Eretico di SienaLa domenica del villaggio: un tour campano (e 2 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: un tour campano (e 2 Ps)

- 13/05/18

Puntata monografica dedicata ad una trasferta in terra campana durata quasi una settimana: prima con amici, subito dopo con la scuola; tanti luoghi della Campania, un dì felix, visti ed assaporati, in larga parte avendo come punto di riferimento Giacomo Leopardi, che nel Napoletano (Napoli stessa e Torre del greco, soprattutto) trascorse gli ultimi anni della sua travagliatissima esistenza (dal 2 ottobre del 1834, fino alla morte, sopraggiunta – non sappiamo esattamente per cosa in particolare: indigestione, colera o altro? – il 14 giugno del 1837).

Dovendo obtorto collo scegliere giusto un paio di luoghi, ecco che la scelta è ricaduta su Ravello (in positivo, come si vedrà), e su Ercolano (purtroppo, in negativo): siamo in tempi di par condicio, no?

Buona lettura a tutti, dunque!

RAVELLO, AD ASTRA PER ASPERA

Cosa differenzia Ravello dal resto delle “cittadette” (Giovanni Boccaccio scripsit, quarta novella della seconda giornata del Decameron) della costiera amalfitana? Cosa la rende – pur essendo, certo, anch’essa border line – indubbiamente altra, in senso positivo, rispetto ad una congestionata Amalfi, o – di poco spoggettando – ad una  Sorrento, fatta di paccottiglia turistica ad ogni angolo? Una quota di merito di certo ce l’ha la strada: stretta, fatta di tornanti, ipertrafficata soprattutto in alta stagione. Ad astra per aspera, no?

Ma un’altra quota di spiegazione, deriva di certo dal fatto che questa perla della costiera, tenuta in vita e fatta conoscere dall’acume, dal mecenatismo e dalla filantropia di ricchissimi viaggiatori anglosassoni, ha saputo caratterizzarsi per la qualità dell’offerta culturale, premiata dall’essere diventata sito Unesco nel 1997; meta dunque di amanti della musica di qualità – classica, ma con contaminazioni autoriali come quella di De Gregori, fra gli altri -, allettati da un locus amoenissimus e dall’auditorium progettato dall’archistar Niemeyer (2010), nonché da luoghi di culto come l’hotel Caruso; da aggiungere che questa lodevole ed azzeccata idea di scegliere l’offerta culturale, nasce da una furbata degna della migliore tradizione amalfitana: Wagner in effetti arrivò – nel 1880, a dorso d’asino! – a Ravello, ospite dei munifici scozzesi che lo avevano invitato: ma il Parsifal l’aveva già composto, non lo creò certo qui. Come invece fatto pensare, con geniale trovata di marketing…

Se a questo aggiungete che il turismo stars and stripes impazza a Ravello – ritrovando in loco lontani echi cinematografici (“Il tesoro dell’Africa”, di J. Huston, con H. Bogart, fu qui ambientato), suggestioni culturali e mondanissime ad un tempo (Gore Vidal vi abitò, Jackie Kennedy vi soggiornò a lungo) -, il quadro di insieme è chiaro, implementato dalla lussureggiante vegetazione mediterranea, in cui spiccano – come in tutta la costiera – i limoni, protetti dai caratteristici teli neri, tenuti dritti ed alti da robuste palizzate.

Una curiosità, per finire: inerpicandosi per una delle stradine del centro (2500 abitanti, per la demografia), in mezzo alla vite americana che fa bellissima mostra di sé abbarbicata ai muri, camminando a testa in su come sempre si dovrebbe fare nei luoghi che lo meritano, si trova una lapide in cui è scritto che D.H. Lawrence trascorse in quella casa un periodo, in cui compose parte de “L’amante di Lady Chatterley”; si fanno pochi passi in salita, poi, e si trova la chiesa in cui – secondo una leggenda che sa tanto di desiderio di autonobilitazione –  nel 1222 avrebbe fatto scalo addirittura Francesco di Assisi. Anche a Ravello, dunque, profano e sacro si intrecciano e si rincorrono: poteva forse diversamente essere?

ERCOLANO, CAMPANIA IRREDIMIBILE?

Ciò che più amareggia, è il fatto di avere conosciuto – lungo questo tour campano – giovani guide tanto appassionate quanto competenti, capaci di conquistare l’uditorio (prerequisito essenziale, per una guida: mai dare alcunché per scontato, però); l’avere inoltre incontrato persone che hanno il culto dell’accoglienza, senza quella spocchiosità che ad altre latitudini si trova, eccome se si trova. Tutto questo – unito alla beltade dei luoghi – si infrange però in modo tristemente inesorabile di fronte a certi passaggi, tanto più eclatanti se giungono subito dopo un qualcosa di straordinariamente bello e stimolante.

Il caso di Ercolano, per esempio: raggiunta per caso – come piano B, stante l’impossibilità di accedere al Vesuvio per il mal tempo -, ecco che non appena si esce dalla zona archeologica (eruzione del 79 d.C., Plinio il giovane nonché Plinio il vecchio, do you remember?), si entra in una sorta di waste land (il centro effettivo della città!), con autentici “bassi” ancora del tutto abitati, terrazze in semi-decomposizione, strade in cui i mucchietti di spazzatura sono la norma e non la (deprecabile) eccezione, “vaiasse” in ciabatte – forse stupite di vedere passare foresti in quel luogo, giacché i tour operator, finita la visita al sito archeologico, fanno caricare di nuovo i turisti in pullmann -, ragazzini che saettano in due o tre su un motorino (non specifichiamo neanche la questione del casco…). Non è fiction televisiva – peraltro ben fatta, come su queste colonne più volte detto -, è realtà antropologico-urbana; niente di nuovo, dirà qualcuno: giusto. Ma non siamo più nel 1860, allorquando Vittorio Emanuele II definiva l’Italia a sud di Roma, con sabaudo disprezzo, Africa: siamo nel 2018.

Di fronte ad uno studente che mi chiedeva il perché ed il percome di tutto ciò, non ho saputo rispondere, e l’ho fatto entrare, per un breve interludio consumistico, in un negozio di merchandising del Napoli calcio (meglio lì che nelle plurime sale slot, no?). Ai lettori – che qualche strumento in più ce l’hanno -, potrei invece dire che uno dei passaggi mancati è stato il totale fallimento della Rivoluzione del 1799, e, poco dopo, dell’esperienza napoleonico-muratiana.

In ogni caso, e con profondissima amarezza, davvero Cristo si è fermato ad Ercolano…

Ps 1 Martedì pomeriggio (libreria Senese, ore 18), stimolante appuntamento per la ristampa del libro ereticale (con Francesco Panzieri) “Una giornata particolare”, concernente la visita di Hitler a Firenze (con Mussolini e Bianchi Bandinelli), e tanto di sbandierata collettiva delle 17 Contrade; il libro è una mera ristampa di quello pubblicato da Luca Betti bel 2003, ma gli 80 anni dall’evento meritavano questo incontro pubblico, nel corso del quale verranno anche proiettate le immagini dell’evento, riprese dalla occhiuta propaganda fascista. Ad introdurre il tutto, oltre allo scrivente, l’ottimo Gabriele Maccianti.

Occasione ghiotta assai, dunque: da cogliere soprattutto da parte di chi spesso sdottora su tante cose (Fascismo, Nazismo, Palio et alia), senza conoscere i fatti e i documenti.

Ps 2 Siccome tutti i salmi finiscono in gloria, e durante la permanenza salernitana con gli amici di Gitina (7 quasi cinquantenni che si ritrovano una volta al mese, con poi Gitina annuale) si è mangiato senza farsi mancare alcunché, segnaliamo una bella osteria salernitana (Hostaria Il brigante: Salerno alta, Via fratelli Linguiti): clima del tutto informale, foto di De André e di Albert Camus in bella evidenza, pesce di ogni genere e di gran qualità, a prezzo davvero onesto: gli anarchici possono avere, certo, i loro difettucci, ma non sono esosi…

10 Commenti su La domenica del villaggio: un tour campano (e 2 Ps)

  1. Per quanto riguarda Salerno, per chi non ha la tempra di innalzarsi fin quasi al giardino della Minerva, da cui si gode una vista della città della svolta di Togliatti, (tanto cara agli ultimi rimasugli vagiti compagni senesi)c’è, poco più avanti della chiesa di Santa Lucia, un ristorante sempre pieno che offre una cucina romana da premio Oscar, (si mangia la miglior cucina romana più buona che nella capitale) si chiama Nonna Maria, e chi passa in zona non se lo lasci sfuggire.
    E dalla parte opposta, quasi sul lungomare rilanciato dal buon De Luca, c’è un piccolo chiosco, (prima del ristorante mexicano) che fa dei panini con broccoletti e provola che sono odi al signore.
    E se si ha la voglia e il tempo di sognare e calarsi in una realtà appena fuori della città, all’inizio della costiera, c’è Vietri, città della ceramica, dove c’è sempre in giro un cane triste e famoso, una signora che viene dal pisano e si commuove quando sente parlar toscano, una signora che nella chiesa principale prega a marcia indietro e dice che la chiesa non è un duomo: ” Il cartello ce l’ha voluto mettere il sindaco”. Un grande ceramista che si occupa del presepe locale, le conserve Delfino, all’entrata del paese, gli azuleios ovunque,i soldati tedeschi della seconda guerra che si consegnarono agli americani pur di rimanere in questa meraviglia di posto e che, essendo chimici valenti, misero a punto il “giallo Vietri” vanto dei ceramisti locali, il cuore dentro una sirena, e chi ha atri per capire, capisce l’intima bellezza e umanità perduta nelle nostre latitudini.
    In questo luogo, “per far sentire di casa chi viene dal Chianti”, hanno messo la scena di un cinghiale errante fatto di mattonelle di ceramica. Come nel duomo di Salerno, dove c’è un sarcofago di epoca romana che raffigura il mito di Meleagro… dopo tutto questo, il ritorno in Toscana si fa più cupo.
    A Salerno i vigili portano via le macchine in divieto di sosta, gli autisti di pulman sono come dei pitt – bull che se non hai il biglietto ti lasciano a piedi, il fresco della sera è un lungomare di gelati a passeggio e nel Vicolo della Neve, le poesie di Alfonso Gatto sono appese alle pareti, così tenere che sembrano leggere come un volo di rondine.
    La pasticceria da non perdere si chiama Pantaleoni.

  2. Foffo dell'acqua borra scrive:

    niente Battipaglia? Potevi andare a chiedere chiarimenti al neo-deputato Migliorino, eletto proprio nel collegio senese, che esordisce nel peggiore dei modi: il gruppo più importante sconfessato dallo “staffe” a neanche due mesi dal voto…

  3. Anonimo scrive:

    Non ti è piaciuta Ercolano? Dovevi vedere Arzano, Pomigliano, Casoria, Casalnuovo, Villaricca, Marano, Melito, Quarto, Qualiano, Scampia, Pianura, Secondigliano, Acerra, Afragola….

  4. forzutino scrive:

    Perdona l’Off-Topic:
    Ora…io sono notoriamente un dietrologo, però…come dire…di cose strane ce ne sono in giro: tempo fa la Lega a Siena bombardava ed insisteva sullo scandalo MPS, e dopo un po’ i vertici storici del partito furono di fatto azzerati (colpendo Montigiani e Giusti con l’espulsione). Recentemente il M5S ha insistito sullo Scandalo MPS, portando Grillo più volte a Siena, e…ora non è arrivata la “certificazione” dai vertici nazionali, quindi il M5S di Siena è colpito e affondato. Parallelamente il giorno successivo all’accettazione, da parte di Berlusconi, dell’appoggio esterno al governo Lega-M5S arriva, puntuale, la sua riabilitazione politica. Certo che le cose che succedono per puro caso, o coincidenza, sono davvero tante. O no?
    Chi disturba il manovratore va colpito, chi si scansa, va premiato. Ma forse sono solo coincidenze…?

  5. alberto bruttini detto Cacaccia scrive:

    Alcuni mesi fa ho soggiornato una settimana a Torre del Greco. Ovvia visita alla tomba di Totò, Pompei, e quanto di più interessante c’era da vedere, ma la cosa che più mi ha colpito è che a Torre del greco, città di quasi 100.000 abitanti, non c’è un solo semaforo, non strombazzano i clacson, le strade pulite e tutti, sul ciclomotore, portano il casco.
    Stereotipi falsati ?

  6. Caramellato del Buti II scrive:

    Non sapevo che Vittorio Emanuele II, primo monarca italiano, considerasse il Sud come Africa, ma certo non mi sorprende…Ercolano purtroppo non è un caso isolato. A Salerno quantomeno il tanto vituperato DE Luca ha cercato di fare cambiare qualche abitudine ai salernitani (spazzatura e sport)…

  7. GIORGIO-SENESE VERO MA NON IPOCRITA! scrive:

    Il sud è come l’africa???…
    Forse a siena vogliamo fare troppo i vip…troppo i ricchi…troppo gli snob…e proprio non lo siamo……..
    Non vedo in giro Porsche Ferrari o Lamborghini…
    Non ci sono miliardari…tanto è vero per il Siena e la Menssana se non era per quella gente venuta da “FORI” (come usano dire in tanti)ora chissà che fine avrebbero fatto…
    Vedo in giro tante pandine Fiat…tanti omini style Coop…
    Quindi diamoci meno arie…e piu umiltà…

    • Eretico scrive:

      Caro Giorgio,
      a parte il fatto che il pezzo fa vedere luci (Ravello, e che luci), ed ombre (citando un solo, singolo caso: Ercolano), ed a parte che il giudizio non è dello scrivente, ma di un certo Vittorio Emanuele II, resta il fatto che le situazioni di grave degrado urbano – che non siamo né i primi, né i secondi a presentare – ci sono, eccome se ci sono; avendo sempre criticato lo snobismo, e non solo quello, di certi senesoni, dalle colonne di questo blog ed in svariati libri, crediamo tuttavia di poter affermare che l’educazione civica del senese medio (che in linea di massima il sacchetto lo butta nel cassonetto, per capirsi) sia superiore a quella di molti campani: ed è proprio per questo che siamo nel cuore di coloro che, nell’ex Campania Felix, fanno eroicamente di tutto per agganciare canoni di civiltà condivisa…

      L’eretico

  8. Anonimo scrive:

    Sono passata da via dei postini e ho visto i manifesti oscurati e strappati.
    Mi sono chiesta quale sia il concetto di “liberazione” ,”espugnare” e “conquistare” la città da aperte della destra.
    Temo che quei manifesti elettorali siano un prodromo di ciò che potrebbe accadere, anche in riferimento ai comportamenti aggressivi, non passionali, aggressivi tenuti da virgulti e toni offensivi esternato da vetusti personaggi di nostalgica memoria.

    • Maurizio Montigiani scrive:

      No, alla cosiddetta “convocazione dei comizi elettorali” scatta il divieto di affissione fuori dagli spazi individuati dai numeri, sono stati quindi coperti o tolti dagli addetti del Comune stessi i manifesti negli spazi pubblicitari a pagamento.
      Per votare queste semplici regole andrebbero conosciute, come l’esame di guida.

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