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La domenica del villaggio: Olmi, Berlino e i gelati della Madia…

- 09/11/14

 

Questa domenica ci occupiamo dell’ultima fatica di Ermanno Olmi (“Torneranno i prati”), poi del 9 novembre in Germania (e PER la Germania), nonché del caso giornalistico della settimana: la didascalia di Alfonso Signorini sul gelato mangiato dalla Madia. Per concludere, la pillola di saggezza di La Rochefoucauld.

 

“TORNERANNO I PRATI”

 

Premesso che Olmi è un maestro riconosciuto del cinema italiano, e da decenni; premesso ancora che questo suo ultimo film possiede qualità indubitabili (la fotografia, per esempio; la musica, affidata a Paolo Fresu; la recitazione, da Santamaria in giù); aggiunto infine che il film è un esempio di ricostruzione di un microcosmo (un avamposto di alta montagna sull’altopiano di Asiago, tra i 1.100 ed i 1.800 metri!) di rara efficacia, si può scrivere – senza temere la lesa maestà – che “Torneranno i prati” è un film che non convince fino in fondo, per non dire che delude?

Come quando si va al ristorante, si mangia davvero bene, ma alla fine ci si alza con ancora l’appetito: così al cinema, dopo la visione della pellicola. Raramente ho visto così tante persone restare fino all’ultimo, ultimissimo dei titoli di coda: avevano ancora fame, evidentemente non erano per niente sazi.

Una considerazione di ordine generale va fatta: il film non mostra niente di più di ciò che già al cinema si è visto sulla Grande Guerra (“Orizzonti di gloria”, fra tutti), ma soprattutto – duole dirlo – non è un film né originale, né coraggioso.

Mi spiego: “Uomini contro” di Francesco Rosi (nei Settanta) rompeva, spezzava il tabù della mitologia agiografica della Grande Guerra (ancora, allora, fortissimo), sfrondandola di ogni orpello di vuota e stantìa retorica. L’interpretazione di Gian Maria Volontè, le scene con gli atti autopunitivi dei soldati in cerca di congedi, fecero epoca.

“Torneranno i prati”, da par suo, contro quale retorica vorrebbe combattere, in un paese in cui l’unica cosa che vince è l’ignoranza, è l’oblio, su questo come su altri fondamentali passaggi storici?

Fare gli antiretorici (a costo zero), essendo del tutto allineati alla vulgata corrente (appunto antiretorica a sua volta, rispetto a ciò che c’era fino ai Settanta): questo, e niente di più, fa Olmi.

Che fa vedere – con maestria e poesia, sia chiaro –  l’orrore della trincea, facendo di ogni soldato o ufficiale un unico fascio: omettendo di comunicare che c’erano, in quel crogiuolo multiregionale, anche persone che ci erano andate volontarie, in trincea (anche di Sinistra, vedi l’interventismo democratico, e si pensi a figure come Gaetano Salvemini e a molti altri). Non c’erano solo i pur maggioritari contadini, che non vedevano certo l’ora di a casa tornare.

E poi, a mo’ di inciso finale (Olmi non c’entra, in questo caso!): perché continuiamo a dire che siamo nell’anniversario della Grande Guerra? Noi siamo entrati il 24 maggio 1915: c’è ancora tempo, prima di celebrare…

 

IL 9 NOVEMBRE TEDESCO

Grandi celebrazioni per il crollo del Muro di Berlino, a 25 anni di distanza: profluvio di commenti ed analisi, come prevedibile e giusto. Noi, da feticisti delle date, rimarchiamo quanto segue:

9 novembre 1989: crollo del Muro di Berlino, prodromico alla riunificazione delle Germanie ed alla fine della Cold war;

9 novembre 1938, Kristallnacht (Notte dei cristalli): la prima azione, coordinata e sistematica, di violenza nazista contro gli ebrei, prodromica alla Shoah;

9 novembre 1923 (con inizio la sera dell’8, per la precisione): data del putsch della birreria (fallito tentativo hitleriano di prendere il potere, con dieci anni di anticipo).

9 novembre 1918: giorno della fondazione della Repubblica di Weimar, poi abbattuta dal nazismo al potere.

Ditemi voi se non sono combinazioni…

 

PREMIO MARIOTTI: ALFONSO SIGNORINI

Per spirito di anticonformismo, verrebbe quasi da lodarlo, ma in effetti il modus operandi giornalistico del Direttore del berlusconiano “Chi” è davvero indifendibile: l’allusione – chiaramente sessista – sul modo di mangiare il cono della Madia è tale.

Il Premio Walter Mariotti della settimana non può che essere suo.

Piacerebbe però che gli stessi che giustamente fustigano Signorini oggi, nel 2008 avessero tuonato contro la scelta (veltroniana, veltronianissima) di portare in Parlamento una giuliva giovanotta che si vantava della sua incompetenza.

 

LA FRASE DI LA ROCHEFOUCAULD

“Sono rari i difetti che non siano più perdonabili dei mezzi di cui ci si serve per nasconderli”.

3 Commenti su La domenica del villaggio: Olmi, Berlino e i gelati della Madia…

  1. SENESE CONTROCORRENTE scrive:

    Mentre salivo una delle tante strade ripide di Siena mi è venuto un pensiero consolatorio per la fatica che stavo facendo in quel momento. Pensavo che meno male Siena è tutta in collina e che non ci sono torrenti impetuosi che la attraversano perchè con gli amministratori che abbiamo avremmo fatto di sicuro una fine simile a Carrara, Genova ed altre località attualmente colpite dal maltempo. Questo mi ha aiutato molto ad arrivare di buon umore in cima alla salita.

  2. Eretico scrive:

    Lo sai che ho fatto lo stesso, identico ragionamento anche io, e più volte?
    Meno male che la Diana è una chimera…

    L’eretico

  3. Marco Saletti scrive:

    Un breve commento al suo articolo su “Torneranno i prati”: avendo assisto alla presentazione del film, ho potuto anche ascoltare l’intervista ad Ermanno Olmi. Mi sembra che l’intento di Olmi, come si evince dalle sue parolenel corso dell’intervista, sia quello di chiedere scusa a quei morti e a non far cadere nella dimenticanza e nell’oblio il dramma di una intera generazione di ragazzi per lo più ignari di quello che andavano a fare e decimati da una carneficina di così immani proporzioni. Lei che è insegnante così attento alla storia proponga la visione di questo film ai suoi studenti che potranno riflettere su un evento così impattante anche da un punto di vista emotivo.
    E mi raccomando, in particolare alle Istituzioni, un piccolo sforzo: nel 2015 più che celebrare un evento riflettiamo sul significato di questa guerra ricordando con grande rispetto ad ammirazioni i nostri nonni che l’hanno combattuta.

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