Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Pasolini, tre alberi, Viva Maria - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Pasolini, tre alberi, Viva Maria

Eccoci al consueto appuntamento cultural-domenicale del blog; si parte con l’evento su Pasolini che si è tenuto giovedì scorso in Fortezza, con qualcuno fra i tantissimi spunti emersi (un intellettuale come lui si presta assai, eh); poi, un anniversario scomodo, ma da fare conoscere: l’arrivo in città del moto sanfedista del cosiddetto “Viva Maria”, 1799; infine, per la nuova rubrica sul camminare, eccoci a parlare di tre alberi (numero perfetto, no?)…

PASOLINI: COMUNQUE SIA, UN BALSAMO, IL RILEGGERLO

Un pomeriggio pasoliniano con i fiocchi, quello di giovedì sera in Fortezza, organizzato dallo scrivente: mi permetto di scriverlo, in un moto di autoesaltazione, perchè è raro trovare riscontri tutti positivi ed entusiastici; Francesco Ricci ha parlato dei complessi rapporti (leggasi sensi di colpa) di Pasolini con il fratello Guido – morto nell’eccidio intrapartigiano di Porzus -, e dell’omosessualità dell’intellettuale, mai accettata fino in fondo; Marco Bianciardi ha parlato di come Pasolini avesse, primo a farlo nell’Italia della prima metà dei Settanta, duramente criticato, dopo averlo bene messo a fuoco, il processo di secolarizzazione consumistica (e la Chiesa, invece di criticarlo, gli avrebbe dovuto fare un monumento, per la sua lungimiranza); Riccardo Castellana – collegandosi a quanto appena detto – ha discettato su un articolo degli “Scritti corsari” – quello sulla pubblicità dei jeans Jesus – che fece scalpore nell’Italia del 1973: per la sua blasfemia (“Non avrai altro jeans oltre a me”), ed anche per l’immagine femminile veicolata (oggi da educanda, peraltro).

Lo scrivente, da par suo, ha parlato di un altro editoriale degli “Scritti corsari” (pubblicati da Garzanti in tempo pressochè reale con la drammatica morte dell’intellettuale, nel novembre del 1975): il famoso pezzo in cui – sul Corriere della sera del novembre del 1974 – Pasolini scriveva di sapere chi fossero i mandanti delle stragi italiane avvenute fino a quel momento (da Piazza Fontana in avanti), ma di non avere né prove, né indizi per suffragare il tutto; argomento sempre di cogente attualità, vista anche che ieri erano i 40 anni precisi da Ustica: strage rimasta senza colpevoli, as usual.

Ho cercato di motivare le almeno due aporie che mi sembra giusto evidenziare, in questa sua analisi: in primo luogo, il fatto, in buona sostanza, di limitarsi all’insinuazione, cosa degna più di un hater attuale che di un grande intellettuale; in secondo luogo, nel suo sparare alzo zero contro la Dc (mandante morale di tutto, stragi comprese, per lui), Pasolini clamorosamente sbagliava nell’offrirci una idea compatta, granitica di una Dc invece dilaniata da odi intestini laceranti, e con la sua mente migliore, quella di Aldo Moro, che già dai Sessanta era del tutto inviso a Washington per l’apertura ai socialisti, figuriamoci nel 1974, con Kissinger che l’avrebbe bruciato vivo, per le ulteriori aperture a Sinistra (odio Usa che, nei 55 giorni del 1978, non gli giovò di certo).

Ciò detto, va aggiunto che anche quando lo si critica, perfino quando se ne intravedono gli evidenti limiti storico-politologici (come sosteneva Franco Fortini, per esempio), la lettura di Pasolini è sempre un autentico balsamo: per ripensare a ciò che siamo stati, ed anche – e questa è la cosa straordinaria, a 45 anni dalla morte – a cosa siamo e, forse, saremo…

IL VIVA MARIA: UN’ONTA DA PURIFICARE

Il 28 giugno del 1799, Siena fu teatro di uno dei più devastanti e crudeli atti di antisemitismo che la Storia della città ricordi, prima della Shoah; dall’Aretino, arrivarono in città gli insorti antinapoleonici aizzati dal clero locale (guidato, in città, da S.E. Anton Felice Zondadari, “zelantissimo pastore di questa nostra città”, recita un documento del 2 agosto del 1799); 13 ebrei senesi furono uccisi, arsi nel Campo in cui era stato innalzato quell’albero della Libertà che ricordava la Rivoluzione francese, i cui ideali – certamente, con il ferro e con il fuoco – erano stati portati in Italia da Napoleone con la sua prima discesa in Italia (1796).

Esempio di connubio fra clero ed altare, di sanfedismo rurale portato alle estreme conseguenze, nonché esaltazione del cattolicesimo militante e militare (nel succitato documento, ci si augura che “l’Armate Austro-Russe-Aretine (sic), protette dal Dio degli eserciti, passino a nuove vittorie, a sempre più gloriosi trionfi”), da questo moto antisemita sono passati due secoli e 21 anni; forse, sarebbe arrivato il momento – anche l’anno prossimo, perchè queste cose vanno preparate bene, senza emergenze di altro tipo – che la Chiesa senese, finalmente, battesse un colpo.

L’Arcivescovo attuale ci pare possa avere la sensibilità giusta, per fare questo passo; per la città e la collettività senese tutta, sarebbe un modo opportuno di chiudere una pagina nerissima del proprio passato, altrimenti ricordata solo da una pur lodevole lapide posta davanti alla sinagoga. L’Arcivescovo faccia un mea culpa solenne, su quella tragedia: sarebbe cosa davvero onorevole per Siena, e per la sua stessa Chiesa. Se non ora, quando, verrebbe da dire?

LA DOMENICA DEL CAMMINATORE: TRE ALBERI INTRA MOENIA

C’è chi autorevolmente sostiene che gli alberi andrebbero abbracciati, ma forse ciò è eccessivo (ne riparleremo, comunque); di certo, visto il tanto bene che ci procurano, bisogna non solo rispettarli (ci mancherebbe altro!), è necessario valorizzarli, farli conoscere.

Non c’è neanche bisogno di andare a camminare-correre chissà dove, come domenica scorsa sulla tratta San Leonardo al lago-Lecceto; per esempio, basta andare a pochi metri dall’ingresso della Fortezza medicea, davanti a quello che è stato un ponte levatoio, per trovare non solo il plurisecolare leccio che dà il nome al bar che sotto di lui – lui, non esso – si trova (secondo alcuni, come Maurone Aurigi, quel leccio è stato fatto piantare da Cosimo dei Medici stesso), con il fusto che, dai due metri di altezza in sù, si divide in almeno 4 diramazioni; ma anche, giusto poco sotto, una monumentale roverella (Quercus pubescens, per i dendrologi), che fa bellissimo sfoggio di sè, frondosissima come è; e che dire – per sprovincializzarsi un pochino – di quell’acero riccio che si trova sempre in loco, a pochi metri di distanza, a donare ombra alle macchine parcheggiate sotto di lui: sembra di essere in Canada, per Zeus, e uno invece è alla Lizza!

Ps 1 Oggi ci sarebbe Vittorio Gassman, da ricordare: e lo faremo, tranquilli; per intanto, l’altra sera ci siamo rivisti Sordi in “Detenuto in attesa di giudizio”, il suo ruolo più drammatico insieme al “borghese piccolo piccolo”. Grande film di denuncia, a regia di Nanni Loy (correva l’anno 1971); manifesto della Sinistra garantista nel senso più alto del termine, fra le altre cose. E con l’Albertone nazionale che, al momento di svestirsi in carcere, incredulo di ciò che gli stava capitando (la vicenda era ispirata anche al caso di Lelio Luttazzi), sfoderava una cintura del dottor Gibaud, cult dei Settanta…

Ps 2 Ecco i prossimi appuntamenti in Fortezza: mercoledì 1 luglio, si discetterà, con Gabriele Maccianti e Riccardo Bardotti, dell’anniversario della Liberazione di Siena del 1944 (che cade il 3, ma noi anticipiamo per non creare sciocche sovrapposizioni); il 2, sempre alle 18, appuntamento d’eccezione: salta il Palio, ma non il parlarne. Con Duccio Balestracci e Fabio Mugnaini, si parlerà di “Quando il Palio si correva in Fortezza. Tradizione e festa popolare a Siena fra Otto e Novecento”. Due appuntamenti da non mancare, date retta allo scrivente (forse dopo c’è anche il burlesque, ma questo è incerto fino alla fine…).

15 Commenti su La domenica del villaggio: Pasolini, tre alberi, Viva Maria

  1. casmar scrive:

    Caro Eretico,
    chissà se fra i tuoi lettori c’è qualcuno che frequenta i piani alti dell’Arcivescovado…. chissà, in qualche Ufficio chiave… Potrebbe dare una mano recuperando i documenti d’archivio del 1799….
    Nella Chiesa, forse il Cardinal Ravasi è intellettualmente e appassionatamente in grado di percepire il contributo che la Rivoluzione Francese ha fornito proprio alla Chiesa stessa. I principi della Rivoluzione si sono riversati nelle Carte Costituzionali molti paesi e sono, almeno teoricamente, un patrimonio acquisito per le società occidentali. Mi chiedo: senza la Rivoluzione Francese, sarebbe stato possibile il Concilio Vaticano II ? probabilmente a Roma sarebbero rimasti alla liturgia tridentina, alla sedia gestatoria, alla tiara. Quei principi hanno indotto una interpretazione diversa delle scritture e della storia: qualcuno a Roma si renda conto che tornare indietro porterebbe alla fine della Chiesa.

    • Eretico scrive:

      Caro Casmar,
      concordo, ovviamente, ed in pienissimo: la Chiesa dovrebbe ringraziare le idee illuministiche (e poi il Risorgimento con Porta Pia – lo diceva anche il divo Giulio -, ed anche il consumismo tanto esecrato da Pier Paolo Pasolini): altrimenti sarebbe ancora la teocrazia che è stata per secoli, o qualcosa di simile al peggiore integralismo islamico (il quale Islam, non a caso, a parte un po’ di Napoleone in Egitto e poco più), con l’Illuminismo non si è mai dovuto seriamente confrontare.

      L’eretico

      • casmar scrive:

        E siccome non siamo Talebani, neppure in materia di Illuminismo, forse le truppe Napoleoniche non si adoperarono troppo per farsi accogliere come liberatori e le truppe aretine divennero folte

      • Paolo Panzieri scrive:

        Caro Raffaele,
        reinterpretare la storia è un bel gioco, per me – lo sai – molto divertente, ma se lo facciamo con le categorie contemporanee il risultato può essere molto forviante e magari domani ci ritroviamo tutti ad abbattere o insozzare statue a caso, come pare essere – peraltro – di moda adesso.
        Già mi vedo Sallustio Bandini decapitato e Garibaldi scosso … un po’ come facevano tempo fa in Maremma, evidentemente da precursori, con le vestigia del povero Ettore Socci, che quasi nessuno ricorda chi fosse, ma le sue statue conciate in ogni modo possibile, invece penso di sì …
        Trovo invece fuori luogo, perdonami, chiedere a qualcuno di scusarsi per un passato del quale non ha alcuna colpa diretta a distanza di centinaia d’anni, accostandolo addirittura all’Islam radicale odierno, mentre invece riguardo quest’ultimo, pienamente attivo e pericoloso, quasi nessuno – non parlo di te – ha mai l’ardire di indirizzare in alcun modo neanche il suo sdegno.
        Qualunque cosa accada, sopratutto nei confronti di giovani donne.
        E’ sempre stato troppo comodo, da quando possiedo l’uso della ragione, condannare sempre e doverosamente i regimi (o le religioni) sanguinari del passato e tacere pavidamente su quelli del presente.
        La storia è storia, ma l’attualità è la vita reale.
        Bisognerebbe occuparsi tutti un po’ più della seconda, sempre … ed invece anch’io, quando posso, mi rifugio nella storia, che è maestra di vita, ma rappresenta pure una sorta fuga da un presente che certo non ci piace troppo.

        PS: dopo tanto passavo di qui, non ho visto ormai troll, polemisti o provocatori vari ed ho pensato di lasciare un piccolissimo contributo. Ciao.

        • Eretico scrive:

          Caro Paolo,
          al di là della tua opinione – sulla quale semmai interverranno altri -, mi rallegro assai della tua rentree bloggeristica, e – per le iniziative che faremo con la tua associazione -, che dire se non ad majora?!?
          Quanto alle statue, leggiti quanto scritto su quella milanese di Montanelli, inopinatamente imbrattata (sei rimasto indietro, devi recuperare!)…

          L’eretico

          • Marco Burroni scrive:

            Sono d’accordo con l’avvocato; e’ del tutto inutile chiedere scusa per avvenimenti di secoli fa, sarebbe invece il caso di preoccuparsi di cose molto piu’ recenti: esiste infatti, in quel di Staggia senese, un’associazione culturale che di quel movimento sanguinario che fu il viva Maria fa apologia, e assegna ogni anno il premio intitolato “ viva Maria” – appunto- ad un personaggio che si e’ distinto nell’ambiente dell’integralismo cattolico.
            Ecco una cosa utile che si potrebbe chiedere all’Arcivescovo, prendere dei provvedimenti a riguardo, anche semplicemente prendendo le distanze in modo ufficiale da questa associazione e affermando che le loro posizioni non coincidono minimamente con quelle della chiesa di oggi: se l’arcivescovo ha davvero la “sensibilita’ giusta” gli si potrebbe far presente questo problema.

          • Eretico scrive:

            Caro Marco,
            ovviamente nella mia richiesta era implicita questa presa di posizione sull’attualità, contro questo autentico obbrobrio che viene portato avanti a Staggia, e del quale – come i lettori attenti ben sanno – ho parlato plurime volte. Chissà che cosa succederebbe, se, una volta all’anno, in terra di Siena, si celebrasse un qualche pogrom antisemita, però non di marca sanfedista, ma perpetrato da altri…

            L’eretico

          • Paolo Panzieri scrive:

            Devo dire che non frequentando né Staggia, né le sacrestie non sapevo e non so proprio nulla di questo premio “Viva Maria”.

            Se effettivamente avesse nei famosi moti ottocenteschi la propria radice, non si potrebbe non chiederne la chiusura immediata, anzi retroattiva!

            Siamo perfettamente d’accordo.

            Quello che cercavo di esprimere, invece, (ma Marco ha capito benissimo) era soltanto il solito, ipocrita (e vigliacco) doppiopesismo di certa politica e certa stampa.

            Nessuno si è inginocchiato per i morti di Hong Kong o per quelli di piazza Tienammen.
            Qualcuno, anzi, ha addirittura gioito per i nostri morti a Nassiriya e ne ha deturpato ante litteram i monumenti…
            Per Regeni si dovrebbe richiamare l’ambasciatore dall’Egitto, mentre Quattrocchi, che tra l’altro è morto protestando di essere italiano, non vale un soldo bucato.

            Alla Chiesa Cattolica si chiede conto di fatti, atroci per carità, occorsi fino a mille anni fa, all’Islam neppure una condanna dei crimini e delle stragi commessi in diretta in suo nome.

            La parola magica è una sola: onestà intellettuale.

            Tutto qui.

  2. Vedo nero e basta scrive:

    Il paradosso è che il Cardinale Ruffo non era trai prelati più fanatici, cercò di trovare un compromesso con i giacobini che dopo la caduta della Repubblica Napoletana cercò un compromesso con i fuggitivi giacobini per farli partire senza spargimento di sangue, ma tutto questo venne cancellato dall’Ammiraglio Nelson, che fregandosene dei patti, li fece fucilare tutti. Nel periodo che il Papa dovette rimanere in Francia e presenziare all’incoronazione di Napoleone da imperatore, Il Ruffo cercò di trovare un compromesso per salvare il salvabile, tanto da guadagnare una certa stima dal Bonaparte stesso. Insomma pur essendo un prelato fedele al Papa cercava di trovare una via di uscita più al passo con i tempi. Il “Viva Maria” è il suo neo, ma la popolazione meridionale era troppo indietro per le idee troppo avanzate dei francesi che non sempre si comportarono onestamente; se non fosse stato per la Fonseca Pimentel avrebbero portato in Francia tutti tesori d’arte napoletani. Concludendo è stato un mediatore, ha fatto il possibile, consideriamo come era il livello culturale del Regno delle Sicilie (anche in Italia in generale), c’era da aspettarsi molto poco.

    • Vedo nero e basta scrive:

      Il sapere che a Staggia Senese esiste ancora un premio retrogrado, ispirato al “Viva Maria”, mi rende molto perplesso ed amareggiato. sarebbe molto bello che venisse abolito o almeno la Curia prendesse le giuste distanze. Speriamo.

    • Vedo nero e basta scrive:

      Livello culturale inteso della massa, delle classi meno abbienti, in massima parte analfabeti. Le nuove idee non potevano attecchire in questa situazione.

  3. Stefano scrive:

    Bentornato all’avvocato panzieri, stimolante e corretto.
    Tre punti:
    1.cpi che per denunciare un xegrado( privato) commette ( denunziabile) violazione di domicilio! La dice lunga sul concetto di legalità delle testuggini….
    2.ancora un’aggressione in pieno centro, dopo i fatti di vicolo della manna….la dice lunga sulle capacità dell’amministrazione di ( come promesso) aumentare la sicurezza in città….
    3.modifica dello statuto ASP ( e conseguente disinformazione di susy) …la dice lunga sulla discontinuità conclamata e sulla spartizione delle poltrone….
    Dice: ci vuole tempo x il cambiamento. Quanto? Se fossero stati bravi e intelligenti come sbandieravano…..o dobbiamo attendere 50 anni come la sinistra.
    Ad oggi gli unici contesti positivi di oltre due anni di amministrazione sono stati quelli che hanno comportato la( inspiegabile ed inspiegata) defenestrazione di due valenti amministratori!
    Interessante il mutismo dei peones

    • Vedo nero e basta scrive:

      Effettivamente anch’io, sostenitore per un cambiamento e liberazione dalla vecchia classe dirigente, sono alquanto deluso della nuova gestione; finora ho visto pochi miglioramenti. Speriamo che dopo l’emergenza virus qualcosa cominci veramente a muoversi. In caso contrario sarebbe una grande occasione perduta per mostrare una valida alternativa al malgoverno degli ultimi decenni.

    • Anonimo scrive:

      Caro Stefano,
      grazie per l’apprezzamento, che ricambio.
      Sul primo ed il secondo punto non conosco i fatti e non saprei cosa dire.
      Sul terzo qualcosa so, ma non lo posso scrivere…
      Senza voler difendere l’amministrazione in carica, alla precedente – semmai – ci sono voluti 50 anni … ma per distruggerla una città ricca, fiera e grande da secoli.
      Impossibile fare peggio in due anni, improbabile ribaltare questa situazione nel medesimo tempo.
      Meglio, quindi, non fare paragoni … perché, per par condicio, bisognerebbe dargliene almeno altri 50 per ricostruirla.
      E noi purtroppo non abbiamo tutto quel tempo …
      Quanto ai due valenti amministratori, pur non sapendo esattamente a chi ti riferisci, ma sul loro valore ti credo, in democrazia (i.e. alternanza) esiste come buona prassi lo spoil system.
      Cioè chi governa si prende la responsabilità di tutto, governando davvero con la squadra che ha scelto lui.
      Alla fine del mandato gli elettori decidono se mandarlo a casa o dargli un’altra chance.
      Lo so che da noi, ad ogni livello, pare fantascienza, ma è il sale della democrazia e magari evita anche qualche brutta sorpresa come alla fine è successo a noi qualche anno fa.

  4. Vedo nero e basta scrive:

    Ustica? La ragion di Stato mette a tacere tutto. Forse tra una cinquantina di anni i nostri posteri sapranno la verità. Anche se dalle varie versioni, spesso contrastanti tra loro, appare il sospetto che l’areo civile si trovasse nel mezzo ad un attacco a quello di Gheddafi, da parte di alcuni reattori francesi; uno sbaglio di mira e centinaia di innocenti morti. Dietro ci potevano essere anche gli acerrimi nemici USA nella figura della Nato. E pensare che in seguito Gheddafi sarebbe diventato un alleato dell’Occidente, fino a quando erroneamente è stato fatto fuori per una illusoria “primavera araba”. Che poi il vero motivo era che la Francia e l’Inghilterra erano invidiosi dei buoni e privilegiati rapporti commerciali dell’Italia col dittatore libico. Facendolo cadere speravano di sostituirci nel monopolio rendendosi amici con i nuovi governanti. E noi, eufemisticamente ingenui, abbiamo anche fornito l’appoggio all’operazione mettendo a disposizione le nostre basi militari. Poi tutti sanno il pasticcio che è nato in Libia dopo la morte di Gheddafi. Opinione personale ovviamente.

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