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Taccuino siciliano (I): don Puglisi (e Ballarò)…

- 04/08/14

La Sicilia, dunque; Palermo, finalmente: per tanti motivi, l’eretico aveva un appuntamento – da anni, da molti anni – con quest’isola, con questa città.

Di certo, senza tutto ciò che avevo letto, studiato e visto (non autopticamente: cinema e televisione) su Cosa Nostra, non credo mi sarebbe interessato così tanto di approfondire il Sistema Siena; di certo, senza gli strumenti di conoscenza che mi sono stati forniti dallo studio delle dinamiche di Cosa nostra, avrei avuto meno strumenti per approcciare il “Groviglio armonioso”.

Entro in Cattedrale, sotto un sole cocente ma ben mitigato da una brezza dolce e persistente: molto più bello dall’esterno che all’interno (a cagione del rifacimento tardo settecentesco), il Duomo di Palermo unisce il Sacro (ovviamente) al Profano, giacchè vi riposa anche Federico II, Stupor mundi ma anche Anti-Cristo, per la Chiesa del suo tempo (Dante stesso lo inserisce nel X dell’Inferno, quello degli epicurei).

La cosa che più colpisce all’interno della Cattedrale (rectius: la cosa che più mi ha colpito) è la gigantografia di don Giuseppe Puglisi, il don Pino del bel film “Alla luce del sole” (era interpretato da Zingaretti). Il prete di Brancaccio fu crivellato di colpi mafiosi davanti alla sua chiesa, nel popolare – diciamo così – quartiere palermitano di Brancaccio: era il settembre 1993; esecutore, il killer mafioso Salvatore Grigoli, mandanti i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano.

Don Puglisi è stato beatificato il 25 maggio dello scorso anno, primo esponente della Chiesa cattolica beatificato in quanto vittima della Mafia.

Sempre all’interno della Cattedrale, subito oltre la gigantografia, c’è una bella mostra fotografica in 18 “stazioni”, incentrata sulla biografia del sacerdote: nato nel 1937, in seminario a 17 anni, dal 1978 alla morte docente di Religione nel Liceo Classico Vittorio Emanuele II (che è giusto di fianco alla Cattedrale!), impegnatissimo nel sociale, in prima linea, senza tentennamenti, contro Cosa Nostra. Agli studenti, ai suoi studenti soleva dire, con piena adesione evangelica:

“noi dovremmo metterci con il povero e avere l’indispensabile assieme a Lui”.

E qui arriva il punto dolente: è risaputo che don Pino fu lasciato solo, dalla Curia palermitana; sì, l’Arcivescovo (e Cardinale) Pappalardo lo aiutò economicamente, per comprare una casetta della parrocchia (come puntualmente documentato dalla mostra); sì, gli mandò delle suore, affinché don Pino venisse aiutato (come puntualmente documentato dalla mostra): ma lo lasciò solo davanti all’incombente pericolo di morte, poi materializzatosi in quel giorno di settembre.

Di tutto ciò, nella mostra non c’è traccia alcuna (così come dei nomi e dei cognomi dei mandanti): curiosa – e non perdonabile – omissione…

L’allora Arcivescovo Pappalardo ha il suo sepulcrum proprio a pochi passi dalle foto su don Pino: ma lui – incapace di affrontare di petto la stortura mafiosa – è morto a 88 anni, don Pino a 56…

La Chiesa palermitana, oggi, usa sfacciatamente don Pino come suo martire, e ne vende (ebbene sì!) financo i santini; quando andava aiutato, però, lo lasciò solo. Detto questo, detto tutto.

 

Ps 1 All’ingresso della Cattedrale, grande manifesto pubblicitario della nuova Ypsilon della Lancia, con biondona ammiccante annessa. Costa (la macchina, non la biondona) 9.950 euro, con 5 porte, clima e radio. “Questa pubblicità contribuisce al restauro della cattedrale”. Excusatio non petita…

 

Ps 2 Poteva l’eretico non passare dal luogo del recente “inchino” in favore di Cosa Nostra, in quel di Ballarò (popolare mercato locale)? Certo che no!

Luogo multietnico quant’altri mai: negozi per le treccine gestiti da giovani donne di colore, ristoranti multietnici a destra e manca. Ma soprattutto: Piazza Ponticello – luogo del “fattaccio” – è indicata in italiano ed in arabo (!). A dimostrazione del fatto che i due, lontanissimi, secoli di dominazione araba (dall’800 al Mille) hanno lasciato pochissimo dal punto di vista prettamente architettonico, ma molto sul piano della lingua.

6 Commenti su Taccuino siciliano (I): don Puglisi (e Ballarò)…

  1. anonimo scrive:

    Caro Eretico
    Ricordati fra Cristoforo………

  2. adriano.fontani scrive:

    Un involontario accostamento tra la massonica corruzione senese e la mafia siculo-palermitana l’ha fatto una settimana fa Rai 1 Mattina intervistando prima il sindaco della nostra “aggrovigliata” citta’ Bruno Valentini e subito dopo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
    Orlando parlava apertamente della loro piaga, da combattete e sconfiggere: la Mafia.
    Valentini nemmeno mezza parola sulla piaga della nostra citta’, la Massoneria, parola tabu’ come 40 anni fa lo era la parola “mafia” in Sicilia.
    Siamo dunque 40 anni piu’ indietro rispetto a Palermo. Adriano Fontani

  3. Anna G scrive:

    Tutto il mondo è paese… così, semplicemente

  4. stefano scrive:

    fa certamente ribrezzo sentire il valentini di oggi con il valentini ante elezioni, due persone completamente distanti..
    chissa’ chi lo sa

  5. Silvia (quell'altra) scrive:

    bravo Eretico, gran bel report, viaggia, che star lontani da siena può solo far bene, purtroppo!
    Valentini? Peggio di Ceccuzzi, che ha una solida (non direi mai stolida, per carità diddio!) coerenza…

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