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La domenica del villaggio: “Cuore”, un film, il matrimonio (e 3 Ps)…

- 17/09/17

Ecco il menù della rubrica cultural-domenicale di oggidì: si parte con un parallelo sulla idea di matrimonio, fra la Cecenia odierna e la Roma augustea (curioso, no?); poi si prosegue con le recensione del film “Appuntamento al parco”, infine una nuova rubrica, che nasce all’interno della Domenica del villaggio: “Il cantuccio del prof”; ogni domenica, una riflessione su di un tema trattato in classe, proposto però (il tema) ai lettori del blog.

Buona lettura a tutti, dunque!

 

LA CECENIA OGGI, LA ROMA SOTTO AUGUSTO: W LA FAMIGLIA

Si tratta certo di un noto macellaio, capace di ammazzare e di fare massacrare – previa tortura – in modi indicibili; sarà pure un fantoccio politico retto con i fili da Mosca, del tutto succube di Putin: a Ramzan Kadyrov, dominus della Cecenia, però non toccate la famiglia, quella proprio no…

Giuliano Battiston, sul Venerdì di Repubblica della scorsa settimana, dà notizia della piega familistico-tradizionalista presa dal regime collaborazionista (dal punto di vista degli anti-Mosca) ceceno: per garantire la coesione – e dunque l’armonia, e quindi la forza – del regime, bisogna salvaguardare l’istituzione-famiglia. Che i divorziati tornino insieme, per esempio (e ai gay si continui a garantire il campo di rieducazione, a scanso di equivoci): creata financo una sedicente Commissione per l’armonizzazione delle relazioni familiari e dei matrimoni. In poche settimane, già un migliaio di coppie ha ritrovato, come d’incanto, la perduta serenità.

Così non ci si mette nei guai con il boss (pardon, il padre-padrone) al potere, e neanche con questo particolare Islam praticato in zona: modellato, plasmato, secondo il volere del suddetto Kadyrov.

Lui certo non lo sa, ma c’è chi – lasciando tracce di sé, nella Storia, certo maggiori – era anche più intransigente del leader ceceno, da questo punto di vista: come non pensare alle augustee Leges Iuliae, in particolare a quella, devastante, contro gli adulteri (“Lex Iulia de adulteriis coercendiis”, 17 a.C.); introduzione del crimen adulterii, come minimo confisca di parte dei beni degli adulteri, e loro esilio (in isole separate, eh!), con annessa possibilità, per i padri, di ammazzare le loro stesse creature femmine, se avessero così voluto. Lo stesso Augusto punì – come noto – la figlia Giulia con l’esilio (secondo Tacito, andando oltre a ciò che avrebbe dovuto).

E giù tasse per chi non si sposava e figliava (in questo caso, ripreso – fra gli altri – dalla Legge sul celibato di fascistica memoria, ispirata in modo diretto dalla Casti connubii di Pio XI), tanto per chiarire come ci si deve comportare.

Come si vede, niente di nuovo sotto il sole…

“APPUNTAMENTO AL PARCO”, UN FILM PERDIBILE

Tipica pellicola che si può vedere (ed anche gustare) solo quando non ci sia niente di meglio, l’ultimo lavoro di Joel Hopkins – regista formalmente inappuntabile, peraltro – è una commedia sentimentale di genere, che vuole dimostrare come per l’Amore non ci sia età (sai che novità…), e neanche barriere sociali, se non per l’imbarazzo iniziale (che novità, anche questa…).

Brava Diana Keaton, che però fa sempre le stesse mossette facciali ed in buona sostanza recita da una quarantina di anni la medesima parte, con l’immancabile cappellino dei film alleniani in testa; molto meglio il burbero Brendan Gleeson (che ricordavamo truce macellaio in “Gangs of New York” di Martin Scorsese), che qui incarna uno stravagante tipo che se ne sta in una casetta autoprodotta, situata all’interno del parco londinese di Hampstead, vicino al cimitero in cui è sepolto Karl Marx, di cui pare devoto (pare, perché la prevedibilità e superficialità della sceneggiatura non approfondisce in alcun modo la stimolante corrispondenza di amorosi sensi fra i due).

Resta in superficie, molto in superficie, anche la scontatissima ironia verso la high society londinese dalla quale proviene, pur riottosa da subito, il personaggio interpretato da Diane Keaton.

Film di genere, dunque, nonché di anagrafe: invece di essere vietato ai minori di 18, sarebbe vietando ai minori di 40, forse anche dei 50…

IL CANTUCCIO DEL PROF: W IL LIBRO “CUORE”

Che sia una mezza provocazione, non c’è dubbio: ma mezza, appunto, perché una sua ragione d’essere ci sta tutta, credetemi.

Il piccolo scrivano fiorentino, il tamburino sardo; e Franti, e Garrone: tutta roba ormai espunta da anni dalla scuola italiana, figuriamoci. Eppure, se non per il valore prettamente letterario (comunque decoroso, non fosse altro che per la brevitas deamicisiana, di derivazione giornalistica), di certo fare conoscere almeno un po’ il best seller risorgimentale “Cuore” (1886) ha un enorme, straordinario valore storico, essendo fonte, coeva, dell’epopea in questione.

Seguendo la nota massima di Massimo D’Azeglio sulla necessità di “fare gli italiani”, Edmondo De Amicis ci provò: con un impasto di retorica, di nazionalismo grondante da ogni poro, ma ci provò; ed attenzione, a giudicare con facili schematismi: il nazionalismo è parte integrantissima dell’opera, certo, ma bisognerà pur tenere presente che in quegli anni l’autore stava metabolizzando la sua adesione al Socialismo. Chissà come si sarebbe schierato, De Amicis, di fronte ai due passaggi fondamentali della sua generazione (1911: Guerra italo-turca; 1915, Grande Guerra), se non fosse morto nel 1908.

L’importanza dell’opera – dal punto di vista prettamente storiografico, più che letterario –  è comunque ormai accettata, visto che è stata rilanciata dai massimi studiosi del Risorgimento (Banti, fra gli altri).

Può dunque fare sorridere, nel 2017, proporre “Cuore” a ragazzi il cui senso della Patria è guardare le partite della Nazionale, e cantare – quando bene va – l’inno; ben altro, oggi, abbiamo da proporre ai ragazzi, rispetto al retorico De Amicis: Maria De Filippi, i Grandi fratelli, lunghe ore di chatteria, e via, appunto, chattando.

Fortunatamente, non c’è più bisogno di tamburini sardi; di piccoli scrivani fiorentini, figuriamoci: ma se ancora, nonostante tutto, queste figure commuovono i ragazzi ed un po’ anche gli adulti, forse una qualche ragione ci sarà…

Ps 1 Importante rivelazione scientifica sulla malattia di Giacomo Leopardi (ovviamente, senza cartelle cliniche, tutto è opinabile): non era tubercolosi ossea (morbo di Pott), come dagli ultimi biografi autorevoli (Citati) scritto; secondo uno studio pubblicato dal Journal of clinical Rheumatology e scritto da un neurochirurgo milanese (Erik Sganzerla), Leopardi soffrì verosimilmente di una malattia reumatica (Spondilite anchilopoietica giovanile, a predisposizione genetica, allora del tutto sconosciuta): questa malattia – molto meglio della Tbc, che l’avrebbe fatto morire prima, tra l’altro – spiegherebbe tutti quanti i mali dello straordinario intellettuale recanatese.

Ps 2 Cultura in Contrada (mai abbastanza, dunque da salutare con un plauso); martedì, nella Sala delle vittorie della Torre, il meritorio circolo dei Battilana organizza un incontro pubblico sull’acquedotto senese del Vivo; venerdì 22, grande kermesse dedicata ad Ettore Bastianini ai Rinnovati, ovviamente organizzata dalla sua (di Bastianini) Pantera; sabato 23, infine, nella Selva si ricorderà la figura di Mario Verdone – intellettuale multiforme, critico cinematografico e storico del cinema in primis -, in particolare dei suoi anni senesi (1917-1946), alla presenza dei figli Carlo, Luca e Silvia.

Ps 3 Premessa d’obbligo: si astengano coloro che tengono viva la rivalità fra Siena e Firenze, che ultimamente hanno già dato. Però la notizia è davvero troppo ghiotta: il Sindaco fiorentino Nardella imprime una svolta proibizionista alle notti brave in Firenze, con multe salatissime per i clienti delle prostitute. E chi è il primo beccato in macchina? Secondo l’odierno Corriere fiorentino, un “trentenne senese”. E vai…

14 Commenti su La domenica del villaggio: “Cuore”, un film, il matrimonio (e 3 Ps)…

  1. Biagio di Montluc scrive:

    Concordo alla grande con l’Eretico per il fatto di Cuore: retoricamente stucchevole quanto si voglia, essendo frutto di un tempo in cui la retorica però si agganciava ai fatti e non era sganciata da questi. Opportunamente contestualizzato, non può che fare bene ai giovani di oggi, e magari anche a tanti adulti iperconnessi…

    • quello di gracciano scrive:

      molto meno politicamente corretto di tanta roba di oggi…si parla tranquillamente di menomati fisici notevoli….

  2. anonimo scrive:

    Caro professore
    Chiaramente bisognerebbe verificare se il Ps 3 è vero. Sai come sono i giornali e i telegiornali, insomma vanno presi con il dubbio. Spesso dicono in un modo e le cose vanno in altro senso.
    Ma poniamo che sia vero: c’è da sbellicarsi dalle risate.
    Ma quel sindaco ha mai passato qualche confine? O non ha da pensare ad altro.
    Allora sarebbe bene che i cittadini alle prossime elezioni non lo votassero…

    • quello di gracciano scrive:

      sulla nazione parlano di trentenne senese….ma la polizia municipale passa le generalità direttamente ai giornali?

  3. Mefistofele scrive:

    Guarda un pochino questo birbantello dell’Eretico, che arriva a beatificare addirittura il libro Cuore: chi se lo sarebbe immaginato? Se è lecito il paragone, come Pasolini che, dopo Valle Giulia, attacca i manifestanti figli di papà e si schiera con i figli del popolo incarnati dai celerini.. ottima provocazione comunque, su cui riflettere e fare riflettere gli altri…

  4. VEDO NERO scrive:

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/08/04/de-amicis-altro-che-cuore-quello.html
    Riguardo il libro “Cuore” ed il suo autore, copiate questo collegamento e poi leggete. Cosa ho pensato dopo averlo letto? Vizi privati (molti) e pubbliche virtù, la morale ipocrita della borghesia dei primi ‘900.
    A me “Cuore” non ha mai commosso, gronda di retorica sociale falsa. Meglio il Verismo di Verga, descrive meglio la società di quei tempi. Anche il ‘nostro’ Tozzi è molto più aderente alla realtà di quel periodo. Infine pensiamo che quei ragazzi descritti nel “Cuore” anagraficamente appartengono a quei poveri fanti della Guerra 1915-18, innocenti destinati al sacrificio.

  5. Il giaguaro scrive:

    Eretico, perche non ci parli anche del più moderno Cuore che fu una meteora nel giornalismo satirico impegnato,ma tu eri troppo giovane per tua fortuna…
    Ma forse sono fuori tema,anzi sensa forse.

    • VEDO NERO scrive:

      Il giornale satirico “Cuore”? Io l’ho letto ed anche apprezzato. Ridendo castigare i politici di allora. Un suo derivato meno serio ed un po’ più carnascialesco? Senza dubbio “Il Vernacoliere”.

  6. Marco Burroni scrive:

    Il libro “Cuore” era nato per proporre modelli etici a morali ai ragazzi dell’800, ma certi valori ormai sembrano solo formule vuote, pura retorica che pare copiata da una targa di marmo. Ma in generale tutto l’ottocento è ormai molto lontano dalla nostra sensibilità; la restaurazione e il risorgimento, il romanticismo e il patriottismo sono lontane come le guerre puniche.

    Cosa fare quindi di questo libro? Suggerisco di farlo leggere ai genitori piuttosto che ai ragazzi;hai visto mai che leggendo “Dagli Appennini alle Ande” o “Il piccolo scrivano fiorentino” magari si rendano conto di quanto sono iperprotettivi con i loro figli? Perchè la cosa che colpisce di più leggendo il libro sono proprio i bambini, così autonomi, resilienti, forti e responsabili e così tanto diversi dai loro coetanei del XXI secolo, a cui non facciamo mancare niente tranne la cosa più importante: non li lasciamo diventare adulti, con il nostro bisogno di proteggerli e di fargli sempre trovare la pappa pronta.
    Non dico di mandarli a farsi sparare dagli austriaci, ma spingerli ad “esplorare” il mondo con le proprio forze e ad accettare le conseguenti ma inevitabili frustrazioni e musate sarebbe molto più sano.

    • VEDO NERO scrive:

      Ottima osservazione. Non ci avevo pensato a questi aspetti di “Cuore”. Complimenti.

    • Eretico scrive:

      Caro Marco,
      come altri, trovo assai pertinente il tuo intervento sul romanzo di De Amicis, soprattutto nella parte concernente gli attuali genitori. Franti fa il cretino di fronte al drammatico infortunio sul lavoro di un muratore, mettendosi inopinatamente a ridere? Un adulto che è presente al fatto, gli dà uno schiaffo coram populo, e lui se lo tiene, e zitto: se succedesse oggi, il benemerito adulto passerebbe seri, serissimi guai…

      Condivido l’accento socialisteggiante di Antonella, importante per comprendere De Amicis; quanto a “Cuore” di Michele Serra, caro Giaguaro, lo leggevo, eccome se lo leggevo (ogni lunedì, nisi fallor), e con grande gusto.

      E segnalo volentieri, a tutti i lettori, che il pezzo cultural-domenicale ha ormai quasi raggiunto i numeri di contatti degli altri articoli: bene così!

      L’eretico

  7. Antonella Eleonora Buscalferri scrive:

    Condivido l’illuminata clemenza con cui Raffaele tratta le pagine del libro Cuore
    che va riletto con l’animo moderno di una testimonianza di quella radice culturale
    che comincia col Risorgimento e finisce con la Resistenza.
    Al netto dei tratti ‘melo’di quelle storie i Franti,i Garrone, ma anche i Pinocchi
    sono personaggi portatori di rigore,orgoglio,misura,umiltà,cattiveria e bontà da
    portare come guida ai ragazzi di un secolo fa.

    C’era un tentativo di formazione di una classe dirigente virtuosa e onesta,c’era
    un paese,da poco unito, da tenere insieme nelle sue diversità,c’era un bel Socialismo (Filippo Turati e Anna Kulishoff, Tina Modotti)ispiratore di nobili principi.
    La Storia, purtroppo,tradi’ vigliaccamente queste prospettive.
    l’ultimo autore di questa cultura ritengo sia Piero Calamandrei, magnifico scrittore, antifascista, nonchè grande sognatore come rivela nello struggente
    documento al nipote.
    E’ stato citato anche il settimanale Cuore, che dire, uno degli ultimi capolavori satirici del ‘900…poi la noia.

    Antonella Eleonora Buscalferri

  8. Pietro il Totto scrive:

    off topic:

    INTERESSANTE ARTICOLO DEL SANTO SUL CROWDFUNDING NELLE CONTRADE…

    segnalo anche la chiosa,che faccio mia:PORA SIENA!

    • VEDO NERO scrive:

      Eh si PORA SIENA, parole saggie, purtroppo. L’inizio della fine è molto lontana, cominciò con gli scellerati piani urbanistici che hanno via via portato a spopolare il centro di Siena, sempre più difficile a raggiungere la Contrada un’emorragia di contradaioli continua, a parte i 4 giorni palieschi. La cultura, la tradizione sempre meno sentita e deviata verso una visione faziosa e tesa solo ed esclusivamente alla vittoria in Campo, poi di tutto il resto di quello che significa la Contrada un interesse sempre più decrescente. I tempi floridi vissuti fino a un decennio sono finiti e le eventuali occorrenze extra paliesche sono sempre state soddisfatte senza problemi dal Babbo Monte. Si viveva al di sopra delle nostre possibilità, a parte il Monte, ancora per poco a Siena, non è stato salvato nulla: ricordiamo la Sclavo, la Sapori e tutto l’indotto che girava intorno, tutto sparito e l’Università? Anche quella in crisi. Riepilogando lontananza cronica dal rione, crisi economica sia della Città, sia delle famiglie cosa ci si doveva aspettare? La colpa è anche nostra, abbiamo dormito, drogati dalla ricchezza del Monte, ritenuta eterna da molti. Tornando al palio gli unici che finora ci hanno guadagnato senza nessun segno di crisi sono i fantini, strapagati, vezzeggiati, idolatrati, che ora hanno anche molte fonti di reddito dai varii palii e paliotti in Italia. Un tempo se un fantino avesse chiesto soldi “a perdere” avrebbe rischiato una bella e giusta scapaccionata, ora è diventata una prassi, che dato a come stanno le cose non so se e quanto durerà, ma questo sarebbe il male minore. Chiudo e scusate per la prolissità.

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