Eretico di SienaMauro Lusini, il menestrello delle lastre... - Eretico di Siena

Mauro Lusini, il menestrello delle lastre…

Come sempre, molti sarebbero gli argomenti da trattare questa settimana: ma di politica interna (varo della Finanziaria, fra le altre cose, con tutte le polemiche annesse, anche all’interno della maggioranza stessa), nonché di quella estera (relegata ad un Ps di ordinanza), scriveremo la prossima volta. Oggi, infatti, è doveroso scrivere qualcosa su Mauro Lusini, il menestrello delle lastre…

 

L’EVENTO IN SALA STORICA

Ci venga scusata la autocelebrazione, ma non si può negare il fatto – non a caso, riconosciuto da tutti i tantissimi presenti – che mercoledì 22 ottobre, nella Sala storica della Biblioteca comunale di Siena, sia avvenuto qualcosa di davvero speciale. Dire magico, sarebbe troppo, ma speciale si può…

Dal punto di vista prettamente quantitativo, c’era un pubblico tale, da gremire la Sala: in parte era previsto e prevedibile, e non a caso – con la Direttrice dottoressa Centi – si era cercato di preparare tutto al meglio (tutte le sedie disponibili, erano state mobilitate); quando però, un’ora prima dell’evento, c’era già gente fuori che cercava di entrare – cosa che di solito non avviene neanche di striscio, per essere chiari -, questo comunica l’idea che ci fosse davvero qualcosa di particolare nell’aria.

E qui si arriva al punto qualitativo, per così dire: grazie alla collaborazione di Massimo Biliorsi e di Marco Brogi, avevamo come ospite Mauro Lusini, il quale tornava nella sua Siena dopo decenni di lontananza. Per presentare la sua autobiografia – “C’era un ragazzo…(che come me amava i Beatles e i Rolling stones”, scritta con Marco Brogi, edita da Bertoni -, nonché una delle sue ultime canzoni, a Siena dedicata, dall’autore interpretata proprio in Sala storica.

Il ragazzo che, sulla fine dei Sessanta, amava i Beatles ed i Rolling stones (ma il cui cantante preferito, in realtà, era di gran lunga Bob Dylan!), dunque,  è tornato sulle lastre: la sua Via del giglio, la sua Piazza San Francesco – in linea d’aria – distano solo poche decine di metri da Via della Sapienza, dalla Sala storica.

Il cantautore ha compiuto gli 80 anni, e dal 1967 ha lasciato la città in cui è nato e si è formato: sono passati quasi sessanta anni, dunque. Ma Lusini – dopo una carriera che ha avuto tanti alti ed anche i suoi inevitabili bassi -, e dopo una vita che gli ha riservato gioie e dolori, è tornato a Siena: per ora, solo per questo straordinario evento; poi, chissà…

 

MAURO LUSINI, SAN FRANCESCO E LA VIA PAAL

Mauro Lusini ha vissuto la Siena fra il 1945 – suo anno di nascita – ed il 1967, l’anno in cui ha lasciato il natìo luogo per cercare, e trovare, il successo altrove: a Roma – nei pressi della quale ancora vive -, e non solo. Ma prima di arrivare a Franco Migliacci, a Gianni Morandi, a Nada, a De Gregori, a Carmen Consoli e via dicendo, Lusini si è fatto le ossa con i giraffini ed i brucaioli che bazzicavano Piazza San Francesco. Prima di diventare il cantautore che ha aperto la strada all’impegno nella musica leggera italiana, è lì che si è formato.

Ha vissuto dunque l’ultima Siena in cui i senesi vivevano all’interno della cerchia muraria, con una periferia allora di minime proporzioni (giusto Ravacciano, Valli, il Pietriccio e poco altro a nord), con il centro storico – per l’ultima generazione – fulcro abitativo della comunità: quando Lusini se ne andò da Siena, proprio allora iniziò la “Grande fuga” dei senesi dal centro di Siena. Voluta dai più, in favore delle nascenti periferie; subìta da altri, sfrattati senza tanti riguardi (almeno, illo tempore, i senesi proprietari affittavano agli studenti, alcuni dei quali restavano, mentre oggi affittano ai turisti, i quali restano per una manciata di giorni).

Piazza San Francesco era una sorta di Via Paal, nelle memoria autobiografiche di Mauro: infinite partite a pallone, tutto il repertorio dei giochi che si facevano en plein air, i golini e le mase, senza farsi mancare qualche salutare zuffa, che era in qualche misura un modo per conoscersi meglio: alcune amicizie – ci ricorda l’autore – sono davvero nate così, dopo una mezza cazzottata. E poi le differenze sociali: fino a quando – cosa che lo amareggiò tantissimo, ripensandola – arrivò quasi a vergognarsi dei suoi genitori, non benestanti come quelli della Siena bene. Un background familiare certo diverso, il suo, da quello di Gianna Nannini: fra i due, peraltro, ci sono solo 9 anni di differenza.

C’erano anche i campanari, allora: e proprio ad uno di questi – descritto con toni quasi espressionistici da Lusini, che se lo ricorda come una sorta di “gobbo di Notre Dame” – l’autore deve il suo soprannome senese: lo Sghelo; nickname che pare una storpiatura – non sarebbe certo la prima volta! – di “Sgherro”, che era il meno gentile epiteto affibbiato dal succitato campanaro al giovane Lusini, il quale – per sua stessa ammissione – non era certo uno stinco di santo.

La sua Siena, questa è: con le luci, ed anche con le inevitabili ombre; scrigno di memorie fanciullesche, ed anche un luogo pieno di non detti: ma parte integrante, e consustanziale, della sua anima…

 

DAL VIETNAM A GAZA: CAMBIA LA MUSICA…

L’ho già scritto, e l’ho detto anche al big event in Sala storica, avendo accanto a me Mauro Lusini: a prescindere da come uno la pensi sulle oceaniche adunate pro Pal delle settimane e dei giorni scorsi – che peraltro continuano -, sia consentito fare una considerazione che offre davvero il segno dei tempi.

Il Vietnam che aveva ispirato Lusini per il suo capolavoro, era il Vietnam aggredito dagli States: prima con Kennedy, poi con l’escalation di L. Johnson – in carica nel 1966, anno della canzone -, infine con il tanto vituperato Nixon, il quale quantomeno la fece finire. Anche allora, figuriamoci se non c’era settarismo – nello stesso periodo, c’era la Rivoluzione culturale in Cina: non condannata da nessun manifestante, anzi spesso a sinistra financo osannata, sic -, figuriamoci se non c’era un antiamericanismo a prescindere, figuriamoci infine se la gente seguiva ogni singolo passaggio della complessa realtà geopolitica di quel momento, invece di procedere per slogan. Figuriamoci.

Quella temperie, però, seppe produrre buona letteratura, grandissimo cinema (soprattutto negli anni a venire, ovviamente: si pensi solo a “Apocalypse now”, a “Full metal jacket”, ad “Il cacciatore” e non pochi altri); soprattutto, poi, straordinaria musica: si pensi al menestrello Bob Dylan e a Joan Baez (che cantò la canzone di Lusini al grande raduno dell’isola di Wight, nel 1969, fra l’incredulità dello stesso Lusini), ed in Italia, per l’appunto, al “nostro” Mauro.

Domandina a bruciapelo: dal punto di vista artistico, culturale (musicale, ma non solo), cosa pensate che resterà di tutte queste adunate oceaniche, fra più di mezzo secolo?

E a questo proposito, mi piace concludere citando Lusini, a pagina 243 del suo stimolante libro autobiografico; a proposito della tappa finale del Cantagiro (allo stadio Vigorelli di Milano, nel 1971), rovinata da gravissimi fatti di violenza di giovani – i quali, con la scusa di vedere i Led Zeppelin, devastarono il devastabile -, Lusini scrive quanto segue:

“In quell’atmosfera apocalittica, ricordo perfettamente un operaio in bicicletta che bestemmiava come un turco, scuotendo la testa in segno di (legittimo) disgusto, mentre in quel marasma infernale andava in fabbrica, per un lungo, faticoso, turno di notte. In quel momento, mi sono vergognato di appartenere in un certo senso all’ideologia di quei ragazzi, che avevano trasformato la condivisione di un evento musicale in una assurda spirale di violenza pilotata, organizzata, sfruttata da movimenti politici, sia di destra che di sinistra, e che non aveva niente a che fare con la protesta contro l’autoritarismo, con il desiderio di nuove forme di socializzazione, con il rifiuto del perbenismo. Niente di tutto questo. Niente di tutto quello in cui credevo”.

Ecco chi è Mauro Lusini: uno che, in certi ideali, ha creduto davvero, ma che ha saputo sempre ragionare con la sua testa, senza farsi foderare gli occhi dall’ideologia; per questo motivo, oltre ovviamente che per il suo ruolo di autore di ottime canzoni (soprattutto per altri), meriterebbe un Mangia d’oro. Meglio, per essere più precisi: lo strameriterebbe…

Ps 1 Anche se Travaglio – sempre più ormai estaticamente attratto da Putin – scrive che le sanzioni trumpiane a Putin fanno solo il “solletico”, a noi sempliciotti invece pare che – secondo la logica e seguendo la reazione dello stesso autocrate – queste stesse facciano parecchia, parecchia paura a Mosca. Aggredendo in modo esplicito anche gli acquirenti del petrolio moscovita (Cina ed India, così per ridere). Ricordiamoci l’Afghanistan: invasione fallita militarmente, e prezzo del greggio che fu fatto scendere magistralmente da Reagan (poi Bush senior) e dai sauditi: il Muro di Berlino e poi, due anni dopo, l’URSS, crollarono per questo combinato disposto. Ma non illudiamoci troppo: come scrive sempre il tandem Travaglio-Orsini, Putin non è arrivato a Kiev, solo perché ancora non ritiene la cosa matura…

 

9 Commenti su Mauro Lusini, il menestrello delle lastre…

  1. Cecco scrive:

    Intanto ti faccio i complimenti per l’evento in sala storica per interposta persona, era presente mia mammma la quale si è molto divertita, a me dispiace di non essere stato presente ma il lavoro purtroppo viene prima di qualsiasi altra cosa… detto questo due parole sull’arte ispirata a Gaza: certo che superare la produzione made in USA post-Vietnam sarà dura, però qualcosina all’orizzonte si intravede, complice anche il Festival del cinema di Roma: Once Upon a Time in Gaza (film su Gaza prima del 7 ottobre); Of Dogs and Men (docufilm israeliano sul 7 Ottobre); La voce di Hind Rajab (film tunisino) e magari esiste già anche qualcos’altro. Sulla musica mi limito a citare il nostro Ghali, un rapper (genere che personalmente non piace, ma è un problema credo anagrafico) capace comunque di coinvolgere migliaia di giovani presenti ai suoi concerti, magari molti dei ragazzi presenti alle manifestazioni pro Gaza sono anche suoi fans. Insomma, fare dei paralleli artistici sarebbe per adesso ingeneroso, però non volevo lasciare in sospeso la tua domanda. Inoltre la fragile tregua (benedetta) imposta da Trump potrebbe rompersi dando origine ad una ulteriore carnificina, speriamo bene e che si sia davvero giunti al momento delle riflessioni, anche artistiche. Sul duo Travaglio-Orsini e sulle loro considerazioni sulla Russia vincente tendo ad essere d’accordo con l’Eretico, mentre sul fatto che questa maledetta guerra di Ucraina poteva essere evitata tendo a dar ragione al suddetto duo ma insomma ormai ha poco senso, purtroppo la guerra c’è e speriamo che Trump si accordi con Xi Jinping e riescano almeno ad imporre un cessate il fuoco ai loro rispettivi alleati.

  2. QUELLO DI STROVE scrive:

    Caro Eretico, noi qui a Strove a malapena sapevamo che Mauro Lusini esistesse, quindi grazie a te e al Biliorsi per averlo fatto tornare a Siena.
    Il Mangia sarebbe più che meritato, a maggior ragione visti gli insigniti degli ultimi anni, con tutto il rispetto per il pattinatore a rotelle di questo anno. Lusini, a quanto leggo, ha davvero aperto la via a quella straordinaria commistione italiana fra canzone leggera e canzone di impegno: acciderba se è poco!

  3. Anonimo scrive:

    ….non ero presente all’evento, ma facendo zapping ho avuto il piacere di capitare sul programma che trasmetteva la registrazione dello stesso, proprio nel momento in cui Lusini si esibiva cantando la canzone Siena, bellissima. Nell’ascoltarla mi sono emozionato, perché in certe strofe …..ti ci ritrovi.
    Complimenti all’autore, anche per la sua carriere e all’organizzatore dell’evento.

    Fausto

  4. Ottavio scrive:

    Per noi che abbiamo da quel dì lasciato l’amato suolo natìo (si fa per dire, perchè non sono nato a Siena, però…) esiste una ripresa digitale dell’evento, almeno per posterità?

    • Eretico scrive:

      Caro Ottavio,
      c’è un bel servizio sulla serata di Danielito Magrini, su Siena tv (anche on line, ovviamente); in più, e come sempre, sul sito Facebook della Biblioteca comunale – aperto a chiunque – c’è la ripresa integrale del big event. Chi cerca, trova!

      Oggi bel pezzo del buon Biliorsi su La Nazione: la Giraffa sta facendo il suo, e spero si capisca che sarebbe un premio strameritato – il Mangia – non tanto per una Contrada, ma per tutta la collettività.

      Grazie a Gianna dei complimenti, e soprattutto di non avere abbandonato il blog…

      L’eretico

  5. Gianna fratagnoli scrive:

    Bel pezzo eretico, bravo e grazie di questa persona , lustro vero della città

  6. Ics scrive:

    La Siena che fu. Momento nostalgia per parecchi dei lettori del blog
    Oggi più di ieri, è necessario andare via per emergere, tornando solo per le vacanze.
    Eppure la tecnologia attuale permetterebbe di eliminare gran parte dei vincoli. Evidentemente sarà anche una questione di mentalità.
    Continuare a privilegiare il livellamento, un po’ per un far torto a nessuno ed un po’ per invidia spicciola, alla lunga è controproducente

  7. VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

    Posso scrivere poco a causa infortunio. Solo un commento: è triste leggere così pochi commenti su un bravo cantautore come Mauro Lusini. Tra tutti i cialtroni, senesi e non, che infestano la nostra città almeno lui ha dato un po’ lustro a Siena. Ha scritto tante canzoni, in gran parte interpretate da Morandi, non solo quella del ragazzo amante dei Beatles e Rolling Stone e nemico della guerra. Meritava più commenti in questo blog; una volta tanto parliamo di qualcosa positivo, invece di farsi il sangue amaro a discutere di politica italiana e straniera. La penso così.

    • Eretico scrive:

      Caro Vedo sempre più nero,
      nell’augurarti pronta guarigione dall’infortunio, mi permetto di suggerirti di non essere così pessimista: certo, la polemica tira sempre di più, inutile fare finta che non sia così (i talk show come camperebbero, altrimenti?); ma diciamo che i lettori, questa precipua volta, si saranno in gran parte riconosciuti in quanto scritto, e non hanno sentito il bisogno di chiosare o polemizzare. Think positive, not negative!

      Aggiungiamo che il pezzo è piaciuto anche a Mauro Lusini, cosa che ci fa piacere.

      L’eretico

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