Eretico di SienaXXV aprile: i marò e gli "omuncoli da avanspettacolo" - Eretico di Siena

XXV aprile: i marò e gli “omuncoli da avanspettacolo”

- 26/04/14

Ho aspettato non a caso il giorno dopo, per scrivere del XXV aprile di quest’anno: volevo infatti avere il polso dell’accaduto.

A livello generale, leggasi nazionale, quest’anno abbiamo una conferma: il XXV aprile è una data che divide, che lacera; ogni tentativo (ricordate Violante, al proposito?) di renderla diversa, cioè condivisa, è destinato al fallimento. Piaccia o meno, la Storia (degli ultimi anni) questo ci insegna, e ieri ne abbiamo avuto l’ultimo esempio: antifascisti contro nostalgici; ebrei contro filopalestinesi (a Roma, in particolare); no Tav contro “allineati” piddini (a Torino, ovviamente).

Quest’anno, poi, la ciliegina l’ha fornita il Presidente (di stampo monarchico) Giorgio Napolitano, con la sua apologia aprioristica del militarismo, condita dalla difesa (altrettanto aprioristica) dei due marò (per tacere della implicita polemica con la Boldrini sulla priorità degli investimenti: asili nido o F-35?).

Solo due domande:

1) se un’uscita così l’avesse fatta un Presidente dal passato differente da quello di Napolitano, cosa avrebbero scritto i corifei del politicamente corretto in salsa piddina? Ve lo dico io, memore del caso Cossiga (e non solo): sarebbe insorti, ed avrebbero scatenato una campagna mediatica con pochi precedenti;

2) la questione dei marò è complessa (perché l’Esercito schierato a difesa di una nave privata?), ma le parole di Napolitano sono talmente dure, da essere paragonabili a quelle putiniane contro Kiev: che facciamo, dichiariamo guerra all’India, caro Presidente?

 

Veniamo alla celebrazione locale: la quale purtroppo non si è distaccata in niente dalla consueta liturgia che chi, come lo scrivente, ne ha frequentate davvero tante, conosce a menadito. Chi si aspettava una discontinuità da parte del buon Bruno Valentini, è stato deluso. Transeat.

Il discorso della professoressa Groppi – lo ammetto – me lo sono perso, ma credo di non dovermi addolorare troppo (non parliamo di quelli istituzionali); Vittorio Meoni, da par suo, ha parlato – con voce ancora stentorea, nonostante gli anni – del XXV aprile, ovviamente dal punto di vista di chi la Resistenza l’ha fatta.

Troppo è l’affetto che mi lega a Vittorio per polemizzare con lui; mi permetterò solo, dunque, di commentare un passaggio del suo stimolante intervento, quello in cui ha duramente attaccato gli “OMUNCOLI DA AVANSPETTACOLO” che sporcano la memoria resistenziale. “A loro i miliardi, a noi i morti!”, ha concluso l’ex partigiano.

Il dubbio, onestamente, c’era: Meoni alludeva, oltre che a Berlusconi ed a Grillo, anche a Renzi (non miliardario, ma certo con tratti da “avanspettacolo”)?

Avvicinatomi a Vittorio dopo la conclusione dell’intervento, lui ha escluso categoricamente il tutto, pur ammettendo che Renzi gli garba davvero pochino.

Vorrei chiedere ai presenti (sempre meno numerosi, sempre più avanti con gli anni): gli “omuncoli da avanspettacolo” certo sono lontani anni luce dagli ideali resistenziali (peraltro non tutti i resistenti avevano scelto di andare in montagna per motivi ideali, come la migliore storiografia ha ampiamente dimostrato). Ma i Penati, i Genovese o i Mussàri – per dire – sono, loro, degni eredi della Resistenza?

Nel Cortile del Podestà, poi, ho visitato la mostra fotografica di Alessio Duranti (fino al 4 maggio: la raccomando, per alcune belle foto, corredate da alcune ottime citazioni resistenziali, da Fenoglio a Meneghello, da Vittorini a Quasimodo, a Caproni).

Leggo, nel libro dei visitatori, un commento:

“Pensavo di essere stato fortunato per non avere sofferto la vostra epoca (riferito ai partigiani, Ndr). Invece ora sento che è peggio”.

Gli rispondo con le parole di Giorgio Caproni:

“Eravamo in quattro nel gelo limpido delle montagne e una compagnia di tedeschi ci braccava. E il medesimo dolore che c’era dentro le nostre dita era nelle fibre del nostro cuore, più freddo di un sasso ma ancora troppo sensibile per non soffrire tutto quel doloroso gelo”.

Caro visitatore, dammi retta: meglio vivere in questo tempo melodrammatico, con i Renzi-Berlusconi-Grillo-Casini, che con la Gestapo in casa. Molto meno eroico, molto più squallidamente sicuro…

 

Ps Casca giusto a fagiolo, lunedì 28 (Cripta della Chiesa di San Giuseppe dell’Onda, ore 17), l’incontro organizzato per commentare lo studio di Floriana Colao sul Processo al più importante fascista senese (di origine istriana), Giorgio Alberto Chiurco.

Parleranno l’autrice, Mario Cataldo, Mauro Barni e l’augusto padre.

 

 

22 Commenti su XXV aprile: i marò e gli “omuncoli da avanspettacolo”

  1. anonimo scrive:

    Caro Eretico
    La resistenza è come sempre accade: c’è chi la fatta e chi dice di averla fatta.
    Putin ha vinto una guerra e noi questo inverno siamo al freddo, peggio di così. Capisco che non ti sia simpatico ma lui ha l’energia e noi no…….fai te

  2. Edoardo Fantini scrive:

    In ogni Stato del mondo, in caso di guerra, i renitenti alla leva vengono condannati ad anni di galera, e se imbracciano le armi per sparare agli eserciti regolari vengono messi al muro e fucilati. Queste non sono le norme fasciste, ma di tutti gli Stati che hanno un codice penale militare da far valere in tempo di guerra. Anche nella contemporanea Italia le leggi sono queste: l’articolo 167 del sopra indicato codice riporta i concetti espressi in precedenza (dal 1994 è stata sostituita la pena di morte con quella dell’ergastolo, ma dal 1945 ad allora è stato così). Ciò spiega che anche secondo i valori dell’Italia di oggi non sarebbero tollerati i partigiani. Vittorio Meoni era a Montemaggio, nel 1944, con un gruppo di partigiani armati che in uno scontro uccisero il milite delle forze regolari Merlino Merli. Gli altri una volta catturati furono fucilati, ma Meoni si salvò. Ferito, fu ricoverato all’ospedale, curato e poi incarcerato: ma per lui nessun plotone di esecuzione, in pratica fu risparmiato. Verso di lui nessuna applicazione della legge, la stessa ritenuta giusta anche dall’Italia nata dalla Resistenza. Eppure è da quel 1944 che racconta la cattiveria degli uomini dalla Repubblica Sociale Italiana.

    • M. Orlandini scrive:

      Concordo con Lei e ritengo che, dopo 70 anni, potremmo anche dire cosa è effettivamente stata la c.d. Resistenza

      • Edoardo Fantini scrive:

        Caro Orlandini, nel 1947 le Potenze Alleate fecero a Parigi il trattato di pace con l’Italia non più fascista. E se lo chiamarono di pace era perché evidentemente, aldilà di tanti paroloni, fino a quel momento con l’Italia, anche quella non fascista, si erano considerati in guerra. All’ art. 16 si trova scritto: ” L’Italia non incriminerà né altrimenti perseguiterà alcun cittadino italiano, compresi gli appartenenti alle forze armate, per il solo fatto di avere, durante il periodo di tempo corrente dal 10 giugno 1940 all’entrata in vigore del presente trattato, espressa simpatia od avere agito in favore della causa delle Potenze Alleate ed Associate”. Di opposta logica l’art. 45:” L’Italia prenderà tutte le misure necessarie per assicurare l’arresto e la consegna ai fini di un successivo giudizio dei sudditi della Potenze Alleate o Associate, accusati di aver violato leggi del proprio paese, per aver commesso atti di tradimento o di collaborazione con il nemico, durante la guerra”. A quali cittadini alludeva l’art.16 se non a quelli della Resistenza? Se si voleva che non fossero incriminati nell’Italia post fascista era perché l’incriminazione la rischiavano si, oppure no? Direi di si, e questo anche secondo i principi degli Alleati, che infatti con l’art.45 chiedevano di poter arrestare i propri cittadini se avevano collaborato con il nemico durante la guerra. Come può vedere, caro Orlandini, studiando i documenti ufficiali degli Stati, cioè le leggi e i trattati, si riescono a capire molte più cose che non ad ascoltare le teorie dei professori di storia o dei politici.

        • Gianni Meiattini scrive:

          Non ho capito, sicuramente per colpa mia, cosa avete scritto prima e su quale concetto volevate far riflettere chi leggeva i vostri post.
          Ho sempre cercato di valutare gli aspetti della vita che vivo e della storia del mio paese non in “fascisti o antifascisti”, di destra o di sinistra, ma in Giusto o sbagliato.
          Spesso e’ già un risultato importante riuscire a capire qual’e’ “il male minore”. Tra un partigiano e un armiamoci e Partite c’è poco da scegliere………

          • Edoardo Fantini scrive:

            Caro Gianni, i partigiani erano dei renitenti alla leva che sparavano sui militari della Repubblica Sociale Italiana e sui civili fascisti. In nessuna parte del mondo questo è tollerato (neanche dalle leggi dell’Italia attuale), cioè ovunque è ritenuto un reato sia che succeda in tempo di pace, peggio se succede in tempo di guerra . Quanto al detto “armiamoci e partite” non so che cosa vuoi dire, visto che nella storia dell’uomo sono sempre stati i politici a dichiarare la guerra e poi non sono mai partiti ma hanno ordinato di farla ai soli militari.

  3. Luca Fantuzzi scrive:

    Caro Eretico. Ognuno ha le sue idee. Detto questo, i militari si processano nel loro Paese, è solare che la questione è strumentalizzata dall’India, senza far guerra a nessuno bastava arrestarli a Natale senza rimandarli là. E poi sono genitori a cui è senza motivo negato di vedere i figli. E questo è il peggior crimine. D’altronde, un bel tacer non fu mai scritto.

  4. Eretico scrive:

    Caro Luca,
    come scritto, la questione dei due marò è davvero molto complessa ed ardua da affrontare.
    Nel merito della difesa, da parte dell’Esercito, di un interesse privato, non mi hai detto niente. Non mi pare cosa da poco.
    E poi: “i militari si processano nel loro Paese”, scrivi; io, per esempio, i militari statunitensi del Cermis li avrei voluti processare in Italia. Tu no?

    L’eretico

    • Luca Fantuzzi scrive:

      Sì e lo stesso avrei fatto con quelli che ammazzarono Calipari. Però non è successo. Tralascio il caso di J. Romano. Vorrei che ai nostri marò fosse riconosciuto lo stesso diritto. Altrimenti il diritto internazionale lo facciamo riscrivere al conte Attilio e proponiamo anche la bastonatura degli ambasciatori poco graditi.
      Se poi la missione che svolgevano sia giusta o sbagliata, sinceramente non mi interessa nulla, perché in India non stanno processando né un Capo di Stato Maggiore, né un’ideologia, ma due poveracci che da più di due anni sono stati negati ai loro affetti (e che, diciamocelo chiaro, non hanno fatto proprio nulla).
      E poi: è peggio scortare una nave mercantile con una fregata, oppure rimandare in India i due marò per vendere qualche eliccottero in più?

  5. Silvia Tozzi scrive:

    Fra le tante celebrazioni del 25 aprile, ho molto apprezzato il documentario diffuso dalla Provincia: “1944.2014 – Siena Ricorda”, del bravo giornalista Juri Guerranti.Ci sono dentro moltissime interviste, non solo agli ultimi ex-partigiani viventi,documenti d’archivio, ed anche spunti di storia e politica senese di quei terribili anni, che restano da approfondire proprio perché “scomodi”.
    Silvia Tozzi

    • Edoardo Fantini scrive:

      Per approfondire sulla Resistenza posso consigliare il libro “Lo strano soldato” Autobiografia della Brigata Garibaldi. E’ stato scritto da 18 partigiani e molti di loro spiegano con quale spirito fossero lì: “…non mancava certo la fiducia nel Partito e nell’Unione Sovietica…”pag.25. E per fare che cosa: “… per battere non solo i fascisti e i tedeschi, ma anche gli industriali e i proprietari terrieri per costruire la società socialista…” pag.192… anzi comunista…pag.153. Infatti: “si era partigiani non solamente per combattere repubblichini e tedeschi per poi tornare tranquillamente nelle nostre case, contenti del contributo dato alla liberazione del paese. L’obbiettivo principale era quello di continuare la lotta per farla finita una volta per sempre coi padroni…”pag.246. E ci furono anche: ” …quelli che il nostro Comando chiamava eccessi e reati, ma in realtà erano doverosi atti di giustizia popolare nei riguardi dei fascisti.” Questo, Silvia è solo un assaggio, nel senso che nel libro c’è molto, molto di più.

  6. Silvia scrive:

    Nell’Onda sarà certamente più vivace che in Biblioteca comunale, dove si assisté ad una stanca esposizione dei luoghi comuni resistenziali. A chi giovano le celebrazioni formali, senza verve? Non certo allo spirito della Resistenza!

  7. Paolo Fioravanti scrive:

    In Siria una gran parte dei “partigiani” lotta contro un dittatore per imporre la dittatura della Sharia. In Italia gran parte dei “partigiani” lottavano contro un dittatore per imporre la dittatura del proletariato alias comunismo sovietico di Stalin. Bisognerà una volta per tutte fare chiarezza sui sempre sbandierati “valori”. Ci sono valori e disvalori e la falce e martello apparteneva ai secondi. Lo vogliamo ammettere dopo tanti decenni.

    • Edoardo Fantini scrive:

      Caro Paolo, non c’è bisogno che nessuno lo ammetta, come scrivi tu “…dopo tanti decenni”, perché fu “candidamente”documentato negli anni ’60-70 dagli stessi partigiani nei libri “Lo strano soldato” scritto da 18 di loro, e “La resistenza nella provincia di Siena” di Tamara Gasparri. Solo che questa verità sacrosanta non viene insegnata nelle scuole e nelle università perché i docenti, pur di parlare male del fascismo (che non conoscono, credimi), non analizzano il vero motivo che armò le mani di tutti quei comunisti.

  8. Anonimo scrive:

    Ora e sempre Resistenza

    Lo avrai
    camerata Kesserling
    il monumento che pretendi da noi italiani
    ma con che pietra si costruirà
    a deciderlo tocca a noi
    non con i sassi affumicati dei borghi inermi
    straziati dal tuo sterminio
    non con la terra dei cimiteri
    dove i nostri compagni giovinetti
    riposano in serenità
    non con la neve inviolata delle montagne
    che per due inverni ti sfidarono
    non con la primavera di queste valli
    che ti vide fuggire
    ma soltanto con il silenzio dei torturati
    più duro d’ogni macigno
    soltanto con la roccia di questo patto
    giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
    per dignità non per odio
    decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
    su queste strade se vorrai tornare
    ai nostri posti ci ritroverai
    morti e vivi con lo stesso impegno
    popolo serrato intorno al monumento
    che si chiama ora e sempre
    Resistenza.

    — Piero Calamandrei (scheda)
    da PensieriParole

    • Edoardo Fantini scrive:

      La Resistenza quantificata dal partigiano Giorgio Bocca nel libro “Storia dell’Italia partigiana” : 8 settembre 1943 i partigiani erano 1650 (pag. 103); dicembre 1943 erano 3800 (pag. 109); aprile 1944 erano 12.600 (pag.297); luglio 1944 erano 45000 (pag.389); marzo 1945 erano 80000 (pag.569); metà aprile 1945 erano 130.000 (pag.569); 25 aprile 1945 erano 250.000-300.000 (pag.569). Non ho mai saputo quanti erano i militari tedeschi in Italia, quelli della Repubblica Sociale so che assommavano a 900.000. A guardare questi numeri, la promessa di Calamandrei (…ora e sempre Resistenza) non so chi dovrebbe impensierire se non quelli che stavano dalla sua parte.

  9. Gianfranco scrive:

    Che la guerra partigiana non sia stata un pranzo di gala non vi è dubbio.
    Che tra i partigiani vi fossero canaglie non vi è dubbio.
    Che tra i repubblichini vi fosse chi aveva aderito per uno slancio ideale non vi è dubbio.
    Che lo scempio dei cadaveri di Mussolini e Petacci a Piazzale Loreto sia stato un obbrobrio non vi è dubbio.
    Che le Brigate Garibaldi lottassero per la rivoluzione comunista non vi è dubbio.
    Che i partigiani fossero renitenti alla leva non vi è dubbio.
    Ma la più grande mistificazione che si possa fare è mettere fascisti e antifascisti sullo stesso piano. I fascisti hanno privato della libertà l’Italia per vent’anni, gli antifascisti, comunisti compresi (sono i fatti della storia che contano non le intenzioni), ci hanno ridato la libertà e la democrazia, certo insieme agli alleati.
    Fascisti e antifascisti non sono affatto sullo stesso piano e niente conta se erano renitenti alla leva che combattevano in armi, anzi per fortuna lo erano e per fortuna che imbracciarono le armi.
    La storia insegna che ribellarsi è giusto quando si lotta contro l’ingiustizia e se occorre violare le leggi del potere ed esercitare la violenza poco importa. La storia insegna che le grandi trasformazioni nel senso della libertà e del progresso, ben difficilmente sono avvenute senza spargimento di sangue.
    Ribellarsi contro l’ingiustizia è giusto, anzi doveroso e i partigiani fecero questo e ci hanno dato, al di là delle intenzioni dei singoli (leggi comunisti che avrebbero volentieri fatto la rivoluzione)la libertà di cui oggi godiamo. Non possiamo non ringraziarli anche se è giusto riconoscerne gli errori, le ingiustizie commesse e tutto ciò che di sbagliato hanno fatto.
    No, proprio no: fascisti e antifascisti non sono sullo stesso piano, non lo erano allora e non lo sono oggi.

    PS = Che i due marò debbano essere processati in Italia, non vi è dubbio poiché i fatti sono successi in acque internazionali, non dimentichiamo però che hanno ucciso due innocenti pescatori, certo credendoli pirati ma non per questo possono essere considerati degli eroi.

  10. Edoardo Fantini scrive:

    Caro Gianfranco, il fascismo cambio’ l’Italia con i trenta punti della Carta del lavoro e tolse a chiunque il diritto di cancellarla: nessuno Stato concede la possibilità agli avversari di annunnarlo. Ma se nessuno te la spiega quella Carta come fai a giudicare?

  11. Gianfranco scrive:

    Francamente parliamo lingue diverse, anche il più abbietto dei regimi fa cose giuste e nessuno stato prevede nelle sue leggi che possa essere rovesciato. Peccato però, che come ho già scritto, la maggioranza dei progressi nella storia abbia sempre preteso un tributo di sangue, tramite rivoluzioni o lotte molto dure. Così è stato per il Risorgimento e così è stato per la cacciata del fascismo.

    • M. Orlandini scrive:

      Tutti questi anni sono passati invano.
      Continuiamo ad esprimerci per concetti precostituiti e frasi fatte.
      Mi permetto di invitarLa a verificare chi sono stati i protagonisti del nostro Risorgimento.
      Stendiamo,poi, un velo pietoso sugli “eroi” della Resistenza che avrebbero sconfitto il fascismo.
      Se non ci fossero stati gli americani…..!!!!

    • Edoardo Fantini scrive:

      Allora se ti dico che il fascismo cancellò lo Stato liberale dall’Italia e gli alleati ne favorirono il ritorno, di fatto mi rendo incomprensibile. Non è che parliamo lingue diverse, è che io studio il fascismo quasi giornalmente da più di venti anni e tu vai dietro alle facili suggestioni del tipo: “negazione delle libertà…regime oppressivo…feroce dittatura…prepotenza in camicia nera..” e altre frasi del tutto prive di dati di fatto, che per uno Stato si chiamano “leggi”. Ecco da dove si capisce uno Stato:dalle sue leggi. Non dagli slogan più o meno efficaci nei confronti di chi non ha voglia di pensare. Comunque, questa discussione parte dal 25 aprile e dal Meoni renitente alla leva che spara su un esercito di sanguinari che però quando lo catturano non lo fucilano. Lo avesse fatto agli Alleati sai come sarebbe finito?

  12. Fede scrive:

    Non ho studiato il fascismo vent’anni, ma ho dovuto parlarne in un corso universitario qualche anno fa. Quindi ho letto, studiato, mi sono documentato, e in effetti diverse cose mi hanno affascinato (la carta del lavoro è fra queste). Però… come la mettiamo col biennio nero? Con l’assassinio di Matteotti? Con le varie elezioni completamente farlocche? Col mandare i soldati in Russia drammaticamente privi di un equipaggiamento degno? Mi scuso per il fatto di mescolare cose di epoche diverse, ma nei miei studi ho visto come il fascismo, malgrado la violenza che ne è sempre stata elemento caratteristico imprenscindibile,fino alla fine degli anni venti è stato un laboratorio politico non privo di interesse, poi i pensieri più fini e sottili sono stati messi a tacere, e gli anni 30 sono stati una serie di tragedie. Il babbo di mia nonna, contadino piemontese, fu costretto a emigrare perché rifiutò di fare la tessera fascista, e con lui tanti altri italiani. Forse bisognerebbe smettere di demonizzare il fascismo, ma non si può scinderlo dalla figura di Mussolini, e Mussolini c’ha portato in guerra. Ha fatto costruire Latina, ok, avrà fatto altre belle cose, ma c’ha portato al macello, e non vedo come si possa prescindere da questo.

Rispondi a Silvia Tozzi Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.