovedì 6 settembre dedica inopinatamente le pagine 2 e 3, scomodando Silvia d’Onghia ed il valente Stefano Feltri, per enfatizzare il “report che accusa Jimmy Bennet” (gli investigatori privati – chissà mobilitati da chi – hanno scoperto che questo Bennet ha tutta una serie di problemi, di soldi-donne-dipendenze); ordunque, se Asia Argento fosse sotto Processo, sarebbe indubbiamente un colpaccio da parte della sua difesa. Non essendolo in nessun modo (per ora almeno), è un tentativo di salvare l’immagine. Tentativo boomerang: più si abbassa e si degrada l’immagine del Bennet, più viene da chiedersi che cosa ci facesse insieme la Argento (e perché gli abbia destinato somme ingenti per tacitarlo). Operazione boomerang, per l’appunto. Chapeau: al contrario, però.

Ps 2 Vent’anni dalla morte di Lucio Battisti: grande interprete, dietro al quale – sempre opportuno ricordarlo – c’era un genio fatto paroliere, Mogol (i testi più impegnati di Battisti, quelli con Pasquale Panella, li abbiamo sempre trovati artificiosi e a tratti financo stucchevoli). Altro simbolo dei Settanta, seppe cantare l’amore, con tutte le sue implicazioni (abbandoni, elaborazioni del lutto, gelosia et alia). Notevole, per ricordarlo, il lungo pezzo di Paolo Giordano sul Giornale di ieri, pagina 31. Detto fra noi, Battisti era più di una spanna sopra Claudio Baglioni, per restare a chi solo d’amore cantava, illo tempore, e non di politica: ed il fatto che oggi si esalti Baglioni, lo si renda un padre della musical Patria, fa capire la devastante perdita di gusto musicale, e in senso lato culturale, da parte delle nostre orecchie.

Ps 3 Ci hanno detto/scritto/raccomandato in tutti i modi possibili ed immaginabili, e per anni, di consumare gli Omega 3 per proteggere il nostro sistema cardiovascolare: era – lo diciamo con rammarico davvero sincero – una balla. Agnese Codignola (Repubblica Salute del 4 settembre, pag. 7) cita un approfonditissimo studio (oltre 112mila persone testate all over the world, di ogni sesso ed età, by Cochrane collaboration, con in più uno studio ulteriore degli esperti di Oxford). Non è emerso in nessun modo che gli omega 3 abbiano un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare. Qualcuno si farà avanti per dire “scusate, abbiamo sbagliato”?

Ps 4 Martedì mattina sul blog ci sarà il pezzo sul Palio straordinario, a poche ore dalla votazione delle Contrade (inizia l’Aquila alle 18, per Festa in corso); lo dico e lo ammetto subito, a chiarissime lettere: rispetto a quello che si scriverà, l’essere professorino un pochino influirà. Potrebbe altrimenti essere, viene da chiedersi?

13 Commenti su La domenica del villaggio: Burt, koala,l’8 settembre (e 4 Ps)

  1. A.B. scrive:

    Ps 2: benissimo hai fatto, caro Eretico a ricordare Battisti nel ventennale della sua morte , ma non sono d’accordo sul fatto che cantasse solo d’amore. Con Mogol ha affrontato anche tematiche differenti, non politiche, non certo solo d’amore: da Anima Latina a molte altre canzoni ha affrontato radici, malesseri esistenziali, le complessità dell’animo umano (ma solo dell’uomo, mai della donna) travolto da una società che cambiava, dalla modernità. Quelle tematiche che all’epoca lo fecero ritenere, non so se a ragione, come un cantante di destra. Su Panella con Battisti devo dire che la penso esattamente come te, ma recentemente ho riscoperto il paroliere insieme ad un altro musicista morto da un paio d’anni, Enzo Carella, testi geniali, e con un senso (spesso doppio se non triplo), da riascoltare.

    • Al-Mutanabbi scrive:

      Io invece dissento (fortemente) dal gradimento di A.B e dell’Eretico. Il Battisti panelliano è sontuoso, elegante, raffinato. Certo, difficile. ma come non potrebbe, con musica anticipatrice di circa un ventennio di tutto ciò che dopo verrà e poesie ermetiche basate su allitterazioni, doppi sensi, nonsenso? Certo, musica non per tutti: ma il Battisti deve essere sempre ricordato come fenomeno di massa, oppure qualcuno una volta si prenderà la briga di approfondire il “periodo bianco” lasciando a casa i ricordi delle franelle in auto e le nottate in spiaggia al suono di un’acqua azzurra ed un po’ chiara? Il buon Lucio è stato anche questo, ovvero un clamoroso sperimentatore (Anima Latina è uno dei dischi prog più belli prodotti in Italia), che si era rotto di dover fare costantemente i conti con i suoi immensi capolavori degli anni ’70. Pertanto, come inno alla libertà creativa e all’utopia autarchica intellettuale, w Battisti-Panella.

      • A.B. scrive:

        Tutto vero, sperimentazioni intellettuali, progetti affascinanti, ma io da don giovanni alla sposa occidentale non ce la faccio proprio ad ascoltare più di 5 minuti, musica troppo elettronica, non suonata, troppo pulita e rarefatta, in poche parole “du palle”. Altra cosa sono album come amore e non amore, il nostro caro angelo e anima latina, sperimentali, geniali, sporchi e “molto suonati” da grandi musicisti (con in più il mistero di accrediti tuttora sconosciuti). Album da ascoltare senza sosta e con grande godimento musicale ed intellettuale.

  2. VEDO (meno) NERO scrive:

    Ps 3: ho sempre avuto poca fiducia sui medici da rotocalco e televisione. Sempre a consigliare, proporre, pontificare su cosa mangiare ed invece evitare. Ultimamente hanno cominciato a smentirsi ed con l’esprimere dubbi sugli effetti benefici dell’HDL (colesterolo buono), fino ad ieri spazzino delle nostre arterie. Ora è toccato agli Omega 3, salvatori del nostro cuore ed arterie. Quindi io continuerò a mangiare quello che mi pare senza patemi d’animo, ovviamente senza esagerare. Poi i loro costosi consigli di palestre, yoga, pilates e altri, li lascio a loro, la sera io mi faccio sempre una bella passeggiata Porta Camollia-Porta Romana e ritorno. Qualche volta scelgo altri percorsi cittadini, ma sempre abbastanza lunghi per smaltire l’eccesso di calorie. Mi svago a vedere un po’ la città e se mi capita di incontrare qualche amico o conoscente è anche un piacere fare un po’ di strada con loro. Quando sarà brutto tempo, salvo neve o diluvio, mi coprirò per bene e ombrello pronto. La tranquillità è la migliore medicina.
    Ps 2: non so che ti ha fatto male il “poro” Baglioni, non è certo a livello di Battisti, ma non è certo tra gli ultimi, ce ne sono tanti peggiori di lui. Personalmente i primi gradini del podio sono per Guccini, De Gregori e Battiato, poi arrivano gli altri. E poi sinceramente l’ultimo Battisti mi piaceva quasi più del precedente, con Mogol ha fatto delle belle canzoni, certo, ma rientrano nella melodia classica italiana. La musica che ha composto negli ultimi anni è semplicemente geniale, una sonorità originale, innovativa. Poi i testi ermetici di Panella si ricollegano al non-sense inglese di esprimere una serie di concetti, anche se slegati tra di loro, un gioco di parole pieno di assonanze e dissonanze testuali. Peccato che Lucio sia morto troppo presto, aveva intrapreso una strada, non commerciale come un tempo, una musica adesso difficile da capire e digerire (pensiamo per esempio alle canzoni contenute in quel capolavoro di “Don Giovanni”), ma nel futuro sarebbe stata apprezzata. Poi come si dice? Tutti i gusti sono gusti.
    Ps 4: il Palio straordinario, secondo i sondaggi, ha già 8 contrade contro, quindi se la matematica non è un’opinione, nel migliore dei casi non si arriva al quorum richiesto (10 favorevoli). Meglio così. Rimango dell’idea di una commemorazione il 4 novembre prossimo per tutti i caduti senesi e non, di tutti, comprese le autorità cittadine e statali e le 17 Contrade, al Parco della Rimembranza, con apposizione di una targa a perenne ricordo. Si risparmierebbe ed il risultato sarebbe molto più rispettoso per quei poveri giovani, vittime di un’inutile strage.
    Questo mi ricollega all’infame 8 settembre dove altri giovani, molti figli dei reduci della prima guerra mondiale, vennero sacrificati per colpa di una classe politica fino allora conformista rispetto ad un ventennio tirannico capeggiata da un re infame, codardo ed egoista. Una delle poche cose positive dell’Italia del dopoguerra è che è una Repubblica e mi da molto fastidio che si siano fatti tornare dall’esilio i discendenti del re nano Vittorio Emanuele III e addirittura qualcuno abbia avuto il coraggio di proporre la traslazione della sua salma e consorte nel Pantheon. Che resti in eterno in esilio.
    Su Asia Argento c’è da dire poco, la pochezza del personaggio non merita tanti commenti salvo quello che chi semina vento spesso raccoglie tempesta.

    • Eretico scrive:

      Caro Paolo (il cognome si tace, ovviamente),
      l’idea della commemorazione del 4 novembre era già da tempo nelle mie corde – ed anche in quelle del buon Gabriele Maccianti -, sin da prima della proposta paliesca, quindi sfondi una porta aperta (ma come si fa a sfondare una porta aperta, si chiedeva Carmelo Bene?).
      Sul Battisti-Mogol o Battisti-Panella (riprendendo anche A. B.), la questione è aperta, ci mancherebbe; sull’inferiorità di Baglioni, non ammettiamo invece deroghe (certo, rispetto al 97% degli strimpellatori odierni, la sua mezza figura la fa anche lui, sic)…
      In ogni caso, buona passeggiata da Romana a Camollia (anche la storia del dogma dei 10mila passi, da fare tutti di fila, pare una boiata sesquipedale, peraltro: ti puoi fermare e riprendere dopo avere salutato qualcuno)!
      L’eretico

  3. alberto bruttini detto Cacaccia scrive:

    Il mi’ babbo (mio padre per i non toscani) era nato a Monastero nel 1897. Arruolato a 20 anni fu ferito e preso prigioniero a Caporetto; non andò in un campo di prigionia o di concentramento ma fu inviato presso una fattoria vicino a Vienna di proprietà di un medico; imparò il tedesco, a fare il meccanico, ad amare la natura e gli animali. Il medico si chiamava Rudolf Steiner e dai suoi studi è nata l’antroposofia e soprattutto l’agricoltura biodinamica. Ma questa è un’altra storia. Dopo pochi mesi fu arruolato il mi’ zio Tersilio (un ragazzo del ’99) e, insieme a qualcun altro, vinse la guerra. Poi ci pensò lo gnomo reale a perdere la pace più per interessi personali che quelli nazionali. Ma forse Gab può chiarirci meglio la questione.
    Passò un bel po’ di tempo prima che fosse rilasciato ma fece in tempo ad arrivare a Milano ove conobbe altri soldati che stavano partendo per Ronchi. Qui il racconto si fa un po’ confuso comunque arrivò a Fiume ove divenne il caporale di D’Annunzio. Non ho mai saputo quando è tornato a Siena, so solo che quando il Vate partiva da Fiesole per Roma, si fermava a pranzo dal mi’ babbo, al ponte di romana, (dicono che poi andasse a salutare la sig.na Bandinelli che abitava di fronte e della quale era molto amico) ma anche questa è un’altra storia.
    Per farla breve il mi’ babbo aveva due medaglie (che sono ora in possesso della mia primogenita) una come Cavaliere di Vittorio Veneto e l’altra per essere stato un “Legionario Fiumano” ed io non ho sue foto di Fiume (spero che Guerri possa un giorno darmi una mano). Concludo: quando ha saputo, lassù, del Palio straordinario per ricordare la grande guerra che ha visto morire anche molti Senesi, suppongo si sia incazzato come un lupo mannaro inferocito ed abbia inveito contro tutti quelli che domani voteranno a favore.
    Vergognatevi.

    P.S. Avrei voluto essere molto più esaustivo (P.P. di via Vivaldi se ne è lamentato in privato) ma non volevo diventare logorroico.

    Ave

  4. cherubino scrive:

    Sull’anniversario dell’armistizio, da segnalare l’ardita digressione del nostro ottimo presidente del consiglio alla fiera del levante.
    Ai miei tempi ci consigliavano di rileggere gli elaborati prima di consegnarli….

  5. Costantino scrive:

    Grazie alla proposta del palio straordinario( io ho sempre votato contro agli straordinari-fatta eccezione per quello della Luna nel 1969- perché due ordinari bastano e forse avanzano,quindi spero,auspico ,un voto negativo delle 17 contrade ),in questi giorni è tutto un parlare della Grande Guerra e di ricordi.
    MI chiedo: anche gli austrungarici,in 4 anni di guerra,ebbero i loro soldati fatti prigionieri dagli italiani ma di questi non se ne parla mai.Tempo fa ho letto da qualche parte (ma non ricordo dove) che a Siena prigionieri austriaci furono impiegati per la costruzione della “Strada nova”ossia l’attuale Massetana Romana.
    In merito chiedo notizie al bravo Gabriele.
    Un ricordo personale,legato a quanto ho sentito raccontare in casa molti anni fa,riguarda il piccolo tabernacolo ubicato di fronte allo svincolo della zona industriale di Isola d’Arbia.
    Narrava mia nonna che il tabernacolo fu eretto nel luogo dove cadde un piccolo aereo (da ricognizione austriaco,secondo mia nonna) il cui pilota morì carbonizzato.
    Chiedo aiuto ancora a Gabriele.
    Grazie

  6. Grande Fardello scrive:

    Ciao Ere, buon Grande Fardello ….. entra nel confessionale e ….. !!!

    11/09/2018

    • Eretico scrive:

      Caro “Grande fardello”, io ti pubblico, ma non ho capito alcunché: se vuoi essere più chiaro, bene: altrimenti, va bene lo stesso, ci mancherebbe altro.

      Stimolante l’intervento di Simoncino Bernini sul Battisti panelliano, certo innovativo e sperimentatore; sulla superiorità sullo strimpellatore di nome Claudio, so che siamo d’accordo comunque, dai…

      L’eretico

  7. Gabriele Maccianti scrive:

    Carissimo Alberto, se tuo babbo, come mi avevi raccontato, andò a Fiume, aveva una certa idea dell’Italia, e credeva “nella più grande Italia”. Che peccato che non abbia conservato lettere e immagini di quelle “avventure”. Aver conosciuto Steiner! A Fiume, poi, di Siena c’erano anche altri: Alberto Tailetti, per esempio. Che poi avesse rivisto quel convincimento è più che possibile e non ci trovo nulla di strano. Tutti noi prendiamo decisioni convinti di avere buone ragioni per farlo: il futuro a volte ci smentisce. Capita. Quel percorso, che voleva fare dell’Italia una grande potenza, sappiamo tutti fin troppo bene come proseguì e come andò a finire. L’importante – ma non parlo di tuo babbo, mi vengono in mente troppi esempi di persone che nostro Paese pontificano senza guardare alla loro storia – è non retrodatare i propri pensieri, le proprie svolte e avere il coraggio di ammettere che “quella decisione” presa quel giorno non si è poi rivelata azzeccata.

    Carissimo Costantino, la storia dei prigionieri che costruirono la strada Massetana Romana me la avevi narrata tu! Non ne so altro, ma è più che plausibile. Secondo le convenzioni de l’Aja, i soldati potevano essere impiegati per lavorare; mentre gli ufficiali no (spero ricorderai quel magnifico film di David Lean, Il ponte sul fiume Kway, dove il colonnello interpretato da Alec Guinness si scontra violentemente con il comandante giapponese del campo di lavoro che vuole costringere gli ufficiali a lavorare). So di prigionieri AU impiegati a tagliare boschi sull’Amiata, di altri utilizzati come portantini all’ospedale di San Gimignano, e di altri impiegati in lavori agricoli.
    Comunque gli italiani, salvo qualche brutta eccezione, trattarono dignitosamente i prigionieri avversari e li sfamarono. Comunque meglio di quanto fecero gli altri. Un fatto di cui dovremmo essere orgogliosi.
    Quanto all’aereo da ricognizione precipitato, è del tutto impossibile che si sia trattato di un apparecchio austroungarico. Gli aerei, a quel tempo, non avevano un’autonomia necessaria per raggiungere Siena. Solo un dirigibile avrebbe potuto farlo (gli AU bombardarono, in un’occasione, Napoli: azione dimostrativa e terroristica, non certo di carattere strategico).

  8. Costantino scrive:

    Gabriele grazie per la risposta, vedi che brutta bestia è la vecchiaia… oltre a non ricordare dove ho letto la storia della “Strada nova”(come si diceva una volta)non ricordavo nemmeno di avertene già parlato !.
    Per l’aereo caduto sulle “piogge di Colle” ( ancora come si diceva una volta)anche a me pareva impossibile che un aereo primitivo come quelli dell’epoca della Grande Guerra fosse potuto arrivare fino a Siena ma mia nonna insisteva, sicuramente confondendosi.Forse la notevole potenza tecnologica della Germania già a quei tempi era mitizzata oltre il dovuto dalla nostra povera gente contadina.

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