Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Pasolini ed il calcio (e 3 Ps, amari) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Pasolini ed il calcio (e 3 Ps, amari)

 

Reduci dal primo festival pasoliniano “Un giorno d’autunno”, tenutosi a Siena dal 7 al 24 novembre, in sinergia fra Biblioteca comunale, Santa Maria della Scala e cinema Pendola (che festeggia i suoi primi 40 anni, auguroni!), non possiamo non scrivere qualcosa su Pier Paolo Pasolini; il Direttore artistico Francesco Ricci ha organizzato un evento “proteiforme” (alla Pasolini, dunque!), il quale, fra l’altro, ha riscosso un grande successo di pubblico: anche superiore a ciò che, quantomeno lo scrivente, si aspettava.

Impossibile in un solo pezzo, all’interno della rubrichetta cultural-domenicale del blog, rendere conto di tutto, o anche solo di quasi tutto; oggi dunque buttiamo là un paio di spunti su cui lo scrivente ha detto, in buona compagnia, qualcosa, e poi si vedrà di dare conto di almeno parte del resto. E visto che siamo in pieno clima da Mondiale, buttiamoci sul calcio, suvvia…

 

PASOLINI ED IL CALCIO: UN GRANDE AMORE (NON SCONTATO)

A Pasolini sarebbe piaciuto l’odierno calcio? Non è elegante, e soprattutto corretto, tirare per la giacchetta chi non c’è più (e dal 1975), lo sappiamo bene: ma d’altro canto, davanti ad intellettuali come lui, come si fa a non farlo, di grazia?

Alla fine dell’incontro in Comunale del 16 novembre – con Francesco Ricci ed il brillante divulgatore sportivo Riccardo Lorenzetti -, ce lo siamo chiesti; la risposta – applicando le idee pasoliniane sul consumismo al tempo presente – è stata decisamente negativa: a PPP non piacerebbe il calcio schiavo delle esigenze televisive, e verosimilmente non potrebbe amare il fatto che un Mondiale si svolgesse in un luogo, in cui non c’è proprio spazio per l’omosessualità.

Pasolini, fu tifoso del Bologna, e non solo perché era nato nella città felsinea, il 5 marzo del 1922; arrivato a Roma (1950), in qualche occasione frequentò la Curva Sud, e restò ammirato dalla passionalità e veracità dei tifosi romanisti, pur restando sempre tifoso del Bologna.

L’intellettuale bolognese, però, fu soprattutto un giocatore, un praticante: appena poteva, si metteva i pantaloncini e giocava. Giocava nelle pause dei film di cui era regista, fu fra i fondatori della Nazionale dello Spettacolo, l’embrione della Nazionale cantanti. La sua maglia era di solito la numero 11, e quando partiva verso la porta avversaria, erano problemi per i difensori avversari.

E siccome Pasolini è Pasolini, ecco – tratta da “Il calcio secondo Pasolini” di Valerio Curcio, uscito per Aliberti – cosa pensava del calcio femminile, allora agli albori: “un esempio di mimetismo, anche un po’ scimmiesco”…

 

 

L’ULTIMA RAPPRESENTAZIONE SACRA

Per Pasolini, c’erano essenzialmente tre differenti tipi di calcio: quello nordico, che era un calcio sostanzialmente in prosa; quello latinoamericano, il quale era in poesia; infine, quello italico, capace di mescolare ed amalgamare entrambi i modelli predetti, spesso in modo vincente.

Soprattutto, il calcio era per lui una autentica rappresentazione sacra, la quale doveva avere, in quanto tale, le sue liturgie, i suoi passaggi obbligati: gli orari (figuriamoci l’odierno, dilatato, spezzatino, sic); i suoi sacerdoti, uomini del popolo come i poliziotti a Valle Giulia; i suoi fedeli, pronti ad accalcarsi negli stadi come in una chiesa il giorno del Natale (oggi, nei negozi per il Black friday…).

In più, va ricordato che PPP – classe 1922 – era cresciuto, da adolescente, nel mito dei due Mondiali di fila vinti dalla più fascista delle Nazionali: quella del 1934 (Pasolini 12enne), piena zeppa di oriundi; quella del 1938 (in piena adolescenza pasoliniana), composta quasi tutti da italiani.

Coloro i quali hanno una cinquantina di anni, quindi hanno vissuto l’epopea del 1982, possono rendersi conto di ciò che voglia dire vincere un Mondiale nel periodo della vita in cui il gioco del calcio può risultare sport totalizzante, frutto di passioni veementi e furenti: anche se, poi, uno perde un po’ la fede, in qualche modo alla fine resta sempre praticante, in casi come questi…

 

IL CORPO DI PPP: UN UNICUM

Il corpo, la fisicità intrinseca di PPP: un argomento che non può non colpire, per svariati motivi; Pasolini è l’unico intellettuale italiano del Novecento (terrei fuori D’Annunzio, per vari motivi) ad avere un corpo autenticamente, genuinamente atletico; a 53 anni, nell’anno della morte, è un corpo asciutto, senza un filo di quella pancetta che colpisce “senza spirto di pietade alcuno” la stragrande maggioranza dei coetanei, di ieri come di oggi; dalle di lui foto, poi, si notano addominali davvero ben forgiati. Fosse stato un intellettuale anglosassone (o giapponese, vedasi il caso limite di Mishima), non ci sarebbe stata alcuna stranezza: ma Pasolini era italianissimo, nato e cresciuto come era fra i tre poli Bologna-Friuli (Casarsa)-Roma. E ciò fa di lui una assoluta – corporale, per l’appunto – eccezione.

L’attività fisica, vista come un cascame fascista, era non solo abitualmente trascurata da scrittori e poeti italiani post 1945, ma non di rado dileggiata, quantomeno in maniera implicita (elemento peraltro, almeno in parte, presente anche nell’Italia liberale, vedasi Giolitti e ciò che diceva contro il ciclismo e la sua pratica): come sempre a casa nostra, si doveva buttare, oltre all’acqua sporca, il bambino…

E la beffa toccata in morte a Pasolini è stata questa: il più bel corpo (nonostante la bassa statura) della Letteratura italiana novecentesca, è stato – per un autentico contrappasso – proprio quello che ha avuto in sorte, nel momento finale, la devastazione più drammatica, devastante ed oltraggiosa, fino a sfigurarlo…

 

Ps 1 25 novembre: Giornata internazionale contro la violenza sulle donne; del tutto benemerita, sia ben chiaro, ma con troppe buone e vane parole di circostanza. Il modello inglese pare essere l’unico pagante (ma non seguito in Italia): la donna che denuncia deve avere subito a sua disposizione una casa pubblica – protetta e segreta -, in cui potere andare, almeno per qualche tempo. Tutto il resto, sono purtroppo poco più che chiacchiere.

Ps 2 Holodomor: 90 anni fa, Stalin iniziava a prendere il popolo ucraino per fame, con milioni di morti criminalmente indotti (e cannibalismo annesso, in preda alla disperazione); dopo 90 anni esatti, Putin cerca di prendere l’Ucraina con il buio ed il freddo. La Historia si ripete, e non marxianamente in farsa: sic et simpliciter da tragedia a tragedia. Qui nessuno vuole essere russofobico o vietare Tolstoj, ci mancherebbe altro: ma c’è sempre la Russia, a generare morte e distruzione contro l’Ucraina, non il contrario…

Ps 3 Ischia: le immagini le hanno viste tutti, da ieri, e l’espressione “tragedia annunciata” è il minimo sindacale. Fra una settimana o due, non se ne parlerà più (come dopo il terremoto del 2017), e si ripartirà con un Di Maio qualunque a difendere il condono d’ordinanza. Sempre ricordando che il Caso Ischia è una autentica bazzecola, rispetto a ciò che – nell’indifferenza totale di tutti, a partire dai residenti – accadrà prima o poi, allorquando si ripeterà ciò che per l’ultima volta accadde nel 1944: lo “sterminator Vesevo” che torna a fare ciò che sa fare, che deve fare. Che ne sarà del mezzo milione di persone che vive nell’area circumvesuviana? Si ha l’ardire di pensare che ci sia la concreta capacità di fare allontanare quel numero di cittadini, in modo ordinato e razionale, in una manciata di ore? E la domanda – si badi bene – non è SE accadrà; la domanda è relativa solo al QUANDO, l’ecatombe vesuviana accadrà…

8 Commenti su La domenica del villaggio: Pasolini ed il calcio (e 3 Ps, amari)

  1. Paolo Panzieri scrive:

    Holodomor, uno dei motivi per i quali non basta essere antifascisti, ma occorre essere per forza anche anticomunisti.
    Qualunque ideologia o religione consideri la vita umana spendibile, sacrificabile, non rileva se in funzione di una società utopica, del reich del millennio o di un paradiso in terra (oppure in cielo), non solo è criminale, ma racchiude in sè come minimo una enorme presa per il culo ai danni della gente.
    La storia purtroppo lo insegna.
    Basterebbe farne tesoro.

    • Cecco scrive:

      Occorre per forza essere anticapitalisti, in nome del dio denaro sono stati commessi i crimini più atroci: sterminate le popolazioni indigene dell’America, commercio di esseri umani per farne degli schiavi dall’Africa, costretti bambini a lavorare nelle insalubri fabbriche, saccheggio delle risorse del continente africano, colpi di stato finanziati dagli Usa di governi democraticamente eletti, primo tra tutti il Cile di Allende, invasi paesi sovrani solo perchè non allineati agli standard “democratici” dell’Occidente, forse ci siamo già dimenticati dell’Iraq e della Libia, per non parlare del disastro ambientale provocato dalla contorta logica del profitto ad ogni costo che ha portato tutti verso il baratro. L’elenco dei crimini commessi nel nome della democrazia, del libero commercio,della libertà d’impresa e della difesa ad oltranza della proprietà privata non ha fine! Eppure nessuno sano di mente oggi potrebbe pensare che la democrazia è un crimine (nonostante per esempio Robespierre ed il terrore), semplicemente perchè si basa sul principio che il potere deve essere nelle mani dei rappresentanti del popolo e non di un re o di un tiranno. Il comunismo ed il socialismo, condannabili quanto vuoi nelle loro applicazioni reali, si basano sul principio dell’uguaglianza degli esseri umani, o almeno dei loro bisogni primari. Il nazismo ed il fascismo, degenerazioni del socialismo stesso, hanno nella loro costituzione il principio di superiorità di nazione (o peggio di razza) rispetto alle altre: se permetti qualche differenza, almeno nei principi, c’è. Cecco

      • Paolo Panzieri scrive:

        Caro Cecco,
        Il capitalismo è certamente migliorabile, ha i suoi problemi e su questo siamo tutti d’accordo.
        Probabilmente, però, è stato ed è il male minore.
        Lo so che è un concetto triste ed impopolare, però ci ha consentito e per adesso ci consente di vivere abbastanza degnamente e di usufruire di qualche importante libertà.
        Il fascismo è stato ed il comunismo è stato ed è parecchio peggio.
        Per esempio in Cina ci avrebbero già arrestati tutti e magari deportati in un covid lager, a cominciare dall’Eretico, soltanto per aver manifestato qualche dubbio rispetto al pensiero dominante ed omologato di stato …
        Non interessa molto, quindi, fare classifiche o paragoni oppure facili distinguo tra azione e reazione, problema attuale o superato, tra religione vera o falsa.
        Dammi retta rifiutiamo tutto, che è meglio.

  2. Francesco Ricci scrive:

    Caro Raffaele, credo che abbiamo messo su davvero un Festival interessante, insieme al Comune e a toscanalibri. Essendo io parte in causa, mi astengo dal dire che è stato un bel Festival (le presenze certamente ci premiano). Interessante, però, sì, lo è stato, lo posso dire, perché abbiamo toccato diversi aspetti della figura e dell’opera del grande artista, chiamando esperti anche molto distanti tra di loro per formazione e per pensiero. Per me fare cultura significa questo. E so che anche per te è la stessa cosa.

    • Eretico scrive:

      Caro Francesco,
      non posso che associarmi: come ho già detto pubblicamente e scritto sul blog ieri, il Festival è stato un successo pieno (ed io stesso non ho potuto partecipare agli eventi extra-Comunale, unfortunately).
      Pluralità di interventi e di intervenuti, divulgazione alta, ammirazione per l’intellettuale PPP senza però farne agiografia (la quale lasciamo volentieri alle Chiese, religiose o politiche che siano): queste le chiavi del successo degli incontri in Sala storica.
      E soprattutto, nonché infine: a nessun relatore è stata negata la piena libertà di dire tutto ciò che aveva da dire, il tutto si è svolto nella più assoluta libertà di pensiero, spesso sconfinando nel presente. In questa città – come sai – anche a livello prettamente culturale (non parliamo di altro), non è sempre stato così…

      L’eretico

  3. Roberto scrive:

    Lega, Fratelli e 5S uniti per il popolo sovrano (gli altri si accodano?):

    “”Mentre il governo sforbicia il Reddito di cittadinanza, taglia lo sconto sul caro benzina, destina le briciole alla sanità (2 miliardi già mangiati dall’inflazione), gli onorevoli si sono regalati, senza troppa pubblicità, un maxi-bonus per comprarsi tablet, smartphone, schermi a 34 pollici, Airpods e pc.
    La determina di Montecitorio è stata firmata giovedì scorso, il 24 novembre, dai questori della Camera. Giusto un mese prima di Natale. In calce ci sono le firme di tre deputati: Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia, Alessandro Manuel Benvenuto della Lega e Filippo Scerra del M5S””.

    Quando si tratta di privilegi so tutti uguali.

  4. UNO DI STROVE scrive:

    Mi associo molto volentieri ai peana sul Festival: ho partecipato ad un paio di incontri (Moresco e quello della Zecchi), uno più interessante dell’altro.
    Ascoltando Moresco in particolare, ho notato che l’intellettualità di sinistra continua a difendere il lato davvero più impresentabile di Pasolini: che non è certo l’omosessualità in quanto tale, figuriamoci, ma il fatto che usasse il suo potere (notorietà) e soprattutto i suoi soldi per avere “buona compagnia” da giovani poveri se non poverissimi. Marx scriveva dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, si vede che Pasolini non era marxista ortodosso…

  5. Roberto scrive:

    AUmento prezzo benzina.

    + 12 centesimi dalla sera alla mattina!!!

    Aumento dovuto alla fine dello sconto su accise deliberato da quell'”aguzzino” di Draghi.

    E nessuno osa fiatare, “giornaloni” in testa, per non parlare dei classici giornalini di destra, o l’urlatore di TG 4.
    Della serie non disturbate il manovratore.

    Ma al governo sbaglio o ci sono quelli che urlavano contro le accise, che le volevano azzerare?

    Amici del Blog, tutti contenti di pagare ?
    Meloni, che fai?

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