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La domenica del villaggio: Enea, eroe per tutte le stagioni

 

Si torna oggi, finalmente, alla rubrica domenical-culturale del blog, prima di rituffarci sulla politica e sul Caso Rossi (che poi sempre di politica, oltre che di soldi, si parla); ci sono molti arretrati da smaltire, ma in questa plumbea domenica novembrina non possiamo esimerci dall’affrontare un percorso dedicato – fra pittura, letteratura, historia ed in qualche modo anche attualità – ad Enea, l’eroe troiano che lasciò Troia in fiamme, per approdare sulle coste laziali e fondare la futura Roma…

 

ENEA, UN EROE ATTUALE ( MA ANCHE DURANTE IL FASCISMO)

Il pius Enea sta vivendo una seconda giovinezza: pur mai tramontata, la sua figura pare essere la più attuale fra quelle non solo dell’Eneide, ma anche di gran parte della Letteratura classica tout court, epopea omerica inclusa.

Come ricordato ieri sera con il consueto acume da Alessandro Fo – forse il massimo latinista italiano vivente -, in un incontro, assai partecipato, svoltosi all’interno della Pinacoteca, Enea e la sua iconografia classica (con il pater Anchise sulle spalle, ed il figlioletta Ascanio-Julo per mano, mentre la moglie Creusa deve uscire di scena per esigenze di copione) negli ultimi anni sono diventati testimonial della resilienza antiCovid, con i giovani che si prendono cura degli anziani (non è proprio andato tutto bene, va detto), ovvero della temperie dei migranti, giacché in effetti lui stesso tale è (“fato profugus”). Di certo, Enea è l’uomo – giovane e forte -, il quale si trascina in spalle il passato che ormai necessita di aiuto (il pater Anchise), ed il figlio, il quale è troppo piccolo per essere di aiuto.

Oggi, in conclusione, pare un eroe politicamente corretto (ed è pur sempre figlio di Venere, ricordiamocelo!), ma la cosa è come sempre ben più complessa e variegata: Enea fu ampiamente tirato per la giacchetta – in senso sfacciatamente propagandistico – anche durante il ventennio fascista, visto che il Duce si autorappresentava come il novello Augusto, e dunque Enea aveva in qualche modo aperto la strada anche a lui. Enea protofascista, dunque, per il Minculpop: curioso, no?

 

ENEA IN PINACOTECA

In Pinacoteca, tra l’altro, si trova un piccolo capolavoro ad opera dell’urbinate, di inizio Cinquecento, Girolamo Genga: Enea che fugge da Troia; la scuola è quella di Raffaello, e Pandolfo Petrucci, il Magnifico per intendersi, chiamò il Genga per farsi affrescare il salone più bello del suo palazzo, nell’attuale Via dei Pellegrini (oggi privato, come ben si sa: oppure no?).

Tipica opera di inizio XVI secolo, all’insegna dell’horror vacui, quella dell’urbinate: piena zeppa di tutto ciò che ci poteva essere (Troia in fiamme, sullo sfondo, con il cavallo dell’inganno annesso; soldati, sia fanti che cavalieri; in basso a destra, financo una scimmia, giusto per non farsi mancare alcunché), con al centro ovviamente il tris d’ordinanza (Enea, Anchise, Ascanio), e la povera Creusa che si agita in modo scomposto.

Perché l’eroe troiano era certo pius, ma – per volere dei Fati o per altro -, le donne le faceva soffrire sul serio, fino agli esiti più devastanti: chiedere a Creusa e soprattutto Didone, se del caso…

 

ENEA ERA UN TRADITORE?

Mentre Ilio è in fiamme, mentre il grande Re Priamo viene massacrato da Pirro Neottolemo – figlio di Achille, buon sangue non mente -, mentre gli achei fanno quello che tutti i vincitori da sempre fanno sui vinti (vedasi i russi oggi in Ucraina, per dire), ecco che a questo punto si pone un interrogativo davvero cogente: Enea, in fuga con i suoi cari (a parte Creusa), non si potrebbe forse considerare un traditore del suo popolo e della sua Patria, per Zeus (è proprio il caso di dire)?

Sappiamo Virgilio come affronti la delicatissima questione: è Ettore stesso – l’eroe patrio per antonomasia, figlio del re Priamo – ad apparire in sogno, dicendogli di fuggire, per portarsi dietro e mettere in salvo i Penati: per garantire almeno una certa continuità della Patria, insomma (come quando Vittorio Emanuele III abbandonò Roma nel 1943, dicendo di volere garantire la continuità statuale, verrebbe da chiedersi?).

Come ci dice il professor Mario Lentano – nel suo eccellente saggio su “Virgilio “(Salerno editrice, 2022), presentato il mese scorso in Comunale, dallo scrivente e dal grecista Simone Beta -, però, nel V secolo a. C. in effetti venne fuori una variante, di ambito greco ma recepita anche da ambienti romani, secondo la quale Enea, in compagnia di alcuni notabili troiani, si sarebbe accordato con i greci: tradendo sfacciatamente Troia per garantirsi la salvezza – sua e dei cari -, nonché addirittura una quota del bottino del saccheggio.

“Variante distruttiva per l’immagine tradizionale dell’eroe, inaccettabile soprattutto ora (Augusto regnante, Ndr) che il mito di Enea era diventato anche la storia sacra della famiglia regnante a Roma” (op. cit., pag. 139).

Già può, al giorno d’oggi, sembrare curioso che il fondatore di un futuro Impero – e che Impero! – fosse un profugo (“fato profugus”); anche traditore, e per soldi, della sua Patria di origine, quello proprio no, eh…

 

Ps Il Festival pasoliniano organizzato da Francesco Ricci – iniziato con pieno successo di partecipazione lunedì scorso -, dopo la sua prima, intensa, settimana di attività, continua sin da domani, lunedì: alle 17,30 – nella meravigliosa Sala storica della Comunale -, dopo i saluti presidenziali, ci sarà il “corpo a corpo” con Pasolini del pirotecnico scrittore e critico Antonio Moresco.

 

 

13 Commenti su La domenica del villaggio: Enea, eroe per tutte le stagioni

  1. IL SACCENTUZZO scrive:

    Caro Eretico,
    ottimo pezzo, sono contento che tu abbia ripreso con la Cultura, anche se un tema come quello del Caso Rossi è meritoriamente da portare avanti come solo tu hai la capacità di fare.
    Veniamo al pius: va bene che era un migrante, un fato profugus, però va anche detto che quando è arrivato in terra lazial-italiana lui lo spazio se l’è guadagnato (lo faccio per provocare un po’, lo ammetto, altrimenti che saccentuzzo sarei?)….

    Grazie ancora per lo stimolantissimo blog

  2. Paolo Panzieri scrive:

    Effettivamente il pio Enea è senz’altro un eroe molto politically correct.
    Sennò alla fine che pio sarebbe?
    Per questo è senz’altro il più antipatico del mazzo.
    Sempre perfettino, con la mammina diva, bella oltre misura più di Belén, sempre pronta a tirarlo fuori dai guai.
    Niente scatti d’ira come il Pelide Achille, scherzi da prete stile Ulisse, ma pure senza il senso del dovere e di sacrificio del compianto Ettore, l’eroe vero.
    Enea in realtà è un vigliacco: fugge. Se vogliamo, come Archiloco, abbandona lo scudo (tanto ne avrà un altro … il mondo è pieno di scudi) e vive, magari per combattere il giorno dopo. Quindi, alla fine ha ragione lui.
    Qui, però, casca l’asino.
    E’ vero che si carica il padre e salva il figlio, ma abbandona al suo destino (in verità mi pare con lo zampino della mammina stessa) la moglie Creusa.
    Tutto ciò – parrebbe – non senza il secondo fine di poter visitare da sigle tutte le sponde accessibili del mar nostrum, intrattenendosi allegramente con tutte le miss (la più famosa miss Cartagine) che gli capitavano a tiro.
    Quindi, in realtà un abietto maschilista, sciupafemmine impenitente, che se ci fosse stato il me too (… mihi etiam?) probabilmente avrebbe fatto la fine del Principe Andrea di Inghilterra.
    Alla fine di tutto questo “peregrinare” è corretto dire che diventa un profugo.
    Ma un profugo vero, senza più una patria, mica un migrante … che si salva dalla morte con le sole proprie forze.
    In quel tempo, infatti, Soros, peraltro già in là cogli anni, viveva ancora in Palestina, si occupava solo di sesterzi e non aveva ancora inventato le ONG.
    Absit iniuria verbum (si fa per scherzare).

  3. Mandrake scrive:

    Caro avvocato, il suo è un bel divertissement, arguto e a tratti spassoso.
    Vorrei però che, una volta per tutte, mi spiegasse che male ha fatto all’umanità Soros. Che sia pieno di soldi, lo diamo per scontato. Che li possa usare come meglio crede, direi lo stesso. Non frequentando certi siti e certi social, queste malefatte di Soros però mi sfiorano e basta: mi potrebbe aiutare Lei?

    • Paolo Panzieri scrive:

      Caro Mandrake, guarda questa sua intervista, mi pare si presenti da solo
      https://www.youtube.com/watch?v=1TY9dABGkuM
      Se scavi in rete (sempre con spirito critico) trovi tutto …
      Quindi, a parte quando finanzia Emma Bonino (ognuno, come dici tu, butta i soldi come crede), quando uno così pretende di fare anche il filantropo – se permetti – prendo muro.

    • Gp scrive:

      Soros ha ricevuto diverse condanne per le sue speculazioni. Mi ricordo in particolare Francia, Indonesia (ergastolo) e Malesia (condanna a morte). Credo che si possa tranquillamente definire criminale o delinquente.

  4. Pierpaolo scrive:

    La colonna sonora del PD sempre più vincente è bella ciao! Garantisce Occhi di Tigre!

  5. UNO DEL PD scrive:

    Insomma, Enea era un “fato profugus”: ma nell’Italia di allora non c’era il tandem delle meraviglie Meloni-Salvini a dettare i tempi, c’era solo Turno, re dei Rutuli (se ben ricordo dai tempi della scuola). Robetta…

    • Gp scrive:

      Speriamo che Erdogan non rivendichi il Lazio in quanto terra promessa da Afrodite al caro figliolo.

      • Paolo Panzieri scrive:

        Proprio adesso che il fratello di Montalbano re dei Rotoli (di mascherine) ha abdicato !!!
        A rischio di ratto (per tacer di cinghiali, pantegane e gabbiani) pure le Sabine (Guzzanti).
        Due del PD
        :-)

  6. Pierpaolo scrive:

    Ottime le decisioni del governo, ma non ancora abbondanti! Inoltre ritengo molto divertente la vicenda del tizio con gli stivali fangosi…

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