Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Daverio, Radicofani, "vittoria mutilata" - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Daverio, Radicofani, “vittoria mutilata”

Dopo la agostana pausa, si torna a pubblicare la rubrica cultural-domenicale (nel frattempo, si è accumulata una quantità imbarazzante di temi ed argomenti, che speriamo, prima o poi, di smaltire); si parte con la presentazione di un libro che merita davvero di essere letto, e che ci ha fatto conoscere uno storico senese di valore, Paolo Soave; poi, un ricordo dello scomparso Philippe Daverio, per cedere infine il passo ad una nuova rubrica (“Paese in cui vai”), dedicata a paesi e borghi del Senese: si parte con Radicofani, e – a Zeus piacendo, ovviamente – si proseguirà con altri…

UNA VITTORIA MUTILATA, DI GRAZIA?

Parafrasando il buon Manzoni, fu vera vittoria mutilata (quella dell’Italia nella Grande guerra)? Siccome i posteri siamo noi, proviamo ad articolare una risposta (la quale, ovviamente, non può essere categorica e drastica, tanto è complesso lo scenario di cui si tratta).

In ogni caso, la lettura del saggio del professor Paolo Soave “Una vittoria mutilata? L’Italia e la Conferenza di Pace di Parigi”, uscito a giugno per Rubbettino, può fare non solo conoscere ancora meglio l’argomento, ma ha il pregio di farci riflettere sullo stesso (e lo faremo in pubblico giovedì prossimo in Fortezza, alle ore 18: lo scrivente, insieme a Soave ed al professor Monzali); con la lucidità del ricercatore (Università di Bologna, Storia delle relazioni internazionali), con uno stile asciutto ed essenziale, senza inutili appesantimenti da storico italiano medio, Soave squaderna la complessità della partita a scacchi che si giocò a Parigi e dintorni alla fine della Grande guerra.

L’autore scrive di “connessioni fra la politica estera fascista e la “vittoria mutilata”, che come un fiume carsico (immagine azzeccata ed appropriata, diremmo, quella del Carso, Ndr) riemerse in alcuni passaggi, come la soluzione della questione di Fiume e l’occupazione dell’Etiopia”. Lo slogan dannunziano (tirato fuori dalla funambolica mente del Vate il 24 ottobre del 1918, alla vigilia dell’attacco finale italiano agli austro-ungarici) ebbe un indubbio successo, ma oggi, raffreddata crocianamente la incandescente materia, ne si può trattare sereno pacatoque animo, come appunto più che lucidamente fa Soave.

Leggendo il libro, a dir poco plurimi sarebbero gli spunti da trattare diffusamente: per la consueta deficienza di tempo, ne segnalo solo uno, cioè il fatto che l’Italia dichiarò guerra alla Austria-Ungheria il 24 maggio del 1915, come risaputo (magari lo fosse dalla maggioranza…); ma la dichiarazione di guerra alla Germania, quella arrivò solo nell’agosto del 1916, stanti i rapporti economici così forti e cogenti con Berlino, si pensi per esempio all’ascesa della Banca commerciale (pagina 28): più che “sacro egoismo”, furbizia italica, per l’appunto?

In ogni caso, l’Italia liberale, l’Italia del tris Salandra-Sonnino-Orlando (più Vittorio Emanuele III, ovviamente) voleva diventare una grande Potenza, ma non ne aveva proprio lo status, e andò come andò. Secondo Nicolson (citato da Soave a pagina 106) “Italy was determined to become a Great Power without the internal force to justify such an ambition”.

Postilla finale, che è dello scrivente e non dell’autore; passano i decenni, ma siamo sempre lì, dal punto di vista della italica autoreferenzialità: ci diciamo che tutto il mondo guarda all’esempio italiano per la nuova guerra (quella contro il coronavirus), quindi siamo una grande potenza; ma, forse, non è proprio proprio così…

PHILIPPE DAVERIO, E DEL SAPERE PORGERE

In settimana, a 71 anni, ci ha lasciati Philippe Daverio, brillantissimo (ci permettiamo, consapevolmente, di scomodare il superlativo) divulgatore di Arte e di umanità varia: chi parla e scrive di Storia dell’Arte, in effetti, può e deve permettersi il lusso di spaziare; se non spazia, di che Arte parla? Aveva un dono – che potremmo definire innato, se credessimo all’innatismo – del sapere offrire, del sapere porgere, senza mai abbassare il livello dell’eloquio e la qualità delle opere descritte, con comparazioni ed avvicinamenti, talvolta davvero arditi, che solo un profondo conoscitore della materia può permettersi. Pierluigi Panza, sul Corriere della sera, ha con brillantezza scritto di lui che “la sua vita è stata l’attraversamento di una Wunderkammer”, ed anche che Daverio era un autentico curioso, in senso settecentesco-illuministico: un po’ come il filosofo della Scienza Giulio Giorello, capace di passare da Popper a Tex Willer.

Per molti – quorum ego – Daverio è stato soprattutto un divulgatore televisivo, di quella televisione confinata nei canali periferici (Rai 5, per esempio, benemerita), spesso ad orari sghembi: in particolare con “Passepartout”, sua trasmissione cult; dopo una decina di anni di straordinario gradimento del suo pubblico, di nicchia ma neanche solo di nicchia, nel settembre del 2011 la Rai gli diede il benservito: la trasmissione andava a gonfie vele, funzionava, ed era una di quelle per cui il canone si fa pagare meno malvolentieri. Come ricorda Aldo Grasso sul Corriere della sera di giovedì, al momento del “fattaccio” Daverio la prese con l’ironia degli intelligenti, vergando un elogio funebre della trasmissione. “è improvvisamente mancato “Passepartout”, nel pieno della sua salute. Lo compiangono la redazione tutta e centinaia di migliaia di suoi affezionati seguaci”.

Ricorda Grasso che ben pochi si strapparono le vesti, in quel caso, e nessuno parlò di “editto bulgaro” od altro; il peccato originale di Daverio – non mondabile, per molti – era stato quello di accettare di fare l’Assessore alla Cultura nella Milano del Sindaco leghista Marco Formentini, nei Novanta. Siccome, poi, non aveva fatto ammazzare nessuno, neanche un Commissario di Polizia, questo era davvero un peccato senza possibilità di perdono, per la Chiesa rossa e per le sue propaggini culturali.

PAESE IN CUI VAI: RADICOFANI

Partiamo, per questa nuova rubrica settimanale dedicata a trasfertine extra moenia, con il borgo di Radicofani; scegliamo questo luogo per vari motivi, non ultimo fra i quali il fatto che – in occasione delle celebrazioni per la odierna Giornata europea della cultura ebraica – a Radicofani è esistita una, seppur ovviamente minuscola, comunità ebraica.

L’ultima volta, ci siamo passati domenica scorsa; arrivati dalla suggestiva strada che passa da Contignano, lasciata la macchina all’esterno di Porta romana, eccoci subito arrivare alla piazzetta dedicata a Ghino di Tacco, controversa figura di brigante medievale (secondo alcuni – fra i quali l’augusto padre – forse come brigante mai esistito); in ogni caso, una domanda si pone: giacchè non tutti i visitatori sanno di Storia medievale (o leggevano i corrosivi corsivi craxiani su L’Avanti, firmati con tale soprannome), perchè limitarsi a scrivere che egli “è il più importante personaggio antico del borgo”? E diciamolo, che (forse, appunto) era un brigante, un fior di birbone, insomma…

Dalla piazzetta in questione, c’è da salire, in una ascesa ai pezzi forti del paese (la mia mamma – “suo dì tardo traendo”, combinato con gli acciacchi dell’età – ha faticato non poco, ma ce l’ha fatta), tra i quali la Torre cosiddetta dell’orologio, bombardata dai nazisti in fuga a metà giugno del 1944; e di sicuro la chiesa di Sant’Agata, all’interno della quale si trova un imperdibile dossale in terracotta di Andrea Della Robbia, di inizio Cinquecento, con al centro una Madonna incoronata, e alla sua destra un San Francesco che sembra un Bernardino, più Santa Elisabetta d’Ungheria; alla sinistra della deipara, Santa Cristina da Bolsena, con immancabile freccia al collo, nonchè San Lorenzo.

Ma è la Rocca, nel punto più alto del borgo, a riservare una sorpresa autentica, per i cultori di Storia senese: secondo una targa della Pro loco, a Radicofani gli ultimissimi repubblicani senesi si arresero 17 giorni dopo la ferale caduta di Montalcino. Alzi la mano chi lo sapeva!

 

 

Ps A proposito di caduta della Repubblica: domani, lunedì 7 (alle ore 18 al bastione San Domenico in Fortezza) big event, con la riproposizione dei Commentari di un certo Blaise de Monluc, introdotti dallo scrivente, contestualizzati dall’augusto padre e, dulcis in fundo, commentati da chi – con grande acribia – ha dedicato anni ed anni della sua vita per tradurli, il professor Mario Filippone. Una occasione davvero imperdibile. Giovedì, poi, il libro sulla “vittoria mutilata” del professor Soave, per chi si diletti di Storia contemporanea, e non solo.

38 Commenti su La domenica del villaggio: Daverio, Radicofani, “vittoria mutilata”

  1. leonardo scrive:

    scusate, ma tutte le regole di comportamento COVID dove sono andate a finire ? dimenticatoio o tarallucci e vino come al solito, all’italiana, di cui fa parte a pieno regime Siena

  2. Anonimo scrive:

    Caro Professore
    Pare proprio che la geopolitica non interessi a nessuno. Vengono staccati degli episodi, tralasciando il contesto generale. E inutile nascondere che chi controlla il centro Asia controlla il mondo. Quindi la distruzione dei due imperi cristiani e quello mussulmano da parte del mondo anglosassone avrebbe aperto la via. Ma il destino volle che salirono al potere due dittari, un prete ortodosso di nome Stalin e un dittatore nazista in Germania. La strada per il centro Asia fu di nuovo chiusa. Allora si fece una seconda guerra. Ma nacquero gli stati canaglia ed e ‘ stata di nuovo chiusa. Nuove guerre ma la via rimane chiusa. Vediamo se con il covid si aprirà.
    Il resto sono tutte considerazioni giuste ma parziali…..e lasciano il tempo che trovano. Per dire solo gesta da raccontare..ed eroi da scrivere sui libri….

    • A.B. scrive:

      Geofantapolitica elvetica

      • Anonimo scrive:

        Caro A B
        La svizzera è così, perché ha delle conoscenze geopolitiche non indifferenti.
        La speranza è minima quando un popolo crede che le guerre siano combattute
        Per la gloria.

        • A.B. scrive:

          Caro elvetico, la geopolitica è una cosa seria, ridurre le ragioni dello scoppio della seconda guerra mondiale al controllo dell’Asia centrale, elemento che ha sicuramente avuto una sua importanza, ma almeno insieme ad altri piccoli problemini, come i totalitarismi in lotta contro le democrazie, l’internazionalismo comunista, l’espansionismo nipponico (estremo oriente), il revanscismo tedesco, la crisi economica del ‘29, le contese coloniali. Ne potrei tirare fuori altre cento. La chiusura della strada per il centro Asia mi sembra più funzionale al suo “ragionamento” che fondamentale nella ricostruzione storica. Peró lei è elvetico, conosce segreti come le contese internazionali per il controllo dell’acqua italiana (la ferrarelle?). Insomma mi inchino alla sua sapienza elvetica. La saluto in attesa di nuove chicche..,

          • Anonimo scrive:

            Caro A B
            L’acqua di buona qualità e non inquinata da sostanze non è facile a trovarsi in giro per il mondo. Poche nazioni hanno a disposizione qualche migliaio di km di montagne, fra due mari, e sicuramente in vetta l’inquinamento è scarso…..
            Riguardo alla storia come l’acqua pura viaggia sempre sulle vette dei commerci e delle risorse. Il resto sono accessori.
            Importanti e da studiare comunque.

      • Burchiccio scrive:

        Il tacco del italico stivale
        Stiaccio’ qualcosa e resto’ mbrattato
        Se ne puli sul predellino d un postale

        Che sul tufin l ha poi recapitato
        Simil similia nello strame di stalla
        Pare che compagnia abbia trovato

        La laurea sul tufin pote’ piglialla
        La sua natura forni’ l ispirazione
        Lui la segui’ come potea ignoralla?

        E medico fu ‘ la sua professione
        Simil natura lui prese a modelli
        Un certo olezzo ed un tal purgone

        L origin sua si trova nei budelli
        Li nasce si trasforma e sorte fuori
        Tra spasmi dissenterici ed avelli

        Schizzi lordure e cattivi odori

        Caro raffa questa e’ poesia sicche se censuri , fai c..a’.
        L arsiccio lo piglio di tacco.

        • Il Pescatore di Salmoni scrive:

          a sienina sò decenni che si raccatta di tutto:i risultati,”belli”roba,sono questi e sono sotto gli occhi di tutti.
          Mi raccomando,seguitiamo così!

          • A.B. scrive:

            Devo rispondere? Almeno Zelig qualche stimolo lo dà, questo è il vuoto pneumatico, lo zero assoluto, un minus habens all’asilo nido.

        • A.B. scrive:

          …un capolavoro, più che poesia, pura emozione…
          “Osteria numero mille, paraponziponzipò”…

    • Vedo nero e basta scrive:

      Condivisibile l’analisi, ma non capisco come il covid riaprirà la strada per il centro Asia. Ultima riflessione sulle ex grandi potenze francesi ed inglesi riguardo una loro azione politica e militare verso il mondo mussulmano cioè quella del loro aiuto per la caduta di Gheddafi il Libia con lo scopo nascosto di potere avere vantaggi dai nuovi governanti per lo sfruttamento del petrolio nei confronti dell’Italia, avvantaggiata da diversi accordi commerciali con la Libia e dalla presenza in loco dell’ENI. Noi intelligenti gli abbiamo anche fornito le basi militari per gli attacchi aerei. Tutto in nome della cosiddetta solidarietà (sig) europea. Poi tutti sanno come è andata e di come sia ora difficile risolvere la questione Libia. Noi purtroppo siamo in prima linea, più delle ex illuse potenze Francia ed Inghilterra.

      • Burchiccio scrive:

        Corsi ricorsi e contrappassi storici, Francia e Inghilterra, con il piemonte a rimorchio gia’ dettero bona mano agli ottomani nel 1858 contro i russi.
        Dopo 150 anni le due nazionesse con l’ apooggio del candidato nobel per
        la pace obama e della maiala figlioccia di rockefeller hilary , scalzando gheddafi hanno riaperto la via al ritorno dei turchi in libia.
        L italietta del bibitaro ministro degli esteri osserva inane il ritorno dello psicopatico erdogan nei vecchi domini ottomani, dai quali l italietta
        del 4 governo Giolitti, ( tanto decantato dal cerebroleso messapico ab)
        nel 1911 li aveva scalzati.
        Certo erdogan col controllo delle coste libiche provvedera’ a fermare i flussi migratori clandestini verso l itaglia……semmai.
        Certo erdogan lasciera’ all eni le risorse energetiche libiche…….si vai meglio mi sento.
        Semplici eventi , niente geopolitica, ab , te pensa alla robur vai , pare che sia quella la tua ruffianesca nuova passione .

        • Eretico scrive:

          Caro Manunta (per me sei sempre Manunta, in senso buono!),
          i “complimenti” ad Erdogan e a Hillary te li lascio (non solo perchè non credo leggano il blog, pur seguito anche parecchio extra moenia, ma soprattutto perchè se li meritano tutti); quello su A.B. invece te lo censuro, perchè è eccessivo, e abbassa assai il livello dei commenti.
          Come mi diceva un Pm, ai bei tempi: “Lei deve essere asciutto, tagliente; non una parola di più: sono gli aggettivi che creano le querele”.
          Quanto alla guerra di Crimea, ci sarebbe molto da dire, ma ora non ho tempo; su Erdogan, concordo in pieno…

          L’eretico

          • A.B. scrive:

            Non lo querelo, ne ha scritte talmente tante (modestamente pure io). Ho scritto da poco come considero sue invettive: l’olezzo passa in fretta.

      • Anonimo scrive:

        Caro vedo nero
        Verso il settimo secolo dopo Cristo, il cristianesimo si diffuse presso alcune tribù mongole iniziando a cambiare una visione di vita. Circa nel 1200 un uomo di nome Gengis Can fece un grande impero controllando l’eurasia I commerci divennero sicuri. Ed ecco rifiorire Genova Venezia Amalfi Pisa Roma e tante altre per il resto dell’Europa.
        Forse ho spiegato l’importanza. Il covid forse chiude ancora per molto tempo.

        • Vedo nero e basta scrive:

          Concordo. Semmai mi scuso perché sono andato fuori argomento parlando della Libia che non è certo il centro Asia. L’unica cosa che la unisce al centro Asia è che ambedue sono nell’orbita islamica.

  3. Burchiccio scrive:

    Storicamente e antropologicamente

    Lo si capisce non e’ cosa strana
    Perche’ sienina abbia le pretese
    D essere altro dall esser toscana

    Abbandonata dal capitan francese
    Dopo d aver chiamato i turchi invano
    Vana repubblica ritorno’ paese

    Avrebbe preferito solimano
    La campionessa di vana scemenza
    all unita’ con lo stato toscano

    Or solimano in piazza indipendenza
    vende prosciutti sarcicce e costolecci
    E l contrappasso mette in evidenza

    Che i senesoti son duri come i lecci
    legno nodoso duro bono a poco
    Non val la pena che lo si scortecci

    L unico uso , buttallo dentro i foco
    Dato ch’ e’ rinomato per la brace
    Per le grigliate lo preferisce i cuoco

    Sulla sua vanita’ sienina tace
    Gli storici senesi imbonitori
    Raccontan quel ch a loro gente piace

    E se ne nventan di tutti i colori
    Narran pomposamente dello ieri
    Certi tromboni dotti professori

    Pompan sienina con stile da ugurgeri
    Questo succede a non essere toscani
    Inutil che sienina invano speri

    D avere cronisti schietti alla Villani
    Chi storia vanamente la racconta
    Assecondando i suoi vani paesani

    Ralleva gente vana cieca e tonta

  4. Burchiccio scrive:

    Storia vera a endecasillabo e….antropologia

    Quando m affaccio da un certo terrazzino
    Di fianco alla chiesetta di’ battista
    Vedo il castello che prese il medeghino

    Spuntar tra arbatri e lecci in bella vista
    Si chiusan li di siena le vicende
    Li fu tagliata quell ultima pista

    Che alla citta’ portava le vivande
    Sopra la stretta che fa’ i fiume merse
    Di vostre genti fu’ massacro grande

    Vostre speranze li furono perse
    Poiche da vani sciocchi pe’ davvero
    Tra scelte che potean esser diverse

    Faceste capitano strozzi piero
    Fu’ caterina medici a mandallo
    E strozzi vostro grande condottiero

    Che vi porto’ a ruina a scannagallo
    Invece di proteggere capraia
    Si mise n testa, come, vai a sapello

    D andare a girellar fino a pistoia
    Per poi continuare in val di chiana
    Che a stare a siena gli veniva a noia

    Piero e Leone eran gente vana
    Progetti grandi e giudizio pochino
    Leone stianto’ in terra maremmana

    Un archibugio lo freddo’ a scarlino
    D un altra pasta era il marignano
    Di gloria e fama gl’interessaa pochino

    Cauto e guardingo si moveva piano
    E solo a suo favor cercava ingaggio
    Concreto astuto e di spietata mano

    Sapeva che non basta aver coraggio
    O fare grande e pretenzioso piano
    Senza pensar al rischio e allo svantaggio

    Ognun si sceglie il proprio capitano
    Ognun lo fa’ seguendo sua natura
    Chi per natura e’ popolo vano

    Suo capitan lo porta alla sventura.

    E se la conclusion vi par dura
    Andate ad ascoltare la novella
    Che sempre il senesota rassicura

    Che poi sarebbe sempre e solo quella
    Narrata da senesi pei senesi
    “La causa del destin fu’ mala stella”

    Di tutte la piu’ idiota delle tesi

  5. alberto bruttini detto "il Cacaccia" scrive:

    per Burchiccio:
    da qualche parte, nella mia quasi immensa bilioteca digitaLe, ho la traduzione in francese de “La Cazzarìa”.
    Se ti interessa … parliamone

    • Vedo nero e basta scrive:

      Concordo con il commento, ma penso che, alla fine, il modo migliore per trattare con certi individui sia quello di ignorarli.

    • Vedo nero e basta scrive:

      Per precisare l’origine della “Cazzaria”. L’opera più rinomata di Antonio Vignali, La Cazzaria, pubblicata sicuramente intorno al 1531 a Venezia, fu riscoperta all’inizio del XVIII secolo dal francese Bernard de La Monnoye, che ne fece una copia, tradotta e pubblicata in seguito da Isidore Liseux.

      La Cazzaria mette in scena un dialogo priapesco nel modo comico, illustrante una battaglia fra i sessi. La lingua è gergale e fa ricorso a termini volgari mutuati dalla parlata toscana.

      Membro dell’Accademia degli Intronati, sorta di confraternita libertina nel solco dei coquillard cari a François Villon, Vignali, contemporaneo di François Rabelais, scrisse sotto lo pseudonimo di Arsiccio Intronato. Dopo essersi contrapposto alle fazioni politiche senesi nel 1530, fuggì dalla sua città natale per trovar rifugio dal cardinale milanese Cristoforo Madruzzi e assistette alla caduta della Repubblica di Siena e alla repressione che ne seguì.

      La Lettera alla Gentilissima Madonna fu redatta nel maggio del 1557 e contiene 365 proverbi indirizzati alla città di Siena nel modo cinico.

      Il giovane francescano Francesco Calcagno (1528-1550) fu condannato a morte per blasfemia e sodomia durante l’Inquisizione a Venezia dopo aver confessato la lettura della Cazzaria, della quale possedeva una copia.

  6. Uno di Val serena scrive:

    Capisco benissimo l’imbarazzo dell’Eretico sull’argomento, e lo capisco, ma la vicenda della mostra su Dalì che si aprirà a breve alla Papesse (la cui nuova fruibilità è peraltro un successo della amministrazione De Mossi) è realmente significativa. Si affida ad una volenterosa leghista, che forse Daverio non lo guardava, la gestione di una mostra su cui qualche ombra si addensa. L’Assessore alla Cultura, specie in casi come questi, ci starebbe tutto…

  7. Riccardo scrive:

    Perdonate l’off topic, ma il video del candidato di fdi sui richiedenti permesso di soggiorno fuori porta san marco è qualcosa di sconcertante e aberrante!
    Uno sciacallaggio mai visto, odio riversato nelle parole usate!
    E quei cittadini che hanno denunciato a lui( anziché a agli organi preposti o a “nappe d’argento ” -guardacaso anche lui fdi-) che animo hanno?
    La parte tragica sono questi disgraziati che vengono da tutta la provincia per un foglio, che invece di avere l’ufficio alla stazione( dove arrivano i treno e in bus) devono giungere fino a latere urbis!
    La parte ridicola è che i due protagonisti( Red e Mike…sennò censurano o querelano) sono due comici della medesima commedia…invece di risolvere il problema, lo consentono, lo denunciano e lo sfruttano come propaganda elettorale, sciacallando!!!
    E a questi dovremmo dare in mano il governo della Regione?
    Dovrebbero vergognarsi!
    Uno è di Poggio bonizio….lo si potrebbe scherzosamente appellare un gazzilloro, no conoscendo i suoi luoghi….ma quell’altro è cresciuto in Contrada, dove i valori della solidarietà, della cooperazione e del mutuo soccorso sono i fondamentali( come hanno dimostrato i 17 rioni – anche il suo- durante il lockdown)! Ma forse credeva che quei ” villeggianti” fossero tutti del Le’o!
    No! Vogliamo persone migliori!

    • Luca scrive:

      Ancora pochi giorni e poi fuori Porta San Marco ci faremo due risate! Che ne dici Riccarda?

      • Riccardo scrive:

        Andate a fare spedizioni punitive?
        Come in piazza del mercato immagino, o agli orti dei tolomei, o nel fosso….bravi, degni compari dei fratelli bianchi…

        • Pietro il Totto scrive:

          Per adesso agli Orti dei Tolomei non è andato nessuno,te lo posso garantire.
          Ti posso,altrettanto,dire che c’è pochino,però.
          E li telecamere non ce ne sono,per cui fossi uno dei babbi di quei troiai che ci albergano nottetempo strafatti comincerei a preoccuparmi un pochino…poi facciano loro, e se vogliono accompagnare i bei soggetti che hanno prodotto,facciano pure.Sarà solo + divertente,vuoi venire anche te?

        • Luca scrive:

          chi sono i fratelli Bianchi? Cosa c‘ entrano con il mio commento? Come al solito sei distratta e fuori tema…

          • Riccardo scrive:

            Ciccio,
            Io piscio in piedi!!
            Prima pensavo ad un refuso, ma ora temo che lo fai a studio( sommo ho paura, per te, di no!)
            Leggiti la sindrome di Adler…ti calza a pennello

      • Il Pescatore di Salmoni scrive:

        Ma magari,io ci so!

        • Riccardo scrive:

          Ecco, vedi eretictra il serio e il faceto, questa è una cultura dilagante…talvolta derubricare un metodo ad una battuta rischia di far degenerare i comportamenti di qualcuno , istigato e incapace di azionare il filtro tra il bene e il male.
          La risposta giusta, anche in questo contesto sarebbe dovuta essere:
          ” no, io mi batteri per la democrazia, per i valori di solidarietà, per il rispetto della legge…
          Evidentemente, dopo la famiglia e la società anche la scuola( dove lavori te ed operò io) ha fallito, non essendo riuscita a trasmettere i fondamentali del vivere civile e lasciando germogliare commenti come questo.

  8. Luca scrive:

    In attesa del pensierino di Riccarda!

  9. Daria gentili scrive:

    Al tempo del distanziamento sociale, Siena e la sua provincia, con i suoi borghi, si confermano come qualcosa di unico e impareggiabile.
    Da qualsiasi parte tu ti diriga, Chianti, Crete, Val D’Orcia, Val di Merse, ecc. quello che stupisce è la continuità della bellezza.
    Ben venga dunque la recensione delle trasfertine extra moenia.
    Se unitamente all’aspetto culturale, fosse possibile curare anche l’aspetto “ mangereccio” , con indicazioni di trattorie-osterie tipiche locali – è lecito? – con segnalazioni anche dai frequentatori del blog, non sarebbe cosa sgradita.
    Del resto borgo che vai…..una chiesa da vedere e un posto per mangiare lì trovi sempre.

  10. Burchiccio scrive:

    Vai si fa’ a cambio con la traduzione francese della “Circe” di
    Giovanbattista Gelli, ispirata all odisse e al “Grillo” di Plutarco

    https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://hal-amu.archives-ouvertes.fr/hal-01760970/document&ved=2ahUKEwj4nJD2ptzrAhXEoXEKHXyCDlsQFjAAegQIBBAB&usg=AOvVaw2cnRb8xzwXiNYLUfVSzP9H

    Non solo La Circe fu ristampata più volte a Firenze e a Venezia nel 500 e nel 600, ma
    le traduzioni furono straordinariamente rapide e numerose. Il testo fu subito volto in francese
    da Denis Sauvage ed edito a Lione nel 1550, 1560, 1564 e 1569; a Rouen nel 1551; a Parigi
    nel 1572 (presso tre librai diversi lo stesso anno !). Nel 1681 fu pubblicata a Parigi una nuova
    traduzione (ma il traduttore non viene menzionato). Nel 1551 era uscita in Spagna una
    versione in castigliano. Nel 1557 e nel 1744 La Circe fu tradotta in inglese, nel 1609 in latino,
    nel 1620 in tedesco !!! (E. N. Girardi 1961: 1131 ; A. Montù 1973: 2).

    Due successi librari quasi coevi, a ognuno stile e argomento consono alla
    propria tradizione.
    Billo da una parte.
    Dialoghi filosofici dall altra.

    Oooh non e’ colpa mia, carta canta.

  11. Il Giaguaro scrive:

    Finalmente !
    Era ora che si uscissE dalle mura e bene ha fatto l’Eretico Professore ad iniziare dal delizioso Radicofani,acrocoro basaltico ( circa 2,5 milioni dianni fa) punto sdi osservazione bellissimo (soglia di Radicofani) sul mare pliocenico verso Pienza a nord,sul M.Amiata(circa 350mila anni fa) con la sua imponente mole ad ovest,sul M.Cetona ad est(piega geosinclinale rovesciata,infatti le formazioni rocciose più antiche della Serie Toscana sono dislocate in vetta ,quelle più recenti alla base (per la legge del baule la roba messa per prIma sta sotto).Insomma una delizia per lo spirito e per l’occhio.Per la gola basta chiedere dei formaggi e ricotta di Contignano,della deliziosa Mantovana prodotta nel minuscolo forno-pasticceria a pochi passi dalla Chiesa di S.Agata.
    Ma per arrivarci a Radicofani! Eretico sii sincero, lo stato delle strade che hai percorso possono essere degne di uno Stato civile?
    E Sienina caput mandi dove è o meglio,dove era al tempo delle vacche grasse?

    • Eretico scrive:

      Caro Giaguaro,
      grazie dell’integrazione: in effetti, Radicofani è una delizia anche per i nostri amici geologi, “acrocoro basaltico” come è; e quanto alle strade, si nota una discrasia fra la beltade assoluta dei luoghi e la qualità dell’asfalto, certo.

      Ho da par mio censurato uno dei due interventi di A.B. su Manunta: non solo per par condicio, ma soprattutto perchè non vorrei abbassare troppo il livello dei commenti, alcuni dei quali invece degnissimi di nota.

      L’eretico

      • A.B. scrive:

        Comunque era un riferimento cinematografico, un classico della comicità italiana con colonna sonora del grande Morricone. Leggo (e scrivo) cose ben pesanti sul tuo blog.

  12. Flavia scrive:

    In merito al post di cui sopra, la parte tragicomica è che uno è il consulente dell’altro: invece di fare consulenza divulga un video( con un ansimante ed inquietante sottofondo) dove rimarca( se non ce ne fosse bjsogno) le manchevolezze e del ” suo” assessore alla sicurezza e di quello al decoro.
    Se applicare alla Regione il modus senese saremmo invasi da extracomunitari facoltosi cui svendere le nostre bellezze…ma abbiamo capito, per i soldi va bene tutto

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