Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Leopardi, Villaggio, Cicerone - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Leopardi, Villaggio, Cicerone

- 09/07/17

Dopo la parentesi paliesca (Palio cascante di domenica, tra l’altro), ritorna la rubrica cultural-domenicale del blog, con un menù ricchissimo; si parte con un articolo di Odifreddi, molto critico sulla preparazione scientifica di Giacomo Leopardi (argomento ficcante assai); poi si prosegue con la scomparsa di Paolo Villaggio, maschera comica (tragicomica) dell’Italia impiegatizia, e non solo di quella; si conclude con un commento della celebre orazione ciceroniana “Pro Milone”: per un’estate piena, propongo a tutti una rilettura (anche in traduzione) delle orazioni ciceroniane (noi non ci fermeremo alla “Pro Milone”). C’è sempre da imparare, e non poco…

Buona lettura, dunque!

LEOPARDI: 4 A MATEMATICA?

Potete immaginare la simpatia e stima da parte nostra verso il “matematico impertinente” Piergiorgio Odifreddi, del quale giusto una decina di anni or sono presentammo – insieme appunto all’autore – il più ficcante e fortunato fra i suoi pamphlet anticlericali; la sua durissima critica nei confronti della preparazione scientifica di Giacomo Leopardi (Repubblica, 5 luglio, pagg. 34-35), però, la riteniamo davvero eccessiva ed ingenerosa.

Che il genio recanatese sia stato più portato per le humanities, ed in particolare per le lingue della Classicità (il Greco e l’Ebraico, imparate da autodidatta, oltre che il Latino), e che, oltre che in Letteratura, Leopardi venga approfondito in Filosofia e non in Geometria, è un fatto, e francamente non era necessario Odifreddi, con la sua polemica di inizio estate, per venirne a conoscenza. Che per Leopardi ci sia stata una contrapposizione fra Natura ed Umanità ormai ampiamente superata (come quella fra res extensa e res cogitans), anche; ma arrivare a scrivere – come Odifreddi fa – che la voluminosa “Storia dell’astronomia” è stata solo una “pedante e noiosa compilazione dei molti testi di seconda mano che il ragazzo aveva consultato”, questa appare davvero inaccettabile. A parte il fatto che quest’opera l’ha scritta a 15 anni (!), e che già questo dovrebbe fare chiudere il discorso; resta il fatto che il buon Giacomo si è confrontato in continuazione con la Scienza (quella del suo tempo), molto più che l’intellettuale medio italiano, che ha sempre invece visto – sulla linea tracciata da Petrarca e proseguita da Croce – la intangibile superiorità delle discipline umanistiche su quelle scientifiche. Non così Leopardi.

Odifreddi demolisce dunque un esempio (rarissimo) di intellettuale che “quando parla della Luna, sa di cosa parla”, e che non ci risulta essersi mai autoinnalzato sul trono del grande matematico. Considerava “arida” la Geometria, il Recanatese, ed Odifreddi questo affronto non glielo perdona; sbagliando però di grosso, nel cercare di abbattere una statua sbagliata, all’interno del grande Pantheon dell’intellettualità italiana.

CIAO, PAOLO

Senza averci mai scambiato una mezza parola faccia a faccia (purtroppo), Paolo Villaggio è stato una persona quasi di famiglia, per lo scrivente; e credo che ogni blogger dovrebbe averlo e tenerlo nel proprio Pantheon concretamente ideale, per la sua straordinaria capacità dissacratoria, per la sua vis polemica, per il non risparmiare niente e nessuno – infrangendo ogni tabù, compreso quello della morte, in un Paese in cui non se ne può parlare, se non in un certo modo -, per il suo smascherare le porcherie del Potere che conosceva meglio, quello dell’ambito lavorativo-impiegatizio. Per il suo splendido modo di prendere per il culo, esacerbandone i modi, i servi ed i leccasedere di ogni risma: sfidando a viso aperto il politicamente corretto degli anni Settanta, certo ben diverso da quello odierno.

Amico vero e collaboratore di Faber (“Carlo Martello”, capolavoro autentico, l’ha scritta lui), scoperto da Maurizio Costanzo (nella fase ascensionale, quella cioè prima di conoscere la De Filippi), il suo nome si lega naturaliter alla sua creatura principe (letteraria, prima ancora che cinematografica): il ragioniere Ugo Fantozzi. Poi, certo, ne è rimasto schiavo, come in qualche modo Chaplin con Charlot (se è consentito il paragone), anche perché l’ha riprodotta in filmacci vari, che ci fosse il franchising Fantozzi o meno; ma è talmente grande la maschera creata, che glielo perdoniamo senza grossi problemi…

Anche nel cinema cosiddetto d’autore – Fellini per primo, sdoganando lui, e Benigni quando era Benigni, nel 1990; poi anche Olmi e la Wertmuller – ha lasciato una sua traccia. Così come nei suoi interventi, nelle interviste: mai banali, mai del tutto prevedibili, sempre graffianti ed irriverenti.

Aveva detto a tutti che sarebbe crepato a 56 anni, e – come si può agevolmente arguire – è campato quasi 30 anni di più. Gli piaceva farsi beffa della morte, come a tutte le persone intelligenti piace. E dispiace davvero che non possa commentare, lui stesso, alcuni “coccodrilli” e commenti vari che sono apparsi dopo la sua dipartita: fa parte dei lati sgradevoli della morte…

 

LA LOTTA POLITICA, AL TEMPO DI CICERONE

Siamo nel pieno, anzi nel pienissimo delle lotte intestine in quel periodo di fine della Repubblica romana, in cui la lotta politica non può che diventare tenzone giudiziaria, visto che non di rado ci scappa financo il morto, anche eccellente; questo è il contesto – drammatico ed affascinante ad un tempo -,  in cui si colloca una delle più celebri orazioni ciceroniane, la “Pro Milone”, in cui Cicero difende a spada davvero tratta l’operato e la figura dell’aristocratico Milone – che l’aveva aiutato a rientrare dall’esilio -, accusato di avere fatto fuori il nemico acerrimo, il popolare Clodio, in uno scontro avvenuto lungo la Via Appia, il 18 gennaio del 52 a.C.

Quella che leggiamo oggi, non è l’orazione come fu effettivamente pronunciata: nel Foro, di fronte a figuri armati fino ai denti ed alla più che ingombrante figura di Pompeo (allora dominus della scena politica romana), Cicerone ebbe paura, e pare che abbia iniziato a balbettare, senza riuscire neanche a terminare la sua arringa. Quella che leggiamo, è dunque una rielaborazione ex post, trascritta con il massimo rigore formale, magari accentuato dal senso di colpa per non essere stato all’altezza quando era davvero il momento di dare il meglio (ed in effetti – con sentenza verosimilmente pilotata dallo stesso Pompeo – Milone fu condannato, ed esiliato a Marsiglia).

Passo dopo passo, si capisce la grandezza oratoria, il crescendo argomentativo dell’avvocato-oratore: c’è fra le altre cose la translatio criminis – capolavoro oratorio -, in cui l’accusato di omicidio (Milone, per l’appunto), viene ad essere invece considerato l’aggredito, che si difende (anzi, si fa difendere) dai suoi servi, per legittima difesa (servi che – a detta di Cicero – sarebbero solo ragazzetti addetti al bel canto  – “pueri symphonici” -, ma secondo altri erano invece gladiatori come quelli al soldo di Clodio).

Per Cicerone: “vi victa vis vel potius oppressa virtute audacia est” (la violenza – di Clodio, aggressore – fu sconfitta dalla violenza – del difensore Milone -, e l’arroganza – di Clodio -, fu sconfitta dalla virtù, ovviamente di Milone).

Alla fine, al culmine del crescendo oratorio, Cicerone arriva a dire che, se anche Milone avesse ucciso volontariamente Clodio (l’insidiator Clodio), avrebbe comunque reso un servigio alla Patria, liberandola da un fardello di corruzione e di malversazione: e qui si capisce come la faziosità politica del drammatico contesto, davvero tutto giustifichi e legittimi…

Ps 1 Il pur lodevolissimo domenicale del Sole 24 ore – che più di una volta lo aveva recensito – continua a tacere sulla morte di Attilio Lolini. Peccato.

Ps 2 Sul Venerdì di Repubblica, nella sua rubrica settimanale, Tomaso Montanari si occupa di Siena, nella fattispecie di un particolare del fonte battesimale, quello con il cosiddetto “banchetto d’Erode” di Donatello. Da leggere.

Ps 3 Ancora sul grande Paolo Villaggio; sarebbe bello che si organizzasse una serata-evento per ricordarlo, in autunno-inverno. Se qualcuno si fa avanti, noi ci siamo. In una città come Siena, tra l’altro, la figura di Fantozzi ci pare più pregnante ed antropologicamente rilevante che mai: chi ha orecchie per intendere…

17 Commenti su La domenica del villaggio: Leopardi, Villaggio, Cicerone

  1. Lucio scrive:

    Ancora una puntata eccellente della rubrica ereticale, che sa spaziare da un argomento all’altro, ed è difficile capire dove sia maggiore la competenza e la bravura dell’autore.
    Su Paolo Villaggio: un grande attore, un uomo ancora più grande. Politicamente, mi ricordo che molti anni fa si candidò in Democrazia proletaria per prendere i voti necessari a fare entrare in Parlamento il secondo più votato, cui lasciò immediatamente il posto e la poltrona..

  2. Silvia Tozzi scrive:

    A riprova della inutile prosopopea di Odifreddi, ci mancava pure la demolizione di Leopardi “scienziato”!

  3. Klaus Biancucci scrive:

    ….e come spesso il Prof non delude su tutto quello che riguarda il cinema.D’accordissimo su tutto per quello che riguarda Villaggio.Fantozzi (Purtroppo solo i primi due ed in parte il terzo,colpevole il taglio piu’farsesco di Parenti)nella fase calante della Grande Commedia all’Italiana ha inventato un modo tutto suo (geniale la voce fuori campo)di farci ridere sulle miserie,le sconfitte e le umiliazioni dell uomo medio e le manie della piccola borghesia partendo dal microcosmo dell’ambiente lavorativo creando una carrellata di personaggi immortale e divertenti ma completamente trasfigurati dal reale.Chi non ha mai avuto come collega l’organizzatore di tremende attivita’ricreative come il Ragionier Filini o il paraculissimo Calboni.Ma al suo personaggio ha regalato momenti di gloria e rivincita come la celebre esternazione seguita da ovazione sul film d’autore imposto a forza “E’una cagata pazzesca!!!!” (ma comunque a suo modo omaggiando il capolavoro del regista russo)o la vittoria a biliardo sul direttore Cettelani.Si e’spesso parlato di grottesco per Fantozzi.Ma se un grottesco era un Bunuel che lavorava sulle situazioni assurde Villaggio e’piu’un iper realista,lavorando sui personaggi.Delizioso anche “….il signor Robinson”dove il nostro regge alla grande completamente da solo meta’film.Ed in eta’matura ci ha regalato interpretazioni malinconiche in pellicole d’autore ma sempre da Attore di razza.Un vero Artista cui la miope e mediocre critica italiana non ne ha mai capito il vero valore,guardandolo con superficialita’perche’impegnata ad idolatrare autori altalenanti e didascalici ma utili e funzionali a certe ideologie di sistema.
    Come gia’ricordato grandissimo amico di Fabrizio De Andre’.Proprio in questi giorni e’stato annunciato un biopic sul grande cantautore.Inteprete un mediocre attore e la proiezione non passera’dai cinema ma solo da Rai1.Sono certo che ne uscira’un prodotto solo ben confezionato ma svuotato dei lati contraddittori,politicamente scorretti e degli eccessi del cantante genovese.Peccato,perche’Villaggio avrebbe avuto sicuramente da ridere.
    Io preferisco rileggermeli e rivedermeli insieme nel delizioso libro “Vita,morte e miracoli di un pezzo di merda”.

    • A.B. scrive:

      Per me di Villaggio sono da ricordare anche “sistemo l’america e torno” di nanni loy, film poco conosciuto ma a mio parere molto bello (con tinteggiature su basket e razzismo che a Siena potrebbero risultare interessanti) e “cari fottutissimi amici”, non un capolavoro, ma da ricordare per monicelli ed i paesaggi “di casa”, oltre che per la bella interpretazione del protagonista. “Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda” è una lettura da fare, soprattutto oggi, ma nel titolo riprende da Philip Dick, mentre nel testo risente dell’influsso dell’autobiografia (definizione riduttiva nel caso specifico) del mentore e amico di Villaggio, l’enorme Vittorio Gassman, con il suo “un grande avvenire dietro le spalle”, libro assolutamente da leggere per innumerevoli motivi.

  4. anonimo scrive:

    Caro Professore
    Bisogna considerare il contesto dove Giacomo da giovane apprese le conoscenze.
    Ci si trovava sotto lo stato Pontificio, dove ogni libro doveva avere la benevolenza di qualche prelato. Questo per essere pubblicato. Considerando che dopo la controriforma, ogni idea innovativa era frutto di qualche demone. Certamente arrivava qualche cosa da Parigi ed altre capitali del Nord. Ma sempre molto diluita.
    Per esempio non che la chiesa non sapesse e come se sapeva. Kepler apprese le nozioni dell’universo nel seminario di Ferrara, tanto per dire. Ma per la chiesa dovevano servire per far di conto o anche di meno. Perché la Chiesa non ha mai gradito che il popolo facesse i conti, perché perdeva potere. Ecco che la matematica, ancora oggi nella scuola è ingiustamente odiata, perche e’ insegnata che non si deve
    capire bene. Secondo me il nostro Giacomo fece anche troppo. Sono certo che se avesse avuto il computer, sarebbe stato superiore a molti professoroni odierni.
    Oggi fortunatamente i ragazzi come Giacomo stanno iniziando a dar i loro frutti, perche si sono distaccati dalle ideologie. Quindi le due ideologie più grosse la Chiesa e la Sinistra palano al vento.

  5. Sabrina Pirri scrive:

    Odifreddi taccia e rispetti Leopardi, che di astronomia se ne intendeva, come gli riconobbe -tra gli altri- Margherita Hack.
    Consiglio in proposito 2 libri:
    Pietro Boitani: Il grande racconto delle stelle- il Mulino 2012
    Antimo Negri: Leopardi e la scienza moderna. Spirali 1998

    • Eretico scrive:

      Care Sabrina e Silvia,
      come scritto nel post, qui Odifreddi si è davvero fatto prendere la mano, forse la preda era troppo ghiotta…l’essere “impertinenti” talvolta fa prendere abbagli (come l’essere eretici)!

      Grazie a tutti – anche al buon A. B. – per i suggerimenti su Leopardi e Villaggio. Manca un commento sulla “Pro Milone”, però: resto in attesa, per Zeus…

      L’eretico

      • Cherubino scrive:

        Scusa Eretico, ma l’assist è fin troppo ghiotto e ,dato che la sollecitazione dei commenti sulla “Pro Milone” ,somiglia sinistramente a quella del megadirettore dei commenti sulla famosa corazzata, non veorrei che qualcuno omaggiasse il Rag. Fantozzi apostrofando l’orazione in maniera blasfema!….

        • Eretico scrive:

          Caro Cherubino,
          sai che quando, ieri, ti ho lanciato il suddetto assist, non ci avevo pensato per niente? Chapeau a te, dunque!

          Ma la “Pro Milone”, dal punto di vista oratorio, è davvero un autentico capolavoro; e quando Paolo Villaggio pronuncia il fatidico, e liberatorio, urlo contro la Corazzata Potemkin, non è tanto una polemica contro il capolavoro, bensì contro l’uso retorico ed autoritario della Kultura da parte del Potere.

          Ps Sia della Sanità tosiana, che di Valentini Bruno rimandato ad ottobre, qualcosina scriviamo domani, data di inizio dei “Tipini estivi”…

          L’eretico

          • Anonimo scrive:

            Mi sa che Fantozzi lo conoscono tutti, mentre la Pro Milone qui non l’ha letta nessuno!

  6. Simone Poli scrive:

    Caro Raffaele
    l’allusione ai valori molto positivi mi ha fatto sorridere.

    E mi ha fatto pensare ai giochi linguistici per le connesse regole di comprensione.
    Io le chiamo vette del linguaggio (più legate al piacere che al sapere) ; dove la regola della comprensione non può essere una logica conseguenza referenziale ma una più tenue convenzione, che comunque risulta sufficiente.

    Non c’è chiara necessità, non c’è evidente inferenza ma si capisce uguale (perché la parola si applica al contesto delle possibilità). Poi c’è la prova ovviamente, ma questo è un altro discorso.

    Fatto sta che ci siamo intesi, capiti (non hai dovuto fare una premessa sulla non naturalità della realtà, ovvero sull’eventuale presenza di sostanze dopanti).

    E’ successo dunque; anche se per piacere intuitivo, mi hai fatto percepire quello che mi volevi far sentire senza nominarlo.
    Mi hai reso mistico (visto che loro sentono quello che non sanno).

    In altre parole (sempre le parole di mezzo !) per efficace convenzione si è creato un senso, comune. Un legame significativo che ha unito le nostre menti.

    Questa riflessione può essere connessa alla rete dei pensieri che via via sono nati leggendo il tuo domenicale (sembri Scalfari…detto con ironia).

    Temi forti, da pensiero forte : la realtà è reale ? Esisterebbe anche senza il nostro sguardo ? Sarebbe così com’è ugualmente ?

    Quando mi viene chiesto di avvicinarmi alla matematica e alla geometria (io impazzisco, mi fanno impazzire di gioia tutte le cose che non padroneggio).

    Ma il grande, grandissimo Leopardi quando si interroga sulla scienza (come avrebbe fatto un moderno sociologo della conoscenza) lo fa in modo paradigmatico (Khun) ; come Villaggio autore di un nuovo paradigma comico capace di farci vedere una realtà rimossa, simile ai casi della rivelazione gestaltica.

    Il giudizio leopardiano sui tecnicismi della geometria e della matematica è una tesi sulla lingua che viene così “ischeletrita” : “…riducendola in certo modo ad angoli e perché non c’è cosa più nemica della natura che l’arida geometria…” a cui “… toglie tutta…la popolarità” – Zibaldone 48-49.

    Togliere la popolarità al linguaggio (geniale).

    Poi in effetti… conclude con un epitaffio : “ Dalla teoria del piacere esposta in questi pensieri si comprende facilmente quanto e perché la matematica sia contraria al piacere, e siccome la matematica, così tutte le cose che le rassomigliano o appartengono, esattezza, secchezza, precisione, definizione, circoscrizione, sia che appartengano al carattere e allo spirito dell’individuo, sia a qualunque cosa corporale o spirituale…quando il piacer nostro non vuole confini (sieno pure vastissimi, anzi sia pur vinta l’immaginazione della verità) , analizza quando il piacer nostro non vuole analisi NE’ COGNIZIONE INTIMA ED ESATTA DELLA COSA PIACEVOLE…” Zibaldone 246-247.

    Cioè non ci interessa sapere cosa ci provoca piacere se questo serve soltanto alla scomparsa del medesimo… piacere (accettazione del limite, motivato senso del limite applicato all’infinito, all’estasi e alla bellezza).

    La visione di Leopardi, comunque la si pensi, è a suo modo paradigmatica.

    Il paradigma si sa è fondamentale per capire lo spirito del tempo, del gruppo, del metodo e del linguaggio tecnico.
    Un esempio rapido per capirci bene.

    A un antico le stelle in cielo apparivano qui e ora, realtà assoluta, tempo assoluto.
    La stella c’è, la vedo.

    Oggi quella stella si riferisce a una luce in viaggio, la vedo ma potrebbe essere già spenta.
    E’ un paradigma diverso.

    Considero impossibile quello che prima era vero, vero a una prima osservazione, eppure mi sembrava evidente…
    Era evidente ma non era vero.

    Su cosa sia la conoscenza scientifica (dibattito meraviglioso) si possono stappare mille birre e non finire mai di discutere.
    Si parte dal positivismo (la verità è una realtà esterna indipendente dall’osservatore); si transita nell’empirismo logico (la verità è una realtà esterna a cui noi forniamo una comprensione che diventa legge oggettiva) ; per approdare infine alla storia e alle convenzioni sociali – anche per la matematica – dove il dato, l’esperienza e finanche la regola da applicare sono il frutto di una intesa “gergale” , di un addestramento, di un’educazione, di una formazione, in poche parole di una convenzione umana che niente ha a che fare con i fondamenti di una verità assoluta.

    Paradosso logico subito intuibile : se non esistesse la proprietà privata (e tutto fosse di tutti) non ci sarebbe il furto. Sarebbe impossibile il rubare.
    Non si può rubare quello che è nostro.

    Ora Leopardi e Villaggio hanno svolto e svolgono nella coscienza comune ( a differenza della fisica – dove la luce stellare ha un suo spazio-tempo- ) un ruolo culturale destinato a sopravvivere…
    E’ possibile affidare il messaggio (il paradigma) a qualche sonda.

    Oppure scopriremo come viaggiare e ce li porteremo insieme a noi in qualche bit.

    Ovviamente il primo e il secondo Wittgenstein hanno affrontato la questione di petto (Tractatus e Ricerche).
    Il mondo c’è, come no.

    Ma quello che noi possiamo dire si riferisce soprattutto a quello che possiamo comunicarci.
    Possiamo dire della cosa in sé solo quello che possiamo applicare al noi.
    In altre parole la grammatica e la sintassi sono regole per utilizzare la stessa parola su esperienze diverse.
    Ma se c’è l’enfasi emotiva non ci sarà il metodo scientifico.

    Quindi fra verità assoluta e verità relativa si deve inserire una verità condivisa.

    La verità condivisa è il metodo scientifico finché non cambia il paradigma.
    Ma ecco Leopardi e Villaggio : quando il paradigma incorpora il cambio di paradigma cade l’incommensurabilità.

    Le visioni scientifiche cioè possono dialogare e costruire il mondo a sua immagine e somiglianza (la visione biblica ha quindi un suo senso profetico…).

    Noi giochiamo i giochi linguistici nelle forme di vita date (la naturalità) ma poi siamo condizionati dall’addestramento.

    E dunque Leopardi fa bene a dire che non c’è piacere nella matematica e nella geometria, perchè l’applicazione della regola risponde a un senso del dovere non alla creatività.

    La verità assoluta risponde alla necessità creata dal dovere.
    Fratello del potere.
    Mentre la bellezza della vita risponde alla libertà del piacere.
    Sorella dell’amore.

    Sono entrambe cose umane, un fare così, noi facciamo così direbbe W.
    Noi facciamo dei giochi linguistici addestrati.

    Poi c’è l’intuizione, il superamento, il disvelamento, l’improvvisazione (che ha comunque basi strutturali).

    I film di Fantozzi sono comici ma diventeranno classici per la creazione di una maschera (paradigma). Un po’ come il macellaio nel tuo “Scene da un matrimonio”.

    Oppure Ivanka…anticipando Trump.

    Chiudo.
    Dantesco : i francesci lo usano come aggettivo.
    Fantozziano… : è già un aggettivo, però si sente che c’è una dignità in grado di risollevarsi , una flessibilità che diventa forza (rutto libero !), e tutto fuori dai canoni (paradigma).

    Ecco : se Fantozzi demolisce il canone, Leopardi spiega perché se ne può fare a meno.

    A proposito di Odifreddi (ho fatto due foto in quell’incontro alla Becherelli, eri tiratissimo…nel senso della forma fisica).
    Gli anni passano, spero piacevolmente !

  7. LICIONE scrive:

    Paolo Villaggio lo abbiamo perso …..purtroppo ci e’ rimasto quel camaleonte politico di Benigni…..

  8. david scrive:

    OFF topic : intanto la prima udienza del processo per il campo di baseball a castellina è stata rinviata al 2 ottobre per….. udite udite difetto di notifica! come era già successo all’inchiesta Time Out (poi rinviata altre due volte per svariati motivi)…. non è che ci prendono per le mele vero? nooooooo….

  9. anonimo scrive:

    Sig. Poli
    Ho letto volentieri il suo manifesto, sinceramente non sono riuscito a collegare bene il suo pensiero. Si vede che lei ha letto metrate di libri di filosofia, matematica, crtiica del cinema e questo è incomiabile.
    L’unica cosa che posso dire, che la grammatica, la sintassi, la geometria, la matematica, sono invenzioni per rendere compresimbili ad una mente media le cose della natura. Come la Religione da una certezza di un futuro che non esiste, o perlonomeno nessuno è tornato indietro a dircelo.
    Secondo me il nostro Giacomo intuisce tutto questo. L’uomo se si trova di fronte all’infinito si perde, perche nessuna regola o religione che sono invenzioni umane soddisfano la conoscenza. E Giacomo che era una mente superiore sente queste cose e tenta di scriverle. Ma capisce che è inutile, perché non arriva a niente e diventa infelice.

  10. A.B. (Un quaquaraquà) scrive:

    Off topic: nessun commento sul direttore generale della azienda ospedaliera universitaria senese che si congeda in conferenza stampa, magnificando il potenziamento delle Scotte durante la sua gestione, e senza nessuna nomina del successore? Mi pare che in regione siano in corso i prodromi della batracomiomachia (tanto per rimanere im ambito leopardiano). Di animali di taglia più grossa nella politica regionale (figuriamoci senese) al momento non se ne vedono.

  11. Eretico scrive:

    All’anonimo che scrive che Fantozzi lo conoscono tutti, e che invece la “Pro Milone” non l’ha letta nessuno: che il grande Paolo Villaggio sia più frequentato – ed amato – di Cicero, nessun dubbio; ma stai pur certo che qualcuno – anche fra i commentatori che si sono firmati, per esempio – l’ha letta, eccome se l’ha letta…e noi domenica prossima, continuiamo con Cicero…

    L’eretico

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