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La domenica del villaggio: tre film, Pasolini et alia…

- 10/01/16

Dopo la pausina natalizia, torna in pompa magna la rubrica culturale della domenica: tre film, la affascinante mostra bolognese dedicata a Pasolini, e quisquiglie di varia umanità culturale.

Le tre pellicole sono l’ultima di Woody Allen (“Irrational man”), l’ultima di Spielberg (“Il ponte delle spie”), nonché il film diretto ed interpretato da Laura Morante (per fare poker, ci voleva “Macbeth”, di cui scriveremo, ma alla prossima).

Buona lettura a tutti, dunque!

 

“IRRATIONAL MAN”: TORNA IL WOODY CRIMINALE

Accolto tiepidamente da quasi tutti i critici (ma con eccezioni importanti, come Escobar sul Sole 24 ore), “Irrational man” – ultima fatica, con uscita prenatalizia in Italia, dell’ottuagenario Woody Allen – è invece un film che ha piena, pienissima dignità nel contesto di quell’Allen a nostro parere maggiore, che indaga sui meandri del Bene e del Male, avventurandosi nei labirinti del noir esistenziale.  Siamo sulla scia di “Crimini e misfatti” (capolavoro assoluto) e di “Match point”, per capirsi: con minore intensità drammaturgica, magari, ma certo su quella scia, nobilissima, siamo. E niente a che vedere con quella filmografia – quella sì, minore e di mera cassetta – di ambientazione europea, con Parigi e Roma da cartolina, per solleticare il pubblico di casa sua.

Il ritmo, tra l’altro, non è niente male, e l’idea di un imbolsito e depresso professore di Filosofia (Joachim Phoenix) che riacquista il piacere della vita (nonché l’appetito sessuale) grazie all’adrenalina da omicidio a fin di Bene, è stimolante assai; film pieno di citazioni – filosofiche, ovviamente, ma anche letterarie e culturali in senso lato – , a chi critica la pellicola, fra le altre cose, si potrebbe chiedere: voi, l’avevate previsto il finale (dopo il delitto, il castigo)?

Forse non sarà totalmente verosimile, in ogni caso il colpo di scena c’è: di schiena, meglio ancora…

 

“IL PONTE DELLE SPIE”: UNO SPIELBERG CALDO NELLA GUERRA FREDDA

Alle prese con la Storia, Spielberg offre decisamente il meglio di se stesso: ed “Il ponte delle spie” ne è l’ultima (speriamo solo in ordine di tempo) prova personale.

Diciamo subito l’unica cosa che ci ha un po’ delusi: perché continuare a raffigurare i sovietici (con l’eccezione della spia catturata dalla CIA) come semipsicopatici o, comunque, con facci truci, di quelle che, se ne vedi uno all’angolo nottetempo, cerchi di dartela a gambe? La Guerra fredda (almeno quella novecentesca…) è terminata da un pezzo, e Spielberg l’ha vinta in pieno: un po’ di magnanimità verso gli sconfitti ci potrebbe anche stare, no?

Ciò detto, il film è inappuntabile: 141 minuti che scorrono sul filo continuo della tensione, senza sbavature o eccessi di nessun genere.

C’è tutto ciò che ha fatto grande l’America, e tutto ciò che ce la rende sovente matrigna, in questa vicenda (“ispirata a fatti realmente accaduti”): c’è l’avvocato idealista che vuole assicurare il giusto Processo anche al peggiore dei nemici (Tom Hanks), ed al contempo l’ostilità popolare (e non solo) verso questo idealismo; c’è il senso nazionale che fa sentire orgogliosi di essere americani, e ci sono – altra faccia della medaglia – gli eccessi del patriottismo stesso (memorabile la sequenza dell’inno cantato, mano al petto, dagli scolari, sotto la guida di una maestra impettita).

Già il rendere la complessità di una vicenda storica che è di suo così articolata, non è forse un pregio assoluto? Ed ovviamente (e crocianamente): un film storico sul passato, è sempre un film anche di Storia contemporanea.

Basta solo sostituire gli integralisti islamici ai sovietici, no? Con un’avvertenza conclusiva: ieri, almeno, i confini tra NOI e LORO, erano ben definiti, a livello internazionale; oggi, molto, molto meno…

 

“ASSOLO”: UN DRAMMA SOTTO FORMA DI COMMEDIA…

C’è forse un equivoco di fondo: questo film – diretto, scritto ed interpretato da Laura Morante – non è una commedia, è un film drammatico; rectius: sotto la patina della commedia (con situazioni da sit com e momenti piuttosto esilaranti), si dipana, davanti allo spettatore in sala, una autentica pellicola drammatica.

La cinquantenne Morante (che in realtà è una bellissima sessantenne!) è donna fragile, incompiuta, piena di ansie, incapace di gestire al meglio la quotidianità (anche a livello economico), incapace di prendere la patente. Due mariti ed un’altra storia importante alle spalle (tutto sommato, ancora con buoni rapporti), due figli adulti assenti (cosa non certo irrituale, no?), la immancabile figura della psichiatra (una intensa Piera Degli Esposti), la donna trova conforto (poco) solo in una coetanea incattivita con l’ex marito (Angela Finocchiaro, divertente ma un po’ incapsulatain un ruolo scontato) e soprattutto in un canino, che però è dei vicini: un approdo quasi da “Umberto D”, potremmo dire…a ben poco le servono le lezioni di tango e l’autoerotismo, scoperto in tarda età.

Nota positiva: manca il lieto fine (c’è, ma è meramente onirico); nota di demerito: alcuni personaggi (l’amica, appunto, ma anche gli ex mariti ed i figli stessi) sono o stereotipati, o appena psicologicamente abbozzati.

Per la Fanny Ardant italiana, un “brava, ma si può fare meglio”. Laura Morante rimandata a settembre, dunque: ma l’anno, quello non è giusto che lo perda…

 

PASOLINI A BOLOGNA: UNA MOSTRA DA NON PERDERE

Al MAMbo, fino al prossimo 28 marzo (6 euro l’ingresso), c’è una Mostra da non mancare: una retrospettiva biografica, di grande impatto anche scenografico, su Pier Paolo Pasolini. A Bologna (città natale del poeta, scrittore, regista, giornalista, viaggiatore et cetera) si celebra dunque come merita il quarantennale della morte (2 novembre 1975).

La mostra ha qualche difetto, qualche omissione si nota, qualche incoerenza di fondo: non si capisce, per esempio, perché non avere remore (giustamente) a mostrare nudi integrali di PPP (tra l’altro, di pochi giorni prima della tragica morte), e quasi censurare la questione – certo centrale – della omosessualità. Davvero non si comprende, questa scelta.

E quanto a “Petrolio”, francamente ci si aspettava di più, dopo avere letto la recensione di Angelo Varni sul Sole 24 ore del 20 dicembre scorso (pagina 38): invece non è che ci sia chissà quale novità, rispetto al già noto.

Pur tuttavia, nonostante qualche delusione qua e là, il tutto tiene: per la ricchezza e complessità del materiale in mostra (dai tempi della scuola, appunto bolognese, ai telegiornali di quel maledetto 2 novembre 1975, Tg1 e Tg2); e il prima richiamato impatto scenografico, è davvero sontuoso: attraversata la prima grande stanza, si entra in una sorta di navata di una cattedrale ( e non delle più piccole!), con i Miti pasoliniani (il Friuli, le borgate romane, la madre amatissima, i viaggi, Gesù Cristo, la tragedia classica) spiegati attraverso scritti e spezzoni di opere cinematografiche; per poi arrivare nell’ultima sala (il presbiterio?), in cui un maxischermo mostra una intervista di un giornalista francese all’ultimo PPP.

Se passate dalle parti di Bologna, andateci; rectius: andate a Bologna anche SOLO per vederla…

 

Ps 1 Domenica prossima – sempre di Bologna parlando – recensiremo la straordinaria mostra su Brueghel ed i capolavori fiamminghi, in programma a Palazzo Albergati.

Ps 2 Ideona per il turismo-culturale: il Venerdì di Repubblica (pag.67) ci parla delle “librerie-hotel” presenti tra Tokio, New York ed il Galles (in uno splendido edificio vittoriano contornato di prati inglesi, che fu di Gladstone!), in cui si può stare bene e leggere a volontà. Un’idea da importare, no? Chi ha il capitale, si faccia avanti…

Ps 3 Sul blog di Bastardo senza gloria – che ringrazio ancora – è presente un’intervista di 12 minuti allo scrivente su “2019”, registrata ieri mattina.

A breve, poi, scriveremo delle prossime presentazioni del romanzo ereticale.

12 Commenti su La domenica del villaggio: tre film, Pasolini et alia…

  1. Francesco scrive:

    Su Woody Allen un grosso mah…film scontato, noioso, con sceneggiatura debole ed un finale più che intuibile. Il confronto con Match Point è impietoso, tematica molto simile, identici riferimenti dostoevskiani, ma ispirazione e attori nettamente inferiori in questo ‘uomo irrazionale’ molto prevedibile. Saluti

  2. VEDO NERO scrive:

    Andrò a vedere Assolo. Per quanto riguarda Allen e Spielberg, il secondo forse. Il primo, di cui ho visto moltissimi film, sempre meno convincenti, poi dopo ‘To Rome with love’ ho chiuso. Poi la sua falsa modestia mi ha sempre infastidito, sembrerebbe una brava persona invece quello che ha combinato ai tempi della Farrow e la sua ultima moglie bambina me lo ha reso antipatico. Di sicuro andrò a vedere Macbeth perché mi convincono gli autori e la storia scespiriana.
    Complimenti per il libro ‘2019 Siena’, bella storia scritta in modo scorrevole e coinvolgente. Soldi spesi bene.

  3. GIORDANO GAMBERINI scrive:

    http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/41892-quei-magistrati-calabresi-iscritti-alla-massoneria/41892-quei-magistrati-calabresi-iscritti-alla-massoneria

    TRE FILONI D’INDAGINE CHE SCOTTANO I dossier che scottano sono sostanzialmente tre. Il primo trae origine dalle denunce incrociate tra il gran maestro Gustavo Raffi e uno dei massimi esponenti storici della massoneria calabrese, il gran maestro Amerigo Minnicelli. Quest’ultimo, in sostanza, ha accusato pubblicamente il Grande Oriente di aver consentito una dilatazione delle iscrizioni in Calabria al fine di condizionare l’esito dell’elezione del nuovo gran maestro Stefano Bisi, giornalista e vicedirettore de Il Corriere di Siena, scelto da Raffi e vittorioso grazie al fatto che attorno a lui si sono schierate compatte le logge calabresi, forti di 2mila maestri votanti. I rivali di Bisi non hanno apprezzato il sostegno plebiscitario di una regione, la Calabria, che durante la gestione Raffi ha acquisito un peso elettorale e politico pari a quello di Toscana e Piemonte, molto più popolate e di lunga tradizione massonica, e molto superiore a regioni molto più estese come la Sicilia o la Lombardia.

  4. VEDO NERO scrive:

    Macbeth. Sarò un ignorante un insensibile ai classici, ma il film era noioso, poco scorrevole; anche gli attori non mi sembravano molto convinti, insomma una noia totale. E poi c’era proprio la voglia di mettere in primo piano le scene più truculente e sanguinarie: primi piani di gole squarciate, schizzi di sangue ovunque. L’unica cosa interessante sono i paesaggi della Scozia, quelle montagne coperte di neve con le nubi che corrono veloci sulle cime.

    • VEDO NERO scrive:

      Mi sembra un’iniziativa di sciacallaggio perché la Mensana ka vinto gli scudetti sul campo ed alla grande. La sua continuità di vittoria per vari anni conferma la sua pura supremazia sulle avversarie. Minucci? E’ bene che paghi i suoi misfatti.

  5. 6 scudetti su 8 ?

    Al Mps 2 palle su 3 allora?!

    :-)

  6. Cecco scrive:

    Mi sono visto “La grande scommessa”, lo consiglio, bello e istruttivo ed a tratti anche geniale. Ho capito con esattezza cosa sono i CDO ovvero merda rincartata nella merda. Anche qui naturalmente non c’è il lieto fine.

  7. Groppone da Figulle scrive:

    ma la mostra pasoliniana di Bologna è quella che c’era a Volterra, sotto la “Deposizione” di Rosso Fiorentino (opera attorno alla quale ruota “La ricotta”)? Comunque, il fatto che a Bologna ci siano Pasolini e Bruegel (così come a Firenze, in un breve lasso di tempo, vi sono stati Picasso, Malevic, i Manieristi ecc.); che-per rimanere in provincia- a San Gimignano, oltre all’esposizione novecentesca della collezione De Grada vi sia la benemerita Galleria Continua per l’arte contemporanea, a Montepulciano i Macchiaioli e a Siena, quanto a esposizioni non permanenti, una beneamata minchia, lascia attoniti. Non è che si possa continuare a piangerci addosso perché babbo Monte non elargisce più i danari: altrove come fanno? Non sarebbe l’ora di cercare altri “babbi”? “Di mamme, ce n’è una sola, ma caro figliolo, di babbo uno solo non sempre ce n’è!”

    • Francesco scrive:

      A Siena, nella Pinacoteca, c’è una mostra dedicata a Piero Sadun, artista senese del secolo scorso. Ovviamente nessun tipo di pubblicità per questo piccolo evento che mi ha colpito positivamente. Ne approfitto per segnalare gli assurdi orari di apertura della Pinacoteca (sabato pomeriggio e domenica chiusa) e la terribile illuminazione delle opere (dall’alto, riflette gli sfondi in oro, costringendo ad adottare posizioni ‘oblique’ per ammirarle).

    • Eretico scrive:

      Caro Groppone da Figulle (!),
      la mostra bolognese su PPP – meritoria, come sottolineato – NON credo proprio fosse stata in precedenza a Volterra: se andrai a vederla, capirai il perchè…

      Grazie a Francesco per la segnalazione sulla mostra dedicata a Sadun: ben vengano i piccoli eventi, meglio sarebbe se abbinati a qualcosa di maggior appeal e respiro.
      Domenica prossima, recensirò quella su Brueghel: meravigliosa (altro aggettivo non mi viene)!

      L’eretico

      • Groppone da Figulle scrive:

        grazie per la segnalazione.

        p.s. Fiumicino, l’ultimo saluto
        a Franco Citti.

        “Eppure che è la fame? Un vizio! È tutta un’impressione!. Ah, se nun c’avessero abituati a magnà, da ragazzini!”

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