Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Sciascia, Leopardi, Dolce e Gabbana - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Sciascia, Leopardi, Dolce e Gabbana

Eccoci all’appuntamento cultural-domenicale del blog, quest’oggi con il centenario di Leonardo Sciascia in primissimo piano; dipoi, un po’ di spazio, assai meritato, al giovanissimo Leopardi, in versione scientifica in questo frangente; per concludere, nella rubrichetta “Pubblicità-regresso”, questa volta uno spot che ci è piaciuto assai.

LEONARDO SCIASCIA, CHE AVREBBE 100 ANNI

Il “maladetto Covid”, nonché la coincidenza con l’anniversario dantesco, hanno di certo assai oscurato il centenario della nascita, nell’amata Racalmuto, del piccolo, grande Leonardo Sciascia; anche sul blog, a parte qualche rapsodico passaggio, si poteva fare di più e di meglio, per questa straordinaria figura di intellettuale – lui sì, davvero libero, anche di sbagliare, ovviamente -, autentico campione dell’Illuminismo novecentesco, pur provenendo da una terra la quale, quanto ad iniezioni illuministiche nel proprio corpo, è sempre stata avara.

Segnaliamo due cosette (almeno queste); sul domenicale del Sole 24 ore odierno, un pezzo di Eloisa Morra (pagina V), sull’acquisizione, da parte dell’Università di Toronto, delle carte che lo scrittore donò alla studiosa americana Giovanna Jackson; a livello di libri, la meritoria ristampa di “Fuoco nell’anima” (Adelphi, a cura di Michele Porzio), stimolantissimo resoconto dei “dialoghi borgesiani” fra uno Sciascia in articulo mortis e Domenico Porzio (il quale morì un anno dopo di lui, nel 1990), grande conoscitore e traduttore di Borges. Uscito una prima volta nel 1992, questo libro poi era scomparso, andando fuori commercio: il centenario è valso, se non altro, a sollecitarne una ristampa.

Sciascia non apparteneva a nessuna delle due grandi Chiese, anche culturali, dell’Italia del suo tempo: né a quella cattolica, né al Pci; per questo, poteva permettersi – come ricorda Melati sul Venerdì di Repubblica di questa settimana, pag. 117 – di dire cose come questa: “Krusciov e Giovanni XXIII sono due dirimpettai. Uno ha liquidato il comunismo, l’altro la Chiesa” (chissà cosa avrebbe detto di Papa Francesco, se a tanto arrivava nei confronti del demiurgo del Concilio Vaticano II).

Al maestro di Racalmuto – divenuto, insieme a Pasolini, il più stimolante intellettuale italiano della seconda metà del Novecento -, piaceva ovviamente scrivere, anche nel senso della fisicità dell’atto (“ricordo anche il sapore dell’inchiostro, quasi me lo bevevo…”); da buon illuminista già fuori tempo massimo (figuriamoci oggi), aveva elaborato – come Cipolla ed altri – una sua idea, se non teoria, dell’imbecille: che egli, l’imbecille, sarebbe più complicato, molto più complicato, dell’intelligente.

Se fosse arrivato al secolo di vita (troppe sigarette, suvvia, per farcela), chissà anche su questo cosa direbbe: sarebbe sempre d’accordo? In ogni caso, siamo pressoché certi che converrebbe con lo scrivente su questo: oggi, nella società dei like, non è più tempo di illuministi, bisogna farsene una ragione…

LEOPARDI, l’ENFANT PRODIGE (SCIENTIFICO)

Martedì scorso, per merito dei “cugini” dell’Accademia degli Intronati, presieduto da don Roberto Barzanti, c’è stato uno stimolantissimo incontro in cui – oltre al luminare Antonio Prete – ha presenziato Gaspare Polizzi, il quale ha il grande merito di avere fatto studi specifici sul versante prettamente scientifico della formazione leopardiana; si presentava, in particolare, il “Compendio di Storia naturale” (Mimesis Milano, 2021), che il genio (lo sosteneva financo Lombroso!) di Recanati compose a 14 anni, addirittura prima della più conosciuta – si fa per dire – “Storia dell’Astronomia”, che compose l’anno seguente.

Trattasi del resoconto del pubblico esame che – a fronte, fra gli altri, di un orgogliosissimo padre Monaldo -, Giacomo tenne nell’avito palazzo, il 20 luglio 1812; come ha precisato Polizzi, un testo che ha una sua compiuta dignità scientifica (al pari di quello sull’Astronomia, peraltro), con un preadolescente già capace di spaziare fra Storia naturale e Chimica, e con pienissima cognizione di causa. Addirittura, Giacomo accetta in toto la rivoluzione di Lavoisier, in un tempo nel quale ancora fior di luminari la rigettavano, incredibile dictu. Il materialismo leopardiano, forgiatosi sul frammento di Stratone di Lampsaco e su Lucrezio, viene da qui, inutile girarci intorno: da questo quadernetto di 62 pagine, manoscritte, che appunto compendia tutto il sapere scientifico del giovanissimo Leopardi.

Il quale, suddito di un Stato pontificio illiberale e retrogrado all’ennesima potenza (si pensi che era Papa regnante, in quel momento, Pio VII, in attesa di Leone XII), era da questo punto di vista più avanti rispetto a ciò che sarebbe avvenuto nell’Italia unita, la quale  (seguendo l’asse Croce-Gentile, in ciò mortifera) privilegerà il sapere umanistico a scapito di quello scientifico, creando danni devastanti, il cui conto stiamo ancora peraltro pagando.

Non è tutto dorato, ciò che ha scritto Leopardi, tanto in versi quanto in prosa, né tantomeno tutti i suoi comportamenti sono stati commendevoli, tutt’altro; in questo caso, però, gli va riconosciuto il fatto che, oltre ad essere un enfant prodige, il recanatese ha indicato una via – quella dell’integrazione fra cultura scientifica ed umanistica – che quell’Italia, la quale lui non ha avuto il tempo di conoscere, non ha saputo colpevolmente seguire.

W DOLCE E GABBANA

Nella nostra rubrichetta “Pubblicità-regresso”, oggi, forse spinti da bontà natalizia, scriviamo facendo i complimenti ad uno spot pubblicitario, invece di criticarlo, più o meno duramente, come siamo adusi fare.

La clip di Dolce e Gabbana – non più compagni di vita, mi suggeriscono, ma sempre di affari -, con loro due impersonati da godibilissimi pupazzi animati danzanti, e con una colonna sonora strepitosa come “La notte è piccola per noi” delle gemelle Kessler, è un piccolo, delizioso, gioiellino pubblicitario: bello da vedere, ancora meglio da ascoltare. Fatto con garbo, gusto, leggerezza, e quindi, in definitiva, intelligenza.

Ciò detto, fosse stato per i miei acquisti, Dolce e Gabbana sarebbero falliti da anni (e purtroppo, questa recensione così positiva non mi fa guadagnare neanche un euro, ma tant’é…).

 

Ps  Proprio alla vigilia del voto in Cile, giovedì se ne è andata Lucia Hiriart, detta Donna Lucia, la vedova del Generale Pinochet, la quale pare che avesse una influenza fortissima sul marito-macellaio (come tante mogli di dittatori, peraltro, ma non tutte: si pensi alla nostra Rachele Mussolini, per esempio); in loco, senza tanti giri di valzer, in molti hanno ballato nelle strade, facendo festa. E non perché la vedova avesse la venerandissima età di 99 anni, ma proprio perché è morta…

 

11 Commenti su La domenica del villaggio: Sciascia, Leopardi, Dolce e Gabbana

  1. UN AMMIRATORE DA TEMPI NON SOSPETTI scrive:

    Più che giusto quello che scrivi, caro Eretico, su Sciascia: non essendo né comunista né cattolico, ma solo un grande intellettuale, in questo Paese si è condannati alla damnatio memoriae. Bisogna avere avuto almeno una tessera in tasca. Quella dei radicali porta poco lontano.

  2. Linea Gustav scrive:

    Avrei molto da dire sui radicali. Hanno avuto tanti passaggi a vuoto, hanno abusato dell’istituto referendario, Marco Pannella era un Saturno che ingoiava tutti i suoi figli (a parte i più furbi, alla Rutelli, che trovavano altre sponde), ma sui diritti civili meritano il plauso che la storia gli tributa.
    Resta la questione giustizia, cui Sciascia era così sensibile: più che legittimo il garantismo, ma a sentirli parlare non c’era mai un colpevole…

  3. Paolo Panzieri scrive:

    Sinceramente non sono mai riuscito a comprendere qualcuno arrivi a gioire per la morte di un altro essere umano, perfino quella del macellaio Pinochet o della sua perfida(?) vedova centenaria. Memento mori.
    Astenersi tassidermisti.

    • Vedo nero e basta scrive:

      Non gioire per la morte di una belva umana, ma l’indifferenza e l’oblio si.

      • Anonimo scrive:

        Il termine belva umana, perdonami, ma, dopo il film surreale di Paolo Villaggio con Fracchia ed il suo doppio, il signor Belva Umana appunto, mi fa sempre un po’ sorridere, anche quando come in questa circostanza, non sarebbe proprio il caso.
        Proprio oblio direi di no, quello che è stato fatto va ricordato affinché non si ripeta, ma continuare ad odiare un morto mi pare fatica sprecata.
        Parce sepultis.

  4. Vedo nero e basta scrive:

    Ritorno sul caso Rossi. Quante mancanze, smentite, contro smentite, amnesie e ricordi improvvisi, video mai visti prima. Ma tutti i magistrati ed investigatori che in tutti questi anni si sono occupati del caso una bella inchiesta con possibile condanna penale per incompetenza, o peggio ancora, non sarebbe una cosa giusta? Ma figuriamoci, ora con la scusa del vaccino passerà tutto sottotraccia. Poi quanti altarini si scoprirebbero. Meglio l’ubriacatura di notizie e tanta fuffa per confondere la scena; se fosse tutto finto sarebbe un bello sceneggiato poliziesco invece è una vera tragedia.

  5. Vedo nero e basta scrive:

    Ottimo intervento sul caso Rossi dell’Eretico su Siena TV oggi pomeriggio. Sono d’accordo col fatto che anche se, per assurdo, venga fuori che è stato un omicidio (moltissimi dubbi al riguardo) sarà difficilissimo sapere chi è stato. Comunque gli inquirenti di allora e forse anche una persona molto vicina al Rossi, che sottovalutò quanto gli disse poche ore prima della morte, sarebbero da indagare per sospette volute omissioni di importanti testimonianze a cominciare da quella della giornalista Susanna Guarino. L’unica cosa certa é purtroppo il dolore per sempre della famiglia Rossi. Anche Siena non ci ha fatto una bella figura.

  6. Marco Burroni scrive:

    Scusa se ritorno ancora sull’argomento David Rossi e scusa per la mia domanda, forse ingenua e anche un po’ sciocca, ma non mi e’ mai stato chiaro quale possa essere stato il movente di un eventuale omicidio. David Rossi era il capo della comunicazione di MPS; ed era molto legato a Mussari e sicuramente anche ad altri dirigenti.
    Tuttavia era solo il “capo della comunicazione” e si occupava di PR, pubblicita’, sponsorizzazioni, non era insomma coinvolto in prima persona in operazioni finanziarie (vuoi di concessione di mutui/linee di credito, vuoi di finanza strutturata, vuoi di finanza di progetto, ecc. insomma ci siamo capiti).
    Quindi, mi chiedo, se c’era da zittare qualcuno perche’ proprio lui?

    • Eretico scrive:

      Caro Marco,
      la tua è una ottima domanda: intelligente, razionale, diciamo pure seria; infatti prima di ammazzare lui (ed in quel luogo, poi!), avrebbero dovuto ammazzarne molti altri.
      Ma queste sono cose che ai terrapiattisti del Caso, interessano ben poco: loro sì, che la sanno tutta, noi ci fermiamo in superficie, loro sì che scavano…non a caso, all’intervenuto Pucci, ho chiesto di dare la sua versione alternativa, visto che per lui il suicidio è impossibile: è da un paio di giorni che non si sente più, ma noi siamo pazienti…
      Stasera si pubblica un pezzo prenatalizio: con poca melassa, però…

      L’eretico

      • Daria gentili scrive:

        A proposito dell’intervento del Pucci, che vuol dire lettorino? …..visto che ti leggo da anni io mi sono un po’ adombrata.
        Comunque siccome non conosco Pucci, se tu, Raffaele, lo conosci e mi illumini se il Pucci scrive da qualche parte e/o qualcosa, vedo di diventare lettorona! Ahahahah
        Colgo l’occasione per fare gli Auguri di buon Natale a tutti i lettori del blog

        • Eretico scrive:

          Cara Daria,
          non conosco il Pucci in questione, che per l’appunto dà dei “lettorini” a tutti, ma poi ovviamente non sa rispondere alla più elementare delle domande da fare ad uno che dia fiducia alla tesi omicidiaria…

          Grazie degli auguri, però ancora è presto, via: mancano quasi due giorni, io Babbo Natale lo aspetto la notte fra il 24 ed il 25…

          L’eretico

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