Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Leopardi icona pop (e 2 Ps)? - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Leopardi icona pop (e 2 Ps)?

- 14/12/14

Questa domenica, una puntata monografica dedicata al momento particolare che Giacomo Leopardi sta vivendo in Italia, all’indomani del film “Il giovane favoloso” del regista Mario Martone (ci concederemo giusto un paio di Ps di ambito culturale, per variare un pochino…).

 

GIACOMO ICONA POP?

Al di là della voluta provocazione del titolo, in effetti il problema si pone tutto intiero (ne avevo accennato anche recensendo il film): dall’uscita della pellicola (17 ottobre) in poi, e dopo il lusinghiero successo della stessa (di cui c’è solo da essere lieti!), è tutto un fiorire di Leopardi-mania: per quello che mi consta, di ottimo o comunque buon livello (segnalo i Dvd allegati a Repubblica ogni mercoledì – ottimi per uso personale e scolastico -, fra gli altri).

Come non rallegrarsene? L’importante, però, sarebbe non cadere nel pericolo che abbiamo concretamente davanti: che non è tanto la banalizzazione del personaggio (in parte inevitabile, quando si apre un momento di ampia popolarità per qualsivoglia personaggio, in ambito culturale e non solo), quanto il rischiare davvero di rendere Leopardi sic et simpliciter un ALTRO personaggio rispetto a ciò che è stato (per quello che lui stesso ci ha lasciato scritto: di Leopardi e della sua biografia sappiamo moltissimo, direi più di ogni altro autore ottocentesco).

Il 16 ottobre, alla vigilia dell’uscita del film, Roberto Saviano scrive su L’Espresso un articolo (peraltro con spunti stimolanti) intitolato “Il Leopardi liberato”: a suo modo di vedere, la pellicola libererebbe l’immagine, stereotipata e polverosa, di Leopardi fino a quel momento cogente.

Leopardi? “…tutti l’abbiamo visto STUPRATO dalle nostre scuole…ed è subito pronto questo film a liberare Giacomo Leopardi dalle CAZZATE dette su di lui e ripetute purtroppo ancora in decenni e decenni di studi, di scuola, di programmi troppo spesso interpretati senza amore”.

Ma Saviano ed altri, che professori hanno mai avuto? A rigore anagrafico, tutti docenti post 1968, con relative infornate non troppo selettive: tutto al più, saranno stati poco preparati, ma possibile paragonarli a docenti da scuola del Regno? Mah…

Lo stesso, pur bravissimo, regista contribuisce ad alimentare questo rischio di creare un Leopardi-bis, alieno da quello che è effettivamente stato: alla mostra di Venezia (si spera dopo un bicchierino di troppo), Martone arriva a dichiarare che Leopardi è una sorta di Kurt Cobain dei suoi tempi. Il recanatese dunque paragonato ad una star del rock (e degli eccessi), morta tragicamente venti anni or sono. Leopardi sta a Cobain come Massimo Boldi sta a Charlie Chaplin, e non si capisce come sia potuta venire in mente una boutade simile ad uno come Martone, che il recanatese lo conosce bene.

Il film correttamente ci offre una biografia contraddistinta da un’infanzia tutto sommato felice, sebbene di stampo semi- carcerario: dai 18 anni alla dipartita (a 39), però, l’infelicità, il dolore psicofisico, le delusioni che tanto odorano di stantio – per Saviano ed altri – sono del tutto prevalenti rispetto al resto. C’è poco da liberare, purtroppo.

Ancora Martone, a Venezia:

“Non c’è bisogno né di avere studiato la storia italiana, né di conoscere le opere di Leopardi per seguire la sua storia. Per vedere il mio film bastano anima e cuore”.

Che il regista, in fase di lancio del prodotto, voglia dare un taglio antielitario alla sua creazione, è cosa buona e giusta, ma almeno questo – ai leopardisti della domenica – sia ben chiaro: il film si può vedere benissimo anche senza conoscere le vicende e le opere del poeta, certo (ci mancherebbe!); ma tra il vedere un film e comprenderlo, ce ne corre: ed il regista dovrebbe essere il primo a pretenderlo.

E soprattutto: benissimo venga questo inatteso revival di Leopardi (meritatissimo). Gaudeamus igitur.

Purchè non si celebri il poeta che a noi magari piace immaginare, ma che non è mai esistito…

 

 

Ps 1 Se volete godervi una commedia di sana medietà cinematografica (divertente, a tratti esilarante) andate a gustarvi “Ogni maledetto Natale”: Corrado Guzzanti che fa il filippino – tra gli altri – lo merita. Se poi l’alternativa è “Ma tu di che segno sei?”, diventa quasi un imperativo morale…

 

Ps 2 Pietro Citati (dal Fatto di oggi) stronca Umberto Eco in un modo che fa ricordare le stroncature d’altri tempi (che a noi fanno impazzire). Leggere per credere cosa ha detto (a proposito de “Il nome della rosa”):

“Non l’ho letto. Arrivai a pagina 40, alla descrizione di una chiesa medievale: talmente incompetente che non potevo andare avanti…Secondo me, Umberto Eco non esiste come scrittore”.

Replicherà l’Eco nazionale?

11 Commenti su La domenica del villaggio: Leopardi icona pop (e 2 Ps)?

  1. Senesediritorno scrive:

    PS.2

    se mai Citati avrà letto o leggerà il Pendolo di Focault, avrà pensato o penserà che Eco sia addirittura analfabeta!
    se invece mi capiterà di trovare presso qualche remainder’s a 2 euro (da scontare) il “testo” di Citati su Leopardi (1) forse non capirò io il significato di critico letterario che viene attribuito a Citati
    (1) Leopardi è un libro di Citati Pietro pubblicato da Mondadori nella collana Saggi : € 18,70. Disponibile anche in eBook a € 6,99.

  2. Brandano scrive:

    PS2:….”ECO”…???…chissa’ quale scorno per cotanto “EGO”…!!!

  3. Un lettore entusiasta scrive:

    Complimenti caro Eretico!
    La bellezza di questo blog è la incredibile capacità di passare dalla politica (minuscola) e dalla denuncia, ad articoli di grande levatura culturale. Di nuovo complimenti e grazie di tutto: anche delle pagine culturali..

  4. Francesco scrive:

    Caro Eretico, si vede che di musica rock (in senso lato) non ne capisci molto. Kurt Cobain è forse il più grande autore rock degli ultimi 25 anni, oltre ad essere stato persona fragile dall’animo sensibile e schivo. Ha vissuto il proprio successo in modo estremamente conflittuale, con l’eroina come compagna, fino alla tragica morte (avvenuta per suicidio, non per overdose, come molti pensano). La musica dei Nirvana ha coniugato furia punk con orecchiabilità pop, in una sintesi dei 15 anni precedenti della musica underground. Il tuo paragone poi è fuori fuoco, citi due personaggi del cinema quando avresti dovuto citarne uno della musica ed uno della letteratura per mantenere equilibrio nel paragone (i.e. Leopardi:Moccia=Mozart:Cobain). Infine aggiungo che le tue pagine culturali sono quelle che più mi intrigano, saluti a te ed ai lettori.

  5. Anonimo scrive:

    La similitudine Leopardi: Cobain=Boldi:Chaplin non quadra. Citati si permette il lusso della stroncatura di Eco ma, come dire? la Storia gli ha dato torto. Very Snob.

  6. Edoardo Fantini scrive:

    Ci intravedi cultura nella scuola del Regno e fai bene Eretico. Pensa alla grandiosità dell’Enciclopedia Treccani: fu redatta da 3266 studiosi in 13 anni, dal 1925 al 1938. Se oggi si volesse ripetere tanto, dove si andrebbero a trovare 3266 intellettuali adatti all’impresa?

    • Guido Elia scrive:

      Analisi quantitativa della cultura. Si attaglia perfettamente al periodo in oggetto.

      • analisi qualitativa scrive:

        Per l’analisi qualitativa del triste periodo attuale senese – di cui tu col tuo voto sei certamente corresponsabile – basti questo: http://www.2019si.eu
        Dubito che ci possa essere qualcuno coinvolto che potrebbe essere in grado di scrivere una voce per la Treccani…, ma l’importante è avere un po’ di soldi dall’europa e dalla regione per fare mangiare i soliti e sostenere che la storia di Siena (quella vera e che ti fa paura perché non lascia spazio alla mediocrità) è solo provincialismo. La speranza è che più di uno, a forza di abbuffarsi, faccia la fine di Stracci.

      • Edoardo Fantini scrive:

        Caro Guido, logica vuole che si giudichi non da quello che si sente dire, ma da quello che si vede fare e l’enciclopedia Treccani fu redatta nel Ventennio, periodo nel quale esisteva un gran rispetto per la cultura. Certo 3866 intellettuali e 38 volumi a te sembrano solo quantità, ma la qualità ė vergata in quelle pagine. Puoi segnalarci qualcosa di simile elaborata dai “professori” post ’68?

  7. anonimo scrive:

    Caro Eretico
    Devo dirti come ho interpetrato Il nome della rosa. I domenicani era senz’altro gli addetti alla preservazione dell’ortodossia della chiesa. Ma va detto che l’inquisizione
    non raggiunse quella ferocia che si crede da parte del papato.Ma piuttosto dai re e dai principi magari a volte anche vescovi. Interessati più dai possedimenti degli eretici che dalle cose di Dio. Giordano Bruno fu mandato a morte dopo lunghi anni di carcere, seguito da un domenicano per cercare di redimerlo. Comunque fu un boccone avvelenato, dalla repubblica Veneta per screditare il papato, ed il papa ne avrebbe fatto volentieri a meno……Poi la caccia alle streghe serviva per placare il popolo, bruciando una pazzerella e così sarebbe anzi è anche oggi. Il popolo vuole la vendetta e possibilmente deve essere un diverso a morire, così è l’uomo. Anche questo niente a che vedere con Dio. I Francescani vengono istituiti dopo la crociata contro catari, perche’ avendo come regola la poverta’ possono assimilare certi movimenti .Anche qui la maggiori violenze avvenero per prendere le buone terre della lingua doc da parte di certi conti o vescovi francesi. Ecco l’arguto francescano del libro che adegua la chiesa alle necessità e per esarltare le qualità si contrappone un cattivo domenicano . Ma tutto porta ad Aristotele, che la chiesa a assunto tanta parte del pensiero del filosofo, ma non tutto, solo quello che interessa, ed in particolare ciò che ha scritto l’Aquinate. Il resto non si deve sapere….. Insomma il pensiero andrebbe detto a tutti, poi si critica quello che si pensa non andare.
    Faccio un esempio:
    Ora Aristotele fu maestro di Alessandro il grande, che costituì la biblioteca di alessandria. Perché I seguaci di Cirillo la distrussero.?……eppure Cirillo è un santo.
    Alessandro fu sepolto ad alessandria, dentro un musoleo. Per la verita’ ad Alessandria vi era sepolto anche l’apostolo Marco, ma nessuno sapeva dove. Ora si sa questo, dopo un incursione di Veneziani, l’Apostolo Marco è sepolto a Venezia. E di Alessandro il grandenon si sa più nulla.

    Vedi Eretico Aristotele

    • dalla Politica di Aristotele scrive:

      “Le attività dello stato sono talune di chi comanda, altre di chi è comandato: è funzione di chi comanda impartire ordini e giudicare i processi: ma per decidere questioni di giustizia e per distribuire le cariche secondo il merito, è necessario che i cittadini si conoscano a vicenda nelle loro qualità, poiché, ove ciò non si avvera, di necessità le faccende riguardanti le cariche e le sentenze giudiziarie vanno male, e né nell’una né nell’altra è giusto affidarsi all’improvvisazione, come invece apertamente si pratica dove c’è troppa popolazione.”
      Citazione da Aristotele per dire che, se Siena fosse rimasta quella di un tempo – cioè senza i partiti delle prebende che hanno utilizzato come loro clienti i contadini inurbati, i terroni e i senesi senza testa pensante – poteva essere anche oggi una città aristotelicamente ideale, dove tutti si conoscevano e le cariche andavano per merito (come avveniva nelle contrade prima che fossero drogate dal fiume di denaro di mps; finito quello ora si tornerà piano piano alle contrade vere). I partitoni delle prebende, invece, hanno fatto di Siena la capitale della mafia per eccellenza! Altro che Roma e Palermo…
      p.s. per gli aristotelicamente “improvvisati” 930 che certo leggono: perchè non provare a capire chi sono i proprietari della maggior parte dei locali di Piazza del Campo e quali soldi spendono? SVEGLIA! sempre che dal mondo dei sogni ci si voglia svegliare e che non convenga tenere la testa sotto terra come gli struzzi…

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