Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Maradona, Engels, borghesia (e Monicelli) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Maradona, Engels, borghesia (e Monicelli)

Eccoci giunti al consueto appuntamento cultural-settimanale del blog; nel salutare – pur da pagani – il ritorno di un Cardinale a Siena (ne riparleremo), oggi scriviamo di Maradona (che, per molti, è stato un Dio), di un Federico (italianizziamo, dai) Engels in versione femminista, e poi ci buttiamo, di gran carriera, sul Manzoni, cosa sempre sempre buona e giusta.

 

MARADONA, EROE DEI SUD

Si può legittimamente affermare che Diego Armando Maradona sia stato un “eroe dei (due) Sud”, quello originario argentino, e quello di adozione, partenopeo? A nostro parere, decisamente sì; ha saputo interpretare il ruolo di capopolo anti-Nord ovunque sia stato: il bolivarismo anti-yankee, condito dal Che Guevara tatuato (chissà l’Ernesto, cosa penserebbe di lui, chissà…) contro gli States; il fuoriclasse che – con due reti in cui c’è tutto Maradona – si vendica nel 1986 dell’Inghilterra che aveva umiliato militarmente l’Argentina quattro anni prima nelle Falklands; il calciatore che sa riscattare una Napoli che non vinceva mai lo Scudetto, e che si presentava al cospetto del Nord con le cicatrice del colera e, più vicina, del terremoto dell’Irpinia (4 anni prima che l’argentino arrivasse in loco). Forzando un po’, anche l’orgoglio catalano contro la “maledetta Castiglia”.

“Se esiste qualcosa come l’inconscio collettivo, secondo quanto ci ha insegnato Jung a proposito degli archetipi, o se esiste l’intellettuale collettivo, secondo quanto diceva Gramsci, esiste pure qualcosa che è il giocatore collettivo, l’emanazione di un organismo plurale, comunitario. Uno per tutti, tutti per uno. Corpo mistico”, ha scritto, in modo assai acuto, Marcello Veneziani (La Verità del 27 novembre, pagina 17). Aggiungendo altri due elementi, che il Maradona partenopeo avrebbe fatto riemergere, durante il felice settennato napoletano: il sentimento monarchico della città (Lauro docet), nonchè quello paganeggiante. Soprattutto il secondo – come scritto anche nel pezzo di venerdì – ben evidente anche in queste ore, in questi giorni. Anche i tabernacoli maradoniani, abbiamo scorto.

Maradona, di certo, ha saputo giocarsi magnificamente questo suo ruolo da caudillo della pelota: in Argentina, a Napoli, a Cuba, dal suo amico Fidel Castro; financo nella Colombia di Pablo Escobar, per il quale giocò; essendo considerato un Dio (e della balistica applicata ai piedi, certo lo fu), tutto gli viene perdonato: a Cuba, non andava certo per fare del Bene (se non a qualche cubana), andava per cercare di disintossicarsi; in Colombia, per l’appunto, andava perchè pagato profumatamente dal principe dei narcotrafficanti; quanto a Napoli, inutile rammentare frequentazioni penosamente sin troppo note. Insomma, come ha scritto con acume Massimo Raffaeli (Venerdì di Repubblica, 27 novembre, pag.127) , Omar Sivori – tutto mancino come Diego Armando, arrogante, geniale come il suo successore, nonchè amante del poker e del whisky – è stato il Battista; Maradona, da par suo, il Messia (Messi, magari San Paolo?): poi, però, non veniamo a dire che non viviamo in una società sincretistica, la quale – tanto del Paganesimo, quanto del Cristianesimo – non prende sempre il meglio…

ENGELS: DALLA PARTE DI MARX, MA ANCHE DELLE DONNE

Friedrich Engels è sempre rimasto nell’ombra, rispetto a Karl Marx: lui stesso lo diceva, ammettendo con umiltà di essere “il secondo violino”, rispetto al demiurgo de Il Capitale. Ma la biografia e l’opera di Engels valgono la pena di essere riscoperte, fuori ovviamente da ogni dogmatismo e settarismo, per almeno tre buoni motivi.

Il primo: Engels non fu solo il pensatore che sappiamo; fu un valido storico, esperto di storia militare, come dimostrato dalle sue “Note sulla guerra franco-prussiana del 1870-1871” (quella, per inciso, che permise all’Italia di fare cessare il potere temporale di Pio IX); non a caso, era soprannominato “il generale”, per la sua notevole capacità di analisi degli scenari di battaglia, anche i più diversi (a differenza di Marx, che di guerra guerreggiata non era certo un esperto).

Secondo motivo: era una persona che interpretava l’amicizia nel senso più alto del termine; non solo – come risaputo – nei 12 anni in cui sopravvisse a Marx (morto nel 1883), fece in modo che il secondo ed il terzo volume de “Il Capitale” venissero pubblicati, in un ambiente in cui questo comportamento è davvero rara avis; soprattutto – cosa meno nota -, per circa vent’anni – dal 1850 al 1870 – diresse una delle industrie di famiglia, a Manchester, anche per aiutare economicamente Marx a mantenere la sua famiglia. Engels lavorava e scriveva, Marx, da gran signore, scriveva e basta…

Terza cosa, infine: nel 1884, sulla scorta degli studi portati avanti dall’etnologo americano Lewis Morgan, Engels pubblicò il suo fondamentale “L’origine della famiglia”, opera nella quale demoliva, fra le altre cose, il mito del patriarcato (subordinandolo al matriarcato, anteriore), ed in pratica arrivando a sostenere che “la prima oppressione di classe comparsa nella storia “coincide con quella del sesso femminile da parte di quello maschile””, come scrive una auctoritas del calibro di Marcello Musto (Lettura del Corriere della sera, 22 novembre, pagina 17). Engels lo scriveva nel 1884: attenzione alle date, ed al contesto che celano.

In occasione del 25 novembre – Giornata mondiale contro la violenza sulle donne -, invece di attricette strampalate e nevrasteniche, forse, non sarebbe stato male tornare ai grandi classici, che non bisogna avere alcuna vergogna di scomodare. Suggerimento al Me too ed affini: meno social, più Engels, date retta!

I PROMESSI SPOSI 4.0, CAPITOLO IV: W LA BORGHESIA

Il Capitolo IV del capolavoro manzoniano è quello in cui, per analessi o flash back che dir si voglia, si staglia la figura di frate Cristoforo, con la forza dirompente della sua vicenda di sangue e di redenzione, che poi è quella che l’ha reso frate (“il padre Cristoforo non era sempre stato così, nè sempre era stato Cristoforo: il suo nome di battesimo era Lodovico”); ma è anche quello della meravigliosa, straordinaria descrizione della carestia – che qui si incontra per la prima volta, all’interno del romanzo -, con la “fanciulla scarna”, la quale si contende l’erba del pascolo con la “vaccherella magra stecchita”, quell’erba “di cui la fame aveva insegnato che anche gli uomini potevan vivere”. Descrizione da applausi a scena aperta.

In questo denso Capitolo, inoltre, si trova un Manzoni che, da nobile quale era, si schiera apertamente con la borghesia imprenditoriale e commerciale della Lombardia del suo tempo; a fronte del padre di Lodovico, che aveva voluto educare il figlio secondo i costumi nobiliari, vergognandosi della sua classe sociale – la borghesia imprenditoriale – , ecco che il Manzoni, in qualche modo, tradisce la sua classe sociale di origine, schierandosi con la borghesia (cosa che, a metà Ottocento, non ha certo la valenza che potrebbe avere oggi: occhio agli anacronismi, eh). Ricordiamo sempre a chi critica la borghesia (e qui ritiriamo in mezzo Engels e Marx), che la sua antagonista era la nobiltà parassitaria.

Tornando al Capitolo IV, ecco che – in tempo di black friday e di incipiente consumismo natalizio (pur nei tempi perigliosi che stiamo attraversando) – l’autore, a proposito del padre di Lodovico, scrive – sdoganando la necessità storica ed economica dell’imprenditoria commerciale – che “il vendere non è cosa più ridicola che il comprare”. Aggiungiamo noi, pur con tutte le cautele anti coronavirus: il vendere, è parecchio, parecchio meglio che essere ristorati…

Ps Il 29 novembre del 2010, ci lasciava Mario Monicelli, fra le altre cose – con il formidabile “I soliti ignoti” – demiurgo della commedia all’italiana: che sapeva fare davvero ridere, facendo anche pensare, e non poco. Merito – va detto – anche di formidabili sceneggiatori (Steno, Age e Scarpelli, Suso Cecchi d’Amico et alii). Aveva 95 anni, Mario Monicelli, per inciso, e ci ricordiamo che – da vecchio – aveva detto cose assai dure, su chi era nella sua stessa condizione anagrafica. Come al solito, era allergico alla bolsa retorica: uno dei tanti, fra i suoi meriti.

21 Commenti su La domenica del villaggio: Maradona, Engels, borghesia (e Monicelli)

  1. sabrina pirri scrive:

    A proposito di Engels, consiglio la visione del recente “Miss Marx” della regista Susanna Nicchiarelli. La scena della dispersione delle sue ceneri nel fiume al canto -in francese- dell’Internazionale è commovente.

  2. Anonimo scrive:

    Caro Eretico
    Vorrei sentire la tua opinione sul fatto dei due secondo me vergognosi ponti scolastico di S.Ansano e dell’Immacolata.Dopo un anno scolastico ridotto dalla pandemia che senso anno questi ponti?

    • Eretico scrive:

      Caro anonimo,
      io concorderei con te, con il mio spirito nazi-scolastico; ma – come Sabrina Pirri, stamattina intervenuta, ben sa – ogni scuola decide in piena autonomia, se farli o meno. Io, per esempio, niente ponte…

      W Sant’Ansano: domattina mi fermerò, in deferente silenzio (preghiera, quella no), davanti alla targa che, in Latino, ne ricorda il martirio.

      L’eretico

    • Enea scrive:

      Caro anonimo
      I ponti vengono decisi a giugno all’interno di ogni istiuto comprensivo in luogo delle festività soppresse.
      Ogni scuola gestisce i tre giorni come preferisce: il collegio dei docenti fa delle proposte, il dirigente ne fa altre e il tutto va in consiglio di istituto( con la rappresentanza di genitori, docenti, sta e dirigenza).
      È una scelta democratica e collegiale. Ognuno ha i suoi rappresentanti con i quali interfacciarsi. Niente di scandaloso. La prox volta puoi candidarti nel consiglio di istituto e esporre le tue ragioni

  3. Burchiccio scrive:

    La borghesia imprenditoriale nemica dell aristocrazia nobiliare parassitaria, si puo sentire solo da due tedeschi .
    Nb. Il ” primo violino ” dei quali si sposo’ con la baronessa von westphalen
    Da noi la borghesia bancaria mercantile , diventa aristocrazia e l aristocrazia bancaria e’ il parassita per antonomasia,gia’ tra i romani si entrava nell aristocrazia senatoriale per censo.
    Da noi ad esempio i Frescobaldi erano aristocrazia (finanziaria) gia’ ai tempi in cui Berto Frescobaldi si schiero’ contro le riforme di Giano della Bella, la vera aristocrazia da noi,e’ sempre stata quella finanziaria, i frescobaldi davan del tu ai re d inghilterra ben prima d esser fatti marchesi nel 1600.
    Quanto all odierna aristocrazia , si tratta di aristocrazia finanziaria, tocca ribadirlo il comunismo e i suoi epigoni eran gente piuttosto miope.
    Quanto al Manzoni , pora creatura , sciacquar i panni in arno non gli servi’ ad altro che ad usar bene l italiano.
    In prima superiore , tra una forca e l’ altra, scommisi col vicino di banco (e compagno di forche) che avrei strappato un 8 alla prossima interrogazione sui promessi sposi, la prof era una povera marxista, basto’
    parlargli dell evidente metafora manzoniana, tra lodovico figlio dell emergente borghesia e il suo rivale figlio di nobili.

    Sicche’ scuola professori manzoni e marxismo l ho sempre avuti sui coglioni.
    Bada ad esempio il commento in testa all articolo, con tutto il rispetto per la scrivente , donna certissimamente in buona fede, ma appunto di fede
    parla e scrive, fede evocata da languide immagini di ceneri versate mentre
    le note del canto sacro si spandon per l aire.
    La scena del film citata , per caso avviene all alba? Per caso all orizzonte s innalzava il radioso sol dell avvenire?
    Sole che attualmente si sta alzando su’ un futuro imminente di neofeudalesimo aristocratico finanziario tecnocratico, dove le “masse”
    pavlovianamente accondiscendenti,infine mostrano in pieno la giustezza del nome che i due bibi’ e bibo’ tedeschi, stavolta con inconsapevole preveggenza gli affibbiarono.

    massa
    /màs·sa/
    Origine
    Lat. massa ‘pasta’, dal gr. máza ‘pasta di farina d’orzo’, der. di mássō ‘impasto’.
    Definizioni da Oxford Languages
    Feedback

    Massa impasto, ovvero manipolazione

  4. Anonimo scrive:

    Caro Enea
    non metto assolutamente in discussione il procedimento democratico delle decisioni di un consiglio di istituto prese a giugno, diverse comunque da scuola a scuola. Però non posso non considerare che le conseguenze di queste, ieri e oggi, sono state che due bambini di 10 e 7 anni, i cui genitori sono usciti di casa per lavoro dalle 7.30 alle 8 del mattino e i cui nonni non possono occuparsene per ovvi motivi contingenti, sono rimasti soli in casa fino alle 17.30 del pomeriggio.

    • Enea scrive:

      Caro anonimo,
      Capisco perfettamente il ” tuo” caso, comune a molte persone ma, penso, che il calendario scolastico sia stato reso noto il 30 giugno scorso o al massimo il 1 settembre.
      Dunque con largo margine di tempo.
      Posso concordare circa le difficoltà ma i tempi do organizzazione ci dovrebbero essere stati.
      Noi, per esempio, ci siamo organizzati con altri genitori e, con permessi orari, ci siamo,alternati, favoriti anche dal bel tempo.
      Potrei averti ispirato un’ idea.
      Ps. Il prox anno ci rie’ san ansano.?.con 2 gg di potenziale ponte.

  5. Il Giaguaro scrive:

    Caro Burchiccio,ma YOU(credo anche in inglese antico),pronome personale 2^ singolare e plurale, non sta per l’italiano tu,te,lei,loro,ella…?
    Quindi i Frescobaldi davano per forza del tu ai re d’Inghilterra anche prima di essere fatti marchesi !
    L’inglese è risaputo essere una lingua molto pratica cioè senza tanti fronzoli come la nostra ed anche Mussolini, pur disprezzando la perfida Albione,cercò di scimmiottarla imponendo per tutti l’uso del VOI. Ma solo nella corrispondenza ufficiale e nelle caserme fu rigidamente osservata la direttiva ducesca, come testimonia il famoso biglietto di punizione comminato al povero soldato dal suo superiore (un caporale…)perché aveva osato “dare del TE a me che per lui ero VOI”.
    Si fa per ridere un po’ eh !

    • Burchiccio scrive:

      Caro jaguar bell osservazione degna d un lastraiolo.
      Sempre per ridere ci sarebbe da notare che alla corte inglese nel 1200 1300
      si usava forse piu’ il francese che l inglese
      Forse non tutti sanno che tra il 1066 e il 1362 le isole britanniche subirono il dominio normanno in quel periodo storico noto con il nome di Middle Age. Con la sconfitta dell’ultimo re inglese da parte di Guglielmo il Conquistatore, Duca di Normandia, la classe nobiliare anglosassone fu completamente sostituita da quella normanna. Da questo momento e per ben 300 anni il francese divenne la lingua ufficiale dalla classe dominante, mentre l’inglese era parlato dal popolo.

      Insomma come al solito quando un senese (tu)sale in cattedra il ridicolo si spreca.
      E …in effetti si ride per davvero
      Bye bye

      • Burchiccio scrive:

        Non ho citato a caso i Frescobaldi, dato che uscirono praticamente indenni
        dal insolvenza del regno d inghilterra nella meta del 1300.
        Avendo buon fiuto , rientrarono abbondantemente in possesso di quanto prestato al regno inglese ( edoardo I ,II e III) facendosi dare in concessione( prima che si dichiarasse insolvente) lo sfruttamento delle miniere d argento del devonshire, e l esazione delle tasse in irlanda e nei possedimenti inglesi in francia.
        Giaguaro si vede dhe hai stuadiato a sienina, magari all angiolieri?

      • Roberto scrive:

        Strano ma vero…..
        O anche l’Edipeo enciclopedico…

  6. Nosferatu scrive:

    Altro pezzo spumeggiante dell’Eretico, lo dico con sempre più convinzione e ammirazione.
    Sul Ps: che film potrebbe fare il grande Monicelli sul festino gay a Bruxelles, con il deputato omofobo orbaniano? I titoli si sprecherebbero, ma non sciupiamo sant’Ansano….

  7. Giacobbe scrive:

    Gentile eretico,
    Vorrei che ti facessi da tramite con l’assessore alla ultra affinché a margine delle targhe nominali delle strade ci possa essere a annesso la spiegazione, breve, storica, in modo e maniera che chi leggesse via Mino Maccari sapesse almeno chi era, e trasmettere conoscenza anche di rinterzo!

    • Eretico scrive:

      Caro Giacobbe,
      la tua idea è senz’altro opportuna, e fa il paio con ciò che ho sempre pensato: nonchè con ciò che in effetti succede in altre città, grandi e piccine.

      L’eretico

      • Vedo nero e basta scrive:

        Hai ragione chi dei nostri giovani conosce il grande Maccari? Forse solo quelli che studiano arte. Eppure è stato un grande artista. Torraiolo anche se nato nella consorella del Montone, ma a pochi metri dalla Torre. Comunque figlio di Siena. Poi riguardo alle targhe giusto metterle con la descrizione, ma non toppare come quella dedicata ad Ipazia filosofa greca (?). Era nata ad Alessandria di Egitto sotto il decadente, ma ancora vivo Impero Romano. La dizione esatta doveva essere al limite “Filosofa cittadina egizio-romana”. Poi non dimentichiamo la targa ora rimossa “sinagoga ebraica”. Bisogna stare attenti, studiare la Storia, guardare meno i film storici americani spesso pieni di anacronismi ed inesattezze. Gli yankee sono giovani, ma digiuni di storia.

  8. Paolo Panzieri scrive:

    “per circa vent’anni – dal 1850 al 1870 – diresse una delle industrie di famiglia, a Manchester, anche per aiutare economicamente Marx a mantenere la sua famiglia. Engels lavorava e scriveva, Marx, da gran signore, scriveva e basta…”
    Mirabile, puntuale e sintetica descrizone di vita e contraddizioni del dinamico duo.
    Forse, però, alla luce di quello che è accaduto in seguito sarebbe stato meglio se avessero lavorato davvero entrambi…
    Il lavoro, è risaputo, non solo nobilita l’uomo, ma scaccia pure i pensieri strani.
    E considerato che dal ceppo del socialismo è nato poi il comunismo e si sono generati pure il fascismo ed il nazional-socialismo, che tutti e tre hanno insanguinato il ‘900, forse il gioco non ne valeva proprio la candela.
    Un pensiero che inevitabilmente ricorre, a propostito di toponomastica, transitando per Ponte d’Arbia, quando di fronte al Bar H appare il cartello di via Karl Marx, le cui naturali traverse dovrebbero essere anche Josip Stalin, Pol Pot, Benito Mussolini ed Adolf Hitler.
    In questo caso riterrei inutile scrivere sotto: dittatore sanguinario.

    • Uno di passaggio scrive:

      Interessante l’accostamento tra socialismo comunismo, fascismo e nazifascismo, tuttavia temo per Lei che, nel caso di Marx, stia osservando attraverso l’ottica distorta del provincialismo. M. E. e c. fondarono la lega dei comunisti già nel 1847, scrissero a due mani il manifesto del partito comunista nel 1848 (tradotto in italiano solo 40 anni dopo), anni luce dalla fondazione del partito comunista italiano nato quello si da una costola del partito socialista. Mussolini, è salito al potere 80 anni dopo, con un pugno di voti e l’occhiolino del re, bruciando le case del popolo con i libri di Marx dentro appena tradotti, finanziato prima dagli agrari e dai grandi capitali industriali italiani in seguito dai fratelli Morgan di NYC. Hitler, quasi un secolo dopo la fondazione della lega dei comunisti, sfruttando l’incapacità dei liberali di Weimar ad arginare la disoccupazione causata dalla
      grande depressione economica del 29 e i debiti enormi stabiliti nel trattato di Versailles. Non sarebbe forse meglio correggere il tiro?

      • Paolo Panzieri scrive:

        Quando uno passa e fa le precisazioni è sempre benvenuto.
        D’altra parte se qualcuno mi chiedesse se ho mai letto il capitale risponderei come rispose Eugenio Finardi ai tempi delle radio libere: preferisco Tex Willer.
        Quindi, aggiustiamo pure il tiro: non si tratta di una discendenza in linea retta, ma collaterale. Come i cugini. Tutti comunque ideologicamente figli del socialismo (che in sè era anche una cosa buona).
        Meglio, comunque, dedicare una strada a Fabrizo De Andrè oppere a Jim Morrison.

        • Uno di passaggio scrive:

          Certo siamo tutti discendenti almeno in linea collaterale, è bizzarro invece constatare, soprattutto per quei pochi che non abbiano letto neanche il primo libro del capitale, come la teoria del plus valore di Carlo Marx Engels e c. discenda in linea diretta dalla scuola dell’economia classica di Adamone Smith e di li a poco David Ricardo. Tutto si tiene, direbbero i francesi, siamo pur sempre umani, dal Liberalismo nasce direttamente il comunismo poi a scendere in maniera collaterale…
          Le strade sono tante, perché fossilizzarsi su una.
          Stia bene.

  9. Vedo nero e basta scrive:

    Dai cerchiamo di essere al passo di questi stupidi tempi intitoliamo qualche via al Minucci ex ras della Mensana. A Cinisello Balasmo l’hanno già fatto dedicando una piazza allo straziamusica Sferaebasta. Ambedue i personaggi hanno un passato poco chiaro, ma in questi tempi tutto si cancella, si piange, si protesta, ci si chiacchera sopra e poi si dimentica.

  10. Ramsete piccolo scrive:

    Grazie per avermi ricordato il Maestro Monicelli!

    Sono certo che lui su questo COPRIFUOCO prolungato e che sembra quasi…. piacere… a tanti mattacchioni….. ebbene lui ci avrebbe fatto un film di quelli duri e spigolosi

Rispondi a Paolo Panzieri Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.