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La domenica del villaggio: Alì, Pomponazzi ed il 2 giugno

- 05/06/16

Tanto materiale anche per questa domenica di inizio giugno, nella rubrica culturale del blog: spazio allo sport (e non solo), con la morte di Cassius Clay-Muhammad Alì; poi alla grande Filosofia, con la figura di Pietro Pomponazzi; infine una breve riflessione sul 2 giugno, Festa della Repubblica. Last but not least, le due consuete rubriche settimanali. Delle Elezioni amministrative, ovviamente, scriveremo martedì.

Buona lettura a tutti, dunque!

 

PIETRO POMPONAZZI, UN MAESTRO DA RISCOPRIRE

“La Virtù è premio a se stessa”, è certo la frase più celebre attribuita allo straordinario – ed oggi misconosciuto – filosofo mantovano Pietro Pomponazzi (1462-1525); un filosofo-umanista che si inserisce nel dibattito – agli inizi del XVI secolo fervidissimo – sul libero arbitro, di cui si occupavano Lutero, Erasmo nonché ovviamente la Chiesa cattolica.

Pomponazzi è un pensatore che colloca l’essere umano nell’immanenza, non nella trascendenza, e per questo odorava d’eresia (un agostiniano – Ambrogio Fiandino – lo denuncò come eretico, e Leone X lo condannò, nel 1518); e c’è di più: pur figlio del suo tempo come tutti (dunque legato ad una forma mentis di fatto astrologica, non legata alle Scienze naturali come si paleseranno in seguito), Pomponazzi aveva capito una cosa di fondamentale importanza, tale da anticipare Feuerbach: le Religioni sono un elemento importante, fondamentale per la pax sociale e per la crescita etica di un qualsiasi popolo (mentre – in modo elitista – i saggi non hanno bisogno delle favolette liturgiche). Ma ciò dicendo (in ciò sta l’anticipazione del pensatore tedesco dell’Ottocento), il filosofo rende chiaro a tutti (almeno ai saggi!), che le Religioni in quanto tali hanno un inizio ed una fine; in qualche modo, sono creazioni umane, non divine.

Uno stimolante contributo di Michele Ciliberto (Sole 24 ore del 29 maggio, pag. 28) ci informa che ci sono novità, per chi ami approfondire lo studio del pensatore a cavallo fra XV e XVI secolo: a cura di Vittoria Perrone Compagni, infatti, esce una nuova edizione del “De incantationibus” (Le incantazioni), con un commento di alto livello (Edizioni della Normale di Pisa, pagg. 363, euro 25). Un’occasione memorabile. per conoscere meglio questa figura; e per meditarla, nella sua chiara, sfacciata “carica eversiva” (Eugenio Garin).

 

IL 2 GIUGNO: UNA DATA CHE NON DECOLLA…

Siamo reduci dalla celebrazione del 2 giugno, quest’anno nel suo settantesimo anniversario; una breve riflessione è dunque forse necessaria, a cose ormai fatte.

Lodevolmente, il Presidente Ciampi – come e più di altri – ne voleva fare il nostro 14 luglio, pensando alla Francia; o magari il nostro 4 luglio, pensando invece agli States. Obiettivo alto, e in linea di fondo corretto, stante la obiettiva improponibilità del XXV aprile, data troppo divisiva. Obiettivo fallito, in larga parte: il “particulare” che il 2 giugno auspicherebbe di superare in vista della democrazia partecipata, trionfa sempre.

L’astensionismo dilaga, come mai nei precedenti settanta anni; il senso civico – mai altissimo, a dire il vero, in Italia – latita in modo pauroso; la sfiducia nelle istituzioni parlamentari, e politiche in senso lato, sono ai massimi storici. “Miracolo della ragione”, ebbe a dire Piero Calamandrei, a proposito del 2 giugno, con bell’ossimoro. Un miracolo – temiamo – non replicabile…

 

LA MORTE DI MUHAMMAD ALI

Molte cose tutte insieme, è stato Cassius Clay-Muhammad Alì, nei 74 anni della sua intensissima vita: è stato uno straordinario pugile, uno dei più grandi in assoluto; ma è stato anche un attivista sui generis dei diritti civili dei neri d’America, dalla metà degli anni Sessanta; prima cristiano battista, poi islamico convinto; aveva un fisico monumentale, da scultura classica (1,91 di altezza, tra l’altro), e poi è diventato – dopo Giovanni Paolo II – il testimonial involontario più famoso del mondo del Parkinson (immagine simbolo, l’Olimpiade di Atlanta del 1996); arrogante e sbruffone come pochi in carriera (nemmeno Tyson come lui), dolce, tenero, a suo modo fanciullesco in seguito, da malato.

Tutto questo – e molto di più – è stato Muhammad Alì; per esigenze di spazio, ci concediamo solo due notazioni: è stato il primo a capire come lo sport potesse essere veicolo di autentico cambiamento politico-sociale (come ricordato dal Presidente Obama, che senza figure come quella di Alì non sarebbe mai diventato l’uomo più potente del mondo). Questo gli deve essere riconosciuto. I suoi poderosi muscoli incarnavano la rabies che solo un nigger cresciuto a boxe e razzismo negli Usa dei Cinquanta-Sessanta poteva avere.

In secondo luogo, una considerazione sulla clamorosa conversione all’Islam di metà anni Sessanta, determinata dalla vicinanza con Malcolm X: allora, l’Islam NON faceva paura! Clay, divenuto Alì, fu boicottato, condannato, insultato, deprivato della boxe: ma perché disertore, perché nero, perché diceva frasi tipo “nessun vietcong mi ha mai chiamato nigger”. Non in quanto islamico, non in quanto convertito.

Molto acqua è passata sotto i ponti, da allora: e non è un’acqua di purificazione…

 

LEGGI CHE TI PASSA: DIMAGRIRE, MA NON TROPPO

Per la rubrica della Salute, oggi ci occupiamo di una curiosa ricerca Usa che ci dice una cosa da tenere bene a mente come monito (dal Corriere salute odierno): chi dimagrisce troppo, e troppo velocemente, dopo qualche tempo riacquista tutto, o quasi, il peso perduto. Lo intuivamo già, ma oggi ne abbiamo le evidenze scientifiche. Il test è stato fatto sui concorrenti di “The biggest loser”, reality Usa in cui i concorrenti – obesi – perdevano chili su chili in poco tempo.

Il tutto ha anche una spiegazione prettamente evoluzionistica: sono sopravvissute, nei millenni, le bestie capaci di accumulare grasso per i momenti di mancanza di cibo, di carestia.

E come diciamo sempre, siamo cambiati sotto tanti punti di vista (troppi?), in questi ultimi anni, ma non sul rapporto organismo-cibo: stringi stringi, siamo ancora all’homo sapiens sapiens…

 

IL CRETINO DELLA SETTIMANA: QUELLI CHE LA SCUOLA DEVE ESSERE FACILE…

Come al solito, scelta ardua assai; visto che è quasi tempo di esami scolastici: i cretini della settimana sono tutti coloro – e sono tanti! – che vorrebbero una scuola più facile, più easy, più “al passo con i tempi”. Quelli che vorrebbero abolire tout court le versioni dal Latino (e dal Greco, se al Classico), per esempio. Quelli che vorrebbero abolire i compiti a casa per i ragazzi, per farne un secondo.

Vi sembra forse il momento di maggiore o minore severità? Vi pare che non sia forse il tempo di pretendere di più, invece che di meno, per Zeus?

24 Commenti su La domenica del villaggio: Alì, Pomponazzi ed il 2 giugno

  1. Edoardo Fantini scrive:

    Il 2 di giugno del 1946 nacque la Repubblica che fu voluta dai partiti politici per istituire in Italia un cambio di sovranità. Durante il Regno il sovrano era il Re il quale non solo era l’unico italiano a diventare maggiorenne a 18 anni, ma aveva carta bianca per nominare e revocare i ministri, firmare gli accordi internazionali, dichiarare la guerra e trattare la pace, nominare tutti i senatori, ma quella sua prerogativa che era più invisa ai partiti era che solo lui poteva sanzionare le leggi, quindi senza il di lui assenso ogni attività parlamentare poteva risultare inutile. Per controbilanciare il potere del Re i partiti esigettero che il Presidente del Consiglio per potersi insediare accettasse di essere ritenuto idoneo dalla Camera dei deputati, che era il ramo del Parlamento eletto dai cittadini. Se un Presidente del Consiglio non fosse piaciuto alla Camera questa gli avrebbe votato contro e lui si sarebbe dimesso, e fu in questo modo che i partiti esercitarono il loro potere sul Governo. La qual cosa non era vietata da nessuna legge, comunque nemmeno da alcuna legge prescritta, anzi, visto che l’art. 5 dello Statuto Albertino recitava “Al Re solo appartiene il potere esecutivo”, la vera anomalia non era che il Re nominasse un Governo ma che una parte del Parlamento lo potesse mandare a casa. Quindi si arrivò al 2 di giugno 1946 quando, dopo un referendum affatto chiaro, fu proclamata la Repubblica Italiana e redatta una nuova Costituzione, la quale spostò tutte le prerogative che fino a quel momento erano state del Re al Parlamento che così divenne il sovrano di tutte le decisioni nazionali, fiducia al Governo compresa. Ed essendo il Parlamento composto dai partiti politici è logico che i sovrani in pratica diventarono loro e lo sono tutt’oggi. Ed hanno ben convinto il popolo di che pasta sono fatti: ecco perché la festa del 2 giugno non decolla…

    • Renato Lusini. scrive:

      Sempre molto artefatte le ricostruzioni storiche del Fantini.Una volta per curiosita’ho sbirciato la sua bacheca Fbk.Ho intravisto i titoli e gli autori di libri che linka e tutto e’stato piu’chiaro.Chissa’se nel potere del Re rientra l’episodio avvenuto durante la Marcia Su Roma (evento grottesco e farsesco ridicolizzabile in un secondo)in cui il Piccolo Re si ritiro’imn campagna.Con un semplice ordine la storia poteva essere ben diversa.Come non lo fu per la vergognosa fuga a Napoli.
      Riprendo un post di alcuni giorni fa sempre dello storico della domenica Fantini.In cui si prodigava nella solita litania dei grandi risultati del fascismo……non ho voglia e tempo di citare fonti autorevoli delle disastrose politiche sociali e finanziare del ventennio a scapito del popolo e a favore ai baroni e ai signori del Vapore,pagati a marchetta da Mussolini a chi veramente lo mise al potere e cui senza l’aiuto esso non sarebbe diventato nulla.Poteva essere una rivoluzione interessante il Fascismo ma non lo e’stato.Anzi e’stato proprio il contrario.

      • Edoardo Fantini scrive:

        Caro Lusini, penso che si, fra i poteri del Re ci fosse stato anche quello di potersi recare in campagna e poi al mare e perfino in montagna. Ora che ti ho risposto ci puoi spiegare cosa fu quella che chiami la “vergognosa fuga a Napoli” ? Mi spiace che tu non abbia il tempo per illustrare chi furono i “baroni” e i “padroni del Vapore”, ma ti prego di dirci della vergognosa fuga a Napoli perché davvero mi pare una bella citazione storica. Attendiamo con trepidazione.

        • Renato Lusini. scrive:

          Brindisi!Chiedo scusa….Brindisi.Eh si,questa l’ho sbagliata.Purtroppo la storia era un interesse di tanti anni fa.
          Vorrei ricordare anche le molte giravolte di pensiero del suddetto Mussolini.Penso che a perenne menoria posso citare i numerosi articoli da Lui scritti sul Popolo d’Italia tra gli anni 1919/1920.Furono ben chiari fin dalla fondazione dei fasci di cambattimento nel 1919 gli appoggi dei grandi industriali lombardi.In una puntata di Rai Storia degli anni ’60 si racconta di testimoni oculari che videro arrivare grandi quantita’di danaro contate per l’incendio della sede dell’Avanti.Posso citare come detto nel mio precedente post i molti regali all’alta borghesia e ai grandi industriali (che anni prima sembrava che Mussolini schifasse tanto):ritiro del disegno sulla nominativita’dei titoli,privatizzazione dei telefoni prima statali,insabbiamento dell’inchiesta sulle commesse della grande guerra,abolizione del monopolio dello stato delle assicurazioni vita,il salvataggio della Ansaldo nel 1923,il continuo aumento dei prezzi di prima necessita’,pressione tributaria raddoppiata alla vigilia della prima guerra mondiale rispetto a 20anni.prima e non ultimo per importanza il simpatico Concordato del Laterano che ci ritroviamo ancora sul groppone come passivo a discapito dei contribuenti regolari.Preceduto dal salvataggio del Banco di Roma.Insomma,ci sarebbe molto da parlare di questi argomenti.

          • Edoardo Fantini scrive:

            Hai visto, Lusini che la fuga non fu a Napoli, eppure l’avevi scritta con tanta sicurezza e la conoscevi così bene da ritenerla “vergognosa”. E con la stessa sicurezza ora ci porti un’altro mare di notizie che però sono chiacchiere, aria fritta. Si Lusini perché vedi, quasi tutte quelle che elenchi come malefatte del Duce, non si potrebbero essere realizzate se non con delle leggi, a meno che tu non pensi che Mussolini poteva avere a disposizione i soldi e gli atti dello Stato, come gli insabbiamenti,senza che esista un documento che le riporti. Quindi, Lusini caro, indicagci queste leggi oppure rivaluta la tua “cultura” ed invece di scrivere studia. Se poi ci vuoi mostrare le carte relative alla “pressione tributaria raddoppiata alla vigilia della prima guerra mondiale” (parole tue), cioè nel 1915, affibbiandone la responsabilità ancora al Duce, siamo qui curiosi ad aspettare.

  2. Gianni scrive:

    Un appunto: homo sapiens sapiens non esiste. Se ne parlava un tempo per distinguere gli h. sapiens che arrivarono in Europa dopo i Neanderthal, ma oggi sappiamo che quei sapiens arrivarono in Europa dall’Africa senza alcuna novità evolutiva (migranti?).

  3. Un lettore accanito del blog scrive:

    Caro Eretico, grazie come sempre per la eccellente rubrica domenicale. Di Pomponazzi in effetti non avevo che qualche vaghissimo ricordo liceale, mi hai fatto venire voglia di riprenderlo in mano. Grazie di nuovo, in attesa di un commento su ciò che è accaduto ieri nelle urne italiote…

  4. foloso scrive:

    Relativamente alla rubrica del Cretino della Settimana ed al suo contenuto io credo che INDEROGABILMENTE la nostra società abbia bisogno di FORMATORI/EDUCATORI prima dei compiti in classe o altro. I Formatori/Educatori avrebbero il DIFFICILISSIMO compito di spiegare ai giovani PERCHE’ si studia , PERCHE’ sia necessario imparare e conoscere e come la CULTURA SIA ALTRO rispetto al mare di informazioni, spesso INUTILI, che si trovano in rete o sui social.
    Queste semplici attività una volta venivano svolte dalla FAMIGLIA , vera colonna fondante della società, ma con la sua dissoluzione e relativo smantellamento dello STATO SOCIALE o WELFARE oggi abbiamo orde di giovani, ISOLATI da una struttura di relazione che finge di connetterli ma che li tiene scientificamente separati per poter essere facile bersaglio.
    EDUCARE, FORMARE, LIBERARE ( la mente)

  5. anonimo scrive:

    Caro Professore
    Riguardo alle lingue greco e latino non dovrebbero piu esistere come matetia scolastica pagata dallo stato.
    1) Perche i compiuter presto ma molto presto traduranno qualsiasi cosa da se.
    2) Quelche centinanio di specializzati in materia, che gli piace farlo, e magari pagati dallo stato potrebberotramandare e fornire matetia per il computer e quindi per tutti.
    Non mi pare che Russi e i cinesi oramai le prime potenze mondiali siano dedite a ceri studi.
    I professori dediti a certe materie saranno presto pensionati non dallo stato ma dai traduttori automatici e ti garantisco che sono già pronti. E funzionano bene.
    I fatti sono i fatti e sinceramente nella vita non ho mai dico mai avuto bisogno di un professore di greco o di latino. Molto più di un muratore, un idraulico, un meccanico, un geaometra…… Intendiamoci professore se ti servono sei libero di fare come credi.

    • Enrico Tucci scrive:

      Appunto.

    • VEDO NERO scrive:

      Posso essere il linea di principio d’accordo sulla sempre crescente inutilità del latino e del greco antico, principalmente del secondo. Lascerei queste materie per chi vuol frequentare la Facoltà universitaria dell’Archeologia e Lettere Antiche (si chiama così?) dove imparano anche a decifrare l’etrusco, il sanscrito, l’aramaico e altre lingue morte. Io personalmente non l’ho mai studiate e molti miei amici invece lo hanno dovuto fare e con che sacrifici. Però per tutto il resto sono in perfetta linea con l’Eretico, la scuola non deve essere facile, deve veramente formare la cultura, srà anacronistico, ma considero un danno non obbligare più gli alunni ad imparare le poesie a memoria, quante quelle di Leopardi, Carducci, Pascoli, Foscolo, del Sommo Poeta e molti altri Grandi della Poesia ho dovuto imparare, ma col tempo ho capito che quegli esercizi mi sono serviti per la memoria e per capire ed apprezzare la loro vera bellezza. Anche ora mi diletto a leggerle e ponderarne il contenuto. Ho avuto la fortuna di avere un insegnante di italiano che, con impegno e pazienza, mi ha insegnato e fatto amare la letteratura italiana e mondiale spronandoci a leggere di tutto. Ecco cosa ci vorrebbe per i moderni alunni, instillare in loro l’amore per la lettura di tutto sia poesia, sia prosa, quante ore ho passato a leggere libri su libri, che poi la lettura ti da la possibilità di conoscere tanti vocaboli, arricchire il linguaggio; l’informatica, si è di moda, utile, ma per me è come un contenitore se non lo riempi di conoscenza, cultura non serve a nulla. Esiste internet, ma se non hai una base culturale hai solo una conoscenza superficiale, utilitaristica, che si ferma all’argomento cercato, senza andare avanti e approfondire ciò che cerchi. La scuola di oggi è triste dirlo è figlia del ’68, rivoluzione partita con ottimi propositi, ma presto abortita fino al demagogico ‘6 politico’, sono passati tanti anni da allora è la cosa non è certo migliorata e rimediare mi sembra molto difficile.

    • Anonimo scrive:

      Il latino è all’origine della lingua italiana, se vuoi imparare la tua lingua devi anzitutto imparare il latino. Che poi si riesca anche a sopravvivere da ignoranti, senza sapersi esprimere nella propria lingua, è un dato di fatto ma di solito gli ignoranti perdono grandi opportunità. Il greco invece è essenziale per chi si rivolge a studi classico-letterari o medici. Tutta la tassonomia medica è di origine greca, ma gli ignoranti come te evidentemente non lo sanno.

      • VEDO NERO scrive:

        Mah tanto non sono medico e nemmeno avvocato e simili, però molti di quelli che provengono dal classico l’ho dovuti sentire parlare con perle tipo ‘speriamo che non piove’,’ non pensavo che c’eri’, ‘penso che non è giusto’, errori questi che io non mi sogno nemmeno di fare. Tralascio poi molti che hanno preso la mania di usare ‘piuttosto’ al posto di oppure. L’importante è non smettere di volere conoscere ed essere modesti, mi piace anche molto leggere la Storia sia moderna che antica, non in latino o in greco, ma in buon italiano. Non mi ritengo proprio ignorante come tu pensi che io sia. Anzi c’è un grande filosofo greco che diceva ‘Io so di non sapere’ tralascio il nome, penso che di sicuro lo sappia, se no saresti un po’ ignorante.

        • VEDO NERO scrive:

          ‘dovuto sentire parlare’

          • Anonimo scrive:

            VEDO NERO nessuno ti ha dato dell’ignorante! Vista l’excusatio non petita (se vuoi ti spiego che significa) probabilmente lo sei (=accusatio manifesta) e quindi fatti spiegare dall’Ascheri come vengono posizionate le risposte nel blog

        • Anonimo scrive:

          ….Infatti non stavo rispondendo a te! Non sei assolutamente ignorante, solo un po’ presuntuoso.

    • giacobbe scrive:

      Gentile anonimo,
      Gli studi classici non hanno la funzione di tradurre, bensi quella di elaborare una forma mentis, una capacità di ragionamento e distinzione critica che consente all’intelletto di conoscere, mettere in relazione e poi, cosa assai difficile in base alle evidenze, di poter scegliere in maniera libera.
      Luso del traduttore vanifica quella capacità che ci consente di non avere padroni e di capire chi cerca di fare del suo meglio e chi invece si adopera per ottenere risultati a scapito di altri.
      Forse se avessi frequentato qualche professore di greco e latino avresti potuto capire la differenza tra essere liberi e crederlo.

    • Silvina scrive:

      Caro anonimo, il tuo ragionamento non fa una piega. E allora mandiamo in pensione anche i professori di matematica perché ci sono programmi informatici in grado di risolvere qualsiasi problema; mandiamo in pensione gli insegnanti di storia perché su internet si trova di tutto e di più; stessa sorte agli insegnanti di arte e musica… che ci stanno a fare?
      Proporrei di lasciare solo l’insegnamento di religione e una blanda infarinatura di italiano, quanto basta per permetterci di mettere le mani sulla tastiera di un computer. Tra l’altro non c’è più bisogno nemmeno di studiare la grammatica perché esistono programmi di correzione a prova di bomba. A proposito, se i traduttori di greco e latino, già pronti e funzionanti, sono alla pari del tuo correttore ortografico… c’è da sta’ freschi!!!!

    • Francesco scrive:

      Severa ma giusta la valanga di commenti che si sta riversando sull’anonimo esaltatore dei “compiuter” e dei programmi per le traduzioni dal greco e dal latino. Spero vivamente che sia un troll, visto questo ed altri commenti (riconoscibili dalle allusioni a russi, cinesi, svizzeri…).
      https://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet)

      • anonimo scrive:

        Cara Silvina
        Non vorrei pensionare nessuno, sto semplicemente osservando una realtà. Il compuer mette a confronto milioni di casi e ne fa una sintesi, se si introduce un nuovo caso assottiglia la mira e ci ci avvicina sempre più al pensiero originale.
        Certo capisco che i lavoratori del secolo passato perdono il mestiere, ma non si perde mica l’informazione. Non si perde mica Aristotele che ha me piace tanto. E lo considero il divino. Mi piace enormememte la sua politica e non quella di Platone che per sopravvivere aveva bisogno di continua protezione. Si veda il Tiranno alchita.
        Vorrei far parlare Aristole oggi al sindaco di Siena. Allo stesso modo di quando istruiva il piccolo macedone.
        Vedi sindaco La banca ci vorrà sempre, sono molti impiegati che sono di troppo.

  6. Ascanio scrive:

    Grazie per l’input su Pietro Pomponazzi: ho visto su Wikipedia che era anche un fustigatore dell’elemento miracolistico, non si stenta a credere che piaccia all’Eretico!
    Un off topic su Elio Fanali. Seguo con interesse la querelle fra l’Eretico ed il Fanali, e più la seguo più resto sconcertato dalla pochezza culturale del secondo. Uno può votare come vuole, può avere le idee che vuole, ma a critiche precise, si dovrebbe rispondere nel merito, cosa che questo Fanali non fa mai. Meno male che è un giornalista professionista.

  7. anonimo scrive:

    Caro anonimo
    Le lingue greche antiche erano di verse:
    Quelle del peloponneso, quella ateniese, quella dell’asia minore, e quella macedone alessandrina. Che era la lingua franca del mediterraneo.
    Mol testi dell’epoca furono tradotti in in questo ultimo idioma. Vi erano testiscentifici, letterari ed altro. La bibbia certa conosciuta più antica fu tradotta da settanta saggi ebrei ed autorizzati dalla loro casta sacerdotale. Il nome è la bibbia dei settanta.
    Penso sia ancora adottata dai greci ortodossi. Provi a cercarne una e la faccia tradurre a chi crede, avrà scarse possibilità se non incorrere in pressapochismi.
    Per il latino quale latino . Quello repubblicano, quello imperiale, quello tardi imperiale,
    quello alto medioevale. O quello dei preti.
    ecco le lingue si evolvono e solo degli specialisti con l’aiuto del computer possono chiarire chiarire la situazione. In modo che ogni scritto collocato nel suo contesto di tempo e di spazio possa avere la sua traduzione vicino a ciò che si voleva dire. Il resto è presunzione e grande ignoranza.

  8. Lo Smemorato scrive:

    Mi scuso con tutti se appaio brusco o maleducato, ma mi trabocca il cuore. Leggendo i vari commenti sopra riportati, devo concludere che non c’è proprio più speranza, che l’idea della “buona scuola” renziana, quella cioè che addestra allo svolgimento di un compito più o meno elementare, ma che non insegna, non prepara al pensiero critico e razionale, è penetrata come un virus a infettare le menti di quasi tutti.
    Il greco e il latino non servono per programmare un software (anche se…), né sono importanti soltanto nei limiti in cui aiutano a comprendere l’etimologia dei termini scientifici (anche se…). Il greco e il latino, ma soprattutto la cultura che essi rappresentano, servono ad offrire strumenti ermeneutici per l’interpretazione della realtà; in mancanza avremmo grandi idraulici, ma mancheremo totalmente di classe dirigente.
    Se qualcuno avesse letto Tucidide, nel discorso di Pericle del libro II potrebbe forse trovare il fondamento dell’imperialismo democratico statunitense, nel drammatico dialogo coi Meli la cruda realtà del diritto internazionale, come era allora e come, in fondo, è anche oggi.
    La scuola italiana, da questo punto di vista, insegna, non addestra. E se manca qualcosa al Classico o allo Scientifico – soprattutto in questa fase in cui le guerre sono guerre commerciali, più che guerre militari – è la macroeconomia, non certo un approfondimento su Visual Basic.

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