Eretico di SienaPortogallo, Abruzzo, Ucraina-Papa (e 4 Ps) - Eretico di Siena

Portogallo, Abruzzo, Ucraina-Papa (e 4 Ps)

Altra settimana assai generosa di eventi, con conseguente nostra difficoltà ad isolare i tre argomenti principali: la scelta è alfine caduta su due importanti eventi politici (italiani ed esteri), nonché sul conflitto in Ucraina, il quale sta riacquisendo la centralità che, purtroppo, merita. 4 Ps di varia natura, poi, a completare il quadro…

 

PORTOGALLO: 50 ANNI DOPO, TORNA LA DESTRA (O ARRIVANO I GRILLINI LUSITANI?)

Domenica scorsa, si è votato in Portogallo: elezioni del tutto libere e democratiche, non come quelle che si stanno svolgendo in Russia (delle quali ovviamente si scriverà); considerazione ovvia, scontata e quant’altro: ma con i filoputiniani da riporto che girano nel dibattito pubblico – ormai sdoganati senza vergogna a tutti i livelli – forse anche questi “dettagli” sulla differenza fra democrazia ed autocrazia è bene sottolinearli, date retta al blogger.

In terra lusitana, dunque, c’è stata una sorpresa (non tale, per chi anche da lungi segua la politica estera): ha lambito il 20% una formazione – “Chega” -, la quale, per i suoi toni urlati ed i suoi contenuti (sugli immigrati, per esempio), viene definita di estrema destra (curioso, in parte: per certi aspetti, assomiglia così tanto ai primi 5 stelle, ed anche ai secondi, quando – Conte Premier – andava d’amore e d’accordo con Salvini proprio su questi temi).

Certamente è stato uno shock politologico per i commentatori che – storicamente, non certo a torto – hanno fatto notare che siamo ormai vicini ai 50 anni esatti dalla cosiddetta Rivoluzione dei garofani, la quale fece cadere ciò che restava del salazarismo, anticipando di un anno la fine del franchismo a Madrid (della ricorrenza in questione, lo scrivente parlerà in una stimolante lectio sul Portogallo salazarista e sulla sua fine il prossimo 15 aprile in Sala storica: save the date!).

Chega (“Basta”) è simile ai primi 5stelle anche per la componente giovanile del suo voto, con la pasionaria Rita Matias (ne scrive con acutezza Paolo Lepri sul Corriere della sera odierno, pag.37) a farla da padrona, su Tik tok: l’età della riconoscenza verso i Partiti tradizionali – per la fine della dittatura e per le conquiste sociali ed economiche – è finita, ai giovani non interessa (a malapena sapranno che c’era stata una dittatura, peraltro). E chi ha comunicatori validi, con slogan da terza media ben piazzati e modulati, rischia di fare incetta di voti giovani, e di vincere le elezioni o di andarci assai vicino: sono i social, bellezza (purtroppo, diciamo noi).

Ma le domanda di fondo da porsi, sono soprattutto queste due; partendo dalla Historia: nell’aprile del 1974, fu più una rivoluzione di popolo, oppure più un golpe militare, di grazia? Venendo all’attualità politologica: questa formazione Chega – meno radicata a Lisbona, molto di più nei piccoli centri -, si limiterà ad una opposizione dura e sistemica, oppure ambirà a diventare autonoma forza di governo? Se sceglierà la seconda strada, ora che le facilitazioni fiscali acchiappapensionati ed altre misure del centrosinistra lusitano stanno chiedendo il conto, non resta ai “chegisti” una strada, elettoralmente invincibile: il reddito di cittadinanza, magari con un chilo di baccalà gratis a settimana come variante locale, ed infine la casa da rifare a spese dello Stato. A quel punto, la vittoria nazionale sarà assicurata: Italia docet…

 

ABRUZZO: MELONI STRAVINCE, SALVINI STRAPERDE, CONTE TRACOLLA

Le Regionali in terra di Abruzzo (fino al 1970, erano Abruzzi e Molise, come forse dovrebbe tornare ad essere) hanno dato un segnale piuttosto chiaro, rispetto alla Sardegna: il centrodestra – non essendoci il voto disgiunto – ha marciato unito, nonostante i perduranti mugugni, lasciando nettamente indietro (7 punti, per il candidato; ancora di più, come coalizione) il cosiddetto “campo largo”. Se la Premier Meloni non si fosse intestardita nel presentare il “suo” Truzzu – autentico suicidio politologico -, le forze governative avrebbero non solo avuto la maggioranza, come coalizione, anche nell’isola, ma avrebbero anche avuto il Governatore.

In terra d’Abruzzo – sempre molto legata a Roma, più che a Napoli – sono emerse alcuni spunti di indubbio interesse, anche in prospettive Europee; per quanto concerne la maggioranza, ormai anche un inesperto capirebbe che il progetto salviniano di un Partito nazionale è fallito, in modo non più rimediabile (la Lega ha sfondato a sud, quando Salvini era l’uomo forte della Destra: si parla di un lustro or sono, ormai); Forza Italia, da par suo, ha smentito i tantissimi (fra i quali – duole ammetterlo – lo scrivente), i quali avevano pronosticato una graduale ma inevitabile estinzione, post mortem Silvii: merito precipuo di Tajani che, con la sua leadership pacata ma ferma, ha saputo intercettare i voti di almeno alcuni dei tantissimi moderati senza casa; infine, venendo a Fratelli d’Italia, si registra la netta vittoria del Partito meloniano, che si giocava tantissimo in Abruzzo, visto che il Presidente uscente Marsilio ha fatto parte per anni dell’inner circle della Premier. Una sua sconfitta, avrebbe voluto dire moltissimo – ed in negativo – per la Meloni.

Quanto alla opposizione, meriterebbe un pezzo a parte, ed oggi spazio proprio non c’è; diciamo che ne riparleremo in modo approfondito approssimandosi le Regionali della Basilicata.

Ove, ancora una volta, le varie anime stanno lavorando davvero duro e sodo: visto il reciproco scarica-candidato (ad una settimana dalla chiusura delle candidature!), soprattutto per perderle…

 

PAPA FRANCESCO E LA BANDIERA BIANCA UCRAINA

Quelli che leggono il blog da lungo tempo (2013, in particolare), si ricorderanno che salutammo con pieno favore l’elezione di Papa Francesco (“Bergoglio, il Papa che voglio”, titolammo illo tempore); fra l’altro, per alcune cose, continuiamo a sostenerlo (non entriamo adesso nel ginepraio teologico, che ci porterebbe lontano).

Ciò premesso, parlando del conflitto fra Russia ed Ucraina, il suo approccio non è mai sembrato – e non certo solo alla redazione di questo blog – equidistante, come sarebbe dovuto essere, a maggior ragione visto che si parla di due Stati sovrani, entrambi in larghissima maggioranza cristiani ma non cattolici; il suo antiamericanismo da gaucho, infatti, ha fatto spesso capolino: anche contro la Nato – definita entità “abbaiante”, tipo cane – e via dicendo. Vogliamo dire due cosette sulle Guardie svizzere, o forse è meglio di no?

Sabato scorso, però, si è davvero toccato – ci sia consentito il dirlo – il fondo del fondo del fondo, arrivando il Santo Padre – in un’intervista alla Tv svizzera, manco fosse stato da Fazio – ad augurarsi la “bandiera bianca” da parte ucraina. Cosa triplamente, ed assai gravemente, sbagliata, da parte di un Papa. Vediamo perché (quantomeno, per i tre punti più eclatanti che ci vengono in mente).

In primissimo luogo, un Pontefice come anticipato dovrebbe essere – o almeno dare l’idea di essere – neutrale fra le parti, limitandosi ad auspicare la Pace, il dialogo, la diplomazia: ma non dicendo ad una delle due parti (fra l’altro, quella aggredita!) di alzare bandiera bianca. Né Benedetto XV durante la Grande guerra (“inutile strage”, 1917), né Pio XII durante la Seconda, hanno da par loro mai fatto alcunché di simile; il Papa polacco, da par suo, era invece schieratissimo in senso antirusso – da buon nazionalista polacco quale era -, ma almeno Giovanni Paolo II si schierava contro le dittature a favore delle democrazie (specie quella di casa sua), mentre Francesco si è schierato a favore di una autocrazia contro una democrazia…

In secondo luogo, mettiamo il caso che davvero fossero in corso trattative effettive, fra russi ed ucraini (qualche canale c’è sempre stato, da due anni a questa parte, e non solo sullo scambio di prigionieri): ecco, ora è tutto finito, visto che qualsiasi cosa si faccia, sembrerebbe un cedimento ad una autorità che rappresenta una religione (fra l’altro, minoritaria in Patria, dal punto di vista ucraino). Vista la ricorrenza, come quando Paolo VI – anche in quel caso, in ovvia buona fede – chiese ai brigatisti di liberare Moro “senza condizioni”: la famiglia capì subito che quella sarebbe stata la fine.

Last, not least: se 48 ore dopo è dovuto intervenire il Segretario di Stato Parolin per ricalibrare il tutto, dicendo per esempio che basterebbe che la Russia smettesse di sparare, e un accordo lo si troverebbe in mezz’ora, vuol dire che in Vaticano hanno capito benissimo la portata – e soprattutto  la assoluta gravità – delle cose uscite in modo sventato dalla bocca del Papa. Il cui pensiero, pur nel modo felpato della diplomazia vaticana, è stato sconfessato dal suo numero due; tutti quelli che, con più di qualche ragione, considerano Joe Biden “rimbambito”, forse, dovrebbero a questo punto chiedersi: e Papa Francesco, lui come sta di testa? Se stesse benissimo, beh: peggio ancora sarebbe…

 

Ps 1 L’amico e cardiochirurgo Eugenio Neri è tornato a parlare – una decina di giorni or sono (RadioSienaTv) -,  del forno crematorio che si trova all’interno del cimitero comunale del Laterino: già un paio di anni or sono, infatti, erano usciti dati ben poco rassicuranti, e la zona è in effetti delicata assai. Visto che l’attività del forno stesso è in costante incremento, prima o poi bisognerà affrontare la questione.

Ps 2 Caso Portanova: la Figc (non quella di D’Alema, no: la Federazione italiana gioco calcio), ha deciso di non decidere, ergo Manolo Portanova – condannato in I grado a sei anni per stupro di gruppo – potrà continuare a giocare (Reggiana, in serie B). Vedremo cosa accadrà in II grado (ancora non è stato calendarizzato). Di certo, le buone intenzioni della Figc (fare vedere che esisterebbe un codice etico per i calciatori, anche prima del terzo grado di giudizio), è andato a naufragare, divenendo un boomerang, subito sfruttato dal calciatore, il quale ha visto bene – in modo del tutto improprio – di vergare sui social financo il termine assoluzione…

Ps 3 Due eventi stimolantissimi, in settimana, in Sala storica (17,30, as usual): lunedì, incontro sulla geopolitica attuale – con rischi di Guerra mondiale annessa -, con il professor Giovanni Buccianti, uno che di relazioni internazionali e di diplomazia qualcosina sa; mercoledì, lo scrivente – insieme a Massimo Granchi – ricorderà la tragedia di Ribolla, 70 anni dopo (e si replicherà venerdì a Grosseto): partendo da quell’autentico capolavoro di reportage che fu “I minatori della Maremma”, a firma di Carlo Cassola e del grande Luciano Bianciardi.

Ps 4 Ore 8,40 del 16 marzo 1978: il commando di brigatisti fredda i 5 componenti della scorta del Presidente della Democrazia cristiana, il professore Aldo Moro; molti genitori andarono a prendere i loro figli a scuola per portarli a casa al sicuro, per dirne uno. I lettori che vorranno, possono sfruttare lo spazio dei commenti di questo blog per un ricordo di quella sventurata mattinata: anche questo – per quello che conta – può servire a ricordare…

16 Commenti su Portogallo, Abruzzo, Ucraina-Papa (e 4 Ps)

  1. Paolo Panzieri scrive:

    Forse per la prima volta il Papa (o forse l’antipapa secondo alcuni) ha detto a dritto quello che pensava e per una volta, questa, il suo pensiero non coincideva col mainstream.
    Certamente, come scrive il nostro ospite, una uscita imprudente e forse inopportuna.
    Ma in un mondo di galletti che starnazzano di soldati Nato da mandare al fronte e matusalemme (e non) rimbambiti che impercettibilmente avvicinano ogni giorno l’umanità al baratro della terza guerra mondiale, obbiettivamente ci stava, dai.
    La guerra è persa e non poteva essere altrimenti.
    Le sanzioni hanno sanzionato soltanto l’Europa.
    Una via di uscita andava trovata prima, quando ancora l’orso russo, come sempre ha fatto nella storia, non si era ancora svegliato dal suo ritardo.
    Singolare è, invece, lo stupore che questa uscita inattesa ha sucitato.
    Del resto il Papa dovrebbe fare il Papa, non il politico o l’influencer (in materia di fedez …).
    Forse stavolta l’ha fatto. Forse.

  2. Cecco scrive:

    Buon pomeriggio, intanto ringrazio l’Eretico per darmi la possibilità di difendere il Vicario di Cristo, non è una cosa che mi è normalmente congeniale essendo spesso accusato da parenti, amici e colleghi perlomeno di blasfemia abituato come sono ad usare un linguaggio verbale poco politically correct, lo so, non è bello, ma la toscanità non la puoi cancellare dall’oggi al domani …. bando alle ciance. Intanto l’Eretico fa l’errore di descrivere la guerra in Ucraina come uno scontro ideologico tra Autocrazia e Democrazia mentre in realtà assistiamo ad uno scontro tra blocchi contrapposti per l’influenenza dell’area dove da una parte ci sono gli Usa e la Nato (impero perlomeno in crisi se non in piena decadenza) e dall’altra la Russia (senz’altro decadente rispetto ai fasti dell’epoca sovietica ma non isolata come raccontato dalla vulgata occidentale). A pagare il prezzo più grande di questa sfida tra ex colossi, ovvero a costituire quella che possiamo definire carne da macello è il popolo ucraino in tutte le sue componenti, sia civili che militari, nessuno vince, i russi piano piano conquistano territorio al costo però di morte e distruzione (siamo in guerra, inutile negarlo), Zelensky fa quello che può con quello che ha, nel frattempo prova a costruire una nuova linea del fronte che già non comprende più nè Mariupol nè il Donbass, fermarsi sarebbe solo evitare altre morti ed altra distruzione. L’Eretico pensa che il messggio del Papa sia controproducente e quantomeno inopportuno ma in realtà sta parlando con Zelensky ma indirettamente con l’Occidente dove spera di avere almento un po’ di appeal tra i cattolici, certo è che se la risposta che ottiene sono i discorsi alla Macron, ovvero che anche noi abbiamo l’atomica, forse ultimamente la sintonia è venuta meno. Insomma il Papa pensa di convincere l’Occidente a smetterla e così, se uno dei contendenti viene meno magari il conflitto si esaurisce e si è costretti ad una trattativa, certo non in posizione di forza, ma perlomeno si risparmiano altri morti ed altra distruzione. Possiamo però da occidentali pensare di vincerla questa guerra, a qualunque costo, peccato che il costo risulterebbe troppo elevato non solo per le popolazioni dell’Ucraina ma temo anche per il resto dell’umanità. Io opterei per ascoltare le parole del Santo Padre, almeno per una volta, mi sembrano le uniche sensate. Quando sento le dichiarazioni di Putin, e questa volta anche di Macron, ripenso a quando tra maschietti facevamo la gara a chi l’aveva più lungo, il livello intellettivo è il solito, peccato che non parliamo di membri maschili ma di missili nucleari, la forma in fondo è simile, io se permetti preferisco mille volte il buon Francesco.

  3. Ics scrive:

    L’appeasement “de noartri”. In Italia si coltiva l’illusione che con la resa dell’Ucraina si risolva il problema. Il medio oriente, l’africa e poi Taiwan. Siamo solo all’inizio.
    Di fronte a qualsiasi tipo di aggressione la fermezza resta stella polare ( anche per trattare).
    Fortunatamente siamo colonia dell’anglosfera (come dicono quelli bravi).
    Non è un caso che gli inglesi, prima di partire alla conquista del mondo, si levarono dai coglioni la cricca papista.
    Alla chiesa cattolica va riconosciuta una funzione identitaria (dal correttore di contrada al vescovo di Roma) ma se il messaggio è quello della resa, dell’annichilimento non ha motivo di essere ed infatti si chiudono chiese e si aprono moschee.

    Si tende ad accusare i politici di essere la causa di tutti i problemi e a deresponsabilizzare le masse, il popolo. In fondo resta una questione di domanda ed offerta.
    Quando le richieste, le aspirazioni di una collettività sono di qualità scadente l’equilibrio sarà inevitabilmente trovato in basso.

  4. Un ammiratore di Pistoia scrive:

    Caro Eretico, io concordo al 101% con te.
    Vediamo di mettere in evidenza qualche fatto: c’è una Santa Alleanza che è unita dalla ripulsa della democrazia e dell’Occidente in quanto tale (Russia, Cina, Iran con Hamas-Hezbollah-Houthi ed altri). Questi hanno una religione identitaria forte che li accomuna (la Cina ha l’ideologia comunista, e hanno rispolverato anche Confucio): ortodossia cristiana in Russia, integralismo islamico (con convergenza fra sunniti e sciiti, senza più grandi problemi).
    Noi rispondiamo con divisioni interne, manifestazioni intolleranti a favore oggettivamente del campo avverso, ammiccamenti continui di larga parte dell’opinione pubblica ai nostri nemici (bene chiamarli per quello che sono). Gran finale, la religione: che si sdraia sui nuovi italiani, con il Ramadan (storia di questi giorni), e con un Santo Padre che dice esattamente quello che fa piacere a Putin che dica.

    Stiamo andando dritti verso il baratro: e il bello è che poi, al momento del patatrack, tanti fenomeni daranno la colpa a chi ha solo chiesto di avere una dignità di popolo, e di non aiutare quelli che sono i primi a considerarsi nostri spietati nemici.

  5. Daria gentili scrive:

    ….il vescovo di Odessa che, con le bombe sopra la testa, dichiara che con Putin non si può trattare, mi sembra molto più credibile del Papa, le cui parole, a cui si sono accodati molti, non fanno che confermare che esiste qui da noi la tendenza – come hanno osservato alcuni commentatori, con cui concordo – a porgere le guance degli altri………

    • Roberto scrive:

      le guance di quelli che stanno sotto le bombe? La situazione è molto complessa, ci sono i sani principi, la real politik e il sangue di chi sta sotto e subisce le conseguenze sulla propria pelle. E comunque credo che nel breve lasso di poche ore abbiamo visto le uniche due strade al momento percorribili, quella indicata dal papa e quella indicata da Macron. La terza, ovvero fare una guerra per procura con le armi pagate dai cittadini europei ( e da noi italiani) ed il sangue degli Ukraini, mi pare abbia le ore contate, ovvero quando Trump tornerà. Salvo poi contare su un miracolo rappresentato dalla caduta di Putin per mano interna, ma ora mi pare impossibile.
      La domanda vera è: quanto siamo ancora disposti a puntare(in termini di armi e anche militari sul campo)?

      • Daria gentili scrive:

        Oltre alla resa ( Papa ) ed alla guerra ( Macron ) dovrebbe farsi strada, a questo punto di stallo sostanziale nelle operazioni belliche la via di una trattativa, ma credo che Putin potrebbe essere disponibile a trattare forse – e sottolineo forse – solo se, una volta ridotto esanime a terra, stesse per esalare l’ultimo respiro……………
        Mi chiedo cosa sarebbe successo e a che punto staremmo se non fossero stati forniti all’Ucraina gli aiuti per resistere.
        L’unica via di uscita la vedrei nel coinvolgimento della Cina, specie se si riuscisse con attività diplomatica a far cambiare atteggiamento a questa, perché i cinesi, almeno per ora, da un lato si mostrano disponibili e fattivi a lavorare per un processo di pace, mentre dall’altro godono e beneficiano della situazione creatasi, che ha consegnato la Russia nelle loro mani.

        • Roberto scrive:

          Dalla sua risposta intuisco che nemmeno lei, giustamente, sarebbe concorde con l’opzione Macron, ovvero un impegno maggiore in termini di armamenti e uomini sul campo. E invoca la Cina, ma i cinesi si fanno i fatti loro, quindi direi vana speranza.
          E senza armi ulteriori, l’Ucraina è destinata comunque a soccombere, quindi, machiavellicamente, rimane solo l’opzione Bergoglio.
          Detto da uno che è stato favorevole ad aiutare militarmente l’Ucraina, nella speranza che il prolungamento della guerra assieme alle sanzioni, avrebbero logorato Putin. Invece purtroppo ciò non si è verificato, e sarebbe quindi saggio prendere atto della “sconfitta” e cercare di negoziare, anche perché nemmeno Putin credo voglia continuare con questa guerra all’infinito.
          Speriamo bene……

  6. Un ammiratore di Pistoia scrive:

    Caro Eretico, mi dispiace tornare a scrivere, ma ho visto la registrazione filmata della conferenza in cui lunedì hai ospitato il professor Giovanni Buccianti. Evento stimolantissimo, e quando, come hai detto tu, parla un professore che ha insegnato per decenni Storia delle relazioni internazionali, non si può che ascoltare e magari prendere appunti.
    Poi però uno le sue conclusioni le dovrà pur trarre: lasciamo stare la questione, pur di drammatica attualità, di Putin, ed andiamo alla questione Stalin: va bene la realpolitik, va bene essere analisti e non “tifosi”, va bene guardare le cose nella loro complessità, ma arrivare a sostenere che Stalin possa essere riabilitato francamente è troppo…

  7. Marco scrive:

    Una domanda per l’Eretico o chi per lui. Dove è possibile rivedere l’intervento di lunedì del Prof. Buccianti ? Grazie mille

    • Eretico scrive:

      Caro Marco, sul sito FB della biblioteca Comunale, in chiaro per tutti: e vale per tutti gli eventi della Sala storica, fra l’altro …

      L’eretico (Presidente)

      • Marco scrive:

        Grazie Prof, colpa della mia allergia a facebook. Recupererò sicuramente altri interventi e presentazioni.

        In merito all’intervento del Prof. Buccianti, da suo grande estimatore e quasi ex allievo (dico quasi, perchè era già in pensione quando frequentavo l’Università, ma ho avuto modo di leggere vari suoi saggi e mi onoro di conoscerlo personalmente e di aver scambiato con lui alcune vedute) anche io sposo di più un approccio realista alle relazioni internazionali.

        Detto questo le critiche mosse dal Prof. Fioravanti, seppure un po’ infervorate nei modi, erano dialetticamente appropriate andavano dritte al punto. E’ evidente, che anche ad un approccio realista le opinioni pubbliche degli ex satelliti sovietici(Baltici, polacchi in prima fila) abbiano abbracciato la NATO e l’Occidente con fervore e convinzione ben maggiore di quanto si faccia più ad Ovest.

        Rimane la questione del Donbass, dove esiste una larga fetta della popolazione russofila, pertanto su quel tema non concordo col Fioravanti. La guerra in Ucraina, specie per le regioni a est del Dnipro è anche guerra civile che divide città, villaggi, famiglie con sentimenti e afflati diversi. Per anni, i falchi nazionalisti russi, hanno accusato Putin di eccessiva morbidezza nei confronti dell’Ucraina post-Maidan e un sentimento filo-russo di una minoranza di ucraini non può essere ignorato, come se non esistesse. Con la Russia, in qualche modo bisogna fare i conti, con maggiore fermezza, quindi anche aumentando il sostegno bellico all’Ucraina, ma anche con maggiore realismo, evitando di autoscreditare ciò che rimane del sistema internazionale, invocando improbabili tribunali all’Aja per Putin e amici vari o promettendo facili ritorni ai confini del 1991.

        Una cosa sembra certa, in un futuro ormai prossimo, il disimpegno USA nel vecchio continente, potrebbe continuare, Trump o non Trump. (Anche qui, come si può leggere tra le righe la vedo diversamente rispetto al Buccianti, la cui tesi forse aveva ancora ragion d’essere fino a 10-15 anni fa; l’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia, non è imposizione statunitense, che quasi subisce le iniziative dei loro alleati (qui si potrebbe anche aprire un capitolo su Israele, a proposito di subire, ma non finirei più di scrivere).

        I paesi europei, sia singolarmente che, per quanto possibile collettivamente, dovranno prendersi le loro responsabilità, anche in sede di negoziato e parallelamente creare le deterrenze necessarie nei confronti dei rivali del presente o del futuro che si chiamino Russia, Turchia o in altro modo, senza aspettare lo Zio Sam, i cui interessi risiedono sempre di più nei due oceani Pacifico e Indiano.

        Marco B.

        • Marco scrive:

          PS: chiedo venia per qualche svista ortografica, ma ho scritto abbastanza di getto. Spero che almeno le argomentazioni siano chiare.

          Marco B.

  8. VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

    Secondo il mio personale parere, sbagliato o meno, il Papa ha ragione. Primo perché l’Ucraina non è una democrazia, ma ci sono stati molti brogli elettorali nelle elezioni del comico ora politico (un Grillo ucraino?). Secondo i territori, a maggioranza russa, richiesti da Putin hanno manifestato nei referendum l’assenso a riunirsi alla Russia. Quando il Kosovo votò con un referendum la sua separazione dalla Serbia andava tutto bene, due pesi e due misure? Poi la cosa si concluse con Obama che mandò qualche missile intelligente a sistemare le cose con i serbi contrari e tutti a posto. Consideriamo che l’Ucraina nel decennio scorso ha ucciso in quei territori molti russi che volevano riunirsi alla Russia, ma agli Usa ed a noi è interessato poco. Terzo l’Ucraina non è un Paese Nato e quindi noi non dovevamo appoggiare la guerra contro la Russia; se volevano risolvere la questione, al limite, dovevamo essere intermediari, ma essendo vassalli degli USA abbiamo seguito il vecchietto aterosclerostico scegliendo la guerra. Ai tempi della fine della “guerra fredda” vi era un accordo USA-Russia di non inglobare nella Nato gli ex Paesi del Patto di Varsavia. Putin si è trovato molte basi Nato troppo vicine al confine russo. Se poi entrasse anche l’Ucraina nella Nato si troverebbe circondato. Cosa penserebbe Rimbambiden se a Cuba mettessero delle basi russe? Quarto l’Unione Europea si è dimostrata succube degli USA è si prospettano tempi difficili per la sua economia. Dell’Ente inutile Onu non ne parlo perché già tante volte si è dimostrato inefficiente. Poi il martire Navalny non era uno stinco di santo come lo vorrebbero far passare; omofobo, nazionalista e tanti altri lati scuri nella sua carriera politica. Basta documentarsi, l’importante ora è di farlo passare per un martire. E di Assange che mi dite? Se torna negli USA farebbe una fine migliore? Guantamano esiste ed è molto attivo. Il discorso è molto lungo e complicato e finora c’è stata tanta confusione ed ipocrisia. Il Nord Stream distrutto dali ucraini ed i sevizi segreti inglesi che mi dite? Abbiamo incaricato a mediare una brava (sig) persona come Erdogan dimenticando come tratta ed ha trattato i curdi; loro contano meno degli ucraini? Insomma quello che ha detto il Papa ha ragione. Fine della guerra perché essere andati a stuzzicare quel delinquente di Putin è stato controproducente; ci vuole la diplomazia e con persone migliori del dittatore turco. L’incongruenza di parlare di democrazia con la mediazione di un dittatore. Ultimo aspetto: le industrie belliche americane stanno facendo affari d’oro, la nostra economia pacifica ha ed avrà una profonda crisi. A novembre arriverà la testa balzana di Trump che molti dicono che forse chiuderà la questione con la divisione dell’Ucraina in due Stati, di cui uno cuscinetto a separare la Russia dai Paesi Nato. All’Unione Europea resterà la minaccia della Russia ad essa poco ben disposta ed una grave crisi economica. Chi ci rimetterà più di tutti però saranno gli ucraini che, dal discreto benessere prebellico, si troveranno con un paese distrutto e vedovo di tante persone innocenti. Che fine farà il comico ucraino non lo so, ma il vecchietto americano starà bello tranquillo a godersi l’immeritato riposo in qualche tranquilla località turistica americana, forse a curarsi un braccio o una gamba ferita a causa dell’ennesima caduta. Chiudo, ho dette troppe un po confuse, ma ci sono altri che sono peggio di me.

    • Cecco scrive:

      Scusami Vedo Nero ma volevo correggere una tua palese imprecisione ovvero quella che la nostra sarebbe un’economia pacifica. In realtà l’Italia è il sesto paese al mondo per la produzione di armamenti, stai tranquillo che qualche affaruccio lo fanno anche da noi.

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