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Il Governo Meloni (e Silvione)

- 22/10/22

Il Governo Meloni è entrato nel pieno delle sue prerogative: vediamo dunque di scrivere qualche primissima considerazione, prendendoci tutto il dovuto tempo per approfondire altre sfaccettature. Si tratta di un Governo che è un primum per tante cose, ergo cose da scriverne non mancano di certo…

 

IL GOVERNO DELLA MELONI

Il Governo Meloni è dunque varato: sistemato e giurato, è pronto a governare, in un contesto che più complesso e difficile sarebbe difficile trovare. Con ragione, il buon Bersani ha recentemente affermato che il Pd, negli ultimi anni (ben contento di farlo), ha governato in tempi di pioggia, mentre adesso la leader di Fratelli d’Italia si trova a gestire una situazione non più di pioggia, bensì di autentico tornado tropicaleggiante.

Ciò detto, che dire dei Ministri? Premesso che lo scrivente ieri sera si è sottratto all’orgia da talk show a caldo, optando per quella enogastronomica (cena nel Bruco – invitato dall’ispiratissimo Francesco Tiravelli -, con buon cibo, ottima musica e una copiosa sambuca a chiudere degnamente), e che si è limitato a leggere i soliti 5,6 quotidiani, pare che questo Governo sia come si prevedeva sarebbe stato: né più, né meno.

La Meloni ha tenuto la barra sui due punti più delicati (Interni, negati a Salvini, dati ad un Prefetto come Piantedosi considerato comunque “tecnico d’area” leghista; Giustizia, affidata all’ex magistrato Nordio: scelta deprecabile, ma la Casellati – fatecelo dire – sarebbe stata verosimilmente peggio), e ha chiuso con una decina di Ministri del suo Partito, lasciandone 5 per uno ai due alleati (i quali – ricordiamocelo sempre – hanno insieme molto meno di Fratelli d’Italia da sola).

In attesa di vederli all’opera, e ricordando anche che – per restare a ieri l’altro – non è che financo SuperMario avesse portato a casa un Dream team ministeriale, per adesso limitiamoci a tre nomi che ci hanno colpito: quello di Eugenia Roccella alla Famiglia et alia, vale a dire una scelta devastante (per chi abbia una almeno residuale forma mentis laica, non solo per chi organizzerebbe un Gay pride a settimana, si badi); poi, quello di Gennaro Sangiuliano, dalla direzione del Tg 2 alla Cultura: Sangiuliano ha scritto biografie interessanti, e non possiamo dire di conoscerlo a sufficienza per azzardare giudizi trancianti (a differenza della Roccella, la quale ben conosciamo, sic), ma certo è che una figura come Vittorio Sgarbi – pur con tutti i difetti che gli riconosciamo – o, meglio ancora, quella di Giordano Bruno Guerri sarebbero state di profilo assai più alto, e meno personalmente legate all’inner circle meloniano.

Per finire, nominare il proprio cognato (Francesco Lollobrigida) in qualsivoglia dicastero (l’Agricoltura, nel caso di specie), è una scelta che – non ci vuole molto a capirlo – si presta a inevitabili polemiche. Ma tant’è: il cognatismo è una forma del familismo, nevvero?

 

LA SCELTA DELLE PAROLE

Che ci sia stato un cambio, una discontinuità a livello prettamente lessicale, almeno su questo nulla quaestio: è stata fatta una scelta chiaramente identitaria, su questo non c’è discussione alcuna.

Dibattito che si può invece aprire sul tipo di linguaggio usato, ovviamente; premesso che ogni Governo usa il linguaggio – magari stereotipato – dei suoi azionisti politici di riferimento, certo il leggere “sovranità alimentare” ovvero “natalità”, una sua impressione la fa.

I problemi che segnalano sono non solo concretamente reali, ma estremamente seri: pensiamo solo alla tragedia – antropologica, nonché sociale (pensioni) – del già attuale “inverno demografico”, con l’Italia che viaggia ormai sotto la soglia dei 400mila neonati all’anno. Va da sé che il cambio, o l’aggiunta, di un nome valga giusto per riflessioni linguistico-storico-antropologiche: se il Governo Meloni saprà applicare all’Italia il modello francese (l’unico capace di fare figliare l’Occidente democratico ed ipersecolarizzato), chapeau, altrimenti non c’è “natalità” che tenga.

Lo stesso valga per la parola “merito” applicata al mondo della scuola, ove da decenni e decenni è guardata a dir poco con sospetto, dai docenti in primo luogo: aspettiamo il nuovo Ministro Giuseppe Valditara alla concreta prova dei fatti, auspicando che magari si torni davvero alla selezione seria degli studenti (e dei professori). Nell’interesse loro, e di rimbalzo di tutto il Sistema-paese, giacché da anni stiamo preparando ragazzi che escono dal ciclo scolastico in condizioni, assai spesso, pietose.

Il compagno Fratoianni è da par suo subito partito con la frase “manca il dicastero delle Colonie e delle Corporazioni”: buona come battuta, delegittimante a priori come considerazione politica. Domanda: la delegittimazione aprioristica – dopo un risultato elettorale avvenuto in una cornice democratica -, in quale categoria politologica rientra, di grazia? Più all’insegna della voce “democrazia”, ovvero in altro?

 

 

IL CALCOLO DELL’ETERNO BERLUSCONI

Una prima domanda è d’obbligo: quando, fra alcuni decenni, Silvio Berlusconi per motivi anagrafici passerà la mano (ricordando come uno dei suoi medici – ovviamente passato lui, a miglior vita – sosteneva che il Cavaliere avesse almeno vent’anni in meno, biologicamente parlando), noi malati di politica, di alchimie governative e quant’altro, come faremo?

Ciò detto, in molti si chiedono: il Silvio nazionale ci fa, o ci è? Almeno questo è chiaro: la strategia picconativa verso la leadership della Meloni è stata, è e sarà, indubbia, ed indubbiamente del tutto consapevole; poi si può pensare che qualche sbavatura sia dovuta all’età, sia pure, ovvero al desiderio di non abbandonare il centro del palcoscenico: ma la strategia berlusconiana è assolutamente consapevole, lucida nonché cinicamente centrata.

Tre gli obiettivi da cogliere, oltre al narcisismo da primo attore che non si rassegna a fare da spalla (da non dimenticare mai):

  1. ciò che Berlusconi ha detto su Putin (e sfacciatamente insinuato su Zelensky, cosa altrettanto significativa) è roba pensata, e da mesi, dalla maggioranza degli italiani: ergo, il Cavaliere, dovendo cercare di risalire la china dei consensi, tenta la carta del picconatore – alla Cossiga nel 1990 – che non ha paura di dire cose metaprotocollari;
  2.  Berlusconi, così facendo, inguaia di brutto la Meloni: mossa all’apparenza suicida, essendo nella medesima coalizione di governo, ma in potenza cinicamente vantaggiosa, almeno per i calcoli evidentemente fatti dal suo cerchio magico (ormai, pare, formato dal tandem Ronzulli-Fascina: che nostalgia per i Confalonieri-Gianni Letta, pur sempre presenti);
  3. va infine ricordato che il suo rapporto con Putin è talmente stretto – e Berlusconi continua a rivendicarlo come tale -, che non ci si meraviglierebbe affatto se, in zona Cremlino, girasse qualche kompromat sul Silvio nazionale, magari dei tempi delle nottate insieme nella dacia sperduta: ci si meraviglierebbe di più se non ci fosse, a dirla proprio tutta..

Ps Mercoledì – alle ore 17,30 in punto, nella Sala storica della Biblioteca comunale -, lo scrivente e Gabriele Maccianti discetteranno sui 100 anni della Marcia su Roma (28 ottobre 1922): vista sotto la lente nazionale ed internazionale (lo scrivente), e sotto quella del Senese (il buon Maccianti). Appuntamento da non mancare…

16 Commenti su Il Governo Meloni (e Silvione)

  1. Daria gentili scrive:

    Le parole mi piacciono molto, speriamo che a queste seguano le scelte ed i fatti.
    I ministri ? Alcuni di possono anche criticare, però se si pensa che tra i predecessori più vicini spiccavano tali Speranza e Di Maio, dai, via, per il momento aspettiamo a giudicare.

  2. Paolo Panzieri scrive:

    Peggio dell’Azzolina, di Speranza, di Di Maio, della De Micheli, della Daidone, di Brunetta, della Lamorgese, di Alfano, di Mastella, di Bonafede, della Fornero, di Monti, di Toninelli e di Bersani non potranno mai essere … o almeno si spera.
    Carlo Nordio alla Giustiza almeno sa di cosa si parla e dovrebbe risultare una scelta di pregio.
    Se poi il neo “ministro dell’istruzione e del merito”, che non so neanche chi sia, riuscisse a reintrodurre veramente il merito nella scuola e nella società italiana sarebbe una gran cosa.
    Il merito, infatti, è l’unico vero ascensore sociale che garantisce non solo alle persone che valgono di emergere a prescindere dalla loro condizione sociale, ma anche e soprattutto alla società di progredire.
    Vedremo.

    • Roberto scrive:

      Sempre a rallegrarsi di avere gente meno peggio di chi l’ha preceduta. Magra consolazione , ma ahimè, realismo. Che poi siano meno peggio davvero, lo vedremo. Diciamo che molti li abbiamo già visti all’opera nell’ultimo disastroso governo Berlusconi (alla faccia della novità). Mi auguro di essere pessimista, per il bene della patria.

  3. Alberto Bruttini detto "il Cacaccia" scrive:

    Avrei preferito Giordano Bruno Guerri al posto di Sangiuliano.

    Pazienza; anche perchè è il mio biscugino

  4. UNO DI STROVE scrive:

    Concordo con l’Eretico: la scelta di questo Lollobrigida come Ministro è SCANDALOSA! La politica di un settore fondamentale come l’Agricoltura che fanno, la decidono mentre fanno il pranzo della domenica in famiglia? “Me passi un po’ de pollo” “Che famo con i contributi dell’Europa”, “Me passi il sale, caro?”.
    Mamma mia….

  5. Anonimo scrive:

    Complimenti sinceri alla Meloni per essersi conquistata questo governo. Le facili ironie di chi non si rassegna si arenano sui numeri. Al di là di ciò, ho l’impressione che il nuovo lessico introdotto avrà solo avere un temporaneo effetto mediatico, buono per la pubblicità. Le roboanti promesse elettorali in tema di immigrazione si scontreranno, come è già successo, anche semplicemente con il Codice della Navigazione (Approvato in tempi non sospetti con R.D. 30 marzo 1942). La sovranità alimentare dovrà vedersela con le normative comunitarie. O vogliamo l’autarchia ad ogni costo ? Un asse Roma-Pyongyang contro le regole internazionali ? E la scuola del merito ? giustissimo orientamento da perseguire, solo che la persona che dovrebbe promuoverlo è la meno adatta. Valditara ha praticamente scritto le ultime riforme della scuola, con l’unico obiettivo di fare cassa. Il settore che più ne ha sofferto è stata l’istruzione professionale, ma gli altri non ridono

  6. Anonimo scrive:

    Se e quando la Meloni oserà disobbedire ai padroni è già pronto un manipolo di disinteressati eroi pronti difendere gli interessi nazionali con responsabilità e abnegazione sostenendo l’ennesimo governo tecnico ‘lacrime e sangue’…

    • Roberto scrive:

      Si, certo, ma soltanto se non saprà tenere unita la sua maggioranza. Con i numeri che ha in parlamento può fare quello che vuole, per cui se succederà quello che dici la colpa sarà solo e soltanto sua…

      …o stai già mettendo le mani avanti?

  7. Chicchero scrive:

    L’unico pregio di questo governo è quello di non essere il governo di Draghi e del PD. Dopodiché c’è soltanto da notare l’enorme conflitto d’interessi. Mettere uno che lavora per l’industria delle armi al ministero della difesa è imbarazzante.

  8. Vedo nero e basta scrive:

    Ho paura che col nuovo Governo sarà molto dura cambiare qualcosa sui migranti. Già i buonisti sono pronti a fare le barricate per bloccare ogni iniziativa per regolarne e decrementarne l’arrivo dal mare e da terra. A Sienina nostra, per esempio, c’è un aumento veramente critico di pakistani, o almeno chi se ne fa passare per profugo, che si aggiunge a quello che da troppo tempo crea gravi problemi anche a livello nazionale. Le ONG e l’Unione Europea non ci aiutano, solo parole e basta. Tornando alla nostra Città, basta passare dalla Stazione per vedere il degrado che si è creato in pochi mesi. Mi auguro che i nuovi Ministri tengano duro e facciano rispettare le leggi vigenti, magari mettendo l’obbligo di fare espiare i reati dei migranti nel loro paese di origine, con l’espatrio immediato dall’Italia. Basta col buonismo, che non si parli più di ius soli ed affini. Chi non si vuole integrare è bene che se ne ritorni a casa sua. Con questi provvedimenti gli sbarchi calerebbero e ci sarebbe anche un maggiore controllo di chi ha veramente diritto all’asilo. Troppa gente usufruisce di provvedimenti di cui non avrebbero diritto alla faccia di tanti pensionati, disoccupati italiani che pagano ed hanno sempre pagato le tasse (troppe). Scusate dello sfogo, ma del buonismo io proprio sono stufo. I buonisti sinistrorsi, stanno nelle loro terrazze ed con i loro privilegi a discettare di tanto fumo e poco arrosto mentre la gente comune sta sempre peggio a lottare contro il caro vita quotidiano. Non è giusto.

  9. Roberto scrive:

    Ti ricordo che ora al governo ci sono i “cattivisti”. Se non c’è la faranno a fare quello che ti auguri, non sarà certo colpa dei buonisti di opposizione.

  10. Vedo nero e basta scrive:

    Sarà il vento del cambiamento della politica italiana, oggi ho avuto un altro buon segno nella nostra Siena. Da tempo, dalle 22 in poi, alla fine della risalita dell’Antiporto stazionavano all’inizio due tre migranti a parlare tra di loro (nulla di male fino a quel momento) e a caricare i propri telefonini ad ua presa che c’era proprio accanto alla scala mobile. Poi da pochi migranti la cosa si è ingrossata ed ultimamente a stazionare in quel luogo ce n’erano decine ed alla presa erano state attaccate almeno due ciabatte a cui a sua volta erano attaccate diverse derivazioni per i loro telefonini (almeno una ventina sotto carica) che caricavano gratis alla faccia del Comune e di noi che ne troviamo il costo tra le tasse locali. Il vecchio brusio dei pochi si è trasformato in un rumore insopportabile di urla e musica etnica. Sarà stato il sovraccarico, la protesta della vicina pizzeria per il chiasso o della gente alla fermata del tram che veniva infastidita da questi figuri, che ora al posto della presa c’è saldata una bella placca di metallo. Facilmente c’è stato un sovraccarico perché intorno a dove c’era la presa si vedono segni di un piccolo incendio. La pacchia è finita.

  11. Vedo nero e basta scrive:

    L’ombra di Silvione si fa sentire: l’aumento del limite del contante alla esagerata cifra di € 10.000 è un regalo agli evasori. Comunque la si giri è casì. Primo passo falso di questo Governo. E vai, continuiamo a farci del male!

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