Eretico di SienaIl mercoledì scolastico: lo scrutinio (ed il Valentini) - Eretico di Siena

Il mercoledì scolastico: lo scrutinio (ed il Valentini)

- 04/02/15

 

Dopo il letarghino invernale, torniamo a parlare e scrivere di scuola, con la rubrica ad hoc: tempo di scrutini, questi di inizio febbraio. Scrutini ormai 2.0: lontani, superati i tempi delle schede da copiare, a guisa di amanuensi scolastici, in qualche classe divenuta scriptorium alla bisogna.

Oggi il coordinatore legge la schermata, magari si crea qualche discussione sul voto di Comportamento, e tutti a casa: a mano, resta giusto da compilare l’immarcescibile Verbale, quello sì del tutto identico a quello di una volta.

Ma è soprattutto un altro aspetto, ad essere cambiato: la scuola 2.0 ha ucciso l’attesa. Ormai i genitori (ed i ragazzi stessi) vedono on line i voti assegnati, dunque in linea di massima già immaginano i voti che toccheranno ai loro pargoletti: il massimo di glasnost, il minimo di suspence. Abbiamo ucciso Babbo Natale e la Befana insieme.

Meglio oggi, oppure si stava meglio prima? Il dibattito è aperto, come sempre; non volendo passare per passatista aprioristico, me la cavo così: che i genitori sappiano – ora per ora – cosa viene insegnato ai loro figli, è cosa buonissima e giustissima (nonché misura antifannulloni: se uno scrive di avere spiegato l’Assolutismo di Luigi XIV alla tale ora, ed invece non l’ha fatto, adesso può essere giustamente sbugiardato, come è appunto giusto che sia); quanto al fatto che ogni genitore debba sapere il voto del figlio, qualche “igienico dubbio” lo nutro, citando don Benedetto Croce.

Torniamo allo scrutinio, cioè a quando il docente diventa giudice – implacabile ed inappellabile – della sorte del discente.

Eh, sì: in una società in cui spesso (non sempre, fortunatamente) le figure di indirizzo si autoannichiliscono, il docente – di ogni ordine e grado – resta l’unico baluardo al vuoto.

Ed è proprio per questo, per coprire questo horror vacui valoriale (inedito nella storia dell’umanità), che i ragazzi danno un’importanza alle volte sinanco eccessiva ad un singolo voto, scambiando quello che deve essere un voto sulla performance dell’interrogazione o dello scritto, per un giudizio omnicomprensivo sulla propria personalità,  peraltro mutevole all’ennesima potenza. Succedeva anche prima, ma in precedenza c’era chi, in casa, sapeva soppesare il tutto: lo studente aveva davanti il professore, ma anche la famiglia, con i suoi checks and balances, con i suoi pesi e contrappesi. Oggi, troppo spesso, il discente ha SOLO i docenti.

Come far capire ai ragazzi che un sacrosanto 4, non è un voto che vada al di là del non avere ben studiato QUELLA singola cosa, QUEL dato argomento, per quanto si è visto in QUELLA interrogazione specifica?

Beh, diciamo che si entrerebbe allora in un ginepraio davvero complesso: per oggi – appena rientrati dal letargo – fermiamoci qui…

 

Ps Il Sindaco Valentini si dice tranquillissimo, sui fatti di Monteriggioni (intanto oggi il Tribunale del Riesame ha confermato in toto i sequestri pregressi, tanto per gradire). Dice, il Sindaco, che la politica non c’entra niente con questa vicenda, e che non ci saranno ripercussioni sulla città. Che voto dare a questa affermazione?

24 Commenti su Il mercoledì scolastico: lo scrutinio (ed il Valentini)

  1. L. A. Confidential scrive:

    Basterebbe non dare il voto.

    • Rocco scrive:

      infatti la vera domanda è: ma tutti questi ladri, malfattori, briganti, bugiardi…chi li vota? Ah! Ma si comprano i voti!! Allora assai peggio di loro è chi si vende. E ancora peggio chi si vende e poi fa l’anima candida nel sudario del lamento ipocrita e qualunquista.

    • Anonimo scrive:

      GRANDE VALENTINI!!! CHIUDE LE SCUOLE PER NEVE SE PIOVE E LE LASCIA APERTE QUANDO NEVICA DAVVERO!!!

  2. Anonimo scrive:

    Un articolo bellissimo: i suoi pezzi sulla scuola, caro Eretico, mi farebbero quasi venire vioglia di ritornare a riscaldare il banco come facevo al Bandini ILLO TEMPORE, come direbbe Lei.
    Sul Valentini ho appena letto sul Corrierino che non ha voluto rilasciare dichiarazioni nemmeno a loro: la frutta si avvicina…

  3. Maurizio Montigiani scrive:

    …se non c’entra la politica allora quel tipo di associazionismo tacito e fraudolento finalizzato al reato oggetto dell’ipotesi giudiziaria si chiamerebbe in un altro modo.

  4. Rocco scrive:

    OT. leggo che l’Assessore Vedovelli sta valutando una mostra dei drappelloni del Palio. Riporto testuale: “Come può non piacere un’idea di questo tipo? Anzi, dico di più: ci stiamo lavorando, ma è facile comprendere che non sia semplice realizzare una mostra di questo tipo. Ne ho parlato anche con i rappresentanti del Magistrato delle Contrade che mi sono sembrati assolutamente possibilisti. Si capisce che c’è bisogno di tempo prima di pensare di vedere realizzata un’idea di questo tipo.”

    Mi scusino i cultori… in che cosa consisterebbero le difficoltà ed il bisogno di tempo? Capisco l’orgoglio per i drappelloni, ma non parliamo della Gioconda… E poi l’ostentazione del simbolo è parte di ogni vittoria! Sarebbe ora che le Contrade – che hanno anestetizzato la città in un sonno secolare, facendole perdere il treno della modernità – uscissero dal loro solitarismo elitario e vivessero con un maggior grado di contemporaneità, permettendo alla città un’occasione per affacciarsi con dignità all’Oggi. O anche stavolta sarà colpa del PD?

    Ai muezzin pronti a nitrire anatemi dai loro stantii minareti, faccio presente che io AMO davvero questa città, probabilmente anche più di coloro che pur essendovi nati ed avendovi vincoli di sangue, non riescono a scorgere il paludamento in cui l’ha condannata l’anacronistica ostinazione a declinare le tradizioni perennemente al passato.

    • idea ben poco originale scrive:

      se l’assessore non ci fosse stato messo da fuori per tirare indietro con la storia della capitale, ma fosse nato sulle lastre come sarebbe doveroso, saprebbe che la sua idea non è tanto originale. una mostra di drappelloni è stata già fatta: anno 1992, luogo magazzini del sale, titolo Il palio visto dagli altri: ovviamente era dedicata ai drappelloni dei grandi maestri. oggi però, in nome dell’imperante perbenismo, se ne vorrà magari fare una con tutti i troiai dipinti negli ultimi anni dagli pseudoartisti (pseudo)senesi ai quali è stato affidato l’incarico perchè vicini al partito o perchè hanno fatto votare pd a tutti i familiari? Purtroppo in un palazzo pubblico che pubblico non è più da tanto tempo si ragiona soltanto così: dunque buona fortuna, ma ce ne vuole tanta… alle prossime elezioni candidate Gastone Paperone, ci sta ci sia la svolta: duri!

    • daria gentili scrive:

      Bravo rocco, ami cosi tanto la città da affermare “….Sarebbe ora che le Contrade – che hanno anestetizzato la città in un sonno secolare, facendole perdere il treno della modernità – uscissero dal loro solitarismo elitario e vivessero con un maggior grado di contemporaneità, permettendo alla città un’occasione per affacciarsi con dignità all’Oggi”……
      Anche io che non sono di Siena penso di amare la città più di qualche senese, ma ritengo che le contrade, nonostante i tentativi della politica di invischiarle, conservino al loro interno persone e valori che consentano alle stesse di autotutelarsi.
      Diciamo che in questa città, o bene o male, o poco o tanto, per il momento sono le uniche istituzioni che si sono salvate.
      Non per merito del PD.

    • Muezzin scrive:

      Rocco, credo che la tua analisi sia un po’ superficiale. Se ci limitiamo a considerare l’aspetto paliesco, è evidente che la componente di rievocazione sorica sia preponderante (eppure quante rievocazioni sembrano essere “di plastica” se paragonate al palio?), ma la contrada in sè offre molto di più e funge anche da aggregante sociale tra persone diversissime. C’é chi ci va per bere un amaro e giocare a briscola, chi a fare i cenini, chi a seguire un corso di scrittura creativa o di fotografia: faccio esempi tratti dalla mia contrada, ma posso affermare con sicurezza che è così un po’ per tutte. Come tutte le realtá, sono le persone e il loro modo di rapportarsi alle situazioni a fare la differenza: personalmente non credo che le contrade costituiscano una zavorra per la cittá; semmai è l’atteggiamento di alcuni contradaioli ad essere poco costruttivo e a vedere nella contrada un semplice spazio di evasione, svuotato delle sue potenzialitá.

    • BARBICONE72 scrive:

      A prescindere dal fatto che “l’idea” di Vedovelli non è affatto nuova ed originale, ringraziamo le contrade se sino ad oggi nello sfascio generale qualcosa si è salvato. Purtroppo negli ultimi anni molti (non tutti fortunatamente) dei priori sembrano aver sposato in pieno la causa di chi conta e si sono messi silenziosamente al servizio della casta politica, anche andando conytro gli interessi del popolo che li ha scelti. Guardate, ad esempio, chi sono gli ex dirigenti che ogni anno vengono scelti per le cariche di deputato della festa e giudice della vittoria. Sono sempre gli stessi e, guarda caso, sono tutti quelli impelagati con la politica mentre i pochi fuori dal sistema sono sistematicamente ignorati anche se proposti dalla propria contrada. Cerchiamo di vigilare all’interno dei 17 rioni. Se perdiamo anche questa ricchezza, caro Rocco, sono guai, altro che aver “anestetizzato la città in un sonno secolare”!

      • Rocco scrive:

        rispondo a te, ma è come se rispondessi anche agli altri. Non disdegno affatto le Contrade come punto di aggregazione sociale e non solo rispetto la loro tradizione storico-culturale, ma mi affascina ed è un vanto per me vivere in un contesto simile. Ho cercato, comprato e letto penso ogni libro sia mai stato scritto sul Palio e sulla storia di questa città. Ma questo perenne buttare la croce sul PD e la politica mi suona troppo spesso come una autoassoluzione dai propri peccati. Perché tutti i contradaioli, fino a prova contraria, sono elettori, ed hanno votato. E la maggioranza di loro ha eletto questa classe politica. Se questa classe politica è avida e corrotta è perché chi se li è scelti è a sua volta avido e corruttore. Quando sono arrivato in città, ormai diversi anni fa, erano vanti le storie di questo e quello che hanno sistemato il figlio con una semplice passeggiata all’agenzia del MPS più vicina. Nessuno chiede lo smantellamento dell’Istituzione “Contrada”, ma scenderei in piazza io per primo a difenderle! Ma questo usarle come ultimo avanpostoo di etica e correttezza, quando nelle logiche paliesche impera la consorteria ed il pizzo in piazza, mi suona un filo contraddittorio. Del resto poi, ci sono i fatti. Dove sta andando questa città? Credete davvero che ce la porti solo il PD? Mi suona riduttivo ed un tantino ipocrita. E temo che cambi di rotta non se ne vedono finché non si prende atto che sarà meglio impegnarsi a guardare dritti al futuro prossimo che bearsi di un passato glorioso quanto si vuole, ma passato. Poi se uno è contento di 3 giri in piazza due volte l’anno, va benissimo. Ma che non chieda nulla di più però. E che cominci a farsi piacere la carrubbe al posto del ricciarello, perché a quello dovrà abituarsi. Siena deve preservare le proprie tradizioni, perché sono il segno di una identità, ma deve anche essere capace di vivere con un maggior senso di realtà la contemporaneità, realizzando che si affaccia ai tempi di oggi tra le ultime della classe, quindi deve correre. Oggi, la fonte unica di attrazione di Siena è la sua storia, le sue tradizioni, il Palio. È bene che impari a venderselo in modo conveniente. E non credo che sia un delitto, ma un’opportunità.

  5. Eretico scrive:

    Come prevedibile, il Ps crea più commenti del pezzo stesso: tutto ampiamente appunto previsto e prevedibile.
    Temo però che fra “L.A. Confidential” e Rocco sia sorto un classico qui pro quo: il primo intendeva i voti scolastici, il secondo quelli elettorali. O mi sbaglio io?

    L’eretico

  6. L.A. Confidential scrive:

    La prima intendeva il voto elettorale. Il secondo idem.
    In realtà, caro Eretico, non basterebbe non votarli perchè non votandoli avrebbero comunque una maggioranza.
    E al politico non interessa essere eletto con affluenze del 90%.
    Nient’affatto: si viene eletti e si percepiscono gli stessi debiti e indebiti vantaggi anche se i votanti erano il 10% degli aventi diritto al voto.
    Allora, ma la cosa è più complicata, bisogna votare qualcun altro.

  7. Roby scrive:

    Grazie ancora prof. per questo bell’articolo, avevo già commentato in una precedente occasione il diverso significato del voto per il docente e per il discente. Mi piacerebbe conoscere la sua opinione sulla mancanza di continuità nello svolgimento dei programmmi. In questo mese, dopo un gennaio denso di interrogazioni e compiti in classe, ci sono alcune interruzioni al normale andamento delle lezioni, nel prossimo mese di marzo ci saranno le gite scolastiche.Si arriverà così ad aprile e comincerà la grande rincorsa per completare i programmi, senza dare un tempo adeguato per assimilare e consolidare le nuove conoscenze. Forse sarebbe più corretto stabilire all’inizio dell’anno una tabella di marcia, che garantisca un giusto rapporto tra spiegazioni ed interrogazioni e la equa distribuzione del programma su tutti i mesi. Un consiglio: nei prossimi mercoledì scolastici ometta il PS.

    • Eretico scrive:

      Direi d’accordo su tutto, in linea di principio: forse sarebbe meglio la suddivisione trimestre-pentamestre, come alcuni istituti superiori già fanno.

      L’eretico

  8. Cherubino scrive:

    Il mio professore di storia e filosofia del liceo era uso incavolarsi come una biscia quando gli altri insegnanti non volevano comunicare il voto dell’interrogazione allo studente (cosa frequentissima peraltro), giustificando il tutto con un ” poi non sapete gestirvi!
    …” I MIEI studenti si sanno gestire perfettamente!” affermava con una malcelata punta di orgoglio.
    Ora non vedo perchè i genitori non saprebbero gestire il rendimento scolastico (in itinere) dei propri figli; va bene che il mondo è pieno di cretini che,purtroppo per la loro prole, tendono a riprodursi , ma non facciamo di tutta l’erba un fascio.

  9. Renmar scrive:

    a Tranquillo gli successe una brutta cosa…

  10. rospo scrive:

    Ma le società pubbliche che hanno più amministratori che dipendenti non devono essere sciolte?( comma 611 legge stabilità 2015) . Come si mette con Intesa che ha tre amministratori e ( dopo il transito ad estra) forse un dipendente?

  11. toffo scrive:

    La nueva dc è arrivata e la madonna aretina ha detto tutto a posto, anche il su babbino e il fratello. Anche renzino è stato assolto dalla corte dei conti ora resta da salvare il pregiudicato. Il disegno di verdini è compiuto, un’era l’amico di frankino, anche a siena il monte ha fatto la fine della su banca, dove è plurinquisito. Risultato uguale sia destra e sinistra, elementare Watson. Senesi-italiani-piddini/nuevi diccini e pori vecchi compagni statesereni, il verso si cambia a siena in italia, in europa, e in tutto il mondo. Tsipras è un grande amico, brava merkel. W firenze. Avanti tutti salviamo tutto noi nuovi piddini/diccini tanto un c’è più niente da salvare. L’importante è salvarci per un altro po’ lo stipendio gentilmente concesso dagli Italiani beoni. In c..o beppe

  12. Rossi E. e & scrive:

    Eretico: mitica intervista del compagno Rossi E. “inquisito” governatore della toscana, compagno di madame del buco ASL, finanziatore delle società del babbino dello spregiudicato, sul Fatto di oggi. Se non ci avessimo rimesso i soldi tutti noi TOSCANI, visto che non possono essere recuperati, e che Fidi è società autonoma. Si ma di chi?

    AVANTI POPOLO, si cambia verso…

  13. liffero scrive:

    Davvero Mitico il Governatore sul Fatto di Oggi. Mica era su Scherzi a parte…

  14. anonimo scrive:

    Con questi su scherzi a parte ci siamo noi TOSCANI

  15. Fede Lenzi scrive:

    Mi aveva colpito e emozionato leggere questo post, e volevo rispondere al volo, poi ci metti gli allenamenti per la maturità, i consigli di classe, i progetti da portare avanti, e buonanotte ai suonatori. I voti sono una cosa estremamente delicata, e anche qui in Francia si parla di abolirli (per sostituirli con delle lettere, sul modello anglosassone, o con delle competenze). Di fronte ai voti ho avuto ogni sorta di reazione: alle medie un paio di ragazzi hanno cestinato il controllo galeotto davanti ai miei occhi. Li ho puniti, e ho cercato di spiegare loro che erano pirla, perché potevano farlo una volta usciti dalla classe. Bon… quest’anno al liceo nessuna cestinatura, ma le reazioni più disparate: chi mi chiede come può recuperare, chi mi dice che tanto l’italiano non lo capisce, chi si arrabbia, chi si scurisce, chi la prende a ridere… ma pochi restano veramente indifferenti di fronte a un risultato, e lo stimolo a fare bene lo vedo praticamente in tutti i miei allievi. Cerco di essere giusto, e ricordo perfettamente chi era giusto e chi no fra i miei prof di liceo. In ogni caso i miei controlli hanno sempre 6-7 criteri, ed è rispondendo più o meno ad essi che si ottiene un voto. Bon, non vorrei dilungarmi, anche se mi piacerebbe davvero un giorno parlarne con l’Eretico. Due riflessioni a margine. Ai consigli di classe vedo le enormi differenze di notazione fra i vari prof di una stessa materia, e lì mi viene il sospetto che qualcosa non vada per il verso giusto (io sono il solo prof di italiano, quindi devo fare i conti con me stesso :-)!!!). Seconda cosa: se i voti non sono soltanto un freddo numero, ma sono accompagnati da griglie, tabelle, spiegazioni dettagliate, credo che rappresentino un momento di crescita ineludibile (e qui penso al mio prof di italiano del liceo, che resta per me un grandissimo esempio).

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