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La domenica del villaggio: Hitler, Leonardo, Tozzi (e Milva)

In occasione della Giornata mondiale del Libro (23 aprile), oggi puntata dedicata in modo monografico – pensate un pochino l’originalità – al libro, nelle modalità che leggerete; nel frattempo, una buonissima notizia (può capitare anche questo, ogni tanto): nel primo trimestre del 2021, crescono del 26% le vendite dei libri (quelli di carta, si intende), per quanto purtroppo calino i canali fisici di vendita degli stessi (le librerie), soprattutto le catene (resistono le librerie indipendenti, che calano “solo” dal 22 al 16% del totale, rispetto al 2019).

QUANDO SI POSSIEDE DAVVERO UN LIBRO?

Walter Benjamin ha scritto che è possibile conoscere molto di una persona, in base ai libri che possiede: è proprio così? Diciamo che se così fosse (ergo, per me, non lo è più di tanto), lo scrivente potrebbe essere paragonato ad una sorta di Limonov, un autentico nazi-bolscevico, visto che in casa mia non è difficile trovare testi di Lenin, di Trotskj, abbinati ad una discreta pila di materiale sul Nazismo (nonché ovviamente sul Fascismo, argomento anche della ormai datata tesi di laurea), comprese un paio di diverse edizioni del “Mein Kampf” (una, quella della Kaos, con la indimenticabile introduzione del compianto Giorgio Galli); per non dire che, accanto all’angolo dedicato a Dante, Manzoni e Leopardi, al Sancta Sanctorum insomma, si trovano fogli di ogni genere e grado (anche giudiziari, sic: dunque siamo in casa di un avanzo di galera?).

E poi, la domanda delle cento pistole: quando si può dire che un libro sia davvero tuo? La proprietà in senso stretto è una precondizione, certo, ma non basta; per quella che è la mia esperienza, un libro lo considero davvero mio fino in fondo, quando non solo l’ho letto, ma anche meditato a sufficienza: quindi, almeno a tratti, sottolineato all’uopo (con il lapis, eh), meglio ancora scrivendo qualche parola di sintesi in cima, o a piè, di pagina. Nei casi più importanti – lo sto facendo, in queste settimane, con lo “Zibaldone di pensieri” leopardiano -, nelle pagine bianche iniziali mi segno i pensieri più meritevoli di nota, con un titolo per ogni pensiero selezionato: un lavoro che poi uno si ritrova, e che accresce la capacità di consultazione dell’opera (nel caso dello “Zibaldone”, quanto di più eterogeneo e frammentario ci possa essere). Allora, e solo allora, il libro lo considero mio: davvero, e fino in fondo.

HITLER, TOZZI, LEONARDO DA VINCI: TRE APPROCCI DIVERSI AL LIBRO

Leonardo da Vinci, Federigo Tozzi, Adolf Hitler: tre personaggi, in rigoroso ordine crescente quanto a cronologia (Tozzi ed Hitler erano in pratica coevi, il senese essendo di soli 6 anni più vecchio), che hanno avuto tre approcci differenti all’oggetto libro, ma tutti e tre ben paradigmatici.

Nel volume “La biblioteca di Leonardo”, a cura di Carlo Vecce (per Giunti), si offre per la prima volta il panorama completo dei libri posseduti dal Genio di Vinci: oltre 200 volumi, tutt’altro che pochi per un coevo di Gutenberg, tra l’altro considerato “omo sanza lettere”, invece “lettore vorace, inquieto, irregolare, come irregolare ed inquieta è stata tutta la sua formazione”, scrive lo stesso Vecce nel bel pezzo in cui presenta l’opera prima citata (Domenicale Sole 24 ore, 18 aprile, prima pagina); Vecce cita anche un altro passaggio, fondamentale per capire l’atteggiamento leonardiano verso la lettura: da giovane, leggeva a voce alta, se possibile in modo partecipato e condiviso con altri; da adulto, scartata la pregressa modalità (d’altra parte, “l’orecchio è minor senso”, mentre la vista “è finestra dell’anima”), predilige la lettura solitaria, individuale, “di solito con la penna in mano”, prendendo appunti. “E se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo”: come dargli torto, di grazia?

Federigo Tozzi, poi: per lui, il rapporto con il libro dimostra la volontà di emancipazione dal padre – bottegaio e gretto quanto lo si voglia, ma cui doveva il mantenimento – attraverso la Cultura; e questo suo affrancamento, ha una dimensione spaziale ben chiara e definita: i luoghi della biblioteca Comunale della sua città. L’anno chiave è il 1904: reduce da una seria malattia venerea contratta durante le frequentazioni che si possono agevolmente immaginare (talis pater, talis filius), dopo mesi di dannunziana oscurità ed isolamento, riprende la relazione con Emma Palagi, si avvicina ai testi sacri, ma soprattutto inizia una frequentazione quotidiana della Comunale, ove dai registri risulta essere un lettore davvero multiforme; nel marzo di tre anni dopo, scriverà : “Ho studiato assai, in biblioteca, e sono quasi a raggiungere il nuovo mondo che sentivo dentro di me” (“Novale”, 7 marzo 1907). Il busto che lo ritrae all’ingresso della Sala storica – tornata, a cagione del Covid, sala di consultazione e studio, come ai suoi tempi -, Federigo se l’è dunque meritato, no?

Quanto infine ad Hitler, è davvero curioso notare come l’istigatore del più celebre (non certo il primo, peraltro) fra i roghi dei libri, fosse un lettore compulsivo, capace di farsi fuori un libro – se non di più – per notte. Segnalo, a cotal proposito, un libro definitivo, su questo argomento, di Timothy Ryback (“La biblioteca di Hitler” – Che cosa leggeva il Fuhrer”, Mondadori, 2008). L’ex caporale dell’esercito bavarese potrebbe essere scelto come testimonial dai librai (forse non è una grande idea, a pensarci bene…): i gerarchi nazisti, sapevano che, per adularlo al meglio come erano soliti fare, il cadeau migliore era un libro; in più – pensate un pochino –  anche in piena Grande Guerra, il futuro Fuhrer era capace di abbandonare le trincee, in licenza, per andare nella più vicina libreria ad acquistare un libro, incredibile a dirsi. Era un lettore compulsivo ed onnivoro: gli piaceva, oltre alla delirante paccottiglia antisemita, il genere avventuroso (Karl May il suo preferito: il suo studio nella villa al Berghof era pieno di suoi libri), ma l’aspetto forse più stimolante è la preferenza accordata a Shakespeare rispetto al tedeschissimo Goethe, ed anche a Schiller. A dire hitleriano, Goethe e Schiller “avevano sprecato il loro talento in storie su crisi della mezza età e su rivalità fra fratelli” (Ryback, pag. 4); volete mettere con Shakespeare, cantore dell’emergente potere britannico e, soprattutto, demiurgo di una figura che rappresenta la quintessenza dell’antisemitismo, nonostante i tentativi di dimostrare il contrario, come Shylock?

Ps 1 Oggi, secondo XXV aprile ai tempi del Covid; lo scrivente, come tutti gli anni, ha ripreso in mano la sua personale Bibbia sull’argomento: “Una guerra civile – Saggio storico sulla moralità nella Resistenza”, del sommo Claudio Pavone (Bollati Boringhieri, 1991). Chicchina invece poco conosciuta sul XXV aprile, ricordata da Emilio Gentile sul Domenicale del Sole 24 ore odierno: il Decreto che di fatto generò la celebrazione di quella che viene considerata la data fondativa della imminente Repubblica italiana, lo firmò – il 22 aprile 1946 – l’ultimissimo Re d’Italia, Umberto II, figlio dunque di quel Vittorio Emanuele III così gravemente compromesso con il Fascismo. Soprannominato “Re di maggio”, Umberto, ma – come si evince – già attivo anche in aprile.

Ps 2 Milva, la “pantera di Goro”, ci ha lasciato ieri ad 81 anni, gli ultimi dei quali purtroppo trascorsi alle prese con una grave malattia neurodegenerativa; se ne va un’interprete davvero poliedrica, capace di coniugare l’alto (Strehler, Battiato, il cantare in ottimo Tedesco), con le apparizioni festivaliere e con le barzellette di Gino Bramieri. Ai suoi tempi d’oro, le contrapposizioni erano fra lei, Mina e magari Iva Zanicchi; ai nostri, ricordiamo quella fra la Bertè e la Rettore (oggi quale sarebbe l’equivalente di queste contrapposizioni, di grazia? Jovanotti versus Fedez? ): o tempora, o mores! Per ricordarla, voglio citare una indimenticabile battuta di un altrettanto indimenticabile personaggio, il giornalista Sandro Paternostro (i giovani, vadano pure su Internet); interrogato se preferisse Mina (grandissima, sia ben chiaro!) o Milva, il sulfureo Paternostro rispose, con una delle sue facezie che si ricordano a decenni di distanza: “Per me, esiste solo Milva, ci mancherebbe; Mina, per quanto mi riguarda, è solo un Minà senza l’accento…”.

 

17 Commenti su La domenica del villaggio: Hitler, Leonardo, Tozzi (e Milva)

  1. Gp scrive:

    “La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”.

    Sergio Mattarella, 25 aprile 2019

    • A parte l evidente contraddizione manifestata in pochi mesi, tra le chiacchere di aprile 2019 e i fatti di febbraio marzo 2020……
      Neanche originale il figlio del mazziere bernardo.
      Parole prese da Franklin senza nemmeno citarlo.
      Un popolo che rinuncia alla liberta’ in nome della sucurezza, non merita ne l una ne l altra e finira’ per perderle entrambi.
      Aggiungo T. Jefferson:
      Il prezzo per la liberta’ e’ un continuo stato di vigilanza.
      Ma oggi chi vigila usando il proprio cervello ,senza fidarsi di roboanti cazzari quali vespa mentana formigli & co., che danno eco alle cubitali stronzate di speranza,guerra, draghi & co., viene definito ” negazionista”

    • Paolo Panzieri scrive:

      E quando è successo storicamente questo deprecabile evento?
      Sempre ed inevitabilmente quando le istituzioni di una nazione sono così degradate che i cittadini ad un certo punto decidono di barattare perfino la propria libertà in cambio di un po’ di ordine e di sicurezza.
      Continuiamo pure a chiacchierare sempre a vuoto e basta in questo modo …

      • Se vuole una storicizzazione dell evento scatenante….
        Evento/scenario 201.
        A cavallo tra la dichiarazione dell esimio pres. dell aprile 2019
        e cio’ che, avvenuto pochi mesi dopo ,era stato stato preannunciato il 18/10/ 2019.
        Se ne annunzia un altro,stessi sceneggiatori, ovvero il john hopkins center

        https://www.centerforhealthsecurity.org/our-work/Center-projects/completed-projects/spars-pandemic-scenario.html

        Stesso filone del prequel 201, cambia solo il titolo SPARS 2025

        La sceneggiatura del nuovo “event/scenario” e’…dell ottobre 2017.

        Dal link ,le incollo parte della locandina del nuovo filmone/evento/scenario

        The scenario is hypothetical; the infectious pathogen, medical countermeasures, characters, news media excerpts, social media posts, and government agency responses are entirely fictional.

        Project team lead: Monica Schoch-Spana, PhD

        Project team: Matthew Shearer, MPH; Emily Brunson, PhD, associate professor of anthropology at Texas State University; Sanjana Ravi, MPH; Tara Kirk Sell, PhD, MA; Gigi Kwik Gronvall, PhD; Hannah Chandler, former research assistant at the Center

        Date completed: October 2017

        Prossimamente al cinema, aahh come specificato dagli stessi autori…
        si tratta di…finction,quindi ogni riferimento a fatti realmente avvenuti,o che realmente avverranno….e’ puramente casuale.

        • Jerry Fletcher scrive:

          Se non ci sono i piani pandemici è sbagliato, se invece ci sono non va bene uguale, perché non di simulazioni si tratta, ma di sceneggiature di film in via di realizzazione.
          Gli scenari pandemici come i war games si basano su ipotesi possibili. Il mondo è pieno di rifugi antiatomici, costruiti per una guerra che fortunatamente non è mai scoppiata (almeno per ora).

          • Bon jerry lei mi fraintende, la cosa non mi meraviglia ,visto il nick che ha scelto.
            Lei mescola piani pandemici reali mai aggiornati dal 2006,
            Con un” entirely finctional scenary” ma come lei ben sa’, gli uni e gli altri ” purtroppo ” non han grado di parentela, se i politici avessero letto tali preveggenti scenari forse avrebbero provveduto ad aggiornare i piani pandemici.
            Cosi’ non e’ stato , forse li hanno presi alla leggera,
            o forse gli hanno considerati solo ” ipotesi di complotto”
            Tal quali le ipotesi del tizio che ha ispirato il suo nick .
            Comunque nini, te a passare da fava lessa tochiata di panglossismo, ci tieni sempre eehh.
            Nemmeno un ungna icarnita mi farei curare ,da uno come te.
            Vai bello ,tra un po’ ti stioccano la seconda dose, poi dice che con la terza sarebbe ancora meglio e..,sai com e’ con le varianti in giro pe’ sta’ tranquilli ci vuole l update ,minimo annuale, vai vai, a vedere l effetto che t ha fatto la prima dose, sara’ bellino vederti tra un anno o due.
            A proposito…..la giumenta? Hai fatto vaccinare anche lei?

          • Il nero dei nebrodi scrive:

            Trattasi di punturina nel deltoide, praticamente impercettibile, potrei farmele fare tutti i giorni. Sarebbero comunque ben più lievi delle continue martellate sui coglioni che ci infligge il rimator scortese con le sue facezie da so tutto io.

        • Anonimo scrive:

          Davvero incredibile che degli esperti di epidemiologia e salute pubblica abbiano provato ad ipotizzare uno scenario pandemico e che abbiano addirittura azzeccato un po’ di cose. Io ero convinto che i soldi per far studiare la gente fossero tutti buttati via.

          • Gp scrive:

            Al di la dei piani pandemici, apprezzo il principio della frase di Mattarella (mk1)-Franklin, anche rispetto alle restrizioni alle libertà causa covid

  2. Mandrake scrive:

    Cosa aspetta la cancel culture ad ostracizzare la lettura di Federigo Tozzi, frequentatore di bordelli? Caro Eretico-Presidente, stai attento: fra poco potrebbe arrivare la richiesta di buttare giù il bustino tozziano in sala storica…

  3. Il resiliente scrive:

    Il libro è strumento di comunicazione ed in quanto tale non necessariamente utile o meritevole a prescindere.
    Non avendo l’immediatezza degli strumenti attuali obbliga ad una riflessione che poco si adatta ai ritmi dei nostri tempi ed il fatto che ci sia stata una ripresa in una fase di “sospensione” della vita come l’attuale non dovrebbe stupirci.
    Senza i libri (e senza Carrere) chi avrebbe mai conosciuto un uomo dal fascino malefico ( ma anche decisamente superiore quello del nuovo “eroe” Navalny..) come Limonov

  4. Vedo nero e basta scrive:

    Approfittando del ritorno delle belle giornate, sono tornato dopo diversi mesi in Fortezza. Che tristezza vedere quella casina di legno, completamente vuota e danneggiata, al bastione della Madonna. Era stata fatta per mettere e prendere libri offerti liberamente, uno scambio di cultura.

    • Eretico scrive:

      Caro “Vedo nero”,
      purtroppo hai del tutto ragione; non per lavarmi la coscienza, ma il Presidente ha sollecitato e non poco, evidentemente senza grande successo. In ogni caso, i libri si possono prendere e mettere lo stesso: la fruizione della free library, insomma, resta.

      Buona giornata, l’eretico

  5. https://www.databaseitalia.it/gianluca-magi-goebbels-11-tattiche-di-manipolazione-oscura/

    Articolo su’ un libro molto interessante uscito da poco

    Dall articolo copio e incollo un paio di passaggi

    Un manipolatore della comunicazione agisce sulle emozioni proponendo una qualsiasi idea o ideologia come una questione di fede. I contenuti realistici sono molto ridotti o assenti, e si lavora sulle immagini mentali primarie, molto vicine agli archetipi culturali della popolazione di riferimento (la famiglia, le radici territoriali della patria, gli antenati, eccetera). Il pensiero critico deve essere evitato e ostacolato con il silenzio forzato. In un certo senso fare propaganda è una cosa relativamente facile, che si basa sul narcisismo individuale e sociale (nazionalismo). In realtà “è molto più facile ingannare la gente, che convincerla di essere stata ingannata” (Mark Twain).

    In ogni persona esiste una pulsione sociale più o meno gregaria, e “la maggior parte della gente è terribilmente a disagio a meno che non segua la stessa linea dei propri simili” (p. 90). L’angoscia umana di sentirsi esclusi è probabilmente la paura più perturbante dopo quella della morte. Del resto un proverbio arabo afferma che “La vittoria si ottiene non contando quanti ne hai uccisi, ma quanti ne hai spaventati” (p. 148). In estrema sintesi il cuore della propaganda si può sintetizzare con queste parole di Erich Fromm: “Un’illusione condivisa da tutti diventa realtà” (p. 151).

    Non sto’ a ripetere ( ma invece si) che Goebbels fece sue e mise in pratica, le ideuzze di Bernays( nipote di Sigmund Freud) , sulla propaganda e la manipolazione ( cristallizzazione ) della pubblica opinione.

    Raffa, libro di recente uscita…….
    Vabbe’ non contiene nessun legame con la nobile citta’ tanto cara al Tozzi
    Ma’… di sti’ tempi ,magari potrebbe esser interessante proporlo …
    Ma anche no eehh.

    • Vedo nero e basta scrive:

      Goebbels mi sembra che sia quello che disse “Una bugia detta mille volte diventa realtà” o sbaglio? Più o meno quello che ci propinano oggi tante televisioni nazionali tra pubblicità, spettacoli spazzatura e false notizie.

  6. Vedo nero e basta scrive:

    Buone notizie per la cultura senese. Organizzata dagli Intronati, inizieranno a breve una serie di interventi sull’opera dantesca in streaming con possibilità di rivederli anche dopo registrati sul web. Depuriamo la mente almeno con un po’ di seria cultura.

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