Eretico di SienaLa domenica del villaggio: l'Ariosto, Jesse Owens et alia (con 3 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: l’Ariosto, Jesse Owens et alia (con 3 Ps)

- 10/04/16

Torniamo alla rubrica culturale della domenica, dopo la duplice interruzione; con tanto materiale, a partire dai 500 anni dell’ariostesco “Orlando furioso”, capolavoro in ottave del suo tempo (ne scriveremo anche domenica prossima, stante il tantissimo che c’è da dire); poi la recensione del film “Race”, biografia dello straordinario Jesse Owens; dipoi, le due rubriche (sulla Salute e sul Cretino della settimana), e qualche Ps, giusto per non perdere l’allenamento (e non solo…).

Buona lettura, dunque!

 

UN CAPOLAVORO DA RISCOPRIRE

Una premessa è doverosa: allo scrivente l’Ariosto non era mai piaciuto, né al Liceo né all’Università: non entrava proprio nel canone dei preferiti, c’erano almeno un paio di cose che non ci andavano giù. Il peso eccessivo dell’elemento fantastico (l’ippogrifo che porta Astolfo sulla luna, mah…), ed anche l’elemento sfacciatamente encomiastico (inevitabile, lo sappiamo: ma l’arte creata per i “padroni del vapore” non ci è mai piaciuta, anche se almeno nel Cinquecento i committenti si dichiaravano e ringraziavano, a differenza di oggi…).

Riprendendo in mano le ottave ariostesche nel Cinquecentenario della stampa dell’opera (22 aprile 1516), ho avuto modo di tornare in larga parte sul giudizio che davo da studente: certo che l’elemento fantastico resta fortissimo, ovviamente, ma a leggere meglio, in filigrana, gli elementi dell’hic et nunc del XVI secolo nel poema ci sono davvero tutti.

L’amore declinato come nel Cinquecento lo si declinava (ed è ciò che approfondiamo oggi); la guerra vista nel passaggio – fondamentale – tra “mestiere delle armi” pre-polvere da sparo, e post-armi da fuoco (ne scriveremo domenica prossima); per non dire del fatto che l'”Orlando furioso” è forse – insieme al “Principe”, ma anche di più – la prima opera concepita con una forma mentis ormai gutenberghiana. Scritto, dunque, pensando al suo futuro di libro STAMPATO.

Un libro, quindi, in cui il suo tempo – nonostante i nomi di fantasia e le vicende logisticamente improbabili – c’è, eccome se c’è; prendiamo la concezione dell’Amore e della donna, per esempio: definire quella ariostesca articolata, complessa e financo ai limiti dell’incoerenza interna, è quanto si deve.

Nell’opera ariostesca, infatti, convivono due tendenze che sono agli antipodi: da una parte, una filoginia – figlia del Rinascimento -, che arriva financo a legittimare il fatto che le donne abbiano il diritto di avere storie sentimentali plurime, giacchè se per i maschi è normale farlo, lo deve essere anche per le femmine; dall’altra, riprendendo un filone che affonda le sue radici nei Padri della Chiesa, la donna è latrice di potenziale, e spesso reale, infelicità, e l’impazzimento – a causa di lei – è dietro l’angolo (vedasi l’eroe eponimo). Come si conciliano questi due atteggiamenti ariosteschi? Non si conciliano: nel poema si assiste spesso dunque ad una autentica coincidentia oppositorum.

46 Canti in ottave (Galileo Galilei, pare li conoscesse tutti quanti!), per questo capolavoro cavalleresco italiano, nato a Ferrara alla corte degli Estensi: l’ultimo libro concepito per essere letto ad alta voce, ed uno dei primissimi ad essere pensato per un pubblico di acquirenti del testo stampato. Sempre a proposito di coincidentia oppositorum…

 

“RACE”: LA GRANDE STORIA DI JESSE OWENS

100 metri, 200, Salto in lungo, staffetta 4 per 100: queste le quattro medaglie d’oro per Jesse Owens, alle Olimpiadi di Berlino del 1936, quelle fatte ad arte per celebrare l’epopea del Nazismo trionfante (ma assegnate ai tedeschi PRIMA del Nazismo al potere). Solo Carl Lewis (Los Angeles, 1984) saprà eguagliare l’epica Olimpiade di Jesse, ma in un contesto certo un pochino diverso, si converrà…

Il film è in qualche modo superato, forse addirittura surclassato, dalla vicenda del personaggio (interpretato da un bravo Stephan James); la regia di Stephen Hopkins è senza particolari sbavature, ma anche senza picchi particolari. E c’è una presentazione di Leni Riefensthal come di una sorta di eroina antinazista che francamente stona: Goebbels sarà stato ottuso, nella sua indiscutibile brama autopromozionale, ma anche la più ariane fra le registe aveva i suoi scheletri nell’armadio.

Merito della sceneggiatura è piuttosto quello di non avere mostrato, nel film, solo l’ovvio imbarazzo hitleriano per le vittorie a raffica di un nigger in casa dei nazisti, ma anche le vessazioni – figlie del razzismo più bieco – che lo straordinario atleta aveva dovuto subire nella fase preolimpica in America, in particolare in Ohio.

Al di là dei limiti oggettivi, un film da vedere; pensandoci bene: come è stato possibile che non ci sia mai stata prima un’opera incentrata su un atleta così mostruosamente vincente?

 

LEGGI CHE TI PASSA

Nei giorni scorsi, Repubblica ha pubblicato le risultanze di un ennesimo studio internazionale che esalta le virtù del pisolino (che invece viene politicamente aggredito in Spagna, in questi infausti tempi); fare un cat-snap (riposino felino) dopo pranzo fa bene, e tra l’altro rende assai più produttivi per il resto della giornata.

E giù con gli esempi storici: Churchill, Napoleone et alii.

In Inghilterra molte aziende si sono attrezzate con salette per il suddetto cat-snap per i dipendenti. Diremo bravo a chi lo farà anche in Italia…

 

IL CRETINO DELLA SETTIMANA

Sempre arduo scegliere, ma questa domenica la palma va a quel signore/a che ogni giorno, a fianco di Porta San Marco, lascia il mangime per i piccioni, che ovviamente accorrono a frotte (altrimenti, che piccioni sarebbero?). A parte il fatto che è vietato dare cibo a questi simpatici animali, resta una domanda: quel cretino/a, lo sa che i nostri “amici” sono pericolosi per la salute pubblica?

 

Ps 1 Cerimonia molto toccante, questo pomeriggio a Monticchiello (con intervento conclusivo dell’augusto padre): è stata intitolata una strada ad una donna, Irma Richter Angheben, che – con sprezzo del pericolo – salvò, insieme al parroco don Torriti, la vita di tutti i civili monticchiellesi, quel 7 aprile 1944; il giorno prima, il 6 aprile, i partigiani guidati dal badogliano tenente Ottaviani avevano sconfitti i fascisti. Il giorno dopo arrivarono i soldati nazisti, e posero la mitragliatrice davanti alle mura del borgo, per l’imminente rappresaglia; arrivarono allora il prete e la donna, originaria di Lipsia e moglie del Podestà di Pienza, che riuscirono a fare desistere gli uomini della Wermacht.

Una vicenda straordinaria, da fare conoscere anche oltre il territorio in cui è maturata.

Ps 2 Oggi, 25 anni dalla tragedia della Moby Prince, nel porto di Livorno; una tragedia che ormai è svincolata dalla cronaca, per assurgere ad evento crocianamente storico. Ci sarà una Commissione di inchiesta: speriamo bene. Questo nostro Paese pare davvero non capace di dare Giustizia a chi la merita: per mare, per terra, in cielo…

Ps 3 Questo blog partecipa al dolore della professoressa (Matematica e Scienze) Carmela Chindemi, colpita dal lutto del marito Vincenzo. Non abbiamo conosciuto la persona che non c’è più, ma il numero e le lacrime dei tanti che affollavano ieri mattina la chiesa dell’Alberino possano essere di minimo sollievo a Carmela.

Con una certezza: i ragazzi che c’erano, erano lì in modo sincero e genuino. Può un docente avere migliore testimonianza di affetto?

 

23 Commenti su La domenica del villaggio: l’Ariosto, Jesse Owens et alia (con 3 Ps)

  1. VEDO NERO scrive:

    A proposito di Race mi cade un mito cioè quello Francis Delano Roosevelt. L’ho sempre considerato un grand’uomo, amante della democrazia e della giustizia, il suo mandato è pieno di successi da il New Deal e rinascita degli USA dopo la crisi del ’29, la guerra contro il nazismo e successiva vittoria. Tutto bello, tutto bene? Invece no. Quando Owens tornò in America, dal Presidente non ricevette nemmeno un telegramma di congratulazioni e ringraziamenti per avere tenuto alto il nome degli USA, Patria della libertà e democrazia e dei diritti dell’uomo a prescindere dal colore della pelle (sig). Nulla, perché c’erano le elezioni presidenziali e Roosevelt non voleva rischiare di perdere il voto gli Stati del Sud razzisti fino al midollo. E il nostro Owens anche dopo non ebbe alcun riconoscimento, tranne nel 1990 a passata memoria, anzi visse sempre in miseria ridotto a spettacoli pseudo circensi (corsa contro cani, auto, cavalli) a 50 centesimi per spettatore. Certe fonti dicono anche che ci sia il sospetto che Pearl Harbour fosse già stato a conoscenza del presidente, ma lui voleva un pretesto per dichiarare guerra al Giappone e quindi lasciò fare, ma lasciamo stare, questo è un altro triste argomento nemmeno inedito (anche l’attentato alle Torri Gemelle era sullo stesso piano), andrei troppo alle lunghe. Ah gli Usa, Patria dell’ipocrisia e falsa retorica!

  2. Marco Burroni scrive:

    Per il pubblico del XXI secolo forse sarebbe consigliabile avvicinarsi all’Ariosto attraverso un “Bignami” d’autore, cioe’ L’Orlando furioso raccontato da Italo Calvino, una sorta di riassunto dei temi e delle storie che si si intrecciano in un poema di cosi ampio respiro e che altrimenti sarebbe decisamente ostico per il lettore medio moderno.

  3. Eretico scrive:

    Stimolante l’intervento di “Vedo nero”, assiduo lettore e commentatore del blog.

    Su Owens, in effetti anche nei titoli di coda del film si vede quanto scritto nel commento; quanto all'”ipocrisia e alla falsa retorica” USA, nulla quaestio: è, anche, l’eterna lotta intestina – presentissima anche oggi – tra una certa idea di America (progressista, liberal, pronta a battersi per i diritti civili), e l’Americana puritana.
    Basti pensare alla North Carolina di queste ore (vedasi concerto annullato da parte di Bruce Springsteen), a cagione di una Legge che fa rabbrividire…

    L’eretico

  4. semplici8 scrive:

    Che Roosevelt fosse a conoscenza del probabile attacco a Pearl Harbour è cosa ormai abbastanza acclarata, così come è chiaro che le bombe atomiche furono sganciate su Hiroshima e Nagasaki come spauracchio nei confronti dell’ Unione Sovietica. E tanti altri sono gli scheletri nell’armadio della potentissima nazione Americana, fin dai tempi della sua nascita. Ed hai ragione, professore, quando rimarchi la dicotomia tra i valori liberal e progressisti e il puritanesimo bieco che quel paese vive. Ma una cosa va loro riconosciuta: la capacità di fare i conti con le malefatte e le zone d’ombra che hanno costellato la loro storia, attraverso inchieste giornalistiche, libri, film, serie televisive e movimenti di opinione. È qualcosa che avremmo disperatamente bisogno di imparare a fare, sia in Italia in generale che, in particolare, nella nostra ormai sgangherata città.

    • quellodigracciano scrive:

      Sull’undici settembre per ora un po’ pochino…..l’aereo che cade sul Pentagono esiste non esiste….roba da circo.

  5. anonimo scrive:

    Caro Professore
    Siamo alla metà del 1400 e Guttemberg inventa i caratteri mobili e si comincia a stampare libri in molte copie senza tanti emanuensi. Anche la carta aveva raggiunto un buon livello tecnico. Essa veniva fatta con stracci di lino macinati e pressati venivano messi ad asciugare. Ecco che a Venezia nacquero tante tipografie. Esempio Aldo Manunzio.
    Altra cosa iportante fu la scoperta dell’america. Edall’anno 1482 i traffici girarono rotta. Non più verso oriente ma verso occidente.
    Inizia la grande crisi prima cade Costantinopili e poi raggiunge tutti gli staterelli Italiani.
    Ecco siamo alla corte estense, Ferrara, dove anche keplero ha sudiato nel seminario,
    il moto dei corpi e dove si sapeva che era la terra che girava intorno al sole. Già
    la perdita di molto traffici inizia e farsi sentire e le prime crisi cominciano a farsi sentire. Ecco che la perdita di certezze attanaglia le persone ed arriva a toccare anche il ceto benestante. Ecco che tutto si stacca dalla realtà.
    Questo è il contesto che scrive l’Ariosto. Il suo libro spazia dalla realtà alla fantasia.
    Risorge anche la magia in maniera prepotente, come via salvifica. La lettura dell’astrologia diventa certezza di vita, comedire quando uno non sa a chi raccomandarsi le prova tutte. Iniziano le riforme per l’Europa. Ed anche la chiesa di Roma se ne preoccupa fino ad arrivare alla controriforma. Gigantesco errore, mai rimediato. Io hopercepito a fondo L’orlando il Furioso nell’edizionedel 1566 del Valgrisi. Con le tavole in legno disegnate da Dosso Dossi. Ecco si vede l’Incoerenza,
    la ripetizione, la follia, la fantasia, i dettagli, l’amore, il piccolo e il grande, il piatto e la prospettiva, la magia sopratutto. Ecco professore sembrano una favola di moderni graffittari.
    Una domanda mi faccio, forse le rotte di commercio si sono di nuovo girate da occidente ad oriente? Forse stiamo attraversando una crisi simile?

    • VEDO NERO scrive:

      Anche se la crisi c’è non penso che sia così grave che ci sia il cambio da occidente a oriente, se vogliamo possiamo sempre evitarlo, rafforziamo l’Unione Europea e dimentichiamo gli egoismi. Però…..1482? Non è 12 ottobre 1492 la scoperta dell’America?

      • anonimo scrive:

        Caro vedo Nero
        Hai ragione è 1492 sai a volte qualcosa rimane nella penna.
        I commerci vanno dove sono le masse delle persone e le vie di comunicazione.
        Quindi possiamo dire che la Cina ha un miliardo e mezzo di persone. Si puo raggiungere tramite la siberia in quattro giorni di treno veloce. E la siberia è ricca di risorse. Poi l’india con un miliardo e passa di persone e tante risorse. Essa si può raggiungere tramite il canale di suez. Ma si potrebbe raggiungere anche con una ferrovia a quattro binari congiungendo Tartus in Siria con il golfo persico.
        La geografia non si può cambiare. Quindi gli Angli e suoi gemellini usa potranno fare tutte le guerre che vogliono, ma perderanno e dovranno accontentarsi di fare i cacciatori di pelli.

  6. Lo Smemorato scrive:

    Mio nonno c’era, a Monticchiello. Io la storia l’ho conosciuta da lui (che, però, pronunciava Anghèbe). Rispetto a come sono raccontati qui sopra, lui sugli antefatti del 6 aprile avrebbe fatto qualche distinguo. Ma lasciamo perdere (in fondo, parcimus sepultis).
    Springsteen, invece, è vivo, dunque penso di poter senza tema bollare il suo gesto come demenziale. Premesso che io non ho mai capito perché bisogni distinguere bagni maschili e bagni femminili, dal momento che ci sono non vedo che ci sia di strano a dire che gli uomini devono usare i bagni degli uomini e le donne quelli delle donne.
    Il 10 marzo il fenomeno canterino è a Phoenix, cioè in uno Stato dove si ammazzano impunemente neri disarmati. Mi sembra un po’ peggio. Tra l’altro, in North Carolina i matrimoni gay sono riconosciuti. La teoria gender no, e meno male.
    La verità è un’altra: al solito, Springsteen entra a gamba tesa in una competizione elettorale (come fece con Kerry contro Bush). E lo fa sostenendo una signora che – al netto di mille altre nefandezze – ha le mani lorde del sangue libico. Se lei è il progressismo, no grazie.
    Quando si capirà che queste persone concedono diritti (?) civili (?) per far dimenticare di togliere diritti sociali, sarà sempre troppo tardi.

  7. Edoardo Fantini scrive:

    Quindi a Monticchiello la moglie del Podestà fascista convince i tedeschi a non sparare sui civili e questi soprassiedono, mentre in tutta la provincia i partigiani comunisti uccidono il fascista Nuti, disarmato, il fascista Brugi, disarmato, il diciassettenne Valter Cimino, disarmato, il fascista Rosi, disarmato…ed altri disarmati fino ad arrivare al numero di 230. Cosa si evince da questi comportamenti contrastanti?

    • Eretico scrive:

      Eravamo tutti in pena, qui in redazione: perché il Fantini non scrive su Monticchiello, per Artemide?
      Quanto alla domanda (sul Cimino c’è il documentato libro del Pm Nicola Marini, tra l’altro), che dire? Che come sempre, in ogni campo, ci sono le persone che antepongono alle ideologie ed alle bandiere il rispetto dell’altrui vita: vale per i fascisti, per i comunisti, per i nazisti stessi, come Monticchiello insegna.
      E ci fa piacere che il Fantini riconosca ex silentio che a Monticchiello i fascisti subirono una sonora sconfitta, il giorno prima della mancata strage di civili (con i partigiani, capitanati da un tenente badogliano, Walter Ottaviani): cosa che a noi fa piacere assai; a lui, invece, non sappiamo…

      Allo “Smemorato”: non c’è solo il discorso dei bagni, in North Carolina: c’è anche la discriminazione del barista, che può arrivare a non servire una coppia di gay.

      Stimolante infine la contestualizzazione sull’Ariosto (finalmente!) dell’Anonimo delle 21,34, cui rimando (a parte l’errore sulla data americana, anticipata di 10 anni netti): sì, in parte la rotta si è proprio invertita…

      L’eretico

      • Edoardo Fantini scrive:

        “In ogni campo ci sono delle persone che antepongono alle ideologie e alle bandiere il rispetto della vita altrui…”.Scrive l’Eretico, in risposta alla mia domanda del perché la moglie di un podestà evita una strage nel senese ma i partigiani comunisti invece le stragi le fanno eccome. La spiegazione dell’Eretico, come al solito, fa scuotere la testa. Facciamo parlare i protagonisti: dal libro “Lo strano soldato. Autobiografia della Brigata Garibaldi Spartaco Lavagnini”, scritto da diciotto partigiani comunisti. “C’era fiducia nel partito e nell’Unione sovietica…” pag.25. “Il nostro Comando chiamava “eccessi” e “reati” ma in realtà erano atti doverosi di giustizia popolare nei confronti dei fascisti” pag.80. “Le nostre azioni avevano come scopo dichiarato l’edificazione della società socialista. Vedevamo nel PCI la forza capace di portare a maturazione lo scontro di classe in Italia fino alla presa del potere…” pag. 86. “Gli obiettivi della lotta erano non solo battere i fascisti e i tedeschi ma anche gli industriali e i proprietari terrieri per costruire la società socialista…” pag. 192. “L’obiettivo principale era quello di farla finita una volta per sempre con i padroni…” pag. 246. “Il nostro principale compito era far fuori i fascisti e in particolar modo gli agrari e gli altri padroni, ma anche preti , ufficiali, marescialli dei carabinieri e chiunque si fosse opposto alla vittoria del comunismo…” pag. 270. Ma il racconto più eloquente lo fa Fortunato Avanzati detto Viro, una delle personalità politiche più importanti della nostra provincia. Nell’aprile del 1944 era stato decisa l’eliminazione del Conte Scroffa, proprietario terriero a Pentolina. Prima, però, i partigiani, con la speranza che la loro azione fosse ammirata dai contadini dello Scroffa, andarono ad avvertirli della loro bella idea. I contadini, però, difesero il Conte salvandogli la vita. Questa conclusione anche se non poteva non essere rispettata (in fin dei conti erano andati a parlare con i dipendenti del padrone oppure no?) non piacque a Viro che infatti così conclude il racconto. “…Ma noi non accettammo questa soluzione e tornammo sopra la questione per convincere i contadini che, con la pietà, non si sarebbero certo liberati del giogo secolare di padroni.” pag. 43. Penso proprio che possa bastare.

      • Lo Smemorato scrive:

        Sul Nord Carolina.
        La legge, in realtà, non prevede alcuna discriminazione, ma semplicemente non sanziona certe prassi private oggettivamente discriminanti. Il che comporterebbe di porsi qualche quesito sull’opportunità di azioni positive a favore di questo o quel gruppo di cittadini in mancanza di una specifica norma costituzionale a monte (tipo il nostro art. 3, per capirsi).
        Ma al di là di questo, il senso del mio intervento era diverso: è giustificabile che certe rock-star facciano oggettivamente campagna elettorale per un candidato che sostiene i gay, ma distrugge scientemente due paesi mediorientali? O, visto da l’altro lato: gli italiani hanno più interesse alle magnifiche sorti e progressive dei gay statunitensi, o alla pacificazione del Mediterraneo? E ancora: vale la pena sbattersi tanto per diritti cosmetici (perché, parliamoci chiaro, un cesso vale l’altro) e non dire una parola quando ci tolgono diritti sociali? Andiamo in piazza per il family day o per lo sveglia Italia, ma non facciamo mezzo sciopero per il Jobs Act. Quello che è successo in Francia sulla Loi travail ci dovrebbe far vergognare.
        Su questo provocavo l’Eretico (che, però, essendo a casa sua fa come gli pare e, giustamente, se non vuole non risponde).

    • Anonimo scrive:

      Però è mancata la risposta alla domanda fatta dal Fantini

  8. antonio scrive:

    mi ero ripromesso di non scrivere più sulle idee del Fantini, ma quando si supera una certa dose non si può tacere. lo sappiamo tutti che durante la Resistenza ci furono sbagli da parte di alcune brigate partigiane etc etc ma il sig Fantini sorvola (volutamente) sulle stragi dei fascisti e dei nazisti e soprattutto sul fatto che il mondo partigiano era costituito da molte sfaccettature politiche e quindi di comportamento. capisco l’ideologia, la passione politica, da qualunque parte, ma il rispetto verso i caduti ci vuole sempre o sant’Anna e Marzabotto,per esempio, sono morti per epidemia? via…via… e ora sproloqui pure quanto vuole.

    • Edoardo Fantini scrive:

      Caro Antonio, siccome ritieni che ci furono “…sbagli di alcune brigate partigiane…” per spiegare gli scopi degli agguati dei partigiani comunisti prenderemo le parole di uno che era con loro, il partigiano Giorgio Bocca. “Storia dell’Italia partigiana. Settembre 1945, maggio 1945” Pag. 165: “…In realtà, e i comunisti lo sanno bene, il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso è autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie, per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell’odio. E’ una pedagogia impietosa, una lezione feroce. I comunisti la ritengono giustamente necessaria e sono gli unici in grado di impartirla, subito.” Poi: “Partigiani della montagna” pag. 58 “…Chi aveva la casa bruciata, il bestiame razziato, taceva desolato sulla sua rovina e si rassegnava all’irreparabile, ma chi aveva la casa in piedi e il bestiame nella stalla urlava, pregava, minacciava, purché i partigiani stessero lontani. L’opinione generale dei benpensanti si scagliò contro gli uomini che erano in montagna, giungendo persino a ripudiare i primi entusiasmi. “E’ vero”, si diceva, “i tedeschi hanno ragione. Eseguiscono ordini. Casa vogliono fare quei disgraziati in montagna? E’ inutile lottare contro chi è più forte. Non fanno che provocare dolori. Scappano, non sanno combattere, fan bruciare le case.” Spero che basti.

      • antonio scrive:

        Caro sig. Fantini, in ogni guerra ci sono sbagli, orrori, e quant’altro di brutto si possa pensare e vedere. potrei raccontargli anch’io mille episodi di fatti gravi del periodo post guerra causati da fascisti e nazisti, speso a braccetto, vissuti da conoscenti, ma sarebbe tempo perso, ognuno si tenga le sue convinzioni, ma io sono contento e orgoglioso che alcuni uomini si siano ribellati e abbaino contribuito, tra mille errori e orrori, a liberarci da una dittatura. punto e basta, almeno per me.

  9. Luigi De Mossi scrive:

    Caro Professore,
    per me l’Orlando è un libro epico, eroico ed ironico allo stesso tempo.
    Talvolta poi “la bellezza delle parole – come la musica – è indipendente dal loro significato” (L de M)ed anche in questo senso l’opera è poderosa.
    Infine come non ricordare la trasposizione teatrale di Luca Ronconi con la molteplicità di azioni simultanee e, soprattutto, con due attrici bellissime, bravissime ed intelligentissime come Ottavia Piccolo e Mariangela Melato. Luigi De Mossi

  10. Mario Ascheri scrive:

    Pregherei lo Smemorato di precisare gli ‘antefatti’ del 6 aprile, che io non conosco. Messo quell’accenno, in realtà si rispettano poco i morti…si insinua. Se vuole anche al mio indirizzo mario.ascheri@gmail.com.
    Grazie! m.a.

    • Lo Smemorato scrive:

      Mi scuso di rispondere solo ora, ma non avevo letto il commento.
      Secondo mio nonno, in sostanza, la battaglia era stata innescata dai partigiani, che avevano attaccato una colonna tedesca in marcia verso il Lazio. Gesto che, a suo parere, aveva poca utilità strategica ma esponeva gravemente Monticchiello a possibili ritorsioni.
      Non volevo insinuare alcunché. Non avevo scritto nulla perché: (i) questi discorsi aprono sempre polemiche piuttosto sterili sulla differenza fra guerra, guerriglia e terrorismo, oltre che sul peso della lotta partigiana nella liberazione del Paese; (ii) io ho orrore della storia fatta dai testimoni oculari (i quali, molto spesso, travisano in buona fede i fatti).
      Tutto qui.
      Non volevo offendere nessuno. Meno che mai i morti, di entrambe le parti (perché i morti sono sempre morti, anche se quelli tedeschi avevano torto).

  11. Mario Ascheri scrive:

    Chiarito tutto!
    Mah, io ho riletto sia pur rapidamente (ero stato avvertito due giorni prima) lo Strano soldato e il classico della Gasparri (di 40 anni fa ormai!) e mi pare ci fossero più dati concordanti; a Monticchiello poi c’era, domenica, chi aveva saputo tutto di prima mano essendo a Pienza quel 6-7 aprile e concordava, ma immagino che il Comune prima di intestare e i membri delle ANPI presenti abbiano rifatto i loro controlli.
    I tedeschi arrivarono da Chianciano (ed espressero con ciò la loro sfiducia in Chiurco, che aveva subito un’enorme perdita di credibilità dalla battaglia che aveva visto soccombere i ‘suoi’) e non trovarono armi perché i partigiani vincitori avevano fatto sparire tutto, altrimenti neppure il fervore della Angheben sarebbe servita…; l’attacco di cui parlava suo nonno da parte dei badogliani ai tedeschi torna poco anche con la prudenza del tenente Ottaviani, che infatti fu spesso in contrasto con i comunisti, con cui ci fu infine la rottura prima del 25 aprile! Ma Monticchiello fu importante perché fece capire meglio l’assoluto predominio tedesco e la debolezza repubblichina, rafforzando la fiducia nella prossima Liberazione.
    Ma se ci sono altre testimonianze del tempo ben vengano. La verità non offende nessuno. Sono le mezze parole che lasciano il posto a equivoci che, a questo punto, bisognerebbe cercare di dissipare. Non so spiegare il racconto di suo nonno. Lo ha ‘memorato’ bene?

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