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La domenica del villaggio: Giulio, sangue che non avrà Giustizia

Questa domenica, puntata dedicata in modo monografico alla tragedia di un giovane italiano di 28 anni, curioso del mondo, cui nessuno darà mai Giustizia: una ampia riflessione sembra davvero inevitabile; per oggi, niente film o libri o altro ancora. Anche le rubriche riprenderanno domenica prossima.

Buona lettura, dunque!

 

GIULIO, UN NON ITALIANO

Non ci vuole molto a capire che non ci sarà nessuna effettiva Giustizia, per la morte – con l’aggravante della probabilissima tortura – di Giulio Regeni. Studiava il nuovo Egitto, quello che ha messo indietro le lancette della Storia ed è tornato ai tempi di Mubarak. Giulio voleva dare voce agli oppositori dello status quo: intollerabile, nell’Egitto di Al Sisi, osannato da Renzi in modo sistematico.

Non la vuole certo il dittatore Al Sisi, la verità; non la pretende certo – al di là delle barzellette di prammatica – il Governo italiano, che ha da salvaguardare lucrosissimi affari di nostre immacolate aziende con il nuovo rais egiziano. E statene certi: anche nel Paese, il vento dell’indignazione sparirà particolarmente presto, inevitabilmente.

Per tanti motivi, ma soprattutto per uno: perché la vittima era un giovane uomo fuori dallo schema classico del giovanotto di oggi, dell’Italietta renzusconiana per capirsi: colto, acuto, indignato per le ingiustizie del mondo (dell’Italia come dell’Egitto), pronto a partire per conoscere, boots on the ground, le cose del Nilo, senza dimenticare quelle del Tevere.

Non ci eravamo ancora ripresi dallo scandalo dei nudi dei Musei capitolini inscatolati per compiacere il dominus iraniano Rohuani, che arriva questa sfacciata dimostrazione di impotenza verso l’Egitto: con gli americani, non si può alzare la voce, perché sono americani; con gli egiziani (con il macellaio Al Sisi), perché è un baluardo contro i Fratelli musulmani (ma i cattivi non erano solo i fanatici?), con gli iraniani, ci comportiamo con un moralismo d’accatto, per salvaguardare le commesse Italia-Iran.

Ci facciamo sentire, all’estero,  solo per le direttive europee sul deficit (che servono a creare futuri debiti, necessari a potere rispettare le promesse elettoralistiche dell’Uomo solo al comando): soldi, soldi, soldi. Solo soldi.

Il caso di Giulio Regeni, ci dimostra come l’Italia renzusconiana non abbia nemmeno più il senso della dignità nazionale, e ci fa vedere quanto importante consideri il giornalismo d’inchiesta.

Non perdano tempo, dunque, i sodali del rais: ci dicano che Giulio è morto di un incidente d’auto, che è meglio; e ci facciano capire che, in qualche modo, se l’è cercata, questa prematurissima morte: andava troppo veloce, non aveva la cintura allacciata, si era fatto di nargilè prima di mettersi alla guida. Noi, berremo tutto, dall’alfa all’omega. State tranquilli, state.

Anche perché Giulio, in effetti, non era un autentico italiano: era uno come Piero Gobetti, come Lauro De Bosis e come altri meno conosciuti (meno? E chi li conosce più, i due di cui sopra?); resterà, il suo nome, per la famiglia e per gli amici autentici. Forse, un pochino, anche per quella piccola (sempre più piccola, temiamo) pattuglia di persone che si ostinano ancora a credere in una Italia diversa, altra da quella che è. Il Ministro Alfano vuole, per lui, un grande funerale di Stato: un grande evento, per coprire il nulla che sarà fatto per non cercare la verità degli eventi. No, no, no: fate a Giulio un bel funerale, riservato alla famiglia ed a chi lo conosceva, non a chi vuole imbellettarsi all’uopo.

Una certa idea di Italia, si diceva una volta; che resiste, nonostante chi ci governa (o, forse, contrastivamente grazie anche a loro), e ad onta dei macellai egiziani…

Nel nostro Pantheon, dunque, nel nostro “tempio delle itale glorie”, Giulio Regeni c’è. Ed un giovane come lui, è uno di coloro che ci fanno inorgoglire – nonostante tutto – di essere italiani.

Sì, diciamolo: sarebbe meglio di no, ma siamo proprio una Nazione che ha bisogno di eroi…

 

20 Commenti su La domenica del villaggio: Giulio, sangue che non avrà Giustizia

  1. Bellissimo articolo caro Raffaele, di quelli che fanno fare profonde riflessioni sul senso di certe battaglie, che quotidianamente, tutti noi nel nostro piccolo, cerchiamo di portare avanti.

    • Eretico scrive:

      Grazie, Carlone!
      Purtroppo sono battaglie perdute in partenza: te lo immagini il ragazzo con il pc in mano, contro Al Sisi, i macellai suoi sodali e le coperture che possiamo immaginare? Ma onore a questo ragazzo, che ha dato una lezione – di giornalismo, dunque di vita vissuta – a tutti noi…

      L’eretico

  2. Sfiduciato scrive:

    … salvaguardare lucrosissimi affari di nostre immacolate aziende … nel Paese, il vento dell’indignazione sparirà particolarmente presto, inevitabilmente.

    Già visto tante, troppe volte …

  3. Senese atipica scrive:

    È’ vero. onore a Giulio un autentico eroe!! Ma business is business, vedi prossima firma fra Eni e governo egiziano sullo,sfruttamento del mega giacimento di gas scoperto recentemente e giustizia non sarà’ mai fatta!!!

    • Groppone da Figulle scrive:

      …mi viene da constatare che ISIS è il contrario di SISI e insieme formano un palindromo: insomma, sono speculari. Ma l’uno, un movimento religioso fanatico nichilista, ci ha dichiarato guerra e l’altro, un dittatore laico, erede del nasserismo, è nostro alleato. Del resto volete che qualche tagliagole si metta a far saltare in aria le piramidi? L’uno ha l’obiettivo programmatico di distruggerci, l’altro no. L’uno considera gli americani il loro arcinemico, l’altro ne è sostenuto politicamente e militarmente, e noi siamo di fatto un’appendice dell’America. Pertanto quello che accadrà, sarà la ricerca di una non troppo disonorevole per uscire dal cul de sac dove si sono cacciati gli egiziani (e noi di conseguenza). Difatti non so se Pinochet avrebbe fatto uno sgarro del genere a Nixon. Però, a mio modestissimo avviso, proprio per questo la vicenda che ha condotto all’omicidio del povero ragazzo è più complessa di quanto si possa immaginare. Troppe cose che non tornano: se ammazzano mille ragazzi egiziani, l’Occidente cinicamente volge lo sguardo altrove appellandosi al “male minore” e alla Realpolitik; ma qui Al Sisi si è clamorosamente sputtanato, persino gli Stati Uniti si sono fatti sentire: “l’uomo forte” ha messo in dubbio la propria affidabilità agli occhi degli alleati che lo sostengono, che investono nel suo paese palate di quattrini (con reciproco vantaggio) e lo armano fino ai denti: cos’è, un ridicolo gesto di sfida? O semplicemente l’eccesso di zelo di uno Scarpia cairota? Inoltre la punizione inferta al povero Giulio appare smisuratamente esagerata: torturato per giorni e poi ucciso rompendogli l’osso del collo –un cittadino straniero– perché cantasse? E cosa doveva dire, che la polizia segreta già non sapesse? Poi pensiamo a questo: quando è stato ritrovato il corpo? Dove è stato ritrovato? Ci credete alle coincidenze? Io poco. D’altra parte questo è un discorso che si presta a ritorsioni: i Fratelli Musulmani si aspettano di essere incolpati dal governo dell’accaduto; il governo li accusa di aver inscenato questa pantomima per far ricadere la colpa sugli apparati? Per ritorsione la fratellanza accusa il governo di aver messo in scena la pantomima della pantomima. È uno zozzo affare. Forse il regime non è così granitico e il suo leader non controlla i propri apparati repressivi. Forse ci sono interessi internazionali, gente che conta più dell’Italia e non vuole gli italiani fra i piedi; magari grosse tangenti che girano (l’enorme giacimento di gas scoperto dall’ENI, ad esempio, che fa gola a molti). Del resto la Libia non è lontana. Honi soit qui mal y pense.

      • Groppone da Figulle scrive:

        p.s. Dice giustamente Emma Bonino che l’eccesso di autocensura nel criticare un alleato non è una buona strategia, ma c’è una domanda di fondo che aleggia su questa tragedia, e che riformulo con le parole del sociologo Saad Eddin Ibrahim (La Stampa): “chi controlla lo Stato egiziano? Il “deep state”, l’apparato inossidabile? I servizi?”

  4. Graziano Maffei scrive:

    Complimenti meritati caro Raffaele. Non potevo esimermi da ciò. Condivido perfettamente il taglio e le argomentazioni enunciate nell’articolo che fanno, purtroppo, una fotografia autentica e reale dei tempi che sta vivendo questo nostro (nonostante tutto) amato paese. Sembra che non ci sia più tempo, più spazio, più voglia di tenere dei comportamenti di sane, giuste e ineccepibili azioni, rispettose delle regole alle quali il mondo civile e le società attuali non possono comunque disattendere: pena lo sfacelo generale. Duole dover constatare quotidinamente che il successo non è quasi mai di quello più bravo ma quasi sempre di quello più furbo e magari, ottenuto senza scrupoli. La disinformazione sistematica sembra avere delle corsie preferenziali e viaggia assai più veloce della realtà dei fatti facendo opinione tra una platea consistente di sprovveduti cittadini, distorcendone la realtà dei fatti. Grande onore dunque a quelle persone che lottano contando pevalentemente sulle loro forze e che non si lasciano trascinare da quel mondo delle facili, allettanti ma ingloriose e speciose occasioni.

  5. il solito ignoto scrive:

    l’aver messo le braghe alle statue è cosa figlia della stessa cul-tura (o tura-cul) che ha vietato presepi,visite a musei d’atre sacra alle scuole,spostato concerti natalizi a date più neutrali e sostituendovi “adeste fideles” con “jingle bell rock” . non parliamo quindi di moralismo d’accatto.tutto ciò è solo idiozia. quanto alla vicenda del ragazzo,preferisco non scrivere nulla.

  6. a.b. scrive:

    Un ragazzo che credeva in quello che faceva è morto. Un italiano coraggioso, una mosca bianca. Tutto vero, ma pretendere dal nostro governo rappresaglie autolesioniste non rende neanche merito alla sua morte. Cosa facciamo, dichiariamo guerra all’Egitto? Oppure facciamo finta di vivere in un altro mondo? Nessun dubbio, l’Egitto è sottoposto ad un duro regime, ma che alternativa praticabile puó frenare l’integralismo islamico? Sarebbe bello poter pensare a soluzioni democratiche, a standard occidentali di libertà e regole condivise, purtroppo peró l’esportazione di questi modelli nei paesi islamici si è rivelata disastrosa. L’Africa ribolle, il Mali è fuori controllo, il Burkina Faso nel marasma, Sudan, Somalia e Libia ridotti al disastro. Ora spariamo pure sull’Egitto, così davvero finiamo invasi. Un povero ragazzo è morto per dimostrare ciò che ognuno di noi già sa, io lo avrei preferito vivo e fuori da qualsivoglia Pantheon.

    • foloso scrive:

      Buongiorno A.B. ,

      rispetto il suo pensiero ma quando dice ….l’Africa ribolle….beh…io mi domando…” e l’ONU cosa ci sta a fare??”.
      Davvero vogliamo credere che NON SIAMO IN GRADO di risolvere la polveriera africana….!?!?!?! gnamo su….non raccontiamoci barzellette….CONVIENE A TUTTI che l’Africa ribolla per poter continuare a vendere armi, droga, poter seminare virus e provare l’efficacia dei vaccini e potrei continuare all’infinito.
      Onore a Regini, Italiano con la I maiuscola, ma il suo sacrificio non cambierà le cose.

      Saluti

      • a.b. scrive:

        Personalmente ho smesso di credere prima all’ONU che a Babbo Natale e comunque non penso che oggi, per quanti interessi economici possano influenzare la politica internazionale, ci siano nazioni disposte a scherzare con il fondamentalismo islamico.

    • Seneseimbastardito scrive:

      Non mi ritengo ne un Italiano coraggioso ne una mosca bianca, mo solo un ragazzo che forse, come Giulio, ama viaggiare, pensare con la proprio testa e con molta umiltà cercare di imparare sempre qualcosa. Quando sento parlare di “invasioni” un mezzo sorriso sarcastico si affaccia sul mio viso, mi piacerebbe davvero che almeno il 10% di quelli che usano quotidianamente questa parola abbiano almeno una vaga idea di quello che succede e come si vive nei paesi dei “nostri invasori” e possano avere più chiaro per un attimo almeno come mai cerchino di venire qui. Sia chiaro, i flussi migratori sono davvero un grande problema per il Paese e per la società in cui viviamo quotidianamente e seppur ogni tanto mi sforzi di pensare ad una possibile soluzione non riesco nemmeno a intravederla. Sinceramente credo proprio che non esista perchè nessuno di noi ha voglia di fare un passo indietro nel proprio stile e tenore di vita. Per concludere con Giulio, la morte non trova mai una degna giustificazione, a maggior ragione quella di un ragazzo…ma per favore, smettete di volerci “vivi” ma al “sicuro” con la testa sotto la sabbia.

  7. VEDO NERO scrive:

    A livello internazionale l’Italia conta sempre di meno, un povero ragazzo italiano, Giulio, ucciso in Egitto con il dubbio se sapremo veramente la verità. Ed i due marò che rischiano di andare in carcere in India avendo ormai appurato che le prove a loro carico erano tutte fasulle, addirittura inventate dalla polizia indiana. Sono già diversi anni ed ancora non è stata fatta la voce grossa a livello diplomatico. E poi tutti gli ordini che ci arrivano dalla Merkel, manco fosse lei il capo dell’UE. Povera Italia. E povero Giulio e poveri marò.

  8. ale benve scrive:

    una sola riflessione:
    Meno male che non ci sono commenti “anonimi” al tuo bellissimo articolo su Giulio Regeni che è stato ucciso per i suoi ideali; qui a Siena si ha paura anche solo di pensare.
    ciao alessandro benvenuti

  9. Cecco scrive:

    Bravo!

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  11. Paolo Panzieri scrive:

    Caro Raffaele,
    mi dissocio un po’ dal coro non per quanto riguarda i concetti espressi, che non possono non essere condivisi, ma soltanto per sollecitare una ulteriore riflessione un pochino più approfondita sul caso di specie.
    Ogni delitto – si sa – presuppone un movente.
    Per i servizi segreti di uno stato totalitario per uccidere uno straniero questo movente dovrebbe essere particolarmente importante.
    Sinceramente devo dire che ancora non è emerso niente in proposito e non credo che l’attività accademica e giornalistica di Giulio di per sé possano rappresentare il tipo di movente che cerchiamo.
    Del resto se questo fosse stato tutto il “fastidio” arrecato, avrebbero ben potuto espellerlo come indesiderabile dall’Egitto con un clamore mediatico ben più modesto.
    Inoltre, si sa che i cadaveri parlano ed attraverso la medicina legale ci raccontano sempre una storia.
    Nella fattispecie una storia tragica, fatta di torture e sofferenze.
    Per questo negli stati totalitari gli oppositori di regola scompaiono nel nulla.
    Tutti ricordiamo i desaparecidos argentini, ma lo stesso è accaduto ovunque ci sia o ci sia stato uno stato di polizia.
    Quindi, in queste fattispecie si dice comunemente che il regime fa ritrovare il cadavere soltanto che ritiene di far ritrovare.
    Magari affinché possa rappresentare un monito per gli altri oppositori ….
    Ma questo nei confronti di uno straniero non parrebbe avere un gran senso, anzi.
    Quindi prima di formulare un giudizio così netto sull’accaduto userei qualche cautela.
    Sinceramente non so se dalle indagini scaturirà qualche elemento ulteriore di analisi.
    Stavolta almeno il nostro governo (non sempre lo fa) pare essersi impegnato sul serio.
    Io resto comunque pessimista per contratto, ma vediamo cosa ne esce.
    Fatto sta che se le cose stessero effettivamente come sembrano adesso i servizi egiziani avrebbero commesso sotto ogni profilo un autogoal notevole ed incredibile, indipendentemente dalla minaccia che Giulio potesse rappresentare per il governo militare egiziano in essere.

    • Groppone da Figulle scrive:

      come ho scritto sopra, concordo che questa autentica provocazione verso il nostro paese sia un tremendo autogoal per Al Sisi, ma non è il primo caso. Oggi viene a galla un caso simile che ha visto come tragico protagonista un francese. Il corpo del povero Giulio è stato “ritrovato” perché si è mosso il capo dei nostri servizi segreti in persona. Il punto è dunque: chi comanda veramente al Cairo? Il regime è davvero monolitico? L’uomo forte del regime ha veramente il controllo sugli apparati? Comprendi bene che questo è un interrogativo angosciante, per chi gli fornisce armi ed appoggio politico.

  12. il solito ignoto scrive:

    oggi si apprende che aveva paura (lo diceva in un suo articolo) in quanto l’11 dicembre scorso era stato fotografato ad un’assemblea di un sindacato indipendente. perchè il suo giornale non l’ha invitato a ritornare? perchè non è scappato o ha chiesto protezione all’ambasciata italiana? era passato parecchio tempo dall’11 dicembre alla sua scomparsa. e se a monte di tutto ciò ci fosse..che so…l’aver adocchiato un’egizianotta e..si sa..da quelle parti fanno pochi complimenti. poi tutto può essere,per carità…che però un ragazzo del genere potesse davvero essere una minaccia contro quel governo che si è sostituito a quegli autentici campioni di democrazia,campioni almeno quanto hamas,che erano i f.m. ….mi convince poco.poi,ripeto,tutto può essere.

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