Palio: Sinner-Tittia, afa, Ghiselli
Eccoci all’appuntamento con il consueto pezzo paliesco (sempre molto letto, cosa che ci fa assai piacere): in cui, come sempre, la carriera è più che altro un pretesto, per qualche bagatella di inizio estate, e rappresenta anche l’occasione per una sosta fra una strage a Gaza (ove, forse, si intravede uno spiraglio di tregua) e una telefonata fra Trump e Putin sull’Ucraina (con il Presidente USA, da par suo, incazzato nero con il Presidente russo, ma al contempo incapace di rompere i rapporti, nonostante Putin lo stia prendendo letteralmente per i fondelli da 6 mesi, giusti giusti)…
TITTIA COME SINNER?
Il tandem fantino esperto (espertissimo, essendo alla 11esima vittoria!) e cavallo esordiente ha funzionato in pieno: ergo, chapeau all’Oca, a tutta la sua dirigenza (Capitano Cottini di fresca nomina, ma di antica tradizione familiare, e qualcosa resta…), nonché al suo correttore – Pier Luigi Colleoni, per tutti don Luigi -, il quale è al quinto cavallo benedetto in modo vittorioso. Una figura come quella di don Duilio Bani, non è comparabile, stante l’unicità di don Bani: ma la soddisfazione resta tutta, con tanto di decisione di non ripetere il 3 la benedizione del giorno pregresso, come gli era pur stato richiesto di fare (detto dallo stesso don Luigi: Nazione odierna scribit).
Ciò detto, in questi giorni – e specie dopo la nettissima vittoria del 3 pomeriggio – ci è venuto alla mente un parallelismo: ardito quanto lo si voglia, ma non del tutto destituito da qualche fondamento. Quello fra il Tittia e Sinner, per arrivare subito al punto.
In un Palio sempre più sportivo, in una tenzone in cui chi arriva secondo non è più un “purgato” a prescindere ma è quasi da medaglia argentea (ed in cui i Capitani, dopo la corsa, sono sempre contenti, come i politici dopo qualsivoglia elezione), il parallelismo qualche ragione la contiene, pur con tutte le inevitabili differenze del caso (fra le tante, financo l’età, visto che il tennista ha 23 anni, mentre il fantino ha toccato quota 40): entrambi sono atleti freddi, razionali all’ennesima potenza, i quali hanno una esultanza lucida e controllata, mai sopra le righe (esteriormente, perché si intuisce che il rovello interiore ci sia, eccome se…).
Sangue nordico in entrambi – sudtirolese, dunque austriaco nel tennista; tedesco nel fantino -, presenza importante e qualificante dei genitori per tutti e due, infine piena adesione al contesto in cui si sono trovati ad essere vincenti: lo sono ormai pressoché tutti i tennisti-fantini, certo, giacché i ribelli, o comunque quelli fuori dal coro, appartengono a ben altre generazioni; loro due, di certo, interpretano il ruolo alla perfezione.
Entrambi pressoché perfetti, dunque, per macinare vittorie su vittorie, al di là delle umanamente inevitabili sconfitte; quanto alla capacità di scaldare i cuori di chi si appassioni e si accapigli per il tennis o per il Palio, si lascia inevitabilmente libertà di coscienza…
SOTTO PALIO, NON ESISTE AFA…
Il gran caldo, l’altissima pressione con l’aria sahariana che ci attanaglia: è così in tutta Europa, figuriamoci se a Sienina poteva essere meglio; è stato un Palio con temperature davvero elevatissime, ed anche la pioggia del 2 è figlia di cotale surriscaldamento: non che in passato tutto ciò non accadesse, ma certo – per dirne una – le temperature notturne (vedasi il 1 luglio) sono state piuttosto eccezionali. Solo la pioggia del 2, ha portato ad un concreto, nonché momentaneo, abbassamento delle temperature.
Anche a livello di dibattito politico nazionale, tanto per cambiare siamo alle curve da stadio, senza tante sfumature: la Destra, da par suo, viene accusata di essere “negazionista-riduzionista”, mentre la Sinistra di essere “catastrofista”; per non farsi mancare alcunché, La Verità di Maurizio Belpietro ha già iniziato ad istituire il parallelismo fra la attuale comunicazione sul clima, e quella sul Covid e sulla campagna vaccinale annessa.
Ciò detto, come si fa a non rimarcare un altro aspetto dell’unicum antropologico-sociale senese? Nel momento in cui alcuni Presidenti di Regione, il Governo a modo suo, ovviamente i sindacati, pongono l’accento sulla necessità di non fare lavorare nella fascia più a rischio ( dalle 12 alle 16, sostanzialmente), a Sienina è come sempre assistito all’assegnazione dei cavalli, la quale come di abitudine è andata in scena proprio in quella fascia oraria.
Certo, uno potrebbe strafregarsene (come fanno non pochi senesi, al Palio refrattari: lo sapete che alcuni non guardano neanche la carriera?); in subordine, uno se la può gustare – se del caso – in televisione o simili, standosene al riparo dell’ombra, in casa: lo sappiamo tutti, e bene. Eppure, migliaia e migliaia di persone erano presenti: il 29 giugno, all’ora di pranzo, in una fascia oraria in cui in alcune Regioni non si può (potrebbe) neanche lavorare.
Ancora una volta – come grandi giornalisti avevano ben capito illo tempore (Giorgio Bocca, per esempio) – l’unicità di Siena risiede anche in questo: che i suoi cittadini fanno ben volentieri – nonché gratis, per non dire pagando loro stessi – cose anche dure, magari pericolose, se abbinate in qualunque modo alla Festa. Non c’è afa, calura o “cociore” che tenga.
Se, insomma, ci fosse la stessa alacrità di lavoro, di sacrificio e di resistenza al sudore riscontrabile nei 4 giorni di Palio in tutti gli altri campi, si potrebbe cantierare la costruzione di una metropolitana senese nord-sud, da realizzare al massimo in un paio di anni (prima quindi della fine del raddoppio della Grosseto-Siena, o dell’adeguamento del tratto ferroviario Firenze-Siena)…
ADIEU A GIULIANO GHISELLI
Proprio nei giorni del Palio – e con il suo Bruco in piazza -, ci ha lasciato Giuliano Ghiselli: figura piuttosto originale di senese, ben inserita, a vario titolo, nel mondo del cinema (nazionale, ovviamente), ed al contempo sempre visceralmente legato al suo Bruco.
Fra l’altro, Ghiselli aveva scritto un libro, il quale divenne un piccolo, ma davvero significativo, caso editoriale intra moenia: quel “Le filosofie di Ciotolo” (edito da Periccioli, correva l’anno 1986), con cui descriveva la forma mentis, le abitudini, le idiosincrasie del contradaiolo medio, non solo brucaiolo; un’autentica manna dal cielo, per un antropologo forestiero, interessato agli usi ed ai costumi palieschi. Da abbinare a studi e libri accademici, alla Falassi per capirsi.
Storico collaboratore di Canale 3, di Giuliano Ghiselli ci piace ricordare con sincera simpatia – per la schiettezza nazionalpopolare e contradaiola che sapeva emanare il programma, assai artigianale per non dire sgarrupato – il suo “Tombolone”: andava in onda in tempi in cui, nei giorni del Palio – pensate un po’ che strulli, che erano i senesi di allora – si pensava ancora soprattutto a divertirsi – anche con poco -, a farsi due (o anche tre o quattro) sane e grasse risate…eh sì, proprio strulli, i senesi del tempo…
Ps Sempre in settimana, ci ha lasciato anche la professoressa Maria Caterina Laiolo, docente di Inglese per lunghi anni al Liceo Classico, ergo anche dello scrivente (purtroppo solo nel biennio ginnasiale, perché allora così fungeva); una perdita davvero dolorosa, perché era una docente, la quale, attraverso l’insegnamento della sua materia (mi ricordo ancora il libretto della orwelliana “Animal farm”, scribacchiato orrendamente con la mia penna a destra e a manca, come ero abituato a fare), sapeva insegnare anche a vivere, a stare al mondo in maniera almeno decente: magari, semplicemente ma con grande efficacia, attraverso l’esempio…
Nel Palio del mi’ nonno ti saresti ripurgato caro Raffaele, nel Palio contemporaneo invece, stante l’indubbia superiorità del Tittia, ti devi pure accontentare perchè alla fine Virgola, nonostante la cattiveria del Tittia nel sorpasso al primo San Martino, ha retto botta al pari di fantini più quotati quali Gingillo e Scompiglio. Rimane a te il compito di vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Di certo gli unici con il bicchiere pieno sono gli ocaioli.
Del Ghiselli mi dispiace anche se non lo conoscevo personalmente, scompare un altro pezzetto di quella Siena sincera e popolare che sembra non esserci più nelle nuove generazioni, ma forse sono io che invecchio dato che all’epoca quattro risate con la tombola del Ghiselli me le sono fatte, ed anche fosse solo per quelle, lo ringrazio.
Per me la cosa più sorprendente del Palio di Provenzano 2025 invece è stato il vuoto impressionante del Campo la sera del Palio, con una piacevole brezza fresca che faceva respirare senza patemi i pochi presenti in piazza. Così non va. Se nella Festa di “Piazza” dei senesi vengono a mancare proprio loro, vuol dire che qualcosa si è rotto. Troppa emozione, troppi rischi per la fedina penale, troppo amore o troppa repulsione. Non lo so, ma io inizierei a preoccuparmi.
Il Palio è cambiato in peggio.
Caro Holden, certo che la Piazza molto meno piena che per una prova ha dato nell’occhio a molti (non alla stampa locale, che non accenna mai a criticità legate alla Festa).
Da buon gazzilloro che conosce i senesi, immagino che qualcuno abbia approfittato dei palchi senza turisti, per un subentro vantaggioso, e poi si era di giovedì, ed infine a luglio c’è sempre parecchia meno gente che ad agosto. Però il colpo d’occhio era effettivamente chiaro.
Quando Bill Gates si risposerà (pare sia un bel pezzo avanti), magari sceglierà Siena, invece che Venezia come il parvenu Bezos: come minimo, si farà un Palio straordinario per mr Apple e signora…
Un saluto e ù grazie a Giuliano x quello che ha fatto!
Il palio di oggi è una corsa di cavalli dove le c9ntrade non contano nulla, i dirigenti non contano nulla i popoli non c9ngano nulla: tanto vale che al posto dei colori i fantini indossino i colori di scuderia!
Tutto è appiattito, fa schifo sentire le interviste dei capitani dove si vede sempre il bicchi3re pieno,la scelta dei cavalli per compiacere i fantini..le contrade e le societe divenute aziende con fini di lucro per destinare i profitti ai fantini in inverno e in estate.
E nessuno che si lamenta di questo scempio! Una cosa buona c’era a siena, il palio. Siamo stati capaci di sciupare anche questa!
Una carriera così lineare e dominata da vanificare il piacere del dibattito.
Le poche vittorie di Sinner con Alcaraz, fanno comunque scopa con le poche vittorie del Tittia con la rivale in piazza.
Al di là delle statistiche, per costruire il mito, servirebbero anche le vittorie complicate.
Congratulazioni all’Oca.
Il fato lo ha anche favorito decretando la prematura scomparsa del suo ‘Alcaraz’. Quando puoi scegliere SEMPRE per primo, al di la degli indubbi meriti, tutto è mooolto più semplice
Ho apprezzato veramente Giuliano Ghiselli soprattutto nella bottega del barbiere Roberto Pacciani, detto Ciotolino, ai ferri di San Francesco.
Il prezzo del taglio dei capelli in realtà era soltanto il biglietto per assistere allo spettacolo …
Non c’erano solo loro, ma tutta una serie di altri altri personaggi venivano “in vegliatura” a divertirsi.
Fatto sta che farsi i capelli (da piccino mi chiamavano Garibaldi, perché non riuscivano a prendermi …) era un vero piacere.
Nella fattispecie, però, se devo dirla tutta, il comico di livello nazionale Giuliano Ghiselli si divertiva a fare da spalla al sommo barbiere.
Una prece.
Caro Paolo,
grazie per intanto della tua testimonianza, credo apprezzata anche da molti lettori del blog.
Anche se non ci sono andato più di un paio o tre di volte, posso testimoniare anche io quanto da te scritto: in quel contesto, Giuliano Ghiselli (il quale era a modo suo un professionista) faceva da spalla a quello che, spesso, doventava – per dirlo alla Federigo Tozzi, nato ad una manciata di metri da lì – un autentico “one barber show”.
E pensare che oggi, in centro, i barbieri di fatto non esistono più: se qualcuno ne conosce mezzo (oltre all’amico pakistano vicino alla Biblioteca, di cui scrissi mesi fa), ci faccia pure sapere…
Buona settimana, ordunque!
Un barbiere storico ( del Montone) ha la bottega in via dei Pispini, davanti alla società del Nicchio.
Per quanto riguarda Tittia credo che abbia una caratteristica diversa da tanti ragazzi giovani che si affacciano oggi a “ calcare” il tufo: quando arrivo’ a Siena aveva una borsa di plastica con qualche vestito, e basta.Diciamo ha patito un po’ di misera illo tempo……..e, evidentemente, se ne ricorda.
Fausto
Grazie Fausto!
Credo, e temo, che sia una sorta di barbiere-mohicano, sic…noi avevamo il grande Mario, in Pian dei mantellini, fino al Covid: lo shampoo nel retrobottega (ad opzione del cliente: si poteva anche bypassare) era una esperienza davvero indimenticabile, eh…
L’eretico
Una quarantina di anni fà (ma anche meno), almeno 7 fantini su dieci ne avrebbero buscate come noci…sul resto non mi dilungo, paglio visto e rivisto.
Il Palio sta cambiando? Ma e’ ovvio, il Palio e’ un prodotto della societa’ senese, e se cambia la societa’ cambia il Palio.
Se il centro storico si svuota e la gente non vive piu’ a Siena ma alle Taverne, a Monteroni, a Staggia anche le contrade non saranno piu’ quelle che erano solo 20 o 30 anni fa.
Se il Palio lo vedono in tutta Italia e attira interesse e critiche da tutto il paese questo costringe a cambiare le regole e a snaturare la corsa.
Non mi stupirei se tra 20 anni il Palio sara’ poco piu’ di uno spettacolo per turisti come e’ gia’ successo con la regata storica a Venezia.
vogliamo parlare del fenomeno bar nei rioni che diventano di fatto società di contrada?
Caro Leonardo,
il tuo spunto potrebbe essere davvero stimolante, ma cerca – se lo ritieni, ovviamente – di circostanziare meglio il senso del tuo intervento: cosa intendi esattamente per “bar nei rioni che diventano di fatto società di contrada”?
L’eretico
Un tempo c’erano i bar nei rioni, ora dopo le 20 circa è tutto chiuso, inizia il coprifuoco. Le Società di Contrada funzionano nei mesi estivi e nelle feste comandate, poi sono più i giorni che sono chiuse che aperte.
Il Palio del futuro? E’ possibile che verrà abbinato a qualche Lotteria, così lo Stato trova il modo di fregare altri soldi a noi sudd…cittadini. Non è escluso che ci sarà anche un concorso con scommessa su chi vincerà il Palio con acclusi premi anche a chi arriva secondo e terzo. Altri soldi pelati dallo Stato ai soliti ingenui. Qualche briciola di ricavi verrà devoluta al Comune di Siena per abbellire la Corsa, con un rinnovo dei costumi per esempio. E poi ovviamente non mancherà la pubblicità con l’offesa finale, il colpo di grazia alla credibilità storica della Corsa: la sponsorizzazione delle Contrade e dei fantini. Sarebbe il colpo finale alla tradizione paliesca, ma dubito che qualcuno si lamenterà considerati i soldi che entrerebbero nelle casse delle 17 Consorelle. Ah, il Dio Denaro quanti danni puo’ fare alle persone. L’ipocrisia e l’avidità dominano e rovinano il mondo.
Rispondo a me stesso. Meglio essere catastrofici prima per essere preparati alle eventuali emergenze che vivere in una dimensione idilliaca e falsa e trovarsi poi, nella realtà, in gravi problemi. Siena ha vissuto nell’illusione che tutto va ed andrà sempre bene, poi + arrivata la realtà.
Fuori tema: Bibbiano.
Caro prof. Ascheri, mi aggiungo al ricordo del Ghiselli per segnalare che l’idea della Tombola fu di mio nonno, Silvano Ugolini, la cui voce si sente anche nella sigla iniziale.
Colgo l’occasione anche per mandarti il mio ultimo articolo sullo spopolamento del centro storico, pubblicato sul Malborghetto del giugno 2025. https://www.guidobellini.it/2025/06/23/cera-una-volta-il-rione/
Lo spunto per questo lavoro mi è venuto proprio dopo l’incontro in Biblioteca per il libro sui tabernacoli.
Un caro saluto
Caro Guido,
grazie per la segnalazione del tuo pezzo sul Malborghetti – che i lettori leggeranno con l’attenzione che esso merita -, il quale va a toccare un passaggio decisivo della Historia novecentesca della città.
Ed ovviamente grazie per la postilla sul Tombolone (postilla che ignoravo, peraltro).
L’eretico
Caro Guido, rieccomi!
Ho avuto modo di leggere, con la dovuta calma, il tuo pezzo, davvero ben documentato e capace quindi di lanciare lo stesso allarme che tante volte abbiamo lanciato da queste stesse colonne: nel territorio dell’Onda – nel 1980 (mi ricordo molto bene, sic) – c’erano 6 falegnami ed una segheria, oggi zero attività artigianali. Solo le parrucchiere sono rimaste tre (ma sono spariti i barbieri).
Una domanda, a tutti i lettori: la mano, l’esperienza di un falegname non credo sia reperibile su Amazon, no? Ergo, se prima c’era lavoro per 6 falegnami (uno attaccato all’altro, fra l’altro), oggi il legno chi lo lavora, di grazia? Si fa per chiacchierare, eh…
L’eretico
Qualche falegname/restauratore a onor del vero a Siena c’è, sono anche aumentati negli ultimi anni. Solo che è difficile farsi fare un mobile su misura, si butta via e si compra da Ikea…
Con tutto il rispetto per i 6 artigiani, meglio la fabbrica amiatina stosa: genera più lavoro & ricchezza.