Eretico di SienaTaccuino siciliano (III): Palermo come Siena? - Eretico di Siena

Taccuino siciliano (III): Palermo come Siena?

- 08/08/14

Diceva, scriveva Leonardo Sciascia che la sua Sicilia era IRREDIMIBILE: come forma mentis, come atteggiamenti e comportamenti dei singoli. Se l’intellettuale isolano ancora vivesse, la penserebbe ancora così?

Chi vuole, non ha problemi a parlare con i siciliani: se chiedi un’informazione, te la danno con svariati annessi e connessi; se provi ad andare più a fondo, parlano, dicono, magari fermandosi – ma non sempre – giusto giusto sulla soglia di Cosa Nostra.  L’omertà c’è sempre, ma si sfilaccia, pare di potere dire: 40 anni di stragi (dal Giudice Montalto a Borsellino, più tutto il resto) almeno a questo sono serviti, ben agra consolazione. Il sangue, il tritolo hanno portato – quantomeno nel cittadino medio, piuttosto che nel viddano dell’interno – una consapevolezza ed un chiamiamolo “coraggio a metà” che, prima, non c’era. Ed i giovani quantomeno si dividono: ci sono quelli per i quali il modello mafioso è ancora positivo e vincente, ma ci sono anche quelli impegnatissimi nel sociale, magari proprio CONTRO la Mafia stessa.

Uno dei capolavori dei depredatori della città di Siena (insieme al panem et circenses), è stato quello di non fare mai scorrere una singola goccia di sangue: per chi denunciava, ci sono state le querele intimidatorie, la censura sistematica, lo scherno vigliacco, ma non più di questo. Fino alla fine, i cittadini senesi (salvo un’élite più informata) è stata sul serio convinta di essere nella Patria del Buon governo applicato. Sarebbe bastato – che so – un mezzo attentato, qualche attività bruciata, qualche pallottola in corpo, e tutto si sarebbe palesato. Facendo così nascere una società civile che – proprio a partire dai giovani – in città sic et simpliciter non esiste.

Palermo, o comunque la Sicilia, ha avuto ed ha Cosa Nostra, ma ha partorito anche i suoi nemici più credibili ed incisivi: i Falcone, i Borsellino, i Cassarà e via dicendo. Siena, o comunque la Toscana, non può dire lo stesso: i “moschettieri” della Procura, le forze più attive fra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza non sono certo senesi. Non è forse dato su cui meditare?

Palermo è Cosa Nostra, certo; ma è anche il bravo Pif, è la stampa d’inchiesta che tanto ha fatto (e più di una volta ha pagato con il sangue vivo, per avere osato fare), c’è una tradizione di teatro underground – rectius, di strada – fiorente e pungente assai, c’è financo il duo Ficarra e Picone, capace di ironizzare con il grande pubblico su temi fino a pochi anni fa tabù, a queste latitudini; la crisi di Siena non ha prodotto invece alcunché, da questo punto di vista (i bloggers – se qualcosa valgono – c’erano eccome già prima dell’emersione del marcio, un anno e mezzo or sono): i “giornalisti” continuano, nel 2014, ad adulare quel che c’è, al massimo tirando un pochino meno la lingua fuori (nei casi migliori), e non c’è nessuna forza culturale (nuova) di critica, di rottura, attraverso magari l’arte corrosiva della ironia e del sarcasmo.

Chi non è andato via, al massimo si mette dietro l’ala protettiva del progetto Siena Capitale, cercando di raggranellare le briciole che chi comanda davvero, dall’alto del suo posto di capotavola, gli elargisce.

Cosa Nostra ha avuto la piena legittimazione politica e sociale dallo sbarco angloamericano del luglio 1943 (Operazione Husky), con fior di mafiosi divenuti Sindaco; mentre nel Senese avveniva, giusto in quegli anni e grazie al Partito Comunista, la fine della plurisecolare mezzadria ed una serie di homines novi di sinistra davano vita ad esperienze di effettivo buon governo.

Palermo, stritolata nei decenni dal patto politico Dc (sponda andreottiana)-Cosa Nostra, ha avuto il tempo per abituarsi alla decadenza (nella seconda metà dell’Ottocento, in loco, a distanza di poche centinaia di metri, si costruivano il Politeama ed il Teatro Massimo, straordinari monumenti che uno potrebbe inserire nel contesto architettonico ed urbanistico di Parigi o Roma…); Siena, da par suo, è crollata (quasi) all’improvviso, implodendo su se stessa e sulle sue menzogne indicibili.

Andiamo sul concreto: il “pizzo” c’è ancora, a Palermo, ma i commercianti iniziano a parlare, soprattutto se vedono lo Stato ben presente (e che minaccia di denunciare loro per favoreggiamento aggravato verso i mafiosi, se continuano a coprire…). Qualcosa si muove, dunque, grazie ai ragazzi (e non solo) dell’associazione “Addiopizzo”.

C’è stato l’inquietante, sconcertante episodio dell’inchino della Madonna del Carmelo davanti all’attività del boss mafioso carcerato, certo: così diversa da certi inchini (istituzionalizzati) che venivano fatti a tale Mussàri Giuseppe, per esempio dopo ogni singolo Palio da parte delle dirigenze di tutte le Contrade? Diciamo che quella senesota era piuttosto una versione, laica, di ciò che accadeva ad altre latitudini…

Molti diranno che a Siena c’è stata sì cattiva politica (della comparazione Valentini-Crocetta scriverò nel prossimo “Taccuino siciliano”), di certo una clamorosa mala gestio, ma aggiungeranno che parlare di Mafia è davvero troppo: mentono, sapendo bene di mentire. A loro, rispondo subito così: anche in Sicilia, perfino a Palermo fino al settembre 1982 (omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa e signora), la parola “Mafia” era non pronunciabile, a livello istituzionale. Chissà perché.

Raccomando a tutti di vedere (o rivedere) “Cento giorni a Palermo”, eccellente film denujncia di Giuseppe Ferrara (così come “Il sasso in bocca”): io l’ho rivisto prima di partire, e mi ha fatto molto bene (o male, da altro punto di vista…).

A Palermo, oggi parlare di Mafia con un palermitano, su un autobus o su un treno, per strada o al bar, è cosa lecita; quanto ci vorrà, perché ciò accada anche a Siena?

Teniamolo bene a mente, tutti: finchè le cose non si chiamano con il loro nome, non è pensabile il provare a cambiarle…

 

Ps 1 Il Palazzo di Giustizia palermitano è enorme, ben più grande di quanto possa apparire dalle riprese televisive; davanti all’ingresso per il pubblico, c’è una piazza della Memoria, che inizia dall’omicidio Montalto (1971) e termina con Borsellino (1992). Speriamo non si debba aggiungere nessun altro nome: la recentissima relazione della Dia fa piuttosto propendere per il rischio di un’altra escalation di violenza mafiosa, dopo l’inabissamento perseguito da Provenzano.

Ps 2 Poco conosciuto (e quasi non segnalato!), ma da non perdere assolutamente: il palazzo della Zisa, meraviglioso esempio di architettura normanna (XII secolo), con ripresa di temi architettonici prettamente arabi. Segnatelo: nonostante la cialtronaggine del personale, merita un’ora, se non di più, di visita. 6 euro spesi benissimo.

Ps 3 Fra i vari murales del centro della città, il migliore è questo (in una traversa della decadutissima Via Maqueda, a pochi metri dal Palazzo delle aquile, sede del Comune).

Davanti ad un cumulo di spazzatura inevasa, sta scritto:

“In trash, we trust”.

12 Commenti su Taccuino siciliano (III): Palermo come Siena?

  1. Pingback: Rassegna Stampa – Tutto CLARICH? La Mansi le suona ai senesi che son sempre più sonati!!! MPS -353 milioni Bravini un c’è che dire!!! | IL SANTO NOTIZIE DI SIENA

  2. anonimo scrive:

    Caro Eretico
    Sono d’accordo sulle bellezze Siciliane, e va nno vaolozzate. Comunque il popolo ora è desto e presto sara’ molto utile all’italia.
    Siena dorme per ora. DICIAMO TUTTA LA TOSCANA. Speriamo che si desti quanto prima.
    Intanto ieri un amico aveva bisogno di una pet, tac. Mi pare di aver capito che ci voleva del tempo. Ed ho fatto il solito viaggio. Partenza alle sette, passagio del confine ore 12. Ci è voluto un po di più. Siamo rientrati alle 23. Spesa omnicompresiva 450 euro. Con risultato in tasca.

  3. Silvia (quell'altra) scrive:

    fantastico, eretico, ancora una volta, ma non ti augurerai un fatto di sangue! Del resto la morte di David Rossi, quale che sia la causa, non fa parte della vicenda “mafiosa” di Siena? Ne hai scritto bene tu stesso. Poi tanti segnali non li trascurerei, incendi motorini, danneggiamenti ad auto ecc. Il malessere non si organizza, questo è vero, ma perchè tiene sempre l’organizzazione fideistica della sinistra, dal gruppo Laura Vigni alla corte dei miracoli, all’orto dei Pecci, c’è “compenso” e i giullari che leniscono le ferite e la disoccupazione ora con la carota Capitale Cultura. Speriamo che si perda presto, com’è giusto e doveroso.
    Attento, la mezzadria non finì con la Liberazione, ma dieci anni dopo e anzi furono i mezzadri a dare la provincia e Siena ai “rossi”, allora ben diversi dalle macchiette drammatiche con cui abbiamo a che fare ora.

  4. Edoardo Fantini scrive:

    Caro Eretico, a differenza di quanto scrivi, Cosa Nostra non ebbe nessuna legittimazione politica e sociale dopo lo sbarco degli Alleati. Furono questi ultimi ad applicare l’art. 20 dell’ “armistizio lungo” che recitava: “…le Nazioni Unite eserciteranno tutti i diritti di Potenza occupante nei territori e nelle zone dell’art.18 (quelle occupate dai loro eserciti n.d.r.) per la cui amministrazione verrà provveduto mediante la pubblicazione di proclami, ordini e regolamenti. Il personale amministrativo eseguirà le proprie funzioni sotto il controllo del Comandante in Capo Alleato a meno che non venga stabilito altrimenti.” In forza di questo articolo vennero consegnate nelle mani della mafia tutte le amministrazioni siciliane ad eccezione di quelle di Caltanisetta e Siracusa. Il legame Alleati-Cosa Nostra sarebbe servito agli Anglo-americani a sbarcare nell’isola senza l’ostilità della popolazione. La mafia fu rimessa in sella negli affari siciliani dai quali era stata esclusa, fin dall’ottobre 1925, dall’ottimo lavoro che il Prefetto Cesare Mori (che era liberale) aveva svolto secondo le indicazioni a lui date dall’allora Capo del governo Benito Mussolini, nel Giugno 1924. Il Prefetto Mori fu nominato senatore nel 1928, dietro indicazione di Mussolini a lui sempre riconoscente. Rientrati fin dal 1944 i partiti politici a gestire gli affari italiani, la mafia è tutt’ora dove gli Alleati “graziosamente” la collocarono.

    • Eretico scrive:

      Caro Edoardo,
      se la tua foga polemica ti permettesse di leggere con un minimo di attenzione ciò che scrivo, ti saresti accorto di sicuro che avevo scritto – più in breve, e senza il passaggio sul Prefetto Mori, su cui il discorso è a mio parere più articolato – esattamente ciò che hai scritto, in modo documentato, tu.

      Calma e gesso, dai retta…

      L’eretico, da Piazza Politeama in Palermo

  5. Edoardo Fantini scrive:

    Caro Eretico, non hai mai scritto ciò che ho scritto io: figurati se potrai mai mettere nella giusta luce i tuoi amati “liberatori”.

  6. Silvia Tozzi scrive:

    Complimenti per le tue considerazioni serrate e convincenti! Non solo in Sicilia, ma addirittura in Calabria oggi si può parlare di cosche e di clan, trovando foto e resoconti dettagliati su un giornale come “Il Quotidiano del Sud” (qualche bravo giornalista rischia, poi, di doversi muovere sotto scorta).
    Ma che origine ha avuto il “groviglio” senese? Certo, è il prodotto di una degenerazione politica, ma ci sarebbe molto da scavare anche nell’avanzata in Toscana e al nord di gruppi mafiosi,di n’drangheta e camorra….

  7. ....... scrive:

    Anche il potere di Siena è legittimato e se non sbaglio è la maggioranza che in virtù di leggi o consuetudine , da o meno legittimazione di uno stato di cose , il potere è tale nella misura della quale viene esercitato e a Siena a parte pochi ,tacciati di ragionare così , poichè fuori dal sistema e rancorosi per questo ,hanno opposto una flebile resistenza , tra l’altro di rado sfociata in qualcosa di realmente propositivo, la maggioranza della gente non ha mai bloccato o diffidato nessuno , se non personaggi “finiti” per vicende esterne ,è la consuetudine caro Eretico che fa sistema ,è l’oppio più potente che ci sia ….per cui gloria a quelli che restano , la vita è corta ….io me ne sono andato… e non sto per niente male. I fenomeni di questa città sono soprattutto i parassiti , quelli che oltretutto non ci mettono nemmeno la faccia , stanno coperti e gestiscono per conto di…fanno e disfanno senza rischiare mai del loro…

  8. Claudio scrive:

    Scusa Eretico anche se e’ altro argomento:
    Per chiarezza dobbiamo sapere, ma tutti i senesi dovrebbero riflettere, che il titolo Bmps quota in borsa circa 1 euro. Orbene il monte vale appena i 5 mld di euro che ha raccolto con l’aumento di capitale di giugno pertanto il valore della banca Mps il valore della banca antoveneta voluta dal catanzarese e ceccuzzi, il valore della ex banca toscana il valore della banca agricola mantovana, il valore della ex banca 121 eetc etc nonesiste piu’ tali valori sono stati AZZERATI. E’ ufficiale: il partito piddino ha azzerato 5 secoli di storia senese. Rivotateli

  9. Gianni Meiattini scrive:

    Salve ERETICO,
    io sono stato la prima volta in sicilia nel 1992, sotto militare “Vespri Siciliani”, subito dopo l’attentato al Giudice Borsellino, uno dei primi reparti il mio a partire.
    Sono tornato in vacanza, ospite di amici, nel 2006 ed ho trovato una sicilia diversa, forse cresciuta e sicuramente più consapevole delle sue capacità e ricchezze. Ti consiglio, se posso, la “strigliola” fritta dagli ambulanti al porto ed il pesce nei ristoranti popolari ma ottimi di sferracavallo.
    Buona Vacanza

  10. Tonino Polistena scrive:

    Sono nato e cresciuto a Oppido, il paese dell’inchino per antonomasia( dopo il Giglio). Ho avuto modo di discutere con qualche amico di Siena della cosa cercando di spiegare il significato del gesto ( non e’ stato ” rispetto ” per il boss, bensi un grazie figurato per una buona somma di denaro data per i festeggiamenti ” civili ” ). Ho fatto l’ esempio degli inchini che avvengono anche a Siena durante il palio( e non solo). Ancora oggi( e non scandalizza nessuno)!! Ho avuto l’impressione che il mio interlocutore ” non capisse”…… Leggendoti le mie considerazioni trovano conferma. Supinamente ti saluto.

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