Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Brexit, l'Abissinia et alia - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Brexit, l’Abissinia et alia

- 26/06/16

Eccoci al consueto appuntamento domenicale con la rubrica culturale del blog; oggi si parla di Brexit (poteva forse essere altrimenti?), argomento che avrebbe meritato una puntata monografica; poi ripercorriamo la Campagna militare di Abissinia, nell’ottantesimo anniversario della sua conclusione (ci vorranno due puntate, dunque si finisce alla prossima). Infine, una delle due rubriche (per l’altra, proprio non c’è spazio).

Buona lettura, dunque!

 

BREXIT: WAIT AND SEE, PLEASE…

Il 23 giugno 2016 è già una data di rilevanza storica, su questo – almeno su questo – nessun dubbio, da parte di nessuno.

Il voto referendario – consultivo, si badi – dimostra tante cose, in primis che le masse popolari non sono euroscettiche: sono, in prevalenza, decisamente eurofobiche. Quello che bisogna cercare di fare, è capire il perché. Indubbiamente, la globalizzazione in salsa europea è stata gestita e governata male, troppo dall’alto. Un assist fantastico, per chi voglia soffiare sul fuoco.

Per quanto concerne il discorso economico-finanziario, venerdì c’è stato un semitracollo (ma per alcuni specialisti sarebbe dovuto andare peggio); vedremo in futuro, a partire da domani. Wait and see, come appunto ci insegnano gli inglesi. C’è chi rassicura, sul versante italiano: oggi sul Sole 24 ore, per esempio, il Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina parla di Brexit come di “una grande occasione di crescita”.

Ciò che più preoccupa chi abbia un minimo di respiro storico, è la riemersione dei nazionalismi centrifughi rispetto a Londra: la filoeuropeista Scozia che prenderà di certo la palla al balzo, e se ne andrà in…Europa! Ma soprattutto è il caso irlandese, quello potenzialmente più drammatico; l’Irish affaire è davvero un rebus: niente di più facile che si torni a frizioni e tensioni fra unionisti e separatisti, fra protestanti e cattolici (l’Europa non finanzierà più la distensione fra i due popoli).

Non parliamo delle potenziali ricadute, tipo effetto domino, nel resto d’Europa: in Spagna in primo luogo (Catalogna e Paesi baschi), ma anche in Francia (l’eterna questione corsa), e magari nella pur europeista (a livello di sondaggi) Italia, con la questione del Sud Tirolo (vuoi vedere che l’Alto Adige torni all’Heimat pregressa?).

Insomma, non c’è che da aspettare, anche qui: wait and see.

Senza neanche attendere, invece, affrontiamo l’ultimo ordine di problema che ci sentiamo di sollevare: la legittimità del voto. Notiamo infatti che molti (da Severgnini in giù) descrivono come una sorta di subumani coloro i quali hanno votato per il Leave, invece che per il Remain. Allora, qui bisogna avere il coraggio di dire una cosa, che i lettori del blog peraltro ben conoscono: non sarebbe un tabù, quello di pensare ad un filtro – tutto da studiare – prima di fare entrare un elettore in cabina elettorale (ovviamente da gestire PRIMA dell’operazione di voto); ma fintanto che il voto anche del più ignorante ed analfabeta vale come quello dell’intellettuale di rango (una testa, un voto, no?), fintanto che queste sono le regole, questo stato di cose bisogna accettare.

Con buona, buonissima pace di coloro che si indignano quando i pastori o gli ex operai del Nord votano per Brexit, e non dicono niente di quando altri votano a favore di un ragazzotto ambizioso, senza neanche conoscerlo…

 

UNA CAMPAGNA DA NON DIMENTICARE: L’ABISSINIA (PARTE I)

Ci pare che l’ottantesimo anniversario della conclusione della “gloriosa” Campagna di Etiopia sia passata piuttosto in sordina, rispetto alla straordinaria importanza interna (ed anche internazionale) che ebbe nel 1936.

Di solito, in Italia ci si ricorda solo delle vittorie; e questa, in effetti, fu tale, almeno dal punto di vista prettamente militare. Forse con i decenni, ci si è accorti della colossale truffa che il Regime fascista organizzò ai danni degli italiani; proprio per questo, pare importante riprendere in mano l’argomento.

Sul quale ormai c’è tanto (molto ne ha scritto il professor Labanca, insigne contemporaneista all’Università senese, per esempio); ma per non farci mancare alcunché, in settimana siamo andati a rispolverare il classico dei classici, sull’argomento: “La guerra d’Abissinia 1935-1941” (edito da Feltrinelli, uscito nel 1965 in I edizione), eccellente lavoro – a cavallo tra Storia e Giornalismo – di Angelo Del Boca. Il libro che svelò cosa ci fosse stato davvero, dietro questa Campagna militare. La cronologia del suo libro arriva fino al 1941, cioè fino a quando l’Italia dovette abbandonare il suo rinato Impero (sic), per le note vicende belliche della Seconda guerra mondiale.

Oggi, diciamo due parole sulla capacità fascista di mobilitare un intero Paese nel muovere guerra ad un altro (con il quale aveva da poco stabilito un Accordo di amicizia!); ciò che può interessare, è la straordinaria forza – tipica di ogni dittatura, peraltro – di mobilitazione, verso un obiettivo a dir poco di scarsa importanza.

C’era però una specificità italiana, nell’adesione acritica ed indefessa all’avventura abissina? Sì, c’era; fu A. C. Jemolo – crediamo per primo – a vergare che questa avventura fu un grande momento per ribaltare l’atavico senso di inferiorità italiano (per il mancato colonialismo – Libia a parte -, e non solo); c’era da vendicare Adua, 40 anni prima, quindi anche la tematica della vendetta, che non guasta mai.

Ci sarebbe stata terra per tantissimi, e lavoro per ancora di più (costruzione di strade e grandi opere varie: che, in effetti, furono in parte realizzate), e l’Impero sarebbe tornato sui colli romani; infine, si poteva eccitare la sindrome dell’isolamento e dell’attacco esterno (le controproducenti sanzioni volute dall’Inghilterra, e decise dalla Società delle Nazioni, furono un grande carburante, per la retorica del Regime).

Rileggendo il volume di Del Boca, si trovano – come è inevitabile che sia – anche delle chicche notevolissime; una è questa: alcuni passaggi di una rivista tedesca (Scuola tedesca), con l’accattivante titolo di “Psicologia di razza ed educazione militare”. Così i tedeschi – futuri alleati! – dipingevano il soldato italiano in partenza per l’Etiopia: “Il meridionale è sempre stato una pietosa specie di combattente. Il settentrionale è un poco più competente, ma è anch’egli inferiore al soldato francese e tedesco”. Fin qui, diciamo che si abbondava anche di stereotipi; ma è ciò che arriva adesso, ad essere perfetto per descrivere la forma mentis fascista in quel 1935-36: “Il popolo italiano è roso da un malsano desiderio di apparire un popolo grande ed importante…questa pretesa nazionale è davvero senza limiti”.

Inutile aggiungere che il suddetto articolo non arrivò mai in Italia…

 

IL CRETINO DELLA SETTIMANA

Saltiamo – per assoluta mancanza di spazio – la Rubrica settimanale sulla Salute, ed al volo concludiamo con quella sul “Cretino della settimana”.

Che questa volta va – ed alla grande – a quella madre di un bambino – non superiore ai due anni – che, mentre veniva spinto sul carrozzino, si beava compulsando non sappiamo quale avvincente giochino sullo smartphone. Non ce l’abbiamo, ovviamente, con la creatura, ma con il genitore: si arriverà a fare introdurre anche all’interno del ventre materno questi imperdibili giochetti, per abituare i nascituri a prenderci la dovuta confidenza sin dal liquido amniotico?

46 Commenti su La domenica del villaggio: Brexit, l’Abissinia et alia

  1. Edoardo Fantini scrive:

    Quindi l’Etiopia, secondo quanto scrive l’Eretico, era un “…obiettivo, a dir poco, di scarsa importanza.” Senti, Eretico, allora perché nel trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 dall’articolo 33 al 38 gli Alleati imposero al Governo italiano, rappresentato dall’antifascista De Gasperi, di rinunciare all’Etiopia: potevano anche lasciarcela se serviva a poco, no?

    • Groppone da Figulle scrive:

      L’Etiopia era uno stato sovrano, un impero secolare, ebraico e cristiano (convertitosi spontaneamente nel IV secolo) e per secoli baluardo contro la jihad islamica, ed era membro della società delle nazioni. Non era un pezzetto di terra desertica e desolata.

      • Groppone da Figulle scrive:

        p.s. recentemente ho visto su RAI Storia (che Dio ce la preservi) un’intervista all’imperatore d’Etiopia Hailé Selassié (ge’ez: ኃይለ፡ ሥላሴ, “Potenza della Trinità”), erede della Dinastia Salomonide, che secondo la tradizione ebbe origine dal re Salomone e dalla regina di Saba. Mi ha colpito il fatto che citava Dante a memoria. Tentò di modernizzare il paese e fondò l’università di Addis Abeba. Portò l’Etiopia nella Società delle Nazioni (primo paese africano ad entrarvi). Ma il Fantini probabilmente ritiene che l’Etiopia fosse un pezzo di deserto abitato da gente incivile.

  2. Cherubino scrive:

    Non sarebbe un tabù filtrare certe votazioni (o tutte non ho ben capito)?

    Mi fa l’idea che con il “filtro”, le conquiste ottenute con il suffragio universale che vanno dai diritti dei lavoratori, alle conquiste in campo di diritti civili ce le saremmo scordate!

    Che si fa? … quando si portavano i contadini a votare falce e martello, anche se non capivano cosa stava succedendo, andava bene ed ora il popolo bue non torna comodo?

    Mi sa che a soffiare sui braceri è proprio questo radicalscicchismo ed elitarismo sinistroide, che tratta spocchiosamente il volgo rozzo e poco acculturato, piuttosto che interrogarsi sulla presunta bontà della società che ha contribuito a creare.

    • Eretico scrive:

      Caro Cherubino e Poggibonsese emigrato, ovviamente quella ereticale era una mezza provocazione; ma soprattutto: rileggete bene, e nel finale vedrete che criticavo proprio il “radicalscicchismo ed elitarismo sinistroide”, per il quale il popolo va benissimo sempre. Soprattutto quando mette la crocetta dove va loro bene…
      Al Fantini, che sapevamo non avrebbe mancato di fare sentire la sua augusta voce: l’Italia dovette rinunciare all’Abissinia in quanto sconfitta. A prescindere dall’effettivo valore dell’Etiopia: non a caso, ancora oggi una delle lande più povere dell’orbe terracqueo…

      • Edoardo Fantini scrive:

        Splendida, come al solito ed intelligente l’analisi dell’Eretico sulla potenzialità economiche dell’Etiopia: siccome oggi è un paese povero non sarebbe stato utilizzabile nemmeno nel 1935. Infatti l’Inghilterra si mostrò contraria alla nostra impresa etiopica al punto di minacciarci con tutta la sua flotta, e convinse 52 Stati membri della Società delle Nazioni a non commerciare con noi, per danneggiarci economicamente, e sapete il motivo voi che leggete? Perché l’Etiopia era un paese povero dove non ci sarebbe mai stata possibilità di sviluppo e questo toglieva il sonno la notte al Governo inglese. Complimenti, Eretico vai sempre più forte.

        • Francesco scrive:

          I confini, Fantini, i confini…

        • Marco Burroni scrive:

          Fantini, mi sorpendi, un feticista di leggi, cavilli e codici come te dovrebbe sapere che le sanzioni economiche furono emanate perche l’Italia aveva trasgredito all’articolo 16 della Società delle Nazioni aggredendo un’altro stato membro. In quanto alle “inique sanzioni” tutto questo casino per una misura che durò appena per 7 mesi e che escludeva beni fondamentali come petrolio e carbone mi pare assai esagerato, ma del resto tu sei l’ultimo che dopo 70 anni crede ciecamente alla propaganda fascista…

          • Edoardo Fantini scrive:

            Caro Burroni, l’Etiopia era stata ammessa alla Società delle Nazioni il 28 settembre 1923, e ne sarebbe stato considerato uno Stato membro a patto che
            1) avesse stabilito i suoi confini geografici, senza la delimitazione dei quali non è riconoscibile uno Stato;
            2) avesse abolito la schiavitù con apposite leggi;
            3) avesse rispettato il protocollo sulle armi firmato a Saint Germain nel 1919.
            Ma siccome nessuna di queste clausole l’Etiopia ebbe a soddisfare, era molto dubbio che potesse essere considerabile un paese tutelato dall’art. 16 che riporti. La Società della Nazioni (sotto l’evidente spinta dell’Inghilterra che, difatti, presenziò ogni riunione) non si era mossa nel 1932 per il conflitto del Chaco fra Bolivia e Paraguay, e nemmeno quando nel 1931 il Giappone aveva invaso la Manciuria. Ma stavolta contro l’Italia si attivava eccome. Ed anche con l’embargo di carbone e petrolio, cosa questa comprensibilissima in quanto questi minerali erano necessari per la guerra. Difatti il petrolio ce lo fornirono gli Stati Uniti, perché non ha mai fatto parte parte della Società delle Nazioni, e il carbone ce lo vendeva la Germania, che dalla Società era uscita. Non è che tu non legga, Burroni, solo che nei tuoi libri non c’è scritto tutto…

      • Edoardo Fantini scrive:

        Splendida, come al solito ed intelligente l’analisi dell’Eretico sulla potenzialità economiche dell’Etiopia: siccome oggi è un paese povero non sarebbe stato utilizzabile nemmeno nel 1935. Infatti l’Inghilterra si mostrò contraria alla nostra impresa etiopica al punto di minacciarci con tutta la sua flotta, e convinse 52 Stati membri della Società delle Nazioni a non commerciare con noi, per danneggiarci economicamente, e sapete il motivo voi che leggete? Perché l’Etiopia era un paese povero dove non ci sarebbe mai stata possibilità di sviluppo e questo toglieva il sonno la notte al Governo inglese. Complimenti, Eretico vai sempre più forte.

    • Anonimo scrive:

      Ciccio i contadini votavano DC non PCI. E’ storia.

  3. poggibonsese emigrato scrive:

    Eretico, per una volta sono in assoluto disaccordo con te (succede nei luoghi liberi, come questo blog): “filtrare” i votanti (per censo? casta? conto in banca? “cultura”?) è procedura da oligarchie che trova massima espressione nei regimi dove, per non sbagliare, non vota nessuno. Se poi il popolo è bue (ma bada bene, solo quando il risultato non corrisponde alle nostre attese, altrimenti è tutto un fiorir di odi alla volontà popolare su cui si basa la democrazia), allora forse andrebbe “istruito”, come recitavano ideologie desuete del secolo scorso, di cui nessuno oggi sente la mancanza. Ad maiora!

  4. Mario dall'Orto scrive:

    Il filtro in cabina elettorale ma anche per la cartella esattoriale. Se pago le tasse come gli aristocratici e gli illuminati, voglio e pretendo di avere i loro stessi diritti.

  5. Andrea scrive:

    Che bella la democrazia diretta, Svizzera docet, rispetto alla tanto decantata delega ai rappresentanti che poi rappresentano solo se stessi e gli interessi di ristrette ma potenti clientele. Non a caso, la nostra Costituzione “più bella del mondo” limita il voto referendario e la democrazia diretta, mentre favorisce la delega in bianco ai rappresentanti.

    Che bello il dito nell’occhio bottom-up alle elite burocratiche, finanziarie, tecnocratiche e politiche di questa UE dirigista ed autoreferenziale.

    Che bello, per gli Inglesi, poter riprendere il mare della libertà con l’esperienza di chi sa affrontare le tempeste “grace under fire”.

    Resto ancora basito da quanta gente, dalle nostre parti, sia ancora e sempre schierata coi poteri forti politicofinanziari e burocratici.

    • A.B. scrive:

      Il dito puó essere bello o brutto a seconda di dove finisce. Scherzi a parte, l’Europa burocratica dei poteri forti non piace a nessuno, ma io mi sento europeo almeno quanto mi sento italiano. Evidentemente questo senso di appartenenza il popolo inglese non lo ha mai avuto. La scelta di uscire dall’Unione per me continua a nascondere problemi di tenuta della democrazia e di rischio di derive autoritarie. La democrazia inglese puó forse resistere a queste spinte, in Italia la storia sarebbe differente e sinceramente sapere di fare parte di una comunità più ampia della nostra mi fa campare più tranquillo.

  6. bankor scrive:

    o forse si sta sempre più delineando, e sembra che anche i comuni mortali inizino a comprenderlo, per capirsi quelli per i quali andrebbe adoperato un filtro per l’accesso alla cabina elettorale, il disegno elitario e profondamente anti democratico della costruzione di un’europa fondata non su basi politiche comuni bensì su vincoli economici aberranti che poi avrebbero costretto i popoli, sotto la spada di Damocle di ricorrenti e ancorchè prevedibili gravissime crisi socio economiche, a cessioni di sovranità dichiarate inevitabili ed irreversibili(ce lo chiede l’europa), verso le elites oligarchiche rappresentate da personaggi non più eletti.

    • A.B. scrive:

      Bankor, quindi se ho ben capito, la crisi mondiale sarebbe stata congegnata da un’eliteantidemocratica che attraverso crisi socioeconomiche ricorrenti mira a togliere sovranità ai paesi dell’unione europea. Immagino che la soffiata ti sia arrivata dall’ MI5. Meno male che James Bond ha sventato il complotto. Ora torno a dormire, ma confesso di essere un pó meno tranquillo.

      • bankor scrive:

        Guarda faresti meglio a destinare la tua facile ironia verso argomenti meno seri.
        Io parlavo di Europa, e più precisamente di eurozona,
        infatti che il disegno dei padri fondatori basato sulla priorità dei vincoli economici rispetto all’integrazione politica sociale sia di chiara impronta elitaria ed antidemocratica è un dato di fatto empirico certificato e noto fin dal 1961 in primo luogo dal lavoro sulle aree valutarie ottimali del premio nobel Robert Mundell(O.C.A. optimum currency area)
        Sintetizzando: un area valutaria(moneta comune)non ottimale, costituita da nazioni con sostanziali differenze di sviluppo economico(la Germania non è la Grecia), politiche fiscali e del lavoro, tassi inflattivi, e non in ultimo politico culturali(lingue diverse), quale l’area EURO, porta ad inevitabili squilibri macroeconomici principalmente nelle partite correnti tra centro e periferia; nell’eventualità di shock economici e sociali esterni( crisi finanziaria 2008 e crisi schengen in ambito sociale)i paesi in surplus(più ricchi) dovrebbero intervenire devolvendo in favore di quelli in deficit(più deboli). Dunque la scelta non razionale e volutamente foriera di gravi crisi del vincolo esterno economico(moneta comune) rispetto all’integrazione politica evidenzia un grave vulnus democratico.
        Prodi sul FT nel 2001: “l’euro ci costringerà ad adottare nuovi strumenti di politica economica, proporli adesso sarebbe impossibile, ma un bel giorno ci sarà una crisi….”
        Monti 2001 alla Luiss: “Non dobbiamo sorprenderci che l’europa abbia bisogno di crisi, crisi gravi, per fare passi avanti, i passi avanti sono cessioni di sovranità verso la comunità…è chiaro che il potere politico può essere pronto a queste cessioni di sovranità solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventi superiore a quello del farle, perchè c’è una crisi economica in atto conclamata.”
        Dormi tranquillo

        • Edoardo Fantini scrive:

          Leggi “Rivoluzione non autorizzata”, è tutto scritto li’.

        • A.B. scrive:

          Quindi, Bankor e Smemorato, se ho ben capito c’è un complotto comgegnato da una oligarchia elitaria antidemocratica, ma di tale oligarchia non ne fanno parte Prodi, Monti e Juncker. Quindi chi farebbe parte di questa oligarchia: io, mia sorella e mia nonna (con cariola compresa)?
          Una cosa sono le criticità implicite nella costruzione della unione altra cosa sono le ipotesi di complotto fantascientifiche.

        • Anonimo scrive:

          Ma è successo il contrario: con la crisi l’Europa ha fatto passi indietro anzichè avanti perchè hanno prevalso gli egoismi nazionali.

      • Lo Smemorato scrive:

        Nessun servizio segreto. L’hanno scritto e detto, più volte, Jean Monnet, Romano Prodi, Mario Monti, Jean Claude Juncker…

        • A.B. scrive:

          Comunque, cari Bankor e Smemorato, trovo odioso e sconfortante il continuo disconoscimento della democrazia rappresentativa delegata. Il tentativo di arrivare all’unione europea partendo dall’economia è facilmente spiegabile dai risultati dei molteplici referendum svoltisi in numerosi stati. I referendum infatti sono soggetti alle pulsioni di conservazione ed alla mancanza di tensione verso un futuro diverso (possibilmente migliore). Vince la paura e perde il progetto. Questa è la democrazia diretta, che al momento sembra essere l’unica concepibile in Italia (Grillo docet). Tutto questo a me fa schifo, io rimango affezionato alla delega e alla ricerca di persone di qualità che possano guidarci e scegliere per noi. Se poi queste persone, democraticamente elette, scelgono i commissari europei e i rappresentanti delle province, sinceramente non mi pare il compimento di in disegno autoritario. Buonanotte.

          • Lo Smemorato scrive:

            Il punto non è questo. I referendum non piacciono molto neppure a me (e, anzi, talvolta sono la foglia di fico di un certo liberismo d’accatto… alla Pannella o alla Mario Segni). Il punto è che l’Unione Europea si è data una struttura giuridica ed economica tale per cui chiunque tu elegga dovrà, necessariamente, prendere determinate decisioni che, oggettivamente, tutelano certi interessi a svantaggio di altri. A meno che non si passi ad una soluzione eversiva nel senso proprio del termine, cioè di uscita dalla gabbia (come faranno in UK). E’ quello che Draghi ha definito, con metafora intelligente, il “pilota automatico”. Non si tratta di complotto. E’ tutto alla luce del sole.

  7. Sodoma e Gomorra scrive:

    Invece di mettere i filtri prima delle cabine elettorali, rimandate a .studiare maestri e professori, che non sanno insegnare l’educazione civica, la storia ed il diritto alle future generazioni….

  8. anonimo scrive:

    Caro professore
    Giunto a Zurigo la settimana passata già si ventilava che la Gran Bretagna sarebbe uscita.
    Invece io era convinto anche se di misura sarebbe rimasta.
    Mi fece cambiare idea il mio amico tedesco, un fine sociologo. E mi disse i motivi.
    1) immigrazione interna all’europa ha minata la classe media, quella che una volta era la classe media rimpoverendola. Perche i lavori vengono fatti da immigrati comuntari.
    2) immigrazione esterna ha distrutto le classi sociali deboli, riducendo quella poca assistenza che avevevano. Spesso sono alla disperazione.
    3)La generazione erasmus si è divisa dai coetanei non erasmus perché ha non tutti
    piace dover condividere il loro modo di essere. Anzi gli Eradmus sono una minoranza.
    4) tassazioni assurde, senza ne capo ne coda
    5) Vessazioni inaudite da parte di caste politiche, bancarie, della magistratura, e caste varie non elette.
    I popoli sono i popoli ed hanno la loro identità e non volere accanto qualcuno che ha un identita diversa non è razzismo ma libertà.
    Gli inglesi hanno scelto la libertà. Presto altro popoli seguiranno.

    • Francesco scrive:

      Al solito, parole in libertà senza capo né coda…

      • anonimo scrive:

        Caro Francesco
        Può pensarla come vuole e non sarò certo io a farle cambiare idea o aggiungere qualcosa di cui lri sia convinto.
        Posso solo dirle che io posso vivere agiatamente senza che esista l’Italia o l’eutopa dei burocrati.
        Detto questo mi ribolle il sangue vedere la mia terra dove dormono i miri antenati, calpestata da simili amministratori e per questo che tento di suggerire il problema dove sta, e questo non per me. Ti faccio notare che parlo tre lingue e mi scuso se a volte faccio qualche errorino, ma riporto semre le considerazioni di persone di altri stati che mi sembrano attinenti e non interessare. Spero sempre che la mia nazione si salvi. Ed anche il suo popolo. Viva la mia Italia, e nella mia nazione prima i sui figli e per me gli altri non contano.

        • VEDO NERO scrive:

          In linea di massima avresti ragione, ma una società chiusa è destinata a morire, basterebbe applicare la legge di chi sbaglia paga, senza condoni e buonismi vari e se non italiano la pena se la vada a scontare nel suo paese.

          • anonimo scrive:

            Caro Vedo Nero
            Io non sono per una società chiusa, anzi me ne andai fuori dei confini, perché non soportavo i nostri amministratori.
            Detto questo aggiungo che nessun popolo può tollerare una immigrazione senza regole molto rigide. Specie se questa tocca le persone a basso reddito e chiaramente
            non tutelate. Oggi vale anche per i vecchi ceti medi che finiranno in povertà.
            In questo brodo nascono vari personaggi che per fare i loro interessi sobillano le nazioni che poi finiscono male.
            Quindi il tema dell’immigrazione è un problema di sicurezza nazionale e va trattato
            dall’esercito. Ora tutta l’Europa è in questa situazione. Quindi a seguire gli inglesi sono in molti……Tieni presenti che i fautori dell’uscita non sono state le elites, ma gli operai, il popolo comune. Insomma le donne che lavorano ai piani degli alberghi che si son viste soffiare il posto.
            La deduzione è che se l’europa non fa un immigrazione controllata, diciamo a numero chiuso dura poco. Insomma implode dal basso.

  9. anonimo scrive:

    Un economista di Zurigo ha aggiunto che dato che nel 2008 fu raggiunto il peak oil ne lmare del nord, era prevedibile che questo sarebbe avvento nei cinwue sei anni duccessivi.
    E pare che anche la Norvegia abbia raggiunto il peak oil nel 2010.
    Chi sarail prossimo?

  10. Daniele Vivi scrive:

    il regime elettorale ristretto è già stato reintrodotto e sperimentato in Italia.
    La sperimentazione è stata fatta per le elezioni Provinciali. L’ho già detto. Le provincie non sono state tolte. Non è neanche possibile. Presidente e consiglio provinciale esistono ancora ma sono eletti con suffragio ristretto. Ma il popolo bue (cioè noi) ha capito che la provincia non c’è più e via…
    Ora hanno detto che sarà tolto il Senato e invece il senato sarà eletto con suffragio ristretto.. Quanti di voi sono andati a firmare per l’abrogazione della legge elettorale fatta dal ducetto di rignano e dettata dal capellone macellaro di fivizzano?.

  11. Paolo Panzieri scrive:

    Dopo esserci battuti tanto per il suffragio universale ci si lamenta tanto del voto del popolo?
    Eppoi da parte di soggetti asseritamente progressisti …
    Basta con questa storia dei voti sbagliati e di quelli consapevoli.
    I voti sono tutti uguali.
    E quello di un omino degli orti vale come quello del Prof. Ascheri.
    Naturalmente si tratta di speculazioni teoriche, perché in Italia abbiamo risolto il problema: ormai non si vota più e comunque quello che si vota non conta.
    Siamo una …. post-democrazia.

  12. margh. scrive:

    Scusa l’o.t. eh! Ma leggo in questo articolo di D.Vecchi del Fatto Quotidiano, del 26 giugno, che potrebbe essere che il Rossi sia caduto non dalla finestra del suo ufficio..ma da quella di F. Viola:
    “Dopo sei ore di tentativi, per ricostruire la dinamica, gli stessi inquirenti rimettono in dubbio l’intera ricostruzione iniziale fino a spingersi a ipotizzare che il volo da Rocca Salimbeni il manager l’abbia fatto non dalla finestra del suo ufficio ma da quello del piano di sopra. E cioè dall’ufficio che all’epoca era occupato da Fabrizio Viola, amministratore delegato di Mps.” L’unico articolo che parla di questa ipotesi,tutti gli altri quotidiani parlano solo della simulazione e della raccolta di nuove prove di sabato scorso, ma della caduta dal piano di sopra nessuno ne parla e invece a me sembrerebbe parecchio importante stabilire dalla finestra di quale ufficio sia caduto, no?

    http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/david-rossi-video-sparito-e-il-test-smentisce-le-indagini/

  13. Marco Burroni scrive:

    Ogni tanto una bella notizia. La Gran Bretagna non si è mai sentita parte dell’Europa,non ha mai avuto interesse in un processo di unificazione, il suo ingresso nell’UE arrivò quasi per disperazione solo dopo la perdita dell’Impero e il fallimento dell’EFTA, e in 40 anni hanno cercato di usare l’Unione solo per fare i propri interessi. Non arrivo a dire, come Sergio Romano, che sono entrati appositamente per sabotare la CEE ( qui un bell’articolo http://www.linkiesta.it/it/article/2016/06/25/sergio-romano-londra-era-un-ostacolo-ora-puo-davvero-nascere-leuropa/30934/) ma è un fatto che quando c’era da liberalizzare, aprire i mercati, venire incontro agli interessi economici della grande finanza e delle multinazionali gli inglesi erano in prima fila, quando invece si cercava una maggiore integrazione delle istituzioni eccoli a bloccare tutto: è anche grazie alla Gran Bretagna che l’Unione funziona così male.
    La Brexit era proprio quello che ci voleva, uno shock salutare per uscire dalla palude in cui siamo impanati da 20 anni e per ripensare l’Unione. Ora possiamo decidere cosa fare da “Grandi”.

  14. Roberto scrive:

    Aggiunta finale alla sezione Brexit: con buona pace anche di quelli che si indignano perché a Siena i cittadini scelgono sempre PD

  15. Andrea scrive:

    Magari in modo non lineare, ma si va verso il decentramento.
    Forse il Brexit è il primo vero evento del XXI secolo.
    E la Rete Internet sarà probabilmente l’architettura della nuova cooperazione volontaria.
    Forse il Novecento, il secolo del tragico primato della centralizzazione politica e poi politicofinanziaria, si sta per chiudere.
    Ed aggiungo una piccola suggestione.
    Avrete sentito le critiche sgangherate ed altezzose di tanti commentatori mainstream contro i subumani che hanno scelto il Brexit.
    Beh, mi è tornata in mente il personaggio che fa da guida a Neo nella trilogia di Matrix: l’Oracolo è una massaia che prepara biscotti. Ed il suo avversario è l’Architetto (un massone costruttivista?).
    Solo un caso o una formidabile intuizione degli autori?

  16. VEDO NERO scrive:

    Mi riferisco a quanto alla rivista tedesca ‘Psicologia di razza ed educazione militare’ in cui descrive il soldato italiano; non sono mai stato nazionalista, ma vorrei far presente che fino a quel momento, loro, i crucchi, avevano già perso nel 1915-18 mentre noi, pur con i nostri difetti, almeno quella guerra l’abbiamo vinta. Se non l’avessimo fatta sarebbe stato molto meglio, ma questo vale per ogni nazione. Negli anni ’30 del secolo passato effettivamente quasi tutti gli italiani avevano da tempo spento il cervello, ma c’è da dire che i tedeschi erano messi molto peggio di noi. Sono un popolo strano, intelligenti, precisi, ma mancano di senso critico, quasi delle macchine, se gli dai un po’ di potere sono sempre guai, basta vedere cosa stanno facendo ora con la Merkel. La sapete la barzelletta dell’inferno? In cucina gli inglesi, al divertimento i tedeschi, all’amministrazione gli italiani.

  17. VEDO NERO scrive:

    Sono strani quest’inglesi, prima fanno il referendum per uscire, vorrobebro l’uscita con tempi non brevi e sembra che non vogliano rinunciare alla prossima presidenza semestrale dell’UE. Farage che ancora è presente al Parlamento Europeo a contestare, ma perché non è restato a casa sua? Sono contento che la Scozia e l’Irlanda del Nord vogliono rimanere in Europa, così la grande Inghilterra sarà una chimera per i nostalgici. Il problema più grosso sarà l’utilizzo dei campi petroliferi del Mare del Nord tra Scozia e Inghilterra e li saranno veramente grossi guai. Il fatto è poi che noi, come al solito, facciamo la parte dei comprimari, decide la solita Merkel e Hollande.

  18. VEDO NERO scrive:

    Mi riferisco al cretino della settimana. In questa settimana io proporrei una coppia di giovani genitori che ho trovato a fare rifornimento; questi sono arrivati e ripartiti tranquillamente il padre alla guida e accanto la moglie con il figlio piccolo (circa un anno) in braccio. Ecco se a questi incoscienti fosse capitato anche un leggero tamponamento cosa sarebbe successo al bambino? E se avessero avuto un incidente più grave? I grandi al minimo si sarebbero feriti, ma il bambino di sicuro sarebbe morto. Mentre facevano rifornimento l’ho guardati male facendo il segno della cintura alle spalle, ma loro sorridenti mi hanno sorriso non capendo cosa volevo dire e poi sono andati al loro destino. Cretini o incoscienti? Per me cretini perché con tutti gli incidenti che fanno vedere alla televisione con relative raccomandazioni alla prudenza e di avere sempre le cinture allacciate qualcosa nel loro cervellino doveva entrare!

  19. Magico Vento scrive:

    Personalmente credo che la Brexit non ci toccherà più di tanto. Innanzitutto perchè bisogna indire un referendum nazionale e in Italia, vigendo il quorum si lavorerebbe molto per non raggiungerlo…
    La seconda cosa è che il nostro Governo è alla perenne ricerca del fatto che la Germania ascolti le nostre istanze: mentre ieri Renzi chiedeva aiuto a Cameron perchè appoggiasse l’Italia oggi l’Italia appoggia la Germania nella richiesta di una veloce dipartita del Regno Unito.
    Il nostro Governo è talmente impegnato a cercare deroghe alle leggi europee (l’ultima in ordine di tempo sul sistema bancario e il bail in) da non impegnarsi più di tanto nell’abbattimento della spesa pubblica, quella infruttuosa (citofonare Cottarelli) a vantaggio di quella utile al rilancio del paese.
    Non è un problema di Renzi o Letta: il problema è che tutte le volte fai governo di larghe intese per le cosiddette cose urgenti e questo Governo dovendosi impegnare per il presente non potrà mai avere una visione della nostra nazione da oggi a vent’anni.

  20. bankor scrive:

    renzi non è il mio idolo, tuttavia la spesa pubblica italiana è nella media europea, molto inferiore a quella della Francia per fare un esempio eloquente, mentre il problema cogente di questa congiuntura è la deflazione e la bassa crescita. La sotenibilità del debito di qualsivoglia azienda si stima rapportandolo al fatturato che al livello di stato si chiama PIL, secondo il moltiplicatore keynesiano ogni euro di spesa pubblica italiana in più equivale a circa 1,5 euro di PIL aggiuntivo, ora puoi capire bene che se ho un problema di bassa/assenza/riduzione di crescita del PIL, tagliare la spesa pubblica, potrà far piacere a qualche demagogo autorazzista italiano ma in realtà aggraverebbe la malattia e lo si è già ampiamente sperimentato in questi ultimi anni.

  21. il Giaguaro scrive:

    domani e’ Palio, la roboante retorica dei soliti ( e noiosi) imbonitori televisivi nostrani la farà da padrona.
    Come se la “Siena immortale che sempre trionfa” fosse ancora quella del grande Silvio Gigli che,ad ogni Palio,tra le 22 e le 23,lo urlava a chiusura della sua ascoltatissima radiocronaca.
    Per quattro giorni noi senesi “scendiamo dal mondo”,che invece continua a girare….
    E chi se ne frega del Monte,della sua caduta libera in Borsa ,del Viola che vuole lasciare (brutto segno!),dei debiti da rimborsare,degli immensi problemi, anche questi in caduta libera su molti di noi ….
    Scegliamo:siamo degli incoscienti,degli irresponsabili,degli incapaci…
    O semplicemente dei cretini : non della settimana ma perenni !

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