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Iran e USA: il mondo si surriscalda (e 4 Ps senesi)…

Lo scrivente si era preparato, per il pezzo settimanale del blog, un monografico sulla potenziale, nuova, Guerra civile negli States, argomento della settimana fino all’alba di venerdì: quando, cioè, Israele ha deciso di effettuare lo strike sull’Iran (delle bombe putiniane sull’Ucraina -come detto spesso – frega ben poco all’italiano medio: la vulgata prevalente, essendo quella che gli ucraini se la sono ben cercata, no?).

Giacché i due argomenti odierni sono dunque piuttosto pesanti ed inquietanti, iniziamo con una cosetta leggera, sempre legata agli Esteri: il monegasco-sudtirolese Sinner, dopo una partita di circa 5 ore e mezza, domenica scorsa ha perso contro lo spagnolo (pagante le tasse in Spagna) Alcaraz la finale del Roland Garros (buttando financo via, ed in malo modo, tre match points, peraltro): con qualunque altro tennista al suo posto, pur lodando la qualità del suo gioco, si sarebbe quantomeno insinuato che il titolo di number one forse forse oggi fosse in bilico; con Sinner, invece, siamo ormai al post tennis: egli, infatti, vince anche quando perde…

 

USA: SI AVVICINA UNA NUOVA GUERRA CIVILE?

Per iniziare, un po’ di Historia ci sta sempre benone: benissimo sapendo che essa non è certo magistra vitae, ma può (dovrebbe) insegnare a capire meglio il presente che ci è dato vivere, vale a dire questo intensissimo (anche troppo) 2025.

Comparazioni dirette ed esplicite con la American civil war (1861-1865), in tutta franchezza, non si possono neanche proporre: troppo diverso il contesto di allora, con gli States che erano ben diversi da quelli attuali (per dirne una: il cosiddetto Far west si considera terminato intorno al 1890!); qualche utile termine di paragone, invece, si può trovare con i troubles dei Sessanta del Novecento: anche allora, infatti, c’era una società polarizzata, il Vietnam, gli albori del 1968 (nato anch’esso in California, si badi bene), la Guardia nazionale che aveva spesso da scaldare i muscoli, attentati politici uno più drammatico dell’altro (i due Kennedy, Martin Luther King e via purtroppo discorrendo).

Per quella che è la situazione all’oggi, allora fu parecchio, parecchio peggio; in quel frangente, però, c’era un senso delle istituzioni che oggi sembra non albergare più negli States: dopo l’assassinio di JFK (1963), andò al potere il suo vice Johnson, il quale – con molti meno proclami idealistici del predecessore, ma anche più pragmatismo politico – portò avanti riforme cruciali, negli States di allora. E i Presidenti – leggasi il repubblicano Eisenhouer – nei Cinquanta la Guardia nazionale la mobilitavano anche loro, ma per difendere i diritti delle minoranze (vedasi il diritto dei bambini di colore ad entrare a scuola senza essere umiliati dai genitori dei coetanei bianchi: ci volle l’esercito, per fare smettere certi genitori di sputare loro addosso…).

Comunque la si pensi, un Presidente non avrebbe mai definito “animali” dei manifestanti, neanche quelli palesemente violenti (che ci sono, eccome se ci sono); comunque la si pensi sul Governatore della California Newson (il quale ha oggettive responsabilità sulla mala gestio della bomba migratoria, e nell’avere fatto lievitare a circa 150mila il numero degli homeless a Los Angeles), nessun Presidente degli States avrebbe mai detto di augurarsi un suo arresto: non per eventuali atti corruttivi, bensì per motivi prettamente politici.

No, no, tutto questo non sarebbe accaduto, nei pur terribili e sanguinosissimi Cinquanta, Sessanta e Settanta del Novecento: e – cosa forse ancora più inquietante – non era accaduto neanche durante il Trump 1 (2016-2020). Ora, invece, è sotto gli occhi di tutti…

 

LO STRIKE SULL’IRAN

Il 13 giugno 2025, con l’Operazione “Rising lion”, ha preso inizio la guerra – sono gli stessi israeliani a chiamarla così, senza ipocriti infingimenti – fra Israele ed Iran: e come per ogni guerra degna di cotal nome, impossibile dire come andrà a finire. I prossimi giorni – non c’è bisogno di attendere di più – ce lo diranno; le opzioni sono svariate: dalla Terza guerra mondiale (tenendo presenti che neanche le prime due, in specie la prima, hanno davvero interessato tutto l’orbe terracqueo), che rappresenta il classico worst case scenario, il cigno nero che speriamo nessuno si auguri o persegua fino in fondo; ovvero, l’eliminazione del regime teocratico iraniano (su cui gli strali della Sinistra si sarebbero dovuti abbattere al massimo grado, per come fra le altre cosette neghi platealmente i valori più elementari di uguaglianza fra maschio e femmina); terza opzione, una via di mezzo: aristotelicamente, sempre (quasi) da cercare, ma in questo caso difficile da perseguire: o il sistema voluto da Khomeini cede, si frantuma, oppure rischia di rafforzarsi, specie al suo interno. Bisogna vedere cosa farà l’iraniano (ancora di più, l’iraniana) medio, spesso critico verso il regime teocratico ma difficilmente gratificato dai bombardamenti voluti da Gerusalemme.

E bisogna vedere come i potenti, i maggiorenti degli Stati arabi sunniti (il 90% circa dell’Islam, ricordiamolo) riusciranno a contenere la loro ebrezza nel vedere finalmente vacillare lo sciita Khamenei, dicendo al contempo ai loro popoli che Israele, sì, un po’ birbantello è, ma insomma gli altri sono sciiti, e per l’Arabia saudita o gli Emirati arabi di oggi, un ebreo è tutto sommato meglio di uno sciita…

Insomma, se i maggiorenti sunniti tengono i loro popoli sotto controllo, se riescono a contenere il rialzo del greggio e se, soprattutto, il Mossad sarà stato in grado – nella clandestinità degli ultimi anni – di creare una rete di iraniani pronti a cercare di deporre il dittatore teocratico, l’Operazione iniziata il 13 giugno sarà un successo per la geopolitica del Medio Oriente (a differenza di Gaza: operazione – al di là della devastante situazione umanitaria – militarmente fallimentare). Altrimenti, ci farà piombare – e piombare per davvero – nell’abisso…

 

Ps 1 Permettetemi di raccomandarvi una mostra piccola, ma densa di stimoli, capace di mettere insieme pittura e letteratura: sto parlando di “Incanto e fatica nelle Crete senesi – Da Neri a Guttuso: dipinti di paesaggio senese del ‘900 nelle collezioni della Pinacoteca nazionale e del Monte dei Paschi di Siena”, che si tiene nei locali della Grancia di Serra di Rapolano (fino al 6 gennaio prossimo). Fra Dario Neri, Renato Guttuso (presente con due piccole ma significative opere) e Mario Luzi, si apprezza come poeti e pittori abbiano da par loro eternato una terra così originale – anche geologicamente parlando -, ben prima che diventasse Patrimonio dell’Unesco. Dopodiché, giacché tutti i salmi finiscono in gloria, si scende qualche decina di metri rispetto alla Grancia, e tutti a mangiare nella trattoria San Rocco: pubblicità – purtroppo gratis -, la quale faccio volentieri…

Ps 2 In settimana prossima, approderà in Consiglio comunale il nuovo Regolamento concernente il commercio in zona Unesco: il quale contiene davvero ottime scelte di fondo, e soprattutto elementi assai positivi (ne cito uno: agevolazioni concrete per chi riattivi fondi sfitti da più di 12 mesi, con contratto 6 più 6); si cerca di tutelare il commercio legato al territorio, garanzia di coesione sociale ed argine, almeno in parte, contro il riciclaggio.

Ps 3 Dopo la calda, la diaccia: Sienina è sempre più – inutile girarci tanto intorno – invasa dalla Triade (non nel senso cinese, eh) composta da Ncc-ciclisti-“radunisti” (vedasi quello delle 500 storiche, giusto domenica scorsa: inevitabile che – oltre ad entrare laddove un non residente nel centro storico non può -, possano financo strombazzare a manetta, tipo a Scudetto appena vinto?). L’altro giorno, lo scrivente è stato fermato in Via San Marco da un ciclista, il quale gli ha chiesto una informazione; dopo avergliela fornita, gli ho fatto subito i sinceri complimenti: lui, infatti, era circa il decimo della giornata che vedevo, ma il primo a non andare contromano…

Ps 4 Eccoci agli appuntamenti per la prossima settimana in Sala storica (ultima della programmazione, prima della ripresa a settembre): martedì, arriva Tommaso Piffer – uno dei migliori contemporaneisti dell’ultima generazione – a presentare il suo documentatissimo libro sui fatti di Porzus (Mondadori), introdotto dal nostro – nel senso di Unisi – Gerardo Nicolosi; mercoledì, gran finale con l’ex Direttore del Tg 2 Mauro Mazza, il quale – introdotto dallo scrivente – viene a presentare la sua ultima fatica (“Mostruosa mente”, Fazzi editore), una biografia di Magda Goebbels.

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