Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Roma, "Scene da un matrimonio", un film (e 5 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Roma, “Scene da un matrimonio”, un film (e 5 Ps)

- 05/03/17

Questo il variegato menu dell’appuntamento domenicale con la rubrica cultural-ereticale: Roma, vista da 5 scrittori illustri (primus inter pares, Giacomo Leopardi); poi il resoconto dell’incontro di giovedì, agli Intronati, incentrato sul romanzo ereticale “Scene da un matrimonio”; infine, la recensione dell’ultimo film di Ferzan Ozpetek. E per non farsi alcunché mancare, alcuni Ps di ampio respiro…

Buona lettura a tutti, dunque!

 

ROMA, VISTA DA 5 SCRITTORI

Immaginate il seguente dream team di scrittori, poeti ed intellettuali: Dickens, Joyce, Landolfi, Manganelli e, soprattutto, Giacomo Leopardi. Metteteli insieme, all’insegna del minimo comune denominatore romano: che rapporto hanno avuto con la Città eterna, oggi così caduta in basso per i noti problemi di corruzione morale e di degrado sociale.

Questo itinerario lo facciamo grazie a Mirko Zilahy (dalla Lettura del Corriere della sera di domenica scorsa), e ne viene fuori che, tutto sommato, i mali della Roma di oggi non solo non sono certo una novità, ma alcune scene che si potevano vedere illo tempore, oggi – nonostante la suburra di certi manifestanti e la cloaca di certa politica – non si vedono più. Magra soddisfazione, si potrà dire, con ragione parziale; certo nessun tour operator – neanche il più cinico – potrà replicare la scena che capitò di vedere a Charles Dickens, quell’8 marzo 1845 in cui, in San Giovanni Decollato, presenziò alla decapitazione di un uomo da parte del boia più celebrato del tempo, tale Mastro Titta. Con Dickens – certo a molto avvezzo, visto ciò che scrisse su Londra – che resta assai turbato del fatto che nessuno dei tanti presenti risulti all’apparenza turbato (“donne e bambini starnazzavano ai margini della folla”); e non mancano le definizioni di straordinario acume, visto il calibro dei personaggi: proveniente dalla mitteleuropea Trieste, Joyce ci consegna una definizione a nostro modo di vedere magistrale, della Roma di inizio Novecento, che gli appare così: “Roma mi fa pensare ad un uomo che si mantiene mostrando ai viaggiatori il cadavere di sua nonna”. Chapeau.

Infine, Leopardi: per il quale la Roma del novembre 1822 appare una liberazione, rispetto alla prigione recanatese dalla quale aveva cercato indarno di fuggire tre anni prima; ed invece fu delusione a prima (al massimo seconda) vista. “Delle gran cose che io vedo, non provo il menomo piacere, perché conosco che sono maravigliose, ma non lo sento”. E delusione massima – anche quando ritornerà a Roma una decina di anni dopo, ormai celebre – per Leopardi sono anche gli intellettuali locali, tutti rapiti da un estetizzante e del tutto superficiale sentimento della memoria, con “l’antiquaria messa da tutti in cima del sapere umano, e considerata costantemente ed universalmente come l’unico vero studio dell’uomo”.

Per sentire il cuore caldo, il recanatese deve andare sul Gianicolo: a raccogliersi sulla tomba del Tasso, nella chiesa di Sant’Onofrio. E questo, già dice tutto: sulla sua idea di Roma, e di se stesso…

 

“ROSSO ISTANBUL”, UN OZPETEK SPIAZZANTE

Non è un film come la maggior parte degli altri, all’interno della ormai vasta filmografia di Ferzan Ozpetek (ormai anche regista lirico), quello uscito nei giorni scorsi: “Rosso Istanbul”, infatti, è un film difficile da catalogare (e ciò non è un male), perché potrebbe essere una sorta di thriller dell’anima (ma la tensione – pur in certe sequenze presente – resta liminale), senza esserlo fino in fondo; potrebbe essere sic et simpliciter una storia d’amore, che però non viene portata all’happy ending. Gli ultimi minuti della pellicola indicano piuttosto una rinascita, una palingenesi del protagonista – l’intenso, bravissimo, Halit Ergenc -, che torna a vivere, dopo un inenarrabile dramma che l’aveva colpito anni prima: ritrova se non l’amore, il desiderio di (la conturbante e seducente restauratrice Neval, pur innamorata di lui, resterà però ancorata al matrimonio); ritrova poi il desiderio di scrivere, arrestatosi dopo il dramma familiare; ritrova, infine, il piacere della sua fisicità, con un catartico tuffo nel Bosforo. Forse solo “La finestra di fronte” potrebbe essergli paragonato con qualche fondata ragione di essere.

Istanbul, dunque: città del ritorno, per l’autore (il film è tratto dal suo romanzo vagamente autobiografico); le tensioni dell’oggi sono presenti (madri di figli scomparsi nel nulla – desaparecidos ottomane -, ad un certo punto appaiono), ma tendono a restare sullo sfondo. La neoislamizzazione voluta da Erdogan, lo stesso, visto che le storie si dipanano all’interno dell’élite cosmopolita ed intellettuale, assai benestante, della megalopoli (che in qualche modo potrebbe ricordare la Roma, sorrentiniana, ritratta ne “La grande bellezza”). Il tutto – va detto – è ambientato nel maggio del 2016: giusto un paio di mesi prima del tentato colpo di Stato. Ma indubbiamente, ad Ozpetek interessano gli sconquassi delle singole anime, più che la Grande Storia, tra l’altro in presa diretta.

Film che ricorda certi capolavori di Antonioni o Bergman, e che, nei dialoghi, rischia un po’ – va detto – una artificiosità e sentenziosità di fondo: ma gli sguardi, gli occhi dei protagonisti, più ancora delle parole, mantengono il film ad un livello di intensità e sincerità che merita la visione.

 

“SCENE DA UN MATRIMONIO” AGLI INTRONATI

Sempre arduo, scrivere di un evento incentrato su di un proprio libro; ma l’occasione è in effetti ghiotta, e lo facciamo anche per chi, pur interessato, giovedì pomeriggio era al lavoro o altrove impegnato.

Per Luigi Oliveto, il libro ereticale è un “romanzo di costume”, con “personaggi estremamente credibili” al suo interno; da navigato recensore quale è, si è tenuto sul finale la critica: “Scena da un matrimonio”, per lui, “procede troppo in orizzontale”, per capirsi con meno attenzione del dovuto all’inventio. Gli ho risposto che la cosa – che piaccia o meno – è consapevole e voluta: le “scene” sono infatti come blocchi (capitoli), in cui ogni volta si presenta o qualche nuovo personaggio, o si aggiunge qualcosa su qualcuno già presentato.

La Preside (ora in meritata pensione) Sabrina Pirri ha squadernato, da par suo, svariate citazioni ad hoc (la migliore, forse, la celiniana “innamorarsi è niente, è restare insieme che è un problema”), ed è riuscita financo a scovare una frase pro-matrimonio del grande Erasmo da Rotterdam (in un Capitolo del romanzo, l’intellettuale cinquecentesco è più volte citato, con le sue idee sulla relazione matrimoniale).

Quanto a Roberto Barzanti, il padrone di casa ha insistito – nell’intervento di apertura – su quello che ritiene una chiave di lettura fondante dell’opera: l’inautenticità dei rapporti; nel secondo, invece, ha insistito soprattutto sulla “narrazione sociologica” del libro (anch’egli, come Oliveto, sottolineando la poca inventio presente), con l’attenzione continua dell’autore sui costumi dell’oggi. Di Siena, ma non solo.

Sperando di essere riuscito a fare una decorosa ipersintesi di un’ora e mezzo di chiacchiere (con il ficcante intervento, dal pubblico, del sempre presente Simone Poli, che conosce i libri ereticali meglio dell’autore!), chiudiamo dicendo che chi c’era crediamo non si sia pentito di esserci. E che il nostro “Più libri, meno Facebook”, è sempre più attuale e cogente…

Ps 1 Per i noti motivi, in questi giorni si è parlato molto di eutanasia (ma ovviamente la Legge non si farà, tranquilli); una aggiunta: sapete come si chiama la clinica svizzera in cui l’ex dj Fabo è andato a morire? Si chiama Dignitas, e nome più azzeccato non crediamo potrebbe esserci.

Ps 2 In settimana, si celebrerà l’8 marzo. La polemica sul consumismo e sul politicamente corretto non la facciamo più, perché sarebbe ripetitiva e stucchevole. Ci permettiamo di suggerire la lettura del contributo dello storico Emilio Gentile (Sole 24 ore Cultura di oggi), incentrato sulla ricostruzione dettagliata dell’8 marzo 1917 (23 febbraio secondo il calendario giuliano). Il titolo (“La Rivoluzione partì dalle russe”) già dice tutto, no?

Ps 3  La Svezia – democratica, pacifista, governata dai progressisti – si riarma di brutto: incremento del 15% di spese militari, ritorno alla leva obbligatoria (femmine e maschi, chapeau). Si parte con la classe del 99, ma è il 1999…

La paura di Putin, abbinata al disimpegno USA in Europa, fa questo ed altro; ed il ricordo di quel giorno del 1709, a Poltava, fa il resto: Putin novello Pietro?

Ps 4 Intervista choc su Repubblica di oggi: lo chef Carlo Cracco lascia MasterChef. Il fatto che ci sia un richiamo in prima pagina fa capire molte cose dell’Italietta di oggi (ed anche di Repubblica, a dirla tutta).

Ps 5 Menu ricco assai, dopodomani al “Martedì dell’eretico” (Siena tv, ore 22 in punto).

Si parte con il caso Augusto Mattioli, all’interno del Processo alla vedova Rossi, con tutte le implicazioni del caso; poi la figura Luigi Marroni (vedasi pezzo di venerdì), l’inguaiatore principe del “Giglio nero” (Espresso scripsit); si conclude con una intervista ad Alessandro Piazzi di Estra, per cercare di capire meglio il perché della salata multa comminata nei giorni scorsi. E qualcosina si dirà anche sulle Strade bianche, dai…

9 Commenti su La domenica del villaggio: Roma, “Scene da un matrimonio”, un film (e 5 Ps)

  1. Simone Poli scrive:

    Caro Raffaele

    il tuo è un romanzo per immagini.
    (Vitaliano è già oggetto di culto…è non è una facile ironia).

    Se il testo risulta semplice e orizzontale è perché le persone non parlano.
    Sono inautentiche perché non si esprimono.
    Ma uno le vede.
    Vede parlare le intenzioni, vede il controllo che tutto riassume.

    Non c’è una stilla di amore nemmeno per chi “vince” in questo rapporto.
    E quindi riesci a tenere insieme persone che starebbero insieme ugualmente.
    Capisci.
    Sono talmente prevedibili nel loro “triste squalificarsi” (la parola chiave è : fallito) che non hanno bisogno di ribellarsi nemmeno all’autore.

    Perfino la lucida carnefice (che tale non viene definita) si inchina al tuo autoritario giudizio.
    Non si scappa.
    Qui nessuno scappa da se stesso (soprattutto).

    Il testo è già una sceneggiatura…
    Pochi dialoghi ma tante, tante evocazioni.
    I tuoi personaggi adorano la brevità (per necessità).
    Ma qui la brevità cade prima di muoversi.

    Grande metafora : sono caduti, stanno cadendo ma restano in piedi , come un triangolo isoscele (non hai specificato le altezze…e comunque si compensano…).

  2. Foffo dell'Acqua Borra scrive:

    speravo in du’ righe sullo scontro tra pinassi pentastellino e valentini sindaco. ho visto la puntata e devo dire che il 5 stelline ha decisamente vinto l’incontro. a quanto pare non si ricandidera’, però. peccato, mi aveva convinto.

  3. anonimo scrive:

    Caro Professore
    Credo che nessuno desideri un accanimento terapeitico, ed una legge adatta a questa visione sarebbe auspicabile.
    Ma questi progressisti che sbandierano la dolce morte all’estero mi lasciano non poco perplesso.
    Ora ti dico come la penso. Negli ultimi quaranta anni abbiamo assistito ad un attacco su tutti i fronti alla chiesa Cristiana. E ai suoi principi. Ho visto finanziamenti esterni ma in particolar modo dall’interno. Ecco ora la Cristianità occidentale è distrutta. E sono stati distrutti tutti i contributi Greco Romani che essa conteneva.
    Basta vedere l’Europa in che schizifrenia si e’ cacciata. Da una parte i nichilisti o progressisti dall’altra i popolisti che insieme stanno rompendo tutto.
    Caro professore il destino e’ segnato…..
    Ed e’ segnato anche per la Svezia, perche’ non credo che Putin abbia intenzione di invaderla, si rovina spendendo in armamenti inutili.
    Non che la Russia non abbia le armi, ma al momento ha le migliori menti diplomatiche e lo ha dimostrato con la schiacciante vittoria in Siria. E presto tutta l’Asia si allienera’ al progetto Eurasia

  4. Scusa se mi intrometto ,ma vorrei capire l’ ultimo
    Periodo.
    Allineera o alienera’ che son diversini come concetti. Non per polemizzare
    Ma per chiarezza .
    Poi che dire, le radici occidentali mi sembrano più come dici greco
    romane,l innesto della marza cristiana mi pare che abbia dirazzato subito.
    Tra cattolici e laici sul testamento biologico e su aborto e concepimento
    Mi pare che si preoccupino tutti e due i fronti ,dell inizio ,e del fine
    Vita ,ma poco di ciò che sta in mezzo.
    Sarà un caso?
    Su Putin e la Russia ,sai loro pensano ai loro interessi,e’ l Europa che
    Pare invece pensare agli interessi delle oligarchie apolidi,e poco a quelli
    Dei suoi abitanti.
    Sarà un caso anche questo?
    Saluti

    • anonimo scrive:

      Caro Manunta
      Scrivere con un telefonino è un poco complesso. Volevo dire che titti i paesi asiatici convergeranno verso l’Eurasia, indistintamente dalla loro Religione.
      Riguardo alla chiesa Cristiana conservava in se quasi tutta la tradizione Greco-Romana. Aristotele, Il grande dei grandi. La visione Tolemaica, discutibile ma nata dentro una immensa Biblioteca. E il diritto Romano, che teneva insieme popoli diversi sotto un grande impero. E non ti basta????
      Io non critico i diritti acquisiti negli ultimi quaranta anni. Però uno non può definirsi cristiano, perché ne ha rinnegato i fondamenti. I risultati si vedono. E comunque questa è una mia certezza , ma sempre un opinione.

  5. Mefistofele scrive:

    Ottimo Simone Poli, concordo in pieno sul fatto che Scene da un matrimonio è una sceneggiatura già pronta per l’uso: film agrodolce, ci sarebbe voluta la cattiveria di un Salce o di un Monicelli o anche del miglior Risi. Oggi non so chi potrebbe, ma mi piacerebbe che qualcuno lo facesse, perché il libro lo merita in pieno. Grazie Eretico, anche di questo!!

  6. O Virzì o……. Virzì
    Ma schiodallo dalla costa non è semplice,
    Dei labronici c’ ha le misure
    Di voi ,non è facile pigliarle , ne descriverle ,siete dimorto a modo vostro, rimugini dimorti ,e discorsi pochi, e se uno c’ ha poca pratica …
    Ma una riduzione teatrale sarebbe roba che potreste fare da voi.
    A vostro peso e misura.

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