Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Sgarbi, Cetona, Capolicchio - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Sgarbi, Cetona, Capolicchio

Eccoci al consueto appuntamento cultural-domenicale del blog, in attesa di vedere domani la parata putiniana del 9 maggio (cambiamento semantico, per questo evento, e non di poco: da difensori della propria Patria, ad aggressori di quella altrui), e di fare – verso metà settimana – qualche considerazione sulla clamorosa assoluzione del tandem Mussari-Vigni (sulla quale, come prevedibile, molti hanno già commentato: noi lo faremo più a freddo, come possiamo permetterci di fare).

 

VITTORIO SGARBI: 70 ANNI VISSUTI INTENSAMENTE

Oggi è il settantesimo compleanno di Vittorio Sgarbi: critico d’Arte, polemista insaziabile, politico ed amministratore, e tanto altro ancora. Divenuto famoso a livello nazionale grazie al Maurizio Costanzo show negli Ottanta, per la sua brillantezza ed anche per le sceneggiate tipo quella con D’Agostino, a distanza di decenni i siparietti continuano (vedasi quello, fresco fresco, con Mughini): cosa che non sappiamo davvero se considerare come positiva (per il dinamismo conservato, nonostante gli anni), ovvero amaramente negativa, pensando a come la veneranda aetas fosse ritenuta l’età della sapientia, una volta.

In un pezzo da un libro agiografico che l’editore Franco Maria Ricci ha pubblicato per il Vittorio nazionale (morto Gassman, Sgarbi lo è diventato), sul Domenicale odierno del Sole 24 ore – pag. VI – si legge un brano di Mario Andreose, il quale si conclude con un Ps in cui è racchiusa la domanda delle cento pistole, sulla biografia sgarbiana: “Non pochi amici e conoscenti “benpensanti”, sostengono che Vittorio avrebbe fatto meglio a limitare la sua attività nel campo dell’arte, ma se non avesse fatto anche “altro” non avrei avuto un tale tesoro di cui scrivere o ben poco”.

Andreose, dunque, è lieto che Sgarbi abbia di continuo debordato, rispetto ad un ordinario percorso di studioso d’Arte, accademico o meno; in buona parte, lo siamo anche noi, perché il personaggio sprizza intelligenza e sarcasmo (qualche volta, perfino autoironia) da ogni poro. Pur tuttavia, ci sia consentito di pensare e scrivere che l’oraziano est modus in rebus lo avrebbe dovuto applicare almeno un po’ di più.

Alcuni passaggi – per esempio, il palcoscenico quotidiano, quasi sempre dedicato all’attacco ad alzo zero della Magistratura – negli anni Novanta sulle reti Mediaset (“Sgarbi quotidiani”), non ci pare un grande esempio di informazione: non fosse altro perché – qualcuno ricorderà – il contraddittorio latitava, trattandosi di un one man show.

Un giorno, qualcuno gli chiese se si sentisse un redivivo D’Annunzio, e lui gli rispose che, mentre il Vate pescarese voleva vivere in modo inimitabile, lui si accontentava di sopravvivere (ovviamente con una quotidianità un po’ più intensa del cittadino normotipico, eh…); un’altra volta, vedendolo sempre così dinamico, ci fu chi gli chiese se facesse uso di cocaina, e Sgarbi – battuta sempre pronta – gli rispose che, in un confronto fra lui e  quella sostanza psicotropa, sarebbe stata la sostanza ad eccitarsi, non il contrario.

Insomma, lunga vita – pur con gli errori, diciamo pure le cazzate, e gli evidenti eccessi – a Vittorio Sgarbi, storico dell’Arte ed intellettuale che dice la sua su tutto lo scibile; anche perché, da quando ha iniziato ad imperversare il suo contraltare catto-pacifista (Tomaso Montanari), lo possiamo ben dire: Sgarbi dà un tono ad una serata televisiva, Montanari – mescolando incenso e vagonate di retorica – fa venire voglia di una camomilla, e poi giù, a lettino…

 

ADDIO A LINO CAPOLICCHIO, L’ATTORE DI PUPI AVATI

In settimana, a 78 anni, ci ha lasciati Lino Capolicchio, attore cult di Pupi Avati sin dai tempi de “La casa dalle finestre che ridono” (eccellente esempio di horror “gotico” italiano), e soprattutto – in questo caso il regista era De Sica: quello bravo, non il figlio – de “Il giardino dei Finzi Contini”, tratto dal capolavoro di Giorgio Bassani.

Aveva avuto il privilegio di essere un italiano cosmopolita, Capolicchio (nato a Merano, cresciuto a Torino, poi trasferitosi a Roma): formatosi in teatro con Giorgio Strehler (celebre l’interpretazione nelle goldoniane “Baruffe”), oltre a 33 film al cinema, ha lasciato il segno anche in televisione, con “Il Conte di Montecristo”, senza disdegnare di cimentarsi financo nella regia, pur con risultati diseguali.

Come ha scritto acutamente Maurizio Porro (Corriere della sera, 5 maggio, pag. 45), Capolicchio “ha la fortuna (anche la bravura, diremmo, Ndr) di non identificarsi in una tipologia e di lavorare con i maestri di opposte tendenze”. Cosa piuttosto rara, in Italia, nel mondo degli attori.

E poi, è lui – nella versione cinematografica del migliore romanzo di Bassani – a baciare Dominique Sanda, tra una partita di tennis e l’altra…

 

LA GIRATA FUORI PORTA: CETONA

Iniziamo con Cetona, questa rubrichetta primaverile che – fino a quando il carburante sarà ancora disponibile, sic – ha anche lo scopo di dare qualche suggerimento per – come da titolo – “una gita fuori porta”.

Andare a Cetona da Sienina – diciamocelo subito – è qualcosa in più di una escursioncina fuori porta, eh: si macinano financo una ventina di chilometri di autostrada – da Bettolle all’uscita per Chiusi e Chianciano -, oltre al resto; ed è la prima volta che passo sopra all’autogrill che non c’è più, in quanto demolito. L’oretta abbondante impiegata per arrivare, però, è ben spesa, date retta allo scrivente.

Ho da presentare il mio libro sul Caso Rossi, nella centralissima Piazza Garibaldi, cuore pulsante della cittadina (in particolare, nella ex chiesa della Santissima Annunziata, ora riconvertita a luogo di cultura): parcheggio a fianco della scuola media, che è per me un luogo dell’anima, visto che, nell’ottobre di 21 anni or sono, proprio in quella scuolina, feci il mio ingresso in una scuola pubblica. E camminando verso il luogo dove sono atteso, mi fermo a guardare quella che è la parte storica ( siamo intorno al 1930) dell’Istituto comprensivo; si tratta di un palazzo liberty, con una scritta che colora l’epoca in cui fu inaugurata: “Famiglia-Patria – Religione” (regge, e davvero molto a fatica, giusto la prima delle tre…).

Cetona: neanche 3000 abitanti, menzionata la prima volta nel XIII secolo come castello, poi nel 1418 regalata dal perugino Braccio da Montone alla Repubblica di Siena, di cui oggi rappresenta un’estrema periferia provinciale (pressoché misconosciuta dai senesi); dopodiché, Cetona fu ceduta da Cosimo al suo generale, e a tutta la sua famiglia: sotto i Vitelli iniziò lo sviluppo moderno del borgo.

Cetona, una dolce collina ai piedi del Monte Cetona: straniera forse per Siena, ma luogo di grande tradizione culturale; tutti sanno della villa dello stilista Valentino (a proposito, auguri per i 90 anni!), ma non pochi sono gli intellettuali che l’hanno scelta – certo non a caso – come buen retiro per potere lavorare in modo quasi ascetico: come non pensare a Guido Ceronetti, figura a dir poco eclettica, che per circa 30 anni in loco ha vissuto, fino a quel 13 settembre 2018 in cui ci ha lasciati?

Con legittimo orgoglio tipico di chi cerca di fare bene il compito che i cittadini gli hanno assegnato, il Sindaco Roberto Cottini, dopo la fine della presentazione, mi fa vedere alcuni scorci che si intuiscono da Piazza Garibaldi, mentre la primavera “brilla nell’aria”, come avrebbe chiosato il Leopardi.

A Cetona, semper manebimus optime…

Ps Appuntamento martedì – ore 17,30, Sala storica della biblioteca Comunale – per la presentazione del libro “Russia: la potenza perduta”, dell’analista geopolitico senese Alessandro Fanetti: dire che si tratta di un saggio di cogentissima attualità, sarebbe riduttivo. A maggior ragione dopo la parata del 9 maggio…

14 Commenti su La domenica del villaggio: Sgarbi, Cetona, Capolicchio

  1. Vedo nero e basta scrive:

    Giudizio sull’assoluzione di Mussari e Vigni? Parere, puramente personale, è quella di “se cado io cadranno tanti con me”. Pensiamo all’affare Antonveneta e a chi all’epoca in Bankit ed alla Consob non controllò accuratamente l’operazione. Se i due fossero stati condannati è possibile che avrebbero scoperto qualche altarino che avrebbe messo in crisi l’attuale guida del Governo. Ora i due sono liberi da ogni pendenza con buona pace del povero Rossi del cui suicidio ancora tanto si discute.

    • Picasso scrive:

      Ti avrebbe dovuto rispondere l Eretico e dirti che stai dicendo la solita valanga di schiocchezze ma, essendo in malafede, non lo fa. Il processo non ha niente a che vedere con l acquisizione Antonveneta . Studia invece di dire fregnacce

      • Roberto scrive:

        Bravo, lo sostengo anche io da sempre.

      • Vedo nero e basta scrive:

        L’unica persona in malafede sei tu. Le malefatte dei due loschi figuri sono tutte collegate al fallimento del Monte partendo dall’Antonveneta, il pastrocchio dei derivati, le malefatte del PD, eccetera, eccetera. Amico della Casta, sarebbe meglio per te tacere che faresti una migliore figura.

      • Daria gentili scrive:

        Anche per i geni che operarono l’acquisto di Antonveneta sarebbe stato meglio che prima avessero studiato da banchieri…qualcuno confessandosi disse che non era il suo mestiere. I risultati sono sotto gli occhi di tutti

        • Vedo nero e basta scrive:

          Sono d’accordo, ma gli amici della Casta quanti cori di elogi ed applausi hanno sprecato per il Mussari e Soci. Tanti.

  2. Vedo nero e basta scrive:

    “Est modus in rebus sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum”. L’iracondo Sgarbi dovrebbe scrivere 100 volte al dì questa frase.

  3. Anonima perplessa scrive:

    Cetona, anche metà di gite scolastiche in quanto sito archeologico naturalistico con vestigia di villaggio paleolitico. Vi sono stati trovati resti di civiltà Neanderthalensis.

    • Eretico scrive:

      Eh sì, cara “Anonima perplessa”:
      di Cetona c’è anche questo aspetto, interessante e stimolante (sto cercando di farmi assumere dalla locale Pro loco, eh)…

      L’eretico

  4. GRANDESTATISTICO scrive:

    Caro Eretico, sempre sicuri che il ‘male assoluto’ sia un’esclusiva del nazismo? Dagospia 10 MAG 2022 :
    “Un soldato dell’11° Corpo dell’armata russa è stato intercettato dall’intelligence ucraina mentre raccontava alla madre i metodi di tortura utilizzati sui soldati nemici. Dopo i convenevoli, Konstantin Solovyov – questo il nome del militare – inizia a descrivere alla madre Tatiana la varietà dei metodi, atroci, utilizzati dall’Fsb, il servizio di sicurezza russo.
    Tra questi, c’è quello delle “21 rose” – si strappa al prigioniero la pelle alle dita delle mani, dei piedi e del pene come se fossero petali di un fiore – e il metodo del “barile” – con l’aiuto di un tubo si introduce del filo spinato nell’ano della vittima, e poi lo si tira via lentamente.
    Quando poi la domanda gli domanda se gli piace prendere parte alla tortura, il soldato risponde: «Mi piace… non lo so». E lei: «Te l’ho sempre detto che, in linea di principio, mi trattengo. Se fossi finita lì mi sarei divertita anche io. Siamo uguali».
    Solovyov ha anche affermato di non provare neanche «un pizzico di rimpianto» per i suoi crimini, sostenendo che le forze ucraine avrebbero fatto lo stesso nella sua posizione e che alcuni dei prigionieri non si sono arresi ai loro torturatori. Poi ha aggiunto: «Non provo nemmeno più rimorsi. Dopo più di 20 [omicidi], ho smesso di provare qualcosa».
    Tatiana sembra offrire il suo pieno sostegno ai crimini di guerra del figlio, rivolgendo numerose imprecazioni ai civili ucraini che hanno resistito agli abusi russi prima di scherzare sul fatto che suo figlio ha rotto le dita di un uomo «quindi non può indicare o pizzicarsi il naso».
    Il Ministero della Difesa ucraino ha pubblicato un collegamento ai profili sui social media della coppia insieme all’audio Il inedito della loro chiamata: i profili sono stati poi cancellati. Si dice che Solovyov abbia solo 20 anni, (dovrebbe essere nato nel 2002), mentre sua madre ha 50 anni.”

  5. Vedo nero e basta scrive:

    Corre voce che il programma “Carta Bianca” verrà sospeso perché vi sono state ospitate diverse persone non allineate alla linea governativa attuale, a cominciare dal professore Francesco Orsini a cui gli era stato annullato il contratto con la Rai per i suoi interventi considerati troppo a favore di Putin. A me personalmente la conduttrice Bianca Berlinguer, nel passato,non è mai stata eccessivamente simpatica per i suoi atteggiamenti troppo buonisti, ma questa censura spezzo una lancia in suo favore e tutto questo mi fa sospettare che anche in Italia ci sia una dittatura molto discreta, ma presente poiché in una democrazia deve essere permessa la libera opinione, sentire tutte le campane, anche quelle contrarie alla linea istituzionale, confrontare e poi tirare le giuste opinioni su quello che accade. La cosa è grave anche se, fortunatamente non siamo al livello della in Cina dove, essendo fallito il vaccino nazionale e ripiombati nell’emergenza covid, in un servizio si vede che a Shanghai la gente viene segregata in casa, pena la carica della polizia, per evitare il contagio; ovviamente il servizio è censurato dal Governo. A proposito dell’argomento democrazia com’è che Biden non ha mai speso una parola sul trattamento anti virus poco democratico praticato in quel “felice” Paese? Un occhio chiuso sulle malefatte del “paciere turco” Erdogan, un altro sull’altra moderatrice Cina. La politica dei due pesi e delle due misure di Rimbambiden non porterà alla pace mondiale e creerà ulteriori motivi di rivalsa del tiranno Putin. Nel mezzo, nella parte delle vittime, il popolo ucraino, i curdi, i siriani, gli stessi cinesi, Taiwan ed avanti con le ingiustizie proponendo una democrazia solo di facciata. E l’Unione Europea e l’ONU a fare le solite comparse, succubi degli USA-Nato. Bel futuro ci si prepara.

  6. Daria gentili scrive:

    In occasione di una visita al bel borgo di Sutri, ho avuto modo di chiedere a persone del luogo un opinione sul loro primo cittadino ed i commenti si sono sperticati di lodi. Altro punto, mi sembra, a favore del critico d’arte.
    Delle trasmissioni televisive di Sgarbi, ho un nitido ricordo di un episodio del programma degli anni 90 Sgarbi Quotidiani, in cui il Vittorio intervista e inscena una comparsata con un amico di Siena, M.B., per uno pepisodio che aveva coinvolto quest’ultimo…….da antologia!

  7. Pino Mencaroni scrive:

    Beh nella straordinaria Sutri da quando c’é Vittorio Sgarbi non sono mai mancate mostre di livello. Nel 2019 “Dialoghi a Sutri” con opere di Tiziano, Gattuso, Ligabue, e contemporanei quali Francis Bacon. Una bella sorpresa che, lo scrivo da viterbese,non mi aspettavo.Non male anche l’inserimento di Sutri,proprio sotto Sgarbi,nella lista dei borghi più belli d’Italia. Per chi non l’ha ancora visitato lo consiglio, magari in accoppiata con Palazzo Farnese a Caprarola. Dagli Etruschi al Rinascimento…

  8. Vedo nero e basta scrive:

    Sutri? L’ho vista. Borgo antico pieno di storia. Se non mi sbaglio, da li iniziò la storia dello Stato pontificio con il regalo di Sutri da parte di Liutprando, re longobardo, al Papa di allora. C’è anche una leggenda in cui si dice che Sutri sia il luogo natale di Orlando, eroico paladino di Francia, nato da una relazione della sorella di Carlo Magno con un uomo di umili origini e per questo esule
    e scacciata dalla Corte francese (alla faccia dei principi cristiani che siamo tutti fratelli in Cristo, poveri o ricchi). Detto questo, sono d’accordo sul visitare i borghi dell’Italia. Io per esempio ho visto recentemente Todi e presto andrò a vedere Pitigliano. Lo considero anche una medicina per alzare il morale, oltre a farsi una cultura, dato i brutti tempi che stiamo vivendo tra bufale, brutte notizie e simili nei media nazionali. Cetona? Peccato non sia stato visitato, sull’altro versante del Monte Cetona,il vicino borgo di Castiglioncello del Trinoro dove tra un piatto di pici e contorno di salumi varii si puo’ ammirare il Monte Amiata, la vallata del Paglia e Radicofani. A proposito di quest’ultima località, il borgo nominato si chiamava anche Castiglioncello dei tre briganti, che ci sia capitato un certo Ghino anche da quelle parti?

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