Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Sorrentino, "Todo modo" e l'Olympiastadion - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Sorrentino, “Todo modo” e l’Olympiastadion

- 08/06/15

 

 

Torniamo, dopo la pausina elettorale, al consueto appuntamento culturale della domenica, con tre ingredienti: la recensione dell’ultimo lavoro di Paolo Sorrentino (“Youth”); un commento su un film datatissimo, ma ancora di straordinario interesse (visto in settimana restaurato), cioè “Todo modo” di Elio Petri; infine, una riflessione sul luogo in cui ieri sera il Barcellona ha sconfitto la Juventus.

Buona lettura!

 

“YOUTH”: UN PIACERE PER GLI OCCHI, PER LE ORECCHIE E PER LA MENTE…

Secondo film americano per Paolo Sorrentino, dopo il deludente e dispersivo “This must be the place” con Sean Penn, quest’ultimo lavoro è invece opera di grande pregio artistico: per la potenza (anche visionaria) di certi passaggi; per l’importanza assegnata alla musica (classica e leggera ad un tempo), infine per la apparente leggerezza con la quale vengono toccati temi invece di enorme spessore (la vecchiaia, certo; ma anche l’amicizia, l’amore, il cinema stesso, degno di riflessioni metacinematografiche et alia).

Sorrentino – come solo ai grandi riesce – ha fatto uscire, in contemporanea con il film, anche il libro della sceneggiatura (per Rizzoli, euro 17); utile per rivivere le emozioni del film in questione. Che gratifica gli occhi, le orecchie e la mente: vi sembra poco?

La sequenza nota a molti (anche senza avere visto il film), grazie ad un abile lancio pubblicitario, è quella di Miss Universo che, nuda, si immerge con studiata lentezza in un bagno termale, davanti agli occhi esterrefatti di Michael Caine (straordinario) e di Harvey Keitel (bravo nel tornare a fare da spalla di lusso ad un grande: ad inizio carriera a De Niro, oggi a Caine).

Leggiamo cosa scrive lo stesso Sorrentino nel libro, a questo proposito:

“Su chiare, bollenti panche in legno siedono solo Mick e Fred (i due ottuagenari di cui sopra, Ndr). Con asciugamani striminziti a coprire i genitali. Sudano come bestie. Sembrano in prossimità della morte.

In silenzio, sono esausti per la mostruosa temperatura della sauna quando una visione li riammette allo spettacolo della vita: è apparsa una donna statuaria in accappatoio. Se lo toglie: è nuda, è di una bellezza e una perfezione corporea che intercettano a chiare lettere il concetto del sensazionale.

La creatura, perché di questo si tratta, ora si muove con somma eleganza e femminilità mentre dispone un asciugamano sulla panca e vi si distende dolcemente. Noncurante della sua nudità e dei due anziani presenti, chiude gli occhi abbandonandosi.

Questa donna non è solo a suo agio, ma sembra concepita per creare disagio nel mondo”.

Battuta, sublime, di Mick (Keitel), dopo che fino ad allora uno degli argomenti prevalenti fra i due era legato alla frequenza minzionale:

“Sai una cosa Fred? A forza di parlare di pipì ci siamo dimenticati che il nostro organo sarebbe deputato anche ad altre funzioni”. Chapeau.

Fra luoghi legati a Thomas Mann (l’albergo in cui è girato il film, è infatti quello de “La montagna incantata”, a Davos), richiami insistiti a Federico Fellini (in particolare, diremmo, ad “Otto e mezzo”) e virtuosismi personali, un film da non perdere: non perché sia tutto perfetto o esente da pecche, ma perché anche le cadute – che ci sono – sono di livello. Come solo nei grandi film accade.

 

“TODO MODO”: PROCESSO ALLA DEMOCRAZIA CRISTIANA

Rivisto, nell’edizione restaurata, “Todo modo” di Elio Petri (dal romanzo di Sciascia), con Gian Maria Volontè (immenso, nei panni di Aldo Moro) ed un veemente don Gaetano, interpretato da Marcello Mastroianni.

Film del 1976, datato di certo; troppo lungo (130 minuti, una trentina da eliminare), con una diegesi che oggi sarebbe impresentabile: più che un film, un pamphlet contro i trenta anni (allora) di potere  democristiano. Sciascia, con la consueta acutezza, lo definì “il film che è il processo che Pasolini voleva fare alla Dc”.

La Dc ovviamente lo snobbò, il Pci – con il consueto tatticismo – quasi (erano i primi momenti del compromesso storico, antesignano delle larghe intese).

La Dc ne esce demolita, politicamente e moralmente: oggi possiamo capire che il giudizio del grande Petri per certi versi era eccessivo, mettendo in ombra tutto ciò che di positivo la Dc aveva pur fatto, prendendo un’Italia in rovina e portandola al boom economico, pur con tutte le sue contraddizioni.

Ma il j’accuse di Sciascia-Petri-Volontè è un cazzotto nello stomaco, davvero: eravamo negli anni della strategia della tensione, e la rabies che muove la pellicola è quella di quegli anni.

Si crepava, in Italia, di politica, e di politica si muore nel film. In modo grottesco, surreale, ma si muore.

Fino all’imbarazzantissimo (ex post) ammazzamento finale di Aldo Moro: che dopo due anni, colpito a morte finirà davvero. L’esilio di “Todo modo” dalle sale, a quel punto, sarà sancito.

Un partito messo alla berlina, per le sue doppiezze, per le sue corruzioni (di ogni genere), il tutto condito dal suo inverecondo quantitativo di ipocrisie.

Eppure, eppure: quanto manca, oggi, un film così!

Oggi, proprio oggi che una nuova Democrazia cristiana è al potere.

Il cinema di impegno civile (autentico, forte) non esiste più: quanto ce ne sarebbe bisogno, invece…

 

OLYMPIASTADION: LO STADIO DI HITLER

Hitler in persona, lo volle plasmare a se stesso, affidandone l’opera ad uno dei massimi architetti del III Reich, Werner March. Questo è il luogo in cui ieri hanno giocato Juventus e Barcellona.

Lo stadio delle Olimpiadi del 1936 (quelle in cui Jesse Owens umiliò le dottrine ariane) va visitato in sé; chi scrive, ci andò nella primavera del 2009, e lo raccomanda vivamente a tutti: si può capire molto, moltissimo del nazionalsocialismo anche da un paio di ore in loco.

Dietro alla porta nella quale Buffon ha subìto il secondo ed il terzo goal, per esempio, c’era un enorme spazio, in cui i gerarchi organizzavano grandi parate, di quelle che i cinegiornali hanno immortalato.

Difficile trovare un luogo in cui lo sport e la politica si siano così sfacciatamente fusi, e raro trovare un luogo di sport così capace di inoculare forza e spinta psicologica per atti disumani.

Chissà, se i plurimilionari e pluritatuati campioni che si sono esibiti ieri ci hanno pensato, anche solo per un momento.

E comunque: in un luogo così, si può e si deve piangere. Ma non per una sconfitta sul campo…

17 Commenti su La domenica del villaggio: Sorrentino, “Todo modo” e l’Olympiastadion

  1. Edoardo Fantini scrive:

    “Lo stadio delle Olimpiadi del 1936 (quelle in cui Jesse Owens umiliò le dottrine ariane) va visitato in sé; chi scrive, ci andò nella primavera del 2009, e lo raccomanda vivamente a tutti: si può capire molto, moltissimo del nazionalsocialismo anche da un paio di ore in loco.” Queste le tue parole, Eretico, che ci dicono che guardando una costruzione si riesce a capire un’ideologia che fonda uno Stato. Sono stato a Berlino quattro anni fa e in quello stadio mi sono trattenuto per tutta una mattinata: quindi per più di due ore. Eppure non ritengo di conoscere il nazionalsocialismo. Sono limitato io o la spari grossa te?

    • Checco scrive:

      Sul rapporto tra costruzione ed ideologia La potrebbe forse aiutare Victor Hugo, in Notre Dame de Paris. Poi è chiaro che il tutto va saputo “leggere”, e che comunque con non si può capire da un’architettura.
      “…l’ architettura fu fino al XV secolo il principale registro dell’umanità e, durante tutto quel periodo, non è apparso al mondo un pensiero un poco complesso che non si sia espresso in un edificio, di modo che ogni idea popolare come ogni legge religiosa ha avuto i suoi monumenti: insomma, il genere umano non ha mai pensato nulla d’importante senza trascriverlo nella pietra. E perché? perché ogni pensiero, sia religioso, sia filosofico, ha interesse a perpetuarsi; perché l’idea che ha smosso una generazione vuole smuoverne altre e lasciar traccia di sé.”

  2. Uno che ha vinto scrive:

    Bravo Eretico: bel pezzo, ben costruito, con tante cose stimolanti. Chapeau, come scrivi tu. Te l’ho detto: lascia stare la politica, che sei solo un ripurgato, e continua a deliziarci con queste belle pagine. Così tra l’altro fai anche contenti gli sfigati che ti leggono, li fai sentire un po’ più acculturati, fai loro elaborare il lutto della sconfitta…

    • Anonimo scrive:

      Si rilassi! Mi sembra di sentir parlare quell’ex democristianetto di Renzi riciclato nel nuovo PD ovvero neo Partito Democristiano! Si goda la vittoria e non si faccia rovinare la vita da chi la pensa diversamente da lei!

    • Anonimo scrive:

      Ma poi! Stesso linguaggio renziano! Provi a cliccare su sinonimi e troverà che invece del solito sfigato può usare altri vocaboli …. e cosi via!Faccia il bravo e si metta a studiare. Imitare gli altri. Questo si che vuol dire essere sfigati!

    • VEDO NERO scrive:

      Mah, se sei della Casta hai vinto, se hai dei debiti per favori non meritati hai vinto, se sei contento che a pagare le tasse siano i soliti mentre quelli che ci chiedono sacrifici guadagnano fior di quattrini hai vinto, se sei uno di loro hai vinto, ma una cosa sicua è che ha perso il Paese e chi credeva nell’onestà.

    • Testa alta scrive:

      Senta, pensavo, visto che ormai ha vinto, sicuramente ha un po’ di tempo libero. M’annaffierebbe mica l’orto,la sera? Poi un si discute, per il festival la verdura si piglia da lì a gratisse.

    • John Doe scrive:

      Se ha vinto deve essere per forza …. il Governatore Rossi in persona! Ma che piacere …. che culo!
      Siena però ha perso di certo: se non erro soltanto 2 consiglieri regionali, entrambi piddini, 2 in tutto …..
      Quindi, il lutto collettivo va elaborato di sicuro: non contiamo nulla, praticamente non esistiamo. Una città fantasma. Contento eh?
      Sugli sfigati faccia attenzione caro Sig. Rossi: la fortuna è mutevole, guardi alla meraviglia di Rignano, anch’egli fu – all’origine – uno sfigato quando fu sonoramente battuto dal giaguaro Bersani …., ma oggi splende come il sol dell’avvenire!
      Se non c’è ancora stato, vada anche lei ai gabellieri e festeggi.
      Mangi pure finché può, ma a bocca chiusa mi raccomando!
      E’ maleducazione anche secondo la morale socialista parlare con il boccone in bocca ……

    • Anonimo scrive:

      Vabbè ti diverti a provocare! Anche tu comunque leggi e partecipi al blog, ma senza essere sfigato, o almeno così credi. Hai un’idea della politica molto paliesca, quindi pittoresca ed antiquata, ma siamo nel 2015…. forse, come ho già scritto, l’unica vera sfigata ce l’hai in famiglia…

    • Groppone da Figulle scrive:

      Nel domandare perdono se la mia ignoranza non è pari alla Sua, da sfigato frequentatore occasionale di questo blog Le domando a quale “scuola di pensiero” all’interno del Partito Democratico Ella ritiene di appartenere: quella di Berlinguer, oppure quella di Buzzi (“Aho, mo’ se magnamo Roma!”)?

  3. Anonimamente. scrive:

    Il signore che ha vinto iniziare a diventare noioso.Forse alcuni commenti dei lettori sono andati a segno.Si avverte un certo rancore.Forse si inizia ad intravedere la scritta Fine pure Su questa ammministrazione.

  4. quello di gracciano scrive:

    “ha vinto” una scarica di nocchini? ci vorrebbe

  5. VEDO NERO scrive:

    Ieri domenica, ora di digestione pranzo, Telerai 3, una giornalista che mi è sempra stata poco simpatica, ma stavolta mi ha positivamente impressionato, intervista un politico sotto rischio sospensione da Legge Severino cha ha ottenuto un plebiscito di voti.
    Quest’uono, bersaniano di ferro, parlava autoelogiandosi per la sua coscienza candida nonostante la giornalista lo contraddicesse con argomenti fondati. Quest’uomo era l’emblema della casta più arrogante e parassitaria, rovina del nostro Paese. Oltre ai reati contestati veniva anche evidenziato che la legge è uguale per tutti e se andava bene per un ottuagenario un po’ rincoglionito con le lolite valeva anche per lui ometto battagliero e molto levantino. Incuriosito sono andato a leggere il tuo libro ‘Le mani in pasta’ e per caso ho beccato la pagina giusta ed ho letto quanto segue in riassunto: Vincenzo De luca, padre-padrone del PD salernitano, maestro del doppio incarico sottosegretario con Letta e Sindaco di Salerno, cementificatore convinto, collezionatore di avvisi di garanzia dall’abuso di ufficio a falso ad essere padre dell’ecomostro Crescent sul lungomare di Santa Teresa e ciliegina sulla torta con un avviso di garanzia per il crack del pastificio Amato. Considerando che il tuo libro potrebbe essere non aggiornato delle belle gesta del tipo quante ne avrà fatte ancora in più. Quindi come si puo’ ancora credere in un partito che non ha il coraggio di zittire un mariolo del genere è un’offesa per chi ha veramente creduto nei valori della sinistra e che addirittura ci ha rimesso nel passato la vita. Che ytristezza. Ah. a proposito, la giornalista era l’Annunziata che stavolta, almeno, è stata sopra le parti. La legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare a prescindere dalla parte politica. Invece…… Renzi si è dovuto piegare, vendere, per un piatto di voti. Che tristezza.

  6. Candido scrive:

    Sia chiaro una volta per tutte e non si faccia confusione…:
    “IO HO PERSO!.

  7. Groppone da Figulle scrive:

    Una volta su Rai Storia hanno mostrato gli spezzoni tagliati dalla censura (per evidenti ragioni) del film Olympia (1938), diretto da Leni Riefenstahl, che documenta i Giochi olimpici di Berlino 1936. Si vede Hitler tremebondo, da solo sugli spalti, che compie gesti ripetitivi e insensati, proprio come fanno le scimmie e i matti al manicomio. In quei fotogrammi è racchiusa la più grande tragedia del ‘900.

    • Edoardo Fantini scrive:

      La fai facile, Groppone, ma lo sai quanto costa una carro armato? Un esercito? Una nave portaerei? E pensi che i conflitti siano fatti affinché il bene vinca sul male? E credi che la seconda guerra mondiale sia stata fatta da decine e decine di Stati per far prevalere il bene sul male, sopratutto per togliere dalla scena quella scimmia matta di Hitler?

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