Eretico di SienaLa domenica del villaggio: Vitti, scoop-leopardiano, Stagno - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: Vitti, scoop-leopardiano, Stagno

Eccoci al consueto appuntamento cultural-settimanale del blog: ci si occuperà degli scomparsi Tito Stagno e Monica Vitti, con condimento di piccolo, ma stimolante, scoop letterario (e senese) leopardiano; 4 Ps, infine, per guarnire il tutto.

 

MONICA VITTI,DAL TRAGICO AL COMICO

Ci sono due attrici, nell’italico cinema, le quali abbiano donato ai loro spettatori una sincerità, una schiettezza di fondo, nel senso di portare davvero se stesse sullo schermo, pur nella varietà dei ruoli interpretati: Stefania Sandrelli e Monica Vitti.

Della Vitti (o Ceciarelli che dir si voglia), tra l’altro, ci eravamo occupati tre mesi fa, in occasione del suo novantesimo compleanno (con una curiosità legata al suo non essere così refrattaria alla pubblicità, come lei stessa invece sosteneva di essere): non c’è da aggiungere chissà cosa, se non un paio di chiosature.

La prima: come ricordato da Paolo Mereghetti nel suo coccodrillo (Corriere della sera, 3 febbraio, pag. 18), citando Ettore Scola, con la Vitti i personaggi femminili del cinema italiano acquisiscono una loro più marcata profondità psicologica. Si scrivevano le sceneggiature su di lei, come era uso fare per i mattatori maschili.

La seconda: a differenza di una nutrita schiera di attori (vengono in mente Benigni e Villaggio, fra i tanti), la Vitti ha seguito il percorso inverso: dal cinema impegnatissimo, per i palati odierni indigeribile, della trilogia della incomunicabilità di Michelangelo Antoniani, dal “mi fanno male i capelli” di Deserto rosso (Leone d’oro a Venezia, correva l’anno 1964), approda con Monicelli alla commedia (la svolta “La ragazza con la pistola”, 1968). Alcune di queste commedie (vedasi “Amore mio aiutami”, con e di Alberto Sordi, 1969), hanno tra l’altro dato un contributo alla storia dei Diritti civili di questo Paese: la Legge sul Divorzio è dell’anno successivo. Non è certo solo merito suo, ci mancherebbe, ma una sua parte l’ha fatta, perché erano tempi in cui il cinema mobilitava le coscienze: ed anche di questo, noi la ringraziamo, toto corde…

UN PICCOLO SCOOP LEOPARDIANO (E SENESE)

In settimana, mentre consultavo, in Sala manoscritti della Comunale, una delle tante “sudate carte” per il libro leopardiano (per la precisione: “Una sventura postuma di Giacomo Leopardi”, di Franco Ridella, pubblicato a Parma nel 1897), ecco che mi sono imbattuto in un certo piccolo, ma significativo, passaggio, che credo abbia tutti i requisiti per essere ritenuto uno scoop letterario-cittadino.

Vediamo di essere ipersintetici (ulteriori dettagli, nel mio futuro libro: ad occhio e croce, a fine anno, giacché il materiale è davvero sterminato): nel 1831 – come è noto -, il recanatese pubblica l’edizione fiorentina dei suo “Canti” (editore Guglielmo Piatti, con il quale ovviamente litiga). Lamentandosi del Piatti per i suoi ritardi nelle consegne dei volumi in questione, in una lettera scritta al De Sinner – amico e letterato, in quel momento a Parigi – scrive fra l’altro quanto segue:

“Voi avete ragione quanto alla negligenza del Piatti; questa è così estrema che, non solo a Parigi, ma a Siena, che dista 13 leghe da Firenze, non ha mandato ancora un esemplare dei miei Canti, avendo in quella città più di 60 associati” (la lettera è del 24 dicembre 1831, per la cronaca).

Leopardi non aveva assolutamente un gran mercato (clamorosamente, vendeva molto di più il pater Monaldo!), e le sue opere, lui vivente, erano tutt’altro che best sellers; i suoi libri venivano comprati seguendo questo modus operandi: l’editore creava un “manifesto di soscrittori”, i quali prenotavano un tot di copie (siamo appena meglio di coloro i quali, oggi, si fanno pubblicare quanto da loro partorito, con l’obbligo di comprarsi loro stessi i libri, sic); dunque, il recanatese scrive di avere “più di 60 associati” senesi: sapendo, da una missiva di Pietro Colletta, che dal Piatti furono tirate circa 1000 copie dei versi leopardiani (pare, poi, 700 effettivamente vendute), questo significa che, nella sonnacchiosa Siena ottocentesca, c’era un nutrito gruppo di amanti della poesia leopardiana, fremente per i Canti del recanatese.

Cosa che – piccolo scoop a parte -, non può che farci piacere…

TITO STAGNO

Due domeniche or sono, abbiamo ricordato la figura del decano dei giornalisti italiani, Sergio Lepri, demiurgo dell’Ansa; anche questa settimana – invece che segnalare in modo critico un articolo -, dobbiamo parlare di un giornalista che è stato un simbolo della Rai, scomparso in settimana: Tito Stagno.

Prima di parlare di allunaggi e di spazio, ci piace ricordare come Stagno sia stato, negli anni Ottanta, il conduttore della “Domenica sportiva”, quella con Gianni Brera ospite fisso, per narrare di gente del calibro di Maradona, Platini e Di Somma (perché, nel calcio, c’è nobiltà e c’è proletariato).

Divenuto celebre per la telecronaca – in tandem con Ruggero Orlando dagli States – dell’allunaggio, va ricordato che allora (luglio 1969), Stagno era già un veterano dello spazio in Tv, essendosi occupato di Sputnik (1957) e di Gagarin (1961).

Enzo Verrengia (La Verità del 2 febbraio, pag. 17) scrive di una cena di Stagno con Werther Von Braun, che era passato dalle V 1 e V2 hitleriane alla dimensione spaziale, al soldo però degli States: chi è che non sarebbe voluto essere una mosca (“m” minuscola, eh), pur di ascoltare ciò che si dissero i due…

Ps 1 In settimana, ho ricevuto in dono dall’Associazione Arte dei Vasai della Nobile Contrada del Nicchio un bel volume sulla “raccolta di ceramica contemporanea” della Contrada; a piè di Introduzione del Presidente dell’Associazione, Marco Mari, c’è una frase di Goethe, che vale la pena di riprendere: “Come raggiungere un traguardo? Senza fretta, ma senza sosta”…

Ps 2 Francesca Lollobrigida, bella e bravissima 30enne, ha colto ieri un argento nel pattinaggio veloce, alle Olimpiadi invernali: il “mistero” di una giovane donna di Frascati, che gareggia, e alla grande, sul ghiaccio (ma che nasce e continua ad allenarsi sui pattini a rotelle…).

Ps 3 Martedì, in occasione della Giornata del Ricordo per la vicenda delle Foibe, ci sarà una stimolantissima mattinata di approfondimento al Santa Maria della Scala, organizzata dall’Associazione degli esuli dalmati e dal Comune: fra gli altri, presenti gli storici Gianni Oliva e Raoul Pupo, massimo esperto della questione (già presente, nei mesi scorsi, anche alle Stanze della Memoria). Il giorno dopo, Unistrasi del Rettore Montanari organizza un evento in cui – dal titolo – pare proprio di capire che si voglia continuare non a negare, ma – quello sì – a minimizzare il tutto. Mah…

Ps 4 Festival, giusto due parole (magari ci torneremo); la redazione era tutta per Massimo Ranieri (che ha vinto il Premio della critica, non a caso), e ha apprezzato anche Giovanni Truppi, con la sua non banale “Tuo padre, mia madre, Lucia”, ma questo non interessa al grande pubblico dei lettori del blog. Al quale, invece, si potrebbe chiedere questo: a prescindere da tutto quanto il resto (polemiche sull’identità sessuale compresa), a voi riesce di capire la neolingua cantata dai Mahmoud della situazione?

11 Commenti su La domenica del villaggio: Vitti, scoop-leopardiano, Stagno

  1. Daria gentili scrive:

    Scoop Leopardiano ( bellissimo) e ps1
    come senesi abbiamo qualcosa di cui essere contenti……ah, scusa, e ps3, anche di aver avuto in dono un fenomeno a fare il rettore dell’ università.
    Sarà l’età ma a me Mahmoud e quelli che cantano come lui non piacciono, per me le canzoni vanno canticchiate sotto la doccia o mentre si corre e/o cammina, per cui viva per il podista Gianni Morandi e la sua canzone pop Apri tute le porte.

    • Vedo nero e basta scrive:

      Le canzoni attuali rispecchiano il cambiamento demografico dell’Italia. Certe canzoni hanno iniziato ad avere sonorità sempre più vicine alle nenie orientali. La tendenza è questa. Una discreta parte, crescente, dei giovani di oggi appartengono a famiglie numerose di ex migranti e loro ovviamente risentono l’influenza culturale dei genitori e quindi anche i loro gusti musicali. Nulla da criticare, non è certo questo il problema, anche questa è la globalizzazione. Nulla di nuovo, perché se pensate alle origini del blues, del jazz, del soul ecc. la musica è sempre stata l’unione di tante culture. E poi mandare a Sanremo delle “gloriose” mummie come Morandi, Ranieri, ecc. dimostra la poca vena musicale italiana.

      • Vedo nero e basta scrive:

        Comunque io sono della vecchia guardia, ed a me quei due che hanno vinto non piacciono, preferisco la canzone di Elisa.

  2. UN AMMIRATORE DA TEMPI NON SOSPETTI scrive:

    Quindi su 700 copie vendute dei Canti leopardiani, 60 erano senesi: numeri alla mano è un segno che in effetti c’era un cenacolo leopardiano in città. Siena non rappresenta certo 1/15esimo dell’Italia.
    Ma il problema è che Leopardi, o la Vitti, o Tito Stagno parlavano in Italiano, i giovani vanno avanti, con poche eccezioni, a colpi di schwa, di neolingua e di sbornie (anche femminili, che prima erano una rarità), e “io gli scritti non li faccio”: ai tanti che nutrono idee diverse, a quelli che “ai nostri tempi era peggio” (e per certe cose lo era), consiglierei di farsi un giro il sabato pomeriggio per bar e locali vari, a Siena come a Firenze…

  3. Vedo nero e basta scrive:

    Le proteste degli studenti? Basta fare festa e va tutto bene.

    • Eretico scrive:

      Caro Vedo nero,
      guarda che così ti attiri l’ira della maggioranza del mondo scolastico: ragazzi, genitori, financo buona parte dei Presidi (fortunatamente anche in questa categoria ci sono gli assennati: non certo quello che appare sempre sui media, dalla fronte inutilmente spaziosa); ma chi te lo fare, di grazia?
      Ha detto il ragazzotto che fa il portavoce (una sorta di “sardina scolastica”), che loro più di una tesina, andando anche fuori dai programmi, non vogliono fare, alla Maturità: chiaro?

      L’eretico

  4. Paolo Panzieri scrive:

    Se qualcuno mi avesse detto da piccino che nel 2022 avremmo avuto Massimo Ranieri, Iva Zanicchi, Gianni Morandi e pure Orietta Berti (Ornella Vanoni stavolta ce la siamo persa … ) ancora a piede libero sul palco di S.Remo gli avrei detto che era matto.
    Sarà che, dopo aver ascoltato la telecronaca di Tito Stagno, pensavamo tutti che già nel 1999 (grazie anche ad una serie televisiva) l’umanità si sarebbe evoluta ed avrebbe passeggiato, magari accomapagnata dalle note fantascientifiche dei Pink Floyd.
    Ed invece, dopo tutti questi anni, siamo ancora su questa palla di roccia lanciata nel vuoto insieme a costoro nella solita fiera dell’ovvietà post-nazionalpopolare.

  5. Paolo Panzieri scrive:

    … passeggiato tra le stelle, magari accompagnata …

  6. Vedo nero e basta scrive:

    Riguardo a Conte-Di Maio. Io prevedevo la fine del M5Stelle alle prossime elezioni invece la cosa si sta anticipando. Peccato perché sembrava che con il Movimento si sarebbe iniziata una nuova gloriosa stagione politica invece è tutto ritornato come prima, peggio di prima.

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