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Alla canna del gas?

Settimana intensa per la Russia putiniana: dalla morte di Gorbaciov (di cui si scriverà diffusamente nel prossimo pezzo), alle continue “manutenzioni” sul North Stream (mai così manutenuto, eh, questo gasdotto), tanto per fare salire il prezzo del gas (ieri, per dire, a 243 euro a megawattora – e non è il picco massimo -, quando solo a giugno si era ad 87, sic).

Detto proprio inter nos, come si fa a non chiacchierarne almeno un pochino, di grazia?

 

LA NEOAUSTERITY

La questione del gas a prezzi davvero record pone tutta una serie di questioni, come ampiamente noto: geopolitiche, con immediato riverbero economico (le sanzioni, per capirsi); di rischio deindustrializzazione per le industrie più energivore, visto che c’è già chi ha interrotto la produzione, pur pieno di commesse per le prossime settimane (crediamo che, per un industriale, cosa più frustrante non possa capitare); di tenuta economico-sociale della collettività, infine: e non c’è neanche bisogno di dire perché.

Per l’adesso ed ora, ci si avvia ad una autentica “neoausterity”: ricordando che anche quella del 1973, in effetti, era stata diretta conseguenza della guerra (del Kippur), mentre oggi abbiamo il combinato disposto di guerra e sanzioni che, certo, ha fatto precipitare la situazione, ma i rincari erano ben anteriori rispetto al maledetto 24 febbraio 2022.

In ogni caso, per l’appunto, ci siamo: che neoausterity sia, dunque; ciò che viene richiesto al cittadino comune – quindi al netto del discorso economico ed industriale – non è proibitivo, a livello di cambiamento della propria quotidianità (al netto delle bollette, si intende): l’abbassamento del calore del riscaldamento di un paio di gradi è cosa del tutto accettabile (anche perché spesso si abusa, come in questo blog scritto per anni), e se qualche strada o vetrina resterà non illuminata, il tutto sarà sopportabile.

Chissà, magari verso dicembre o gennaio si arriveranno a riscaldare un giorno le case con i numeri pari, ed il giorno dopo quelle con i dispari…e chi ha una pluralità di immobili – come succedeva nei Settanta per le automobili – sarà sempre debitamente avvantaggiato…

LA COMUNICAZIONE (SBAGLIATA) DI DRAGHI

Giusto ieri, abbiamo notato con dispiacere un dato: in Germania, la riduzione del consumo energetico è già del 15%, mentre noi siamo fermi al 2%; ciò può essere dipeso anche da una critica che ci sentiamo di fare a Mario Draghi (siamo fra quelli i quali ritengono che il mandato del Premier sarebbe dovuto giungere a scadenza, a scanso di equivoci) : c’è sempre stata una sorta di remora, nei mesi pregressi, a dire fino in fondo che si stava andando verso il baratro della recessione o, comunque, di una sostanziale economia di guerra. Troppa titubanza, nell’affermare ciò.

Con il Covid si è drammatizzato ed enfatizzato da subito, da quel marzo 2020 in avanti: sarebbe stato assai meglio drammatizzare meno, ed agire meglio sul campo (vedasi le famose Zone rosse non dichiarate nella Bergamasca, per le quali iniziamo davvero a temere che nessuno pagherà mai, in perfetto Italian style…).

In questo caso, invece, si è minimizzato troppo a lungo, fino a quando, dopo Ferragosto, è esplosa in modo definitivo la questione, ed ora siamo ad un nuovo episodio della “Tv ansiogena”: su 30 minuti circa di telegiornale, 20 sono per affrontare un problema sul quale, in 5 minuti, gli aggiornamenti quotidiani potrebbero essere forniti senza alcun problema di sorta. Chi è un po’ ansiosetto, e non si è ancora ripreso dalla gestione terrorizzante della pandemia, ora che fa?

Come sempre, se un problema prima lo si minimizza troppo, quando poi si presenta in tutta la sua drammatica virulenza, l’opinione pubblica è impreparata e smarrita, magari anche più di quanto dovrebbe.

Un certo Dante Alighieri, tramite il suo illustre avo Cacciaguida, ce lo ha ben insegnato, illo tempore (Paradiso, Canto XVII): “saetta previsa, vien più lenta”, e dunque fa un pochino meno male…

 

 

11 Commenti su Alla canna del gas?

  1. Gp scrive:

    Al famigerato mercato di Amsterdam di gas non se ne vende neanche una scurreggia, poiché li si negoziano futures. Gli scambi medi vanno da 1 a 3 miliardi al giorno, e questo basso volume rende la vita facile agli speculatori. Paesi Ue produttori come Norvegia e Olanda ci stanno lucrando tantissimo, e la Ursula vuole mettere il tetto al prezzo del gas, ma solo russo.
    Mi pare che siamo in pessime mani. La riduzione dei consumi ci sarà, ma perché le imprese chiuderanno e molte famiglie non potranno pagare le bollette

    • Roberto scrive:

      Da come l’ho capita io, il prezzo che si forma ad Amsterdam è preso come riferimento per stabilire il prezzo delle bollette, cioè quanto pagano i consumatori finali.
      Le aziende che vendono gas, invece per i loro acquisti fanno contratti bilaterali di durata più o meno lunga, con altri prezzi, che però non sono pubblici. Quanto ci stanno guadagnando? Boh.
      Anche il prezzo dell’elettricità in bolletta è legato al prezzo del gas, perché tanta parte dell’elettricita è prodotta col gas. Ma tanta parte viene da idroelettrico, sole, vento, carbone, petrolio, atomo (dove è possibile), e tutta questa elettricità ha lo stesso costo di produzione di un anno fa
      ma viene venduta allo stesso prezzo di quella da gas. Ancora guadagni enormi per le aziende energetiche.
      Invece di tassare gli extraprofitti, che poi vorrei capire come li calcolano, perché non imporre un prezzo calibrato che tenga conto di tutti i fattori di produzione?

  2. Francesco scrive:

    Buongiorno.

    Oltre ai comportamenti individuali sarebbe da chiedere conto a chi ci ha legato mani e piedi al gas sovietico.
    sarebbe interessante sentire una domanda e la relativa risposta.

    Ricordo che solo pochi anni fa, un tal Prof. Fontana augurava l’uscita dall’euro “che verrà compensata dall’acquisto del debito pubblico dalla Cina e dalla Russia. Inizialmente i tassi d’interesse andranno intorno al 20% poi in, in 2-3 anni vivremo un nuovo boom economico”, spalleggiato dagli emeriti Dott. Borghi e Bagnai.

    Certo ci sarebbe bisogno di qualcuno in grado di domandare, ma le famiglie da mantenere consigliano il silenzio.

    Per quanto riguarda i comportamenti individuali, una semplice delibera comunale che obblighi i negozi a tenere chiusa la porta sarebbe auspicabile.
    non è ammissibile vedere portoni spalancati in ogni stagione con riscaldamento o aria condizionata a pieno regime.
    Quando lo faccio presente vengo costantemente sbeffeggiato “perché altrimenti la gente non entra e poi a lei che cosa interessa? Mica mi paga la bolletta!”.

    Sarebbe un primo passo, oltre al risparmio nelle nostra case che e’ fondamentale.

    Saluti
    F

    • Eretico scrive:

      Caro Francesco,
      concordo pienamente sulla questione dei negozi “a porta aperta”, con relativa – più inaccettabile che mai – dispersione energetica: mi pareva di averlo già scritto, lo ribadisco comunque assai volentieri anche stamattina!
      Certo, le grandi scelte geopolitiche sono quelle fondamentali, ma – senza alcuna retorica – qualcosina si può fare anche nella nostra quotidianità (di certo, pensando alla maxi bolletta…).

      Importante, poi, anche la precisazione di Gp sulla Borsa di Amsterdam, mai tanto citata quanto in quest’ultimo mese, ma spesso senza saperne molto.

      Comunque, in conclusione, in redazione abbiamo assoluta fiducia nella classe politica italiana del momento: entro il 15 settembre, secondo noi, si uscirà con la ricetta giusta; meglio ancora, se spiegata al popolino su Tik tok (che tra l’altro è cinese, eh)…

      L’eretico

  3. Ics scrive:

    In paesi europei più “maturi” il tema era già emerso seriamente da svariati mesi. In Italia come al solito siamo allo stato babbo ed al popolo pargolo al quale meglio non far sapere la reale situazione.

    L’ora, il grado in meno difficilmente risolveranno la situazione ma rientrano in quella modalità comunicativa abusata nella gestione covid.

    Un paese nel quale la tragedia diventa puntualmente farsa.

    Adesso lsiamo alla scena nella quale Re Sergio invoca l’intervento dell’Europa.

    Detto questo stiamo entrando nella fase di un nuovo scontro esistenziale, di sopravvivenza: il modello russo/cinese va rifiutato ad ogni costo

  4. Falce e carrello scrive:

    Il problema politico del gas è che nessuno può scagliare la prima pietra: i futuri vincitori (Salvini e Berlusconi soprattutto), quando parlano di Russia e di Putin, hanno la stessa credibilità del Tittia quando parla di Palio. Anche fra gli sconfitti, però, ricordiamoci di Letta che andava ad omaggiare la Russia putiniana a Sochi, in Olimpiadi (2014) volute da Putin come suo trionfo personale dopo l’annessione della Crimea.

    • Isolati scrive:

      Non per difendere Letta, quanto per evitare disinformazione: in effetti fu presente all’inaugurazione delle Olimpiadi di Sochi del 7 febbraio 2014. Olimpiadi che si conclusero il giorno 23 febbraio. L’ineffabile Putin iniziò – alla zitta – ad inviare truppe senza insegne per far cadere il governo locale il 27 febbraio. Letta quindi non solo non omaggiò Putin per l’annessione ma si ritrovano sue pubbliche dichiarazioni di dissenso rispetto alle discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e alla limitazione delle libertà di espressione in Russia che, all’epoca, erano le preoccupazioni di una parte dell’Occidente.

  5. Pierpaolo scrive:

    Questa UE mi ricorda a tinte molto più grottesche il Tafazzi. Le stanno padellando tutte, ma proprio tutte. Da una parte il birbante Putin e dall‘altra la geniale Ursula, chi la spunterà alla fine? Dubbio amletico…

  6. Yama figlio di Mefisto scrive:

    Sul covid: un virus per cui in provincia di Siena, in due anni e mezzo, sono morte 560 persone, circa una ogni due giorni. Di queste, l’80 % aveva più di 85 anni. É una pandemia?

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