Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Royal wedding, il Canaro, Floris (e 4 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Royal wedding, il Canaro, Floris (e 4 Ps)

- 20/05/18

Eccoci al consueto appuntamento culturale della domenica: oggi partiamo con il Royal wedding di ieri, ovviamente trattato in modo un po’ diverso rispetto al rotocalco medio da barber-shop (da non demonizzare a priori, peraltro); poi, una recensione dell’ultimo film – presentato a Cannes – di Matteo Garrone (“Dogman”), che prende spunto dal tremendo caso di cronaca nerissima della Roma del 1988, quello del cosiddetto Canaro; per la rubrica scolastica, infine, qualche riflessione sul bel saggio, dedicato alla scuola odierna, curato dal sempre acuto Giovanni Floris.

Per chiudere, catervina di Ps culturali; buona lettura a tutti, dunque!

CHE ROYAL WEDDING SIA…

Avevamo già pronta una riflessione sui settanta anni di Israele (14 maggio 1948, giorno della fondazione), con la trasformazione da entità spartana ed assolutamente laica, alla attuale deriva di Stato sempre più marcatamente nazionalista su base religiosa, in parte fondamentalista; ma – lo dobbiamo ammettere – una mezz’ora di visione del Royal wedding ci ha suggerito tali e tanti spunti, che almeno un paio bisogna pur metterli nero su bianco…

Innanzitutto, l’attrice statunitense Meghan Markle si è convertita all’Anglicanesimo, come da prassi: chi vuole sposare un erede al trono (qui siamo sesti, con Harry, ma il principio è lo stesso), deve farlo. La forza, la suggestione della Tradizione, della Corona. Proviamo, però, a pensare se la stessa cosa accadesse ad altre latitudini: non verrebbero fuori fior di polemiche, di grazia?

In secondo luogo, ciò che più è balzato agli occhi di tutti: la cerimonia, ad un certo punto, dall’essere un paludato royal wedding con tutto il cerimoniale annesso, di fronte agli occhi di Queen Elizabeth II e del marito Filippo (97 anni, sempre più somigliante al venerabile Jorge da Burgos de Il nome della rosa), si è trasformato in un’autentica kermesse stars and stripes, di certo malissimo digerita da molti dei presenti e dai circoli lealisti tradizionalistici: financo Stand by me, performata da un coro gospel!

E che dire del reverendo Michael Curry, dominus della potente Chiesa episcopale americana,  che sbraitava dal pulpito, a guisa di autentico predicatore carismatico, citando anche Martin Luther King? Evidentemente, la paura di una nuova Diana – serpe in seno della corte -, ha indotto chi di dovere ad accettare obtorto collo questi stravolgimenti del protocollo: l’american way of life (musica, modo di vivere il senso religioso, diritti civili, l’iperspettacolarizzazione come cifra immancabile) ha dunque contagiato anche i reali british. Abile mossa verso l’esterno, o cedimento preventivo? Ai prossimi anni di matrimonio fra Meghan e Harry, l’ardua sentenza…

“DOGMAN”, IL CAPOLAVORO DI GARRONE

Film da applausi a scena aperta, come a Cannes in effetti è stato; interpretazione sontuosa di Marcello Fonte (volto alla Flavio Bucci, fisico alla Carlo delle Piane), proprio in Costa azzurra premiato per la migliore interpretazione maschile; ma soprattutto, prova di completa maturità artistica da parte di Matteo Garrone, oggi miglior regista italiano (meglio del bravo ma compiaciuto Sorrentino, diciamolo): questa la sintesi di “Dogman”, liberamente tratto dalla vicenda di cronaca del Canaro (1988, per la precisione).

Riprendendo tematiche proprie di “Gomorra” (l’ambientazione, essendo il tutto girato nello squallore tristemente realistico di Castelvolturno), e anche de “L’imbalsamatore” (in quel caso, la deformità era del personaggio forte), e rifacendosi – pur in modo originale – ai due grandi esempi di film in cui il vessato si vendica del/dei vessatori (“Cane di paglia” e “Un borghese piccolo piccolo”), Garrone ci squaderna uno scenario di devastazione antropologica che ha pochi uguali: nessuna fiducia nelle Forze dell’ordine (figuriamoci nel recupero dopo la carcerazione); relazioni umane improntate solo al gretto utile (senza nessuna solidarietà, neanche di fronte alla più devastante violenza fisica); l’arroganza e la protervia del pugile-cocainomane che la fanno da padrone. Ma il mite, fisicamente inconsistente, Marcello ha un’arma, accesa dalla rabies che si porta dentro nei confronti dell’energumeno: l’intelligenza. Ordisce un piano tanto semplice, quanto efficace, per placare la sua sete di vendetta: novello Ulisse di fronte al Polifemo di turno, verrebbe da dire.

Unica nota di umanità, il rapporto del povero perdente (“ultimo fra gli ultimi”, per Morreale su Repubblica) con la figlia, ed anche – per tornare al titolo – con i cani, che Marcello ama in modo viscerale: la critica di Garrone è semmai su certi padroni, mentre l’amore del protagonista verso di loro è totalizzante. E qui, forse è il caso di scomodare il De Sica di “Umberto D”…

L’ANGOLO DEL PROF: IL LIBRO DI FLORIS SULLA SCUOLA

Seguiamo da anni le trasmissioni di Giovanni Floris (romano,classe 1967), e in linea di massima ne apprezziamo la preparazione sui vari temi approcciati, tra politica, economia e mondo del lavoro; non potevamo dunque perderci il suo ultimo libro “Ultimo banco – Perché insegnanti e studenti possono salvare l’Italia” (edizioni Corriere della sera, euro 15, ben spesi).

In larghissima parte, si condivide quello che è l’assunto del giornalista (figlio di madre docente, dice con legittimo orgoglio), salvo il fatto che in generale c’è uno sguardo troppo benevolo verso il personale della scuola, docenti in primis (la figura del docente non va salvata a priori, anzi: la categoria ha responsabilità enormi, in qualche caso devastanti, sulla situazione attuale).

Sulla svalutazione del Sapere, sul non vergognarsi neanche più di sbandierare l’ignoranza, sugli errori clamorosi che la politica ha fatto e sta facendo nel settore, sul ruolo nefasto di taluni genitori, tanto di cappello (cito una perla, nella polemica contro l’idea dell’alternanza scuola-lavoro nelle superiori, per come è stata impostata: “Passiamo il tempo a proteggere i figli dai voti insufficienti, e poi chiediamo che vadano ad imparare la durezza della vita in azienda. Potrebbero benissimo impararla a scuola, magari confrontandosi con un brutto voto”, pagina 110).

Un libro ad ogni buon conto da leggere con attenzione, e su cui confrontarsi: in modo assai aperto e laico, come su tutte le grandi questioni di questo sciagurato Paese bisognerebbe fare.

Ps 1 Una segnalazione stimolante: mercoledì prossimo, 23 maggio, Laura Perrini e Martina Dei illustreranno un itinerario tozziano (nel senso ovviamente di Federigo Tozzi) davvero denso di suggestioni (ne scrivemmo anche noi, qualcuno ricorderà), cioè quello fra i Tufi e Strada del mandorlo (ore 17, ai Fisiocritici). Chi può, non manchi.

Ps 2 Domenica scorsa, puntata monografica sulla trasfertona napoletana (fase uno con Gitina, fase due con scuolina); fra i tanti appunti da smaltire, per questa domenica tiriamo fuori una ereticale scoperta: a Minori, località della Costiera amalfitana sulla via per Ravello, fu Vescovo – tra il 1546 ed il 1552 – Ambrogio Catarino Politi, figura eminente di teologo domenicano, acerrimo avversario dell’eretico (serio) Bernardino Ochino, nonché protagonista della prima parte del Concilio tridentino (morì nel 1553, a Napoli, in partenza per Roma, ove Giulio III lo attendeva per crearlo Cardinale).

Ps 3 Chi fu il primo “italiano” a volgarizzare l’Eneide? Nel primo Trecento – udite udite – fu un poco conosciuto sanese, Ciampolo Ugurgieri; martedì 22 (ore 15, nell’aula 356 del San Niccolò), ne discetta Claudio Lagomarsini, normalista, che ha su ciò pubblicato; ad introdurlo, Alessandro Fo, Maurizio Bettini e Claudio Giunta. Appuntamento davvero stimolante…

Ps 4 Martedì alle ore 20 (Siena tv, as usual), penultimo tandem di interviste ereticali pre-Amministrative: si parte con la professoressa Nadia Maggi, e si conclude con una succosa intervista a Pierluigi Piccini (con le consuete clip musicali dedicate ad entrambi). Buona visione, a chi vorrà.

12 Commenti su La domenica del villaggio: Royal wedding, il Canaro, Floris (e 4 Ps)

  1. VEDO NERO scrive:

    Vorrei dare un pronostico sulle prossime elezioni del Sindaco: ballottaggio De Mossi/Piccini. Il Valentini è già fuori dai giochi, al capolinea. Sportelli avrà un discreto successo, ma insufficiente al ballottaggio. Sia questo che quelli del centro destra saranno per Mossi al ballottaggio. Piccini della vecchia guardia sinistrorsa e radical chic. Io spero che ci sia un bel rinnovamento, via la Casta. E il M5S? persi nella nebbia, dispersi senza una parte politica precisa. Sbaglierò facilmente, ma il mio parere e personale, opinabile da parte di chiunque.

  2. Paolo Panzieri scrive:

    Sulla cosiddetta alternanza Scuola/Lavoro.
    Un lavoro (anche solo un lavorino) prestato obbligatoriamente e senza alcun emolumento (neppure simbolico, come quando prestavamo il servizio militare) ha un nome ben preciso: schiavitù. Una forma moderna evoluta e molto soft di schiavitù istituzionale.
    Mi auguro soltanto che qualcuno – prima o poi – abroghi questa cosa inutile, insulsa e diseducativa e restituisca tutto questo tempo sprecato allo studio e perché no allo svago dei nostri ragazzi.
    Se qualcuno, poi, durante le vacanze, come è sempre accaduto, vorrà sperimentare un lavoretto lo potrà sempre fare, ricevendo naturalmente il giusto compenso.

    • Marco Burroni scrive:

      Io invece credo che si tratti di una cosa decisamente positiva: l’alternanza scuola-lavoro infatti è l’unico modo in cui un giovane può veramente capire se la professione che si è scelto gli piace davvero o se non è cosa per lui. Per la prima volta può svolgere per tre settimane un lavoro vero confrontandosi con la realtà, con dei colleghi, con dei clienti veri e non con un professore. Poi esistono aziende poco serie che sfruttano i ragazzi, ma la maggior parte li mettono sotto la protezione di un “tutor” che li fa lavorare con lui, che gli insegna come si lavora.
      Lo scandalo vero, secondo me, avviene invece dopo la scuola o l’università, quando diplomati e laureati sono costretti ad anni di “stages” non retribuiti o con rimborsi spese ridicoli; pensi ad esempio ai praticanti negli studi legali, che lavorano anni senza vedere una lira…

      • Paolo Panzieri scrive:

        Caro Marco, non credo tu sappia bene di cosa si tratta. Non si impara proprio nessun mestiere in questo modo.
        C’è chi ha imbiancato le aule e chi ha pulito qualche sperduta isoletta, oppure è stato spacciato come volontario in qualche pubblico consesso.
        Ma ci sono anche quelli che hanno seguito corsi fantasma o sono andati – beati loro – direttamente in vacanza…
        Potrei continuare ancora, ma sarebbe molto, molto avvilente per la scuola italiana.
        Sugli stages gratuiti sono completamente d’accordo. Stessa filosofia … però almeno quelli non sono obbligatori!
        Spesso è la “clausola d’invarianza” (lo stato pare non possa spendere per ottenere delle prestazioni …) a determinare tutto questo proliferare di soluzioni non soluzioni a costo zero ai problemi di organico della pubblica amministrazione.
        Il tirocinio, apprendistato ed il praticantato, invece, dovrebbero essere un’altra cosa, perché lì il mestiere o la professione si dovrebbe imparare davvero.
        Uso il condizionale perché anche in questo caso non sempre purtroppo è in questo modo.
        Andando sul personale, come mi pare tu voglia fare, per me è stato così e sarò sempre riconoscente verso chi mi ha insegnato a fare il lavoro che oggi faccio.
        Attualmente ai praticanti è previsto che venga corrisposto anche un emolumento/rimborso spese.
        E personalmente penso che sia una cosa giusta.
        Questo perché è del tutto inutile pretendere di voler fondare una Repubblica sul lavoro, se poi questo non riceve alcun riconoscimento ….

        • Marco Burroni scrive:

          Caro Sig. Panzeri, so benissimo di cosa si tratta, nell’Hotel in cui lavoro da anni “sfruttiamo”giovani studenti della scuola alberghiera che ci affiancano mentre lavoriamo; insegniamo loro ad usare i sistemi operativi, a scrivere correttamente email ai clienti in 3 lingue,ad usare i porali delle agenzie online, a rapportarsi con clienti di svariate nazionalità in modo cortese ed educato. è vero che non si impara il mestiere con uno stage di sole tre settimane( noi non ci fidiamo mai a lasciare da soli gli stagisti…) ma così i ragazzi hanno un primo contatto con il mondo del lavoro, del lavoro per il quale studiano e che si sono scelti come mestiere: in un sistema educativo dove il primo contatto con la realtà avveniva in precendenza solo dopo il diploma o addirittura la laurea mi sembra un bel passo avanti.
          Nel mio precedente intervento avevo detto che esistono aziende serie ed altre meno, queste ultime sono quelle che finiscono sui giornali, le prime – quelle serie- non vengono mai citate, sarebbe un peccato far terminare un’esperienza così utile per degli studenti per colpa di pochi cialtroni.

          • Paolo Panzieri scrive:

            Questa mi pare effettivamente un’ottima cosa per un istituto alberghiero o per una scuola di avviamento professionale comunque orientata verso il settore turistico.
            Per gli altri sinceramente non mi parrebbe una esperienza molto utile.
            Ma ovviamente mi posso sbagliare.
            E’ comunque e sempre il tutto gratis che non torna.
            Magari se non ci fosse questa manodopera gratis – non parlo ovviamente del caso di specie – qualcuno potrebbe anche assumere qualche dipendente in più anche solo per la stagione ….

  3. A.B. scrive:

    Off-topic
    Ma è normale avere come presidente del consiglio uno che nessun italiano ha mai sentito nominare e dal quale nessuno di noi ha mai sentito non dico un concetto politico ma anche soltanto una parola? Questa è la democrazia diretta? Continuiamo così, facciamoci del male.

    • quello di gracciano scrive:

      Ferruccio Parri nessuno o quasi lo conosceva….fosse un decimo di lui questo Conte sarebbe già un successo.

      • A.B. scrive:

        Paragone molto ardito. Fosse stato proposto come presidente del consiglio da Guglielmo Giannini sarebbe stato appena più calzante. Dal curriculum accademico (chissà se gonfiandolo ha vinto qualche concorso universitario, passando dalla cosmesi alla truffa) e dalle varie entrature rinvigorite dall’immancabile imprimatur cattolico (devoto di padre pio e amico di alti prelati) mi pare l’ennesima proiezione di un film già visto. Comunque lo prendo come un buon auspicio.

  4. A.B. scrive:

    On topic
    Bello zibaldone domenicale

  5. Caramellato del Buti II scrive:

    Off topic galattico: appena vista la puntata dell’Eretico con l’intervista a Piccini: in trenta anni di Piccini a Siena, mai vista un’intervista così incisiva all’ex Sindaco (spero non futuro). Complimenti al gestore di questo blog. Sulla professoressa Maggi, mi permetto di chiedere:ci è o ci fa?

    • Senesediritorno scrive:

      È proprio vero che ognuno può interpretare a modo suo e in un’ottica del tutto personale ciò che vede e sente.
      Ecco: io -dopo aver rivisto su YouTube l’intervista a Piccini – concludo in maniera assolutamente difforme dall’ottimo Caramellato. Secondo me Piccini si è mosso con grande agilità tra i tentativi di metterlo in qualche difficoltà (vedi ricicciata sul “caso” D. Rossi) esperiti dal pur generoso Eretico. Su Banca 121,Fondazione e “destino”di Banca Mps non poteva essere più incisivo (e documentato) nella ricostruzione delle varie responsabilità. Così come alle domande sulla sua posizione di persona “colpevole”solo di reati di opinione…Piccini se l’è giocata alla grande, riversando sull’intervistatore le problematiche che il diritto di opinione può porre a ciascun individuo.
      Alle fine mi vien quasi da concludere che al Piccini sia stata fatta un’intervista assolutamente favorevole…

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