Eretico di SienaSiena ai tempi del virus (XI): Gesù, Covacich, Danielito (e Gigi Riva) - Eretico di Siena

Siena ai tempi del virus (XI): Gesù, Covacich, Danielito (e Gigi Riva)

Eccoci al consueto appuntamento cultural-domenicale del blog, in tempi poi di Covid-19; questi i tre argomenti principali, seguiti da un Ps di ordinanza: si parte con una riflessione molto pasquale, perchè, Pasqua essendo, crediamo sia giusto così;dipoi, la redazione recensisce l’ultima fatica di Danielito Magrini: un saggio sul mondo dell’informazione a 360°, un libro che, alla ripresa delle attività, presenteremo in Comunale; per terminare, qualche spunto, ed una citazione, da uno dei tanti diari della quarantena: il pezzo di Mauro Covacich, pubblicato sulla Lettura (Corriere della sera) di domenica scorsa, lo merita davvero. Gustatevelo tutto, se potete.

 

IL CRISTIANESIMO E LA BUONA TAVOLA

Fra le varie letture che stanno allietando gli “arresti domiciliari” dello scrivente (letture, in effetti, molto variegate: dalla rilettura del “Mein kampf”, condita dagli “Scritti corsari” di Pasolini, fino al più volte citato, tozziano, “Tre croci”, tanto per rendere, almeno in parte, l’idea), ho ripreso in mano anche “Ipotesi su Gesù” di Vittorio Messori, autentico best (and long) seller dei Settanta; testo, a mio modo di vedere, furbo assai, perchè scritto da un giornalista (classe 1941), che veniva dal mondo azionista (dunque profondamente laico), sbandierando però la sua cattolicità adulta; prefato da Lucio Lombardo Radice, allora membro del Comitato centrale del Partito comunista, per fare vedere che l’opera era sì spudoratamente apologetica, ma, al contempo, innovativa; ponendosi, infine, sulla scia del Concilio vaticano II, Messori – il quale in seguito ci pare essersi allontanato non poco da quel filone – strizzava illo tempore l’occhio al mondo cattolico innovato ed innervato dall’apertura conciliare.

Ad ogni buon conto, andiamo al dunque: visto che oggi non abbiamo potuto festeggiare al ristorante (e chissà ancora per quanto, sic), nutriamoci di una riflessione sul rapporto fra Gesù ed il cibo, anzi l’enogastronomia; diciamo subito che – come indicato da Messori, ma in questo non c’era neanche bisogno del suo testo – trattasi di un rapporto fecondo; Gesù, per tabulas, mangia e beve (vino) senza problemi, financo in “compagnie equivoche” (la Maddalena – la prima a vederlo risorto -, che “con tenerezza ne baciava i piedi e li ungeva con l’unguento profumato”, Luca scripsit); non solo amante del vino, Gesù, financo conoscitore delle tecniche di conservazione dello stesso: “Nessuno mette del vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spacca gli otri e vanno a male il vino e gli otri; ma il vino nuovo in otri nuovi” (Marco scripsit);  Gesù, infine, non sta a tavola “seduto”, come nell’iconografia classica: per il testo evangelico lui è “sdraiato a tavola”: situazione scandalosa per qualsivoglia profeta in Israele.

Un Cristo il quale, dunque, rinuncia all’ascesi enogastronomica, o quantomeno la mitiga assai; il frei geist nietschiano, potremmo chiosare. In ogni caso, quanto al rapporto con il cibo ed il vino – a maggior ragione oggi, a secolarizzazione vittoriosa -, il fil rouge che lega il Gesù Cristo dei testi (accettati) alla Chiesa che ne porta il nome, è sempre stato coerente e lineare; quanto alla povertà, alla sessualità ed al rapporto con il Potere, diciamo che non è andata proprio così…

UN DENSO SAGGIO DI DANIELITO

Approfondimento della sua recente tesi di laurea in Scienze della comunicazione con il professor Maurizio Boldrini, Daniele Magrini ha dato alle stampa – per Effigi (che ha pubblicato anche “Il professor Ugo Popolizio”, mi piace ricordare) – un denso saggio di 350 pagine, intitolato “è l’algoritmo, bellezza – Disintermediazione giornalistica, social media. egocrazia”, sul ruolo dei media in questo nostro travagliato tempo (ovviamente, il tutto è anteriore all’emergenza del virus). A differenza di chi di solito esce da Scienze della comunicazione, con tante speranze che spesso diventano illusioni, Danielito non è quel che si dice un giovanotto alle prime armi, essendo un giornalista professionista di ormai vecchia data, che tra l’altro alterna la carta stampata (Corriere fiorentino) al video; e non è un novizio neanche a livello di pubblicazioni che esulano dal giornalismo stricto sensu (per esempio, il romanzo “L’ultima trasmissione della notte”).

I lettori potranno ben capire che – soprattutto, ma non solo, in veste di blogger – lo scrivente avrebbe bisogno di qualche decina di pagine, per riprendere da par suo tutti i temi affrontati da Magrini; il blogger-Presidente, invece, si limiterà a scrivere – in attesa di ciò che dirà in Comunale, quando sarà il momento, sic – che anche in questa temperie il ruolo dell’informazione è di fondamentale importanza (ne abbiamo già scritto, ne scriveremo ancora). E ci vogliamo soffermare, da inguaribili, ostinati, romantici della carta stampata (disperati perchè domani ne saremo privi), proprio sulle pagine dedicate alla stampa vecchia maniera.

Danielito cita (pag. 132) tanto l’Hegel de “La lettura del giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno”, quanto la meno nota frase di Napoleone, secondo cui “C’è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette”. Nonché il film “Deadline”, con l’Humprey Bogart, in giacca e papillon – anche in copertina del libro – che pronuncia la celebre “é la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente”.

“Altri tempi, altri contesti”, chiosa l’autore, e come non dargli ragione, purtroppo? Basta vedere i dati sciorinati in altre pagine del libro, e la tabella di pagina 306, davvero illuminante in tal senso: sapete quale è l’unico quotidiano che, dal non giurassico 2013, ha guadagnato lettori (forse anche perché partiva molto dal basso), di grazia? Avvenire, il quotidiano vescovile: il quale va sul più 11%; per il resto, sprofondo rosso (Corriere della sera, meno 41; Repubblica, -50%, Il Sole 24 ore, -53%, e via calando). Beh, altro che campanello di allarme, direi; certo, la gente legge on line, figuriamoci: ma – date retta al blogger -, non è proprio la stessa cosa, anzi è molto diverso. Quando avrò più tempo, cercherò di dettagliare il perché: voi, intanto, prendete nota del volume di Danielito…

“IL SILENZIO ARRIVA A VENTATE”, PER COVACICH

Abbiamo letto, e certo leggeremo ancora, svariati diari dedicati agli “arresti domiciliari” cui il Covid-19 ci ha costretti, scritti da famosi scrittori e giornalisti: spunti, se ne trovano in quasi tutti (si tacerà, per pietas da pandemia, di quelli in cui proprio non c’è verso di trovare cose stimolanti); ad insindacabile giudizio della redazione, la palma, per ora, di miglior diarista dell’emergenza va di gran lunga a Mauro Covacich, scrittore triestino trapiantato da anni a Roma, ove per l’appunto trascorre la sua domiciliazione coatta in zona Ponte Milvio, zona già descritta nel bel “Di chi è questo cuore” (La nave di Teseo, 2019).

Già l’incipit è davvero degno di nota: “Il silenzio arriva a ventate”, con una sorta di sinestesia pregnante che colpisce nel segno; ma è soprattutto l’excipit, il finale del suo contributo – di chiara matrice leopardiana -, che è da segnalare, e da offrire – con il chapeau meritato – ai lettori tutti.

“A proposito di Leopardi, ogni pomeriggio un fiorellino scende con il suo monopattino sulla stretta banchina circondata dalle macchine in parcheggio. Direi una bambina, a giudicare dai leggins, ma da lontano (Covacich osserva il tutto dalla sua finestra, Ndr) non si capisce bene, anche perché indossa un caschetto. Così, tutta sola, in mezzo ai caseggiati, sembra ancora più piccola. Spinge, spinge, raggiunge l’ultimo centimetro di marciapiede, fa dietrofront e ricomincia. Un fiorellino che sfida il silenzio. Ho deciso di chiamarla Ginestra”.

 

Ps Parliamo di sport della memoria (grazie al canale Raisport, cui va il nostro ringraziamento); domenica scorsa abbiamo ricordato il piccolo, grande mezzofondista e fondista Franco Fava, con la sua sfortunata sgropponata sui 3000 siepi agli Europei di Roma del 1974. Oggi vogliamo fare un flash sul Cagliari dell’allenatore-filosofo Manlio Scopigno: correva l’anno 1970, e quel Cagliari fu la prima squadra del Sud a vincere lo scudetto (con due settimane di anticipo, tra l’altro, sull’Inter arrivata seconda).

Fra le tante perle di Gigi Riva (Rombo di tuono, per Brera), ieri sera è stata riproposta la mirabolante semirovesciata del gennaio 1970, in casa del Vicenza, sintesi di potenza esplosiva e tecnica; ciò che più ci ha colpiti, però, è il modo di esultare, di Riva: esultanza intensa, mani al cielo ed urlo liberatorio, ma senza eccessi, lontana anni luce dagli isterismi o dalla gestualità di vario genere, comunque sempre a favore di telecamera, dei campioni – o presunti tali – di oggi. E che dire dei portieri – da Albertosi, numero uno di quel Cagliari, in giù – che affrontavano le bordate degli attaccanti avversari a mani nude?

 

21 Commenti su Siena ai tempi del virus (XI): Gesù, Covacich, Danielito (e Gigi Riva)

  1. manunta scrive:

    Allora , per aprirvi l orizzonti questa d oggi e’ d un labronico amico mio.
    Omo religioso che tiene alle feste, dotato di curtura religiosa immane, speciarmente su’ vangeli apocrifi , dei quali ei ,(di mestier piscatore siccome pietro) , cognosce i minimi particolari, con preniceana fede egli
    mi omaggia e io vi riomaggio di un ottava di scoglio.
    Ispirata alla nhl ( non national hockey league, e neanche natural hydraulic lime) che voi abbeghinati senesi certo non decifrerete come acronimo.
    L ottava tratta di pasqua, di gastronomia e poi di Maddalena, pare che i labronico in questione ,sia anche un sensitivo precognitivo, e quest’ oggi a ora pranzo
    mandommi ottava che preannunciava nei temi trattati l ampolloso articolo del Raffa, ma con sintesi labronica.

    oggi che cristo fa’ la sceneggiata
    bisognerebbe chiedilo all’agnello
    ficcato ‘n forno n’zieme alla patata
    Penzo alla Maddalena quer budello
    che il buon messia sarvo’ da sassaiola
    riconoscente allor lei gli concesse
    ogni pertugio e no una volta sola
    ma nella storia sorte fori un neo
    pe’ tromba gratisse la sarvo l’ebreo…

    • manunta scrive:

      Variante stilistica fiorentino manuntiana variante ampliata in terzine

      Carne di cristo oggi e’ resuscitata
      Ma oggi non resuscita l agnello
      Ficcato n forno n mezzo alla patata

      trovollo maddalena quel budello
      ch avea salvato dalla sassaiola
      resuscitato dentro r su sacello

      a lei lo dette e no una volta sola
      A lei che grata par che gli concesse
      ogni pertugio da gran bucaiola

      suonan campane escono le messe
      Ma della storia fu’ nascost’ un neo
      male sarebbe se i fedel sapesse…

      Pe tromba’ gratis la sarvo’ un ebreo

      Vedasi quindi la comunanza labronico arnaiola riguardo alla crudezza realistica dello stile, che non risulta apparentato al boncittismo stilistico sanese.
      Pur se evvino differenze lievi di forma e di struttura , si riconosce una toscanita’ esplicita nei due stili citati innanzi, appetto d una timorosita’ che gia’ fevvi notare con le rime sui versi sciolti che rimaneggiai al bon Beppe or son pochi giorni.
      Burroni se te sei da laboratorio del sonetto, io so’ da cern dell endecasillabo, sia chiaro, ti cao n mano.
      Amen.

      • VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

        Egregio Manunta Lei ora esagera con queste rime contro il poro Gesù. Crederci o meno è stato il primo uomo di sinistra, voleva la divisione dei beni in comune, non era razzista, pacifista e considerava tutti fratelli e li voleva uomini liberi e non schiavi. Amava a modo suo le donne e non le considerava un gradino inferiore. Il tradimento di Giuda venne dal fatto che Lui si disse disinteressato al pagamento o meno delle tasse ai romani; anzi disse: “Dare a Cesare quello che è di Cesare”. E Giuda deluso perché pensava che Gesù fosse un capo ribelle contro i romani lo tradì. Poi, si sa, in seguito i suoi discepoli, aiutati dalla decadenza dell’Impero Romano, hanno acquistato il potere politico ed economico gli è garbato ed allora hanno cambiato tante cose religiose a pro loro. Le donne sono ritornate inferiori all’uomo e bruciate come streghe se divergenti dalla linea ufficiale. Quanti danni ha fatto la Chiesa nella Storia italiana, ha sempre operato per la divisione dell’Italia in tanti stati discordi e preda dello straniero. Ed anche ora mette bocca sulla politica italiana. Ma di tutto questo quel povero Cristo non ha certo colpa, divino o meno, le idee le aveva giuste e molto avanti per quei tempi, ma è stato frainteso. Molti laici lo dileggiano, ma il male non è la religione in sé stessa, ma é l’ipocrisia che sciupa tutto. Non è nemmeno l’esempio unico. Quante belle iniziative, buoni propositi sono abortiti in dittature totalitariste. Un esempio storico assolutamente laico: la Rivoluzione Francese tanti bei discorsi, libertà, eguaglianza, fraternità, e poi i francesi passarono al Terrore fino alla dittatura di Napoleone. E poi la Rivoluzione Americana, libertà, democrazia ecc., ma l’ultimo Stato che nel mondo ha abolito la schiavitù sono stati proprio gli USA.

    • Eretico scrive:

      Caro Manunta,
      pur essendo senz’altro ai limiti per un cattolico, devo dire che il labronico componimento ha delle frecce al suo arco, dunque grazie per averlo inviato, come ti ringrazio del suggerimento per una eventuale presentazione, che mi annoto.
      Ora, mi raccomando: dopo lo scatenamento pasquale, oggi diamo spazio anche agli altri – sempre numerosi, peraltro – lettori e commentatori del blog.

      L’eretico

      • Anonimo scrive:

        Non sono un bigotto, ma ritengo la poesiola postata da Manunta molto di cattivo gusto. Ognuno è libero di pensare come vuole, ci mancherebbe, ma in certe situazioni occorre anche il rispetto per gli altri.
        Poi, pur sapendo che quanto sto per dire rischia di suscitare una veemente reazione con offese e battute ironiche, sarebbe il caso che Manunta si calmasse un pò. Questo è il sito dell’Eretico, non il suo. Se vuole essere indiscusso protagonista ne crei uno suo e potrà scrivere quanto e come vuole.

        • manunta scrive:

          Non sei ne l’ primo o l’ultimo cittone
          Che pare c’ abbia la strana ideuzza
          d essere ospite e consiglia’ al padrone
          Che lui profuma e l’ altr’ ospite puzza
          io dico che l padron ha cognizione
          di chi e’ palloso e di chi bene ruzza
          di chi l esorta verso la religione
          di chi mostra d avere brio e cervello
          e di chi l nulla copre col cappello

          D accessi l numero pole sapello
          Solo chi a dati pole aver accesso
          Chissa’ magari il motivo e’ quello
          Sicche’ caro bigotto pesce lesso
          Bolli coperto come un bel nasello
          Pesce c ha cocilo spande lui spesso
          Odor di rancidume e trapassato
          Coperto bene dall anonimato

        • VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

          Mi associo al commento. Manunta, non t’allargare troppo, diventi noioso.

  2. manunta scrive:

    Proposta di lettura a seguito, proprosta di presentazione d un libro( Raffa
    fai te)( ma fai pero’)
    Datosi che l argomento merita ,il soggetto merita di piu’ e l autrice merita visto che e’ giovane e molto brava
    Libro:
    https://www.mondadoristore.it/Terre-indiane-Giacomo-Emanuela-Burini/eai978886948121

    Titolo”Terre indiane Giacomo Costantino Beltrami nel nuovo mondo 1823/1830″
    Il soggetto sono i 7 anni trascorsi in nord america messico e caraibi da Giacomo Beltrami

    http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-costantino-beltrami_%28Dizionario-Biografico%29/

    Uomo eclettico, esploratore e protoantropologo, quando la scimunita razza nordeuropea trattava i nativi, al massimo da buon selvaggi, il Beltrami viaggio’ , prima con una guida chippewa e un meticcio francese e poi da solo, nelle terre dell alto bacino del mississippi, scoprendone le sorgenti settentrionali ed entrando in contatto con le popolazioni native , sioux in particolare, vivendo tra loro, ospite e osservatore dei loro usi costumi e delle loro societa’, a tal punto da essere il primo compilatore di un vocabolario inglese/siouan, tuttora usato dai nativi sioux per imparare quella che era la loro lingua madre.
    Scrisse un libro su’ questo suo viaggio, ” Viaggio alle sorgenti del Mississippi” libro dal quale il ladrone Fenimore Cooper trasse spunto per il suo strafamoso “ultimo dei mohicani” , Beltrami per questo lo cito’ anche in giudizio per plagio.
    Lo stato del Minnesota nel 1865 dette il suo nome alla contea di Beltrami, dove appunto si trovano le sorgenti settentrionali del “padre delle acque”

    L autrice del bel e ben documentato libro del 2019 e’ Emanuela Burini .
    Gia’ autrice di una interessante tesi di laurea presso l universita’ di Bergamo sempre su’ Giacomo Beltrami.

    Raffa mettiti una manina sulla coscienza , se vuoi ti metto in contatto con l autrice.

  3. Giacobbe scrive:

    Esilarante il componimento livornese che , a mio giudizio, chiude il triangolo dei dialetti più simpatici( per arguzia ed irriverenza) con Fiorentino e aretino!
    Peccato l’omologazione appiattita della parlata zonale, ancor più rimarcata dall’ ” imparamento” coatto dell’inglese, che fortunatamente esalta le diverse pronuncie connotando il soggetto che si esprime.
    Concordo con “raf” sulla lettura cartacea dei quotidiani….mi costano un occhio nel ,misero, bilancio familiare, ma permettono di percepire la differenza tra gli stili editoriali e la profonda incoerenza di alcuni ( specialmente tre) che scimmiottando i tabloid inglesi risultano delle loro scarse caricature, scivolando sul grottesco , al limite dell’istigatore!
    In un momento in cui anche io, come cacaccia, fatico a proseguire i libri, surrogo con i ” giornali” , invaso dalla sensazione di fare anche una cosa buona per loro!

  4. Daria gentili scrive:

    Il Cagliari vinse lo scudetto allenandosi meno di quanto si allena attualmente una squadra di miniamatori………Scopigno elimino gli allenamenti mattutini perché sia lui, che Gigi Riva, amavano dormire e fare pranzo! In compenso tutti fumavano come turchi. Altri tempi di un calcio, romantico, che non tornerà più.

  5. Beppe scrive:

    E’ sicuro ?

    Ringrazio il buon Manunta, s’è degnato
    di mentovare la mi’ bischerata
    che l’Eretico aveva pubblicato
    perché bontade sua gli era garbata.

    E’ quel sonetto dove ho commentato
    l’erba di Piazza, che viene chiamata
    verbena, come sempre s’è cantato,
    ma che nel Campo, credo, un c’è mai stata.

    Manunta, leggo, è esperto di Vangeli,
    forse di Cristo ne dice un po’ male,
    sento che su la lingua non ha peli,

    ma lui è sicuro che quella figliola,
    la Maddalena, fosse quella tale
    che grazie a Lui scampò la sassaiola?

  6. Strix5 scrive:

    Lo ‘sprofondo rosso’dei quotidiani e della lettura quella vera, attenta e cognitivamente reale,che va dileguandosi sempre più mi preoccupa quanto attuali ed eventuali future pandemie. Da tre giorni non faccio altro che imbattermi in articoli pseudofilosofici in cui le misure di quarantena vengono lette come azioni deliberate a tavolino per costringerci a rinunciare volontariamente alla nostra libertà, per testare il nostro grado di sudditanza (per non citare altro, dal virus che non sarebbe un virus…)…lessico scelto, ma strutturazione degli enunciati che non supererebbe il primo test (propedeutico) di logica. Parlare di sofismi sarebbe un complimento troppo grande.
    Eppure c’è seguito, fra la gente, mi pare di vedere. Aiuto!

  7. manunta scrive:

    Reclusi nei cittadin sacelli
    ora vi fo’ bela’ come l agnelli

    Liquido come l acqua della merse
    nella vallata si sentiva i’ chiurlo
    Note stranite lunghe fluide terse

    Poi si schiari’ i crinale verso murlo
    Di giallo arancio e rosso pitturato
    Parti’ a qui punto a distesa i merlo

    Copriva tutti dall alba scatenato
    La ritmica facean cince e pecchieri
    L allocco gia’ da un po’ s era chetato

    Musica bona con musicisti veri

    manunta

    i meglio rimator dall isolotto
    e chi un ci crede giu’ si faccia sotto

  8. manunta scrive:

    E pe’ fa’ pari

    Vana mai sempr’ essenziale la natura
    Vani sempre mai concreti i cittadini
    Specialmente sulle lastre gente dura

    mai cresciuti son rimasti de’ cittini
    Sbeffeggiavano da stolti scervellati
    Boscaioli e zappaterra contadini

    O vediamo se dop’ esse segregati
    Gni si fosse sviluppato i bon giudizio
    O se doddi lor saranno confermati

    Si vedra’ se l hanno perso i vecchio vizio
    Da cittini saran diventati vecchi?
    E son boni solamente pe’ l ospizio?

    cittadino che ni palio sol ti specchi
    e pesticci solamente sulle lastre
    Si vedra’ se alla natura volgi l occhi

    O se seguiti nell abitudin vostre
    li tra vicoli piazzette e bottegucce
    A pensare ai palio e alle vane giostre

    Si vedra’ se sete genti oppur gentucce

    manunta col sovatto che co’ citti ci voglion carezze e sovatto
    Ab direbbe panelle e mzzat’

    • VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

      Manunta avrai anche ragione, ma sei diventato monotono con i tuoi anti senesi. Più o meno ogni città toscana, e non, ha i propri difetti, l’importante è capirli e correggerli. Poi se stai nei nostri dintorni potresti anche dire che trai tanti difetti qualche piccolo pregio ce l’abbiamo, non siamo proprio orsi come pensi, semmai troppo vanitosi, e poi metti l’aria buona e pulita che qui si respira, il vino ed il cibo? Saranno le nostre risorse per un futuro rilancio? Speriamo. Non le dobbiamo assolutamente trascurare. Intanto goditi le delizie del tuo eremitaggio in terra senese. Togliti il fiele dalla bocca con un bel bicchiere di Chianti dei Colli Senesi. Non è proprio quello “Classico”, comproprietà Siena/Firenze, ma ne è certo un degno parente.

  9. Beppe scrive:

    Al meglio rimator dell’isolotto

    Al meglio rimator dell’isolotto
    come si definisce con modestia
    io che sono piuttosto ignorantotto

    davvero non vorrei recar molestia
    e non mi tengo a lui parificato,
    chè la superbia è una brutta bestia.

    Ma son senese, su le lastre nato,
    provengo da progenie campagnola,
    poche pretese, ma ho molto osservato,

    e come Siena, via, ce n’è una sola,
    se ne dicono male un gli fa niente,
    non ci curiamo di qualche parola

    o di qualche giudizio irriverente,
    lo disse un tale di fama non bassa.
    son di poco valore quella gente,

    “non ragionar di lor ma guarda e passa”.

    • manunta scrive:

      Di quello ero sicuro caro Beppe
      non c era verso tu foss’altrimenti
      Il cittadino mai rimare seppe

      sicche’ t hanno sarvato i tu’ parenti
      che so’ arrivati a siena co”i postale
      da dove stabulavano l armenti

      capisco quindi che un ti trovi male
      Che delle lastre la bestia vaccina
      razza pregiata e’ lei senz uguale

      Se poi da’i chianti da quella collina
      Gli avi e parenti tuoi sono calati
      datosi che i confini a castellina

      la gente d arno gli aveva spostati
      Tu partiresti molto avvantaggiato
      A fare versi n rima ben studiati

      poiche’ i senese i verso l ha inceppato
      e parla come avesse una ballotta
      O in bocca altro ,mezzo masticato

      E stenta come uno con la gotta
      Le rime non gli circolano bene
      e degl accenti par che se ne fotta

      anche se poi maestro si ritiene
      e insegna nei laboratori i verso
      senza di farlo come si conviene

      Di poi si fa’ paga’ pe’ i tempo perso
      Sicche’ ti lascio i garbo e la modestia
      Poiche’ mi pare chiaro che sia emerso

      che voi maestro fate chi e’ piu’ bestia
      sciarpina ai collo un certo brindellone
      I cui versi sgraziati dan’molestia

      racconta a citti d essere un campione
      ma solo e’ bravo lui a far la ruota
      Di verso lui c ha quello del pavone

      il piu’ sgraziato che natura annota
      Questo direbbe Gianbattista Gelli
      spero che l opra sua la ti sia nota

      Lui e Burchiello l ho presi a modelli

      Beppe butta via Quinto Sennato, e leggiti i Burchiello e i Gelli
      Una manierista monsignore senese non vale quant’ un barbiere o un calzettaio fiorentino.
      Io confermo solo tale manifesta e storicamente documentata evidenza.
      Amen .( buttata giu’ al volo in 30 minuti)
      Ps. 12 terzine 37 endecasillabi vai a controllare.
      Aiuto: 37 l eccessivo controllo dei sentimenti rende inutile lo sforzo
      intellettuale, puoi chiamarlo boncittismo,garbo o magari… modestia.
      3+7=10

      manunta

  10. Luca scrive:

    Trovo vergognoso che un noto giornale di sinistra dedichi spazio ad una tale Caterina Ciufegni di Montepulciano! Ci sono tante persone che in questo momento si stanno battendo, rischiando la vita ogni giorno, per salvare il paese! Mi sembra vergognoso dedicare anche una sola riga a questa persona che contribuisce a riempire l‘ Italia di clandestini africani in un momento di grave emergenza nazionale! Vergogna!

    • Carlo scrive:

      Ci sono persone che in questo momento ci rendono orgogliosi ed altre come la Signora Ciufegni che provocano in noi disgusto totale. Che schifo

    • Giacomo rossi scrive:

      Ti dovresti vergognare te! E arrossire ancora di più dopo il commento di voi heaters del sindaco di Siena, che stavolta ha avuto un comportamento istituzionale e responsabile.
      Questa emergenza ha smascherato tanta cattiveria insita dentro ( per fortuna solo) certi individui!
      Se avessi ricevuto in faccia il rimprovero del primo cittadino( e lo avessi capito) saresti uscito a capo chino e più rientrato!
      Ma è molto più facile legg3re( solo il titolo) Feltri, senaldi e sallusti e chiudere il cervello!
      Quelli come voi non sono degni di esser chiamati uomini!

    • manunta scrive:

      Bada arnese, codesta Caterina l ho sentita stasera su msg, e gli ho detto,
      Che un lordamutande anonimo la sta’ rammentando a stesa qui e su altri blog.
      Il lordamutande anonimo ovviamente sei te, la caterina, fa’ il medico, non fa’ ne il timoniere, ne l armatrice, ne la capitana, ne l affamatrice d africani, ne la trafficante d esseri umani, fa’ il medico, e li fa’ quello
      per cui ha studiato.
      Vergognati te pappagallo che girelli sui blog a riproporre la stessa stupida indignazione da doddolo capace solo di bersi gli ettolitri di minchiate
      Di Conte sull epidemia, o di Salvini o chi per esso ,su’ chi viene ripescato da barche semiaffondate in alto mare.
      Ti franasse adosso ogni pietra murata nel tu’ borguccio da mani fiorentine,
      ti cascasse n capo la facciata del palazzo che vi fece Michelozzo,e le mura di citta’e il campanile e la chiesa che vi muro’ i Sangallo, a te la malaria delle chiane t ha straziato i capo.
      Se fai nomi altrui , mettici il tuo di nome, ossiuro e ameba che non sei altro.

      Non ti meriti ne un ottava ne una terzina,
      Il Poliziano n arebbe schifo , a vedemmi usa’ l endecasillabi co’ un frequentatore di meandri intestinali qual sei.
      Me ne astengo pe’ rispetto a lui.

      manunta aka Roberto Pinzani

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