Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Bilancia, Nobel, Mazzini - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Bilancia, Nobel, Mazzini

Eccoci al consueto appuntamento cultural-domenicale del blog, oggi davvero piuttosto ricco; mentre “festeggiamo” i 60 anni esatti da quei 13 giorni in cui il mondo, per i missili sovietici verso Cuba, tenne il fiato sospeso a cagione del rischio della Terza guerra mondiale, e mentre si parla esplicitamente, hic et nunc, di un possibile Armageddon atomico, noi ci buttiamo sulla Cultura: che non salverà di certo il mondo, ma almeno qualcosa da mangiare la offre (a qualcuno), e comunque rende la vita più degna di essere vissuta. Non è tutto, certo, ma nemmeno pochissimo, suvvia…

 

DONATO BILANCIA: IL SERIAL KILLER CHE SI VERGOGNAVA

Chapeau, una volta tanto, alla Rai, in particolare a Raidue: la quale, invece di infarcire il suo palinsesto con serie e seriette stars and stripes, dovrebbe produrre più materiale come quello andato in onda nel prime time di venerdì, vale a dire uno speciale sulla biografia del serial killer Donato Bilancia; curato da Pino Corrias – il quale si ritaglia il ruolo di voce fuori campo, senza mai apparire -, si tratta di un autentico viaggio all’interno della psiche di uno dei peggiori serial killer dell’italica, ed europea, storia criminale.

Il tutto è diviso in tre parti: la prima è incentrata sul Bilancia giocatore di azzardo compulsivo e ladro, nella Genova notturna degli anni Ottanta e Novanta; la seconda, rappresenta drammaticamente il clou, con l’inarrestabile crescendo di delitti (dapprima nel mondo dei giocatori, poi rapine – a cambiavalute e benzinai -, le prostitute da strada e le ordinary women sul treno), il tutto avvenuto in soli sei mesi, fra l’ottobre del 1997 ed il 20 aprile 1998; la terza, il periodo del carcere e la sua – pare davvero sincera e concretamente fattiva – conversione, fino alla morte per Covid alla fine del 2020.

Se proprio dobbiamo fare un microappunto all’eccellente lavoro di Corrias e della sua squadra, è questo: avremmo gradito un approfondimento ancora maggiore relativo a quella che sembra essere stata la molla della sua criminale misoginia, quella decisiva per capire l’accanimento con le prostitute da strada e con le due sconosciute sui treni della Liguria di Ponente, ammazzate davvero per il solo fatto di essere donne (dopo uno dei due omicidi nella toilette del treno, il Bilancia si masturbò sul corpo della vittima).

Un insieme di passaggi – la figura della madre, del tutto remissiva; il devastante suicidio del fratello (buttatosi sotto un treno con il figlioletto in braccio), cagionato forse da una separazione non accettata -, culminati nel ricordo di quando il padre, da ragazzino, lo obbligava a denudarsi di fronte alle cugine (pare di capire non solo davanti a loro), per mostrare a tutti il suo piccolo pene. Il giovane Donato – è lui stesso a dirlo, durante la sua piena confessione – si sentiva psicologicamente demolito, come sgretolato, dalla paterna cattiveria (come altro chiamarla, di grazia?). Ancora una volta – e senza alcuna volontà giustificatoria -, siamo lì: il perseguitato di ieri, diventa il persecutore di domani…

Sì, perché è verosimilmente proprio questo, ad essere alla base dell’odio antifemminile di Donato Bilancia (il quale però si faceva chiamare Walter, per nascondere le sue origini meridionali, potentine in particolare): un odio bestiale (bestiale, o umanissimo?), che ha trasformato un uomo da tutti definito gentile e generoso – pur con il vizio del gioco e dei furti, certo -, in una persona capace di ammazzare 17 persone in sei mesi…

 

 

ERNAUX: UN NOBEL OPINABILE

Premessa d’obbligo, per onestà intellettuale: chi scrive, conosce molto poco la neo Premio Nobel per la Letteratura Annie Ernaux; dopo qualche pagina de “L’evento” (2000) – libro in cui rievocava un suo drammatico aborto clandestino nella Francia del 1963, da cui è stato tratto “La scelta di Anne”, film Leone d’oro a Venezia dello scorso anno -, non abbiamo letto più niente di lei.

Che sia un Nobel politico più che letterario, lo hanno però da subito pensato in molti; e nel modo più felpato possibile, lo scrive anche Elisabetta Rasy sul Domenicale odierno del Sole 24 ore (pag.4): è la Rasy, infatti, a scrivere che il conferimento dell’ambitissimo premio “non riguardi (non possa che riguardare, Ndr), oltre al valore dei suoi testi, anche la sua militanza, di libro in libro”.

Militanza femminista che si concretizza in aperta simpatia per il Metoo – e la cosa non ci meraviglia -, ma financo per un tribuno come Melenchon (chissà cosa avrà detto dei guai maschilisti dei suoi più stretti collaboratori…), nonché addirittura per gli estinti gilets Jaunes, come un Di Maio o Di Battista qualunque (anzi, essendo francese, conoscendo i gilets gialli senz’altro un po’ meglio).

Tutte simpatie assolutamente legittime, ci mancherebbe altro: ma non sarebbe meglio che il Nobel tornasse a guardare di più la qualità letteraria intrinseca del premiando (con tutto ciò che di politico, nel senso più alto, ci può e deve essere in un romanzo scritto davvero bene), invece che la militanza di fatto partitica? La scrittura della Ernaux è stata da molti critici – in Francia ne esistono ancora – spesso criticata: ma, evidentemente, si vogliono mandare dei messaggi, attraverso il Nobel. Cosa sacrosanta, per quello della Pace (che, infatti, abbiamo trovato, per tutti i premiati, una scelta eccellente); un po’ meno – parecchio meno, lasciatelo proprio dire – per quello della Letteratura…

 

GIUSEPPE MAZZINI, 150 ANNI DOPO

Cosa resta di Giuseppe Mazzini, a 150 anni dalla morte (1872), in questa nostra odierna Italia? Cosa rimane delle idee di colui che fu amatissimo da molti – in certi ambiti, forse più di Garibaldi stesso, peraltro nato lui stesso fervente mazziniano, poi convertitosi alla causa monarchica -, e detestatissimo da altri (monarchici in primo luogo, per l’ovvio motivo che voleva un’Italia unita, ed al contempo repubblicana)? Diciamocelo subito, e con grande franchezza: ben poco. Quasi niente.

Di quella che fu la sua opera teorica più importante – “Dei doveri dell’uomo!” -, pubblicata nel 1860, cosa volete che resti, in un’Italia in cui sembra che contino solo i diritti, fregandosene tutti, per l’appunto, dei doveri (robaccia ottocentesca, figuriamoci)? Al di là della lettura fascista che ne fu fatta illo tempore (ma da gente come Gentile e Rocco, non proprio da Farinacci o da Starace, eh), quest’opera – destinata agli operai, da uno come Mazzini che era fortemente antimarxista – conserva spunti che sarebbero, anzi sono, quantomai attuali.

Per adesso, aggiungiamo solo un elemento, crediamo assai poco conosciuto anche da chi sa qualcosa dell’argomento: si parla spesso della strumentalizzazione fascista di Mazzini – come detto sopra -, ma “Dei doveri dell’uomo!” era stato reso obbligatorio nelle italiche scuole nel 1903, dal Ministero della Pubblica istruzione. In pieno, pienissimo periodo liberale (inizio dell’era giolittiana, per la precisione: il 1903 essendo l’anno di passaggio fra il Governo Zanardelli ed il primo di quello che passerà alla Historia come “periodo giolittiano”).

Non andremo oltre nello spoilerare su Mazzini: chi vorrà, mercoledì alle 17,30 potrà venire nella meravigliosa Sala storica della Biblioteca comunale, ove lo scrivente – alle 17,30 in punto – terrà una lectio sull’eredità mazziniana a 150 anni dalla morte del filosofo e politico genovese (se sarà magistralis o meno, la succitata lectio, lo giudicheranno i presenti, come sempre).

Nell’occasione, ne approfittiamo per ricordare che il mercoledì successivo (il 19 ottiobre, ore 17,30) si presenterà la biografia di Virgilio a cura del latinista di Unisi professor Lentano, con lo scrivente e Simone Beta dell’Università di Siena ad introdurre il tutto; dopodichè, per finire il trittico d’ottobre in Comunale, il 26 (sempre alle ore 17,30), chi scrive e il buon Gabriele Maccianti discetteranno della Marcia su Roma, con approfondimento sul ruolo dei fascisti senesi in quella occasione.

 

Ps Francesco Ricci è sbarcato in terra di Spagna per portare il suo contributo su Pasolini (in particolare, Ricci si è dilungato sugli anni successivi all’arrivo dal Friuli a Roma di Pasolini, e del suo rapporto con la memoria del periodo friulano): al Museo del Grabado di Marbella, infatti, si è tenuta una serie di incontri dedicato a PPP, e fra i relatori ed artisti c’era anche il docente senese; un bel viatico, in vista del Festival pasoliniano di novembre (dal 7 al 24), del quale a breve si parlerà, con tanto di programma…

10 Commenti su La domenica del villaggio: Bilancia, Nobel, Mazzini

  1. Giuseppe Pallini scrive:

    HA DA VENI’

    Eretico, mi garba sta’ a senti’
    i commenti, che siano in bene o in male,
    dei tuoi lettori, ed io che devo di’?
    Baffone fu un brav’omo o un criminale?

    Dicevano una volta “ ha da veni’ ”,
    tutti quanti i compagni, è naturale,
    i nonni e i babbi dei nostri Piddì,
    sperando che venisse qua quel tale.

    Però nel quarantotto grazziaddio
    tanti italiani vollero votà,
    e tra quei voti ci misi anche il mio,

    per Alcide, l’Italia fu salvata
    e ‘l Fronte si dovette ripurgà.
    I su’ nipoti se la so’ scordata?

    10 Ottobre 2022

  2. Cecco scrive:

    All’epoca della crisi di Cuba i presidenti di Russia e Stati Uniti erano due giganti della storia ovvero Kennedy e Krusciov, oggi francamente Biden e Putin al confronto mi sembrano due raccattati, poi magari il mio è solo un problema di prospettiva e sono forse dei giganti anche questi, però nel frattempo, in attesa che dimostrino la loro grandezza, sono francamente preoccupato. Su Mazzini: il Mazzini triunviro ha contribuito alla stesura della Costituzione della Repubblica romana, magari mi sbaglio, però l’attuale Costituzione italiana ha preso più di uno spunto da quella romana e qui forse si intravede il lascito maggiore di Mazzini ai contemporanei.

  3. GOLDRAKE scrive:

    Caro Eretico, fai benissimo a ricordare la figura di Mazzini, ormai dimenticata: Garibaldi è Garibaldi, è fuori classifica; il Cavour e Vittorio Emanuele II avevano fior di ruoli istituzionali, mentre lui, a parte la parentesi romana, non ha mai avuto nessun ruolo istituzionale. La cosa incredibile è come la sua figura durante la “guerra civile italiana” del 1943-1945 sia stata usata sia dai fascisti che dai più sinceri antifascisti, ma questo penso faccia parte di ciò che dirai in biblioteca…

  4. Yama figlio di Mefisto scrive:

    É totalmente off topic ma riguarda il territorio senese in degrado irreversibile. Da una settimana la motorizzazione di Siena (ente pubblico!!!!) non fa immatricolare veicoli perché uno ha…… il Covid. Finché non verranno eliminati certi gangli cancerogeni il declino sarà inesorabile.

    • quello di gracciano scrive:

      Dillo a me…è una settimana aspetto una targa per un mezzo uso lavorativo,rimetto 3-400 euro al giorno a causa di questi burocrati maledetti

  5. Vedo nero e basta scrive:

    La cultura ci salverà o almeno lo dovrebbe fare. La mia dolce metà è devota cristianamente e quindi mi ha convinto a ritornare a Loreto cosa che ho accettato con la condizione però di visitare la vicina Recanati (a km. 6); cosa accettata senza riserve perché anche lei è anche ammiratrice del Recanatese. Mi sono preso un po’ di messe e fatto visite alla Casa Santa sono un osservante poco fanatico e molto critico, ma alla fine mi sono trovato bene. Poi c’è quel detto “Se credi prega, se non credi, ammira e se sei uno sciocco, scrivi il tuo nome sul muro” che va bene per ogni occasione. Alla fine siamo andati a Recanati che l’ho trovata sempre bella abbiamo visitato tutti i luoghi leopardiani dal “Colle dell’Infinito” alla “Torre antica” del passero solitario. Era una bella giornata ottobrina e l’atmosfera era ideale per meditare sui versi delle Sue poesie e guardando il panorama dal Colle stavolta ho capito la bellezza del panorama che vi si vede. L’altra volta era un caldo terribile avevo il sole a picco ed una brutta foschia copriva il mare delle vette appenniniche; stavolta si vedeva tutto chiaramente ed il risultato era ottimo. Poi la libreria di Casa Leopardi; certo per quei tempi era un pozzo immenso di sapere; c’erano opere di mille argomenti e capisco la bramosia del Leopardi a leggerli ogni giorno, considerando il suo carattere e la sua malattia è stato un buon e sanifico sfogo ai suoi problemi. Ho letto nel libro che il padre era molto severo, ma anche la madre non scherzava perché era molto tirchia ed anche nel cibo lesinava moltissimo la quantità, una dietologa fanatica. Ho visto la chiesetta da dove uscivano dopo la messa gli abitanti, compresa la donzelletta, e la piazza dove si svolgeva la vita del paese. Ho comprato ovviamente il libro su Recanati e qualche magnetino con le massime tratte dallo Zibaldone e del paese. Tutto bello fino a che è arrivata una masnada di ragazzotti che tra smartphone e cuffiette varie con annesso coro rap del proprietario, hanno sciupato l’atmosfera. Un insegnante un po’ stanco spiegava l’importanza del luogo, ma a parte i pochi più vicini a lui che lo ascoltavano, gli altri erano in un’altra dimensione. Peccato perché anche se nel momento non sembra, avere un po’ di cultura, conoscere il nostro passato potrà essere utile in futuro. Hanno perso una bella occasione di vera vita.

    • Eretico scrive:

      Caro Vedo nero,
      interessanti le tue considerazioni su Recanati e sui Leopardi (la madre Adelaide, più che altro, era una autentica fanatica, rigorista, cattolica: una di quelle che si augurava la sofferenza dei figli, per far loro meglio espiare i peccati): sei dunque pronto per il mio libro su Leopardi (ancora qualche settimana-mesetto però ci vuole)…

      L’eretico

  6. Anonima perplessa, e anche un po' incazzata scrive:

    Non mi sorprende che nessuno dei tuoi follower (tutti maschi, dico bene?) abbia commentato il Nobel alla Ernaux. Come te non entro nel merito delle capacità letterarie ( per carità, il Nobel alla letteratura lo hanno dato perfino a gente che a stento a finito la scuola dell’ obbligo!), piuttosto mi interessa l’argomento aborto e la leggerezza con cui viene affrontato, anzi no, l’idiozia proprio. È l’ennesimo stratagemma maschilista per ingannare le donne. Prima Ve le portate a letto (senza preservativo ovviamente, è più divertente) e poi le spedite in sala operatoria a farsi fare un bel raschiamento delle ovaie. Un esperienza devastante fisicamente e psicologicamente.Ma avete inventato l’espediente della “emancipazione”. Bravi. Avete convinto una intera generazione di femministe che farsi scopare e poi andare ad abortire fosse da donne emancipate. Che tristezza. Che orrore. Non riesco ad immaginare niente di più fascista. Ma non vi vergognate mai voialtri??

    • Anonima perplessa, e anche un po' incazzata scrive:

      ..mi scuso per gli errori di ortografia, scrivo dalla minuscola tastiera di un telefonino che funziona anche poco bene :)

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